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Autore: Lady Alexandra    04/06/2010    24 recensioni
Ghiaccio. Oscurità. Vuoti crepati all'interno, dove rigagnoli di sangue caldo scorrono così lentamente da riempire solo un decimo delle mie arterie.
Quanto mi resta prima che perda il controllo?
Ho visto coloro che chiami tuoi figli massacrare gli uomini. Succhiare la loro linfa e bere persino il loro midollo. Saziarsi ed avere fame di nuovo. Ricominciare nonostante avessero appena finito.
Mi rifiuto di imitarli, anche se aspetti da oltre un secolo che sia proprio io a rendere giustizia al tuo esecrabile dono d'amore.
Posso intuirlo dal tuo respiro affrettato, quando vieni da me e immergi la bocca nel mio collo. O quando infili le dita gelide fra i capelli, baciandomi le ciocche con la devozione di una pudica vestale. O quando te ne vai stizzita, in una nuvola di vapori, lanciandomi anatemi che somigliano a coltellate imbevute di petrolio e fuoco.
Per questo torno quassù ogni volta che la fame, la sete e l'impazienza grugniscono ferocemente dal mio stomaco.
L'Alaska é la prigione di tutti gli istinti. Grazie alle sue lande desolate ed alle sue fiere passive, sono in grado di equilibrare quel poco di razionalità che mi é rimasta dal giorno in cui ho smesso di essere Edward Anthony Masen....
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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eclipse of the sun by lady alexandra


Il tuo Cuore fra Mille Cappucci Rossi

Bella Swan era mia.
Mi apparteneva di diritto, perché l'avevo attesa da cent'anni, riempiendo pile di diari nel tentativo di placare il vuoto marcescente che il mostro aveva scavato dentro di me.
Il gioco inizia sempre in qualche maniera.
Due razze avverse s'incontrano, si studiano con diffidenza, cercano di distruggersi oppure di assolversi. Che siano Montecchi e Capuleti, Guelfi e Ghibellini, poco importa. La prassi vuole che qualcuno s'innamori del nemico e che il nemico sia destinato a perire nella tomba dell'avversario.
Lo scriveva Shakespeare, agli albori della sua sfolgorante carriera. Lui che sapeva struggersi nella contemplazione della Morte con la stessa intensità con la quale, ogni notte, mi struggo guardandola dormire, rannicchiata al mio torace, come un ingenuo cerbiatto fra gli artigli del carnefice.

edward and bella


Vita e Morte. Eternità e Attimo.
Per Shakespeare erano i punti cardini di un'identica forza divina. Svariate energie, destinate a convogliare in un microcosmo di anime e a mettere in subbuglio un'esistenza intera.
Mente aliena, quella del Bardo. Come aliene furono le menti di migliaia di artisti e di poeti, sepolti in bare da uomo nonostante possedessero facoltà inumane e sapessero vedere oltre la natura infingarda delle cose.
Molti di loro, tra i Vati più celebri, impazzirono nel rinnegare se stessi. Alcuni, semplicemente morirono mordendosi la lingua fino al dissanguamento. Troppi ebbero l'ardire di contrabbandare il dono della precognizione con il danaro e vennero inghiottiti dalla terra, misteriosamente.
I Volturi non perdonano chi tradisce la Legge,
Per preservare la Casta dagli attacchi dei Santoni e dalle isterie dei Fanatici sono capaci di giustiziare anche un povero bevitore di prose, semmai dovessero reputare pericolosi i suoi versi.
Li chiamano i Re Soli di Volterra ma è Aro ad emettere il verdetto finale.
Il più potente dei tre. L'infallibile corvo nero dagli occhi appestati di sangue.
Caius e Marcus presenziano accanto a lui, ma la loro sacrale alterigia è uno sbuffo di polvere se paragonata all'aura oscura che avvolge il grande Monarca.
Egli domina dall'alto, pur vivendo nei sotterranei della città, in un budello medievale, ricco di anfratti ma privo di qualsiasi via d'uscita.
E'laggiù che confluiscono intere masse di turisti, dopo aver pagato il biglietto all'entrata. Bambini, donne, uomini d'ogni età ed estrazione sociale vengono attirati dalle bellezze segrete del luogo e alla fine del giro, Gianna, l'umana alla quale i Volturi hanno promesso l'immortalità, li conduce alle Stanze Reali garantendo al gruppo una tappa memorabile.
E così che i Volturi si nutrono. Ed è così che gli esseri umani...scompaiono.
Ciclicamente.
Carlisle aveva soggiornato presso la Corte secoli fa ed era stato lui a raccontarmi dei Volturi quando decisi che mi sarei cibato solo di sangue animale perché non volevo diventare un succhiasangue a tradimento.

- Fa attenzione, Edward. Hanno orecchie e bocche ovunque. Se fai troppo rumore, puoi condurli a te in meno di un secondo. Li ho visti all'opera e ti assicuro che la loro arguzia è raccapricciante. Si muovono come nobili, ma sono bestie nel vero senso della parola e faranno il possibile per convincerti ad entrare nella schiera. Tu sei un giovane vampiro con un grande potere. Ebbene...ti vogliono per quel potere, Edward ma finché non disubbidirai alla Legge e non commetterai errori, saranno costretti ad accettare la tua decisione di vivere lontano dalla loro Reggia.

Durante il mio isolamento in Brasile, avevo a lungo pensato ai Volturi mentre sedevo nell'ombra e pensavo a lei.
Avevo lasciato Bella definitivamente, convinto che meritasse una vita migliore rispetto all'esistenza da martire che potevo offrirle come mostro e mi ero isolato dalla famiglia.
Ma quando la solitudine incalzava e la sua assenza mi perforava, il fiato dei Volturi tornava a fiatare sul collo, in uno sfrigolio leggero di carta vetrata e fatue promesse.
Poi, una notte, il cellulare che avevo lasciato a marcire tra la roba vecchia, squillò all'improvviso. Mi convinsi a raccattarlo solo perché l'interlocutore all'altro capo dell'altoparlante non si decideva a staccare la comunicazione.

- Ti avevo chiesto di non cercarmi, Carlisle...
- Non sono Carlisle....Edward.
La voce di Rosalie, nel microfono, suonava come una beffa e mi pentii subito di non aver guardato il display prima di accettare la chiamata. - Stammi ad ascoltare. Non riattaccare come al solito...
- Che vuoi? - l'aggredii.
- Voglio soltanto dirti che devi smettere di preoccuparti e che puoi tornare a Forks anche oggi stesso. I tuoi problemi sono miracolosamente...spariti...
- Che dici? - Mi accigliai, sorpreso. Trovai una spiegazione in una decina di probabilità che in quei lunghi mesi di lontananza avevo sperticatamente vagliato e mai preso in considerazione sul serio. - Bella...è partita? E'tornata in Arizona...da sua madre?
Avevo parlato di fretta, in tono quasi meccanico. Eppure, l'idea che fosse partita senza di me, per il dolore causato dal mio abbandono, mi fece sentire un verme rognoso.
Dopo un breve silenzio, Rosalie aveva sospirato. - No. Non è tornata da sua madre....
- E allora? - Ruggii. - Perchè perdi tempo a giocare? Lasciami in pace...
- Non sto giocando, fratellino. Alice ha avuto una visione...mi spiace....sul serio...
Il suo tono spiccio era calato improvvisamente.
- Ti spiace? Di cosa ti spiace? - Avevo alzato la voce, incurante del piccolo popolo di uomini che abitava ai piani inferiori. - Dimmi la verità! Subito...
- E'caduta, Edward...- confessò spiccia. - Si è buttata dalla rupe di La Push di sua volontà e la visione di Alice si è interrotta quand'è arrivata nell'acqua. Tu lo sai...quanto sono gelide le acque di La Push....
- Non è vero....non è vero....
- Chiama Alice se non mi credi. E poi...di che ti stupisci? Bella era una fragile umana. Tu l'hai mollata...e deve aver pensato che un bagno fuori stagione l'avrebbe aiutata a dimenticare...- La udii sbuffare. - Edward, non è colpa tua. Le avevi chiesto di vivere ed ha preferito uccidersi...
In quel momento, impazzii.
Di vergogna. Di Dolore. Di pentimento. Di mille cose insieme.
Staccai la comunicazione. Composi il numero di Casa Swan, col fuoco nelle dita e le ossa della mascella che raschiavano dalla tensione. Volevo parlare con Charlie, illudermi che Alice si fosse sbagliata e che Bella potesse essere ancora viva.
A rispondermi fu Jacob, il figlio di Billy Black, della tribù dei Quilleute. Amico di Bella con ben altre mire. Aveva il timbro contrito, quasi irriconoscibile, e mi liquidò bruscamente dicendomi che Charlie era al funerale.
Mi cadde l'eternità addosso.
Fracassai il cellulare nel palmo e lo buttai in un cassonetto dell'immondizia.
Decisi che l'avrei fatta finita, cercando la rissa fra gli animali del luogo.
Ma la rabbia e la devastazione si dimostrarono così forti da permettermi di ridurgli in poltiglia uno ad uno.
Morta Bella, che senso aveva l'esistenza?
Peccato fossi già morto da cent'anni e mi toccasse assistere al mutare del mondo nei secoli in avvenire.
Maledissi la mia condizione più di quanto non l'avessi maledetta dopo la trasformazione. Ero stato io ad uccidere Bella. L'avevo spinta io sull'orlo di quel dirupo.
Se solo l'avessi cercata invece di limitarmi a spiarla dietro gli alberi, quando si recava nel garage di Jacob col visino scavato dalla magrezza. Se solo avessi avuto il coraggio di chiamarla quando lui le aveva strappato un debole sorriso mentre le mostrava le moto rimesse a nuovo....invece di ficcare le unghie nel tronco e sfogliare la corteccia a causa della gelosia che mi ero sentito montare dentro.
Se solo...
Niente.
Avevo distrutto ogni cosa di lei, grazie al mio egoismo. E dovevo rimediare, distruggendo me stesso.
Partii alla volta dell'Italia e mi presentai al cospetto dei Volturi, implorandoli di uccidermi.
Non fu necessario che raccontassi ad Aro la mia storia.
Gli bastò prendermi una mano per rastrellare la mente e scoprire che mi ero perdutamente innamorato della mia preda.
- Uccidetemi. Non voglio vivere....- gli dissi. Stavo digiunando da giorni e ormai le occhiaie peste formavano attorno all palpebre un alone quasi grottesco.
- Quanto spreco di potere, Edward...morire per un'umana. Solo perché lei non è stata abbastanza forte da accettare la vita normale che le avevi offerto...- Avevo intuito immediatamente che nessun componente della triade avrebbe ottemperato alla mia richiesta. I loro occhi rossi saggiavano la mia forza interiore e le loro bocche color rubino si atteggiavano in sorrisi speculatori. - Stabilisciti da noi. Faresti parte della nostra Potente Famiglia...come ne fanno parte Jane e suo fratello. I nostri poteri saranno i tuoi poteri e il tuo potere sarà il nostro potere.
Declinai. - No. Non voglio più essere un vampiro...
- Lo sento il tuo dolore, Edward Anthony Masen Cullen. E'profondo e struggente....a tratti commovente...ma capirai che smembrarti non rientra nei nostri piani perché non sei un vile traditore. L'unico peccato che hai commesso è stato quello di perdere la testa per un'umana della quale avresti potuto nutrirti. Capita sovente, sai? Più di quanto tu creda. Va a riposarti, Edward...nutriti come si conviene alla tua natura. Poi, torna fra noi a comunicarci la tua decisione...
Volevo morire.
Non c'erano altre decisioni da prendere ma Carlisle non si era sbagliato su di loro. Erano furbi, interessati al mio dono e non mi avrebbero smembrato neanche se avessi digiunato fino a smagrire la mia corazza.
Spiai l'esterno da una grata.
Si affacciava sulla Grande Piazza dell'Orologio e una folla di manifestanti, ammantata di rosso, affluiva al centro, verso la Statua di San Marco, il Patrono che aveva scacciato i vampiri dalla città dopo una gloriosa battaglia.
Peccato che la gente ignorasse che il loro protettore avesse srotolato da secoli le proprie virtù ai piedi dei Volturi, diventando parte integrante della triade, nonché vampiro egli stesso.
Storsi la bocca.
Mostri.
Aro, Caius, Marcus...avrebbero fatto incetta di buon sangue, quel giorno. Le prove del misfatto sarebbero state scrupolosamente cancellate dai vampiri di ronda e Volterra avrebbe continuato a crogiolarsi su un tappeto di allori, nella certezza di aver debellato il male alal radice.
Decisi che avrei rotto l'equilibrio, colpendo la Casata Reale nel tallone d'Achille.
Mi avviai al portone principale e contai i miei passi strascicati finchè non mi ritrovai all'aperto, sotto la luce del sole che stava inglobando doratamente la Torre Campanaria.
Mezzogiorno in punto.
Era l'ora in cui la luce mutava in una colata incandescente e lo schiamazzo dei manifestanti copriva persino il rumore dei rintocchi.
Mi sbottonai la camicia e la lasciai cadere vicino alle scarpe.
Poi, smisi di pensare e scesi il primo gradino.
Il Sole arrivò in picchiata su di me.
Chiusi gli occhi, sollevai il volto, divaricai appena le braccia e chiusi i miei ponti mentali.

edward volterra

Morire.
Riuscii a pensare solo a questo, nell'attimo in cui il calore s'irradiò sulla pelle gelida e fece brillare sul mio corpo una miriade di minuscole scaglie diamantate. Lo sentivo scendere in una carezza sinuosa, coprire i muscoli e levigare dolcemente la materia di cui ero composto.
Presto qualcuno si sarebbe girato, gridando di terrore.
I guardiaspalle di Aro mi avrebbero trascinato nelle segrete, dove sarei stato smembrato con l'accusa di alto tradimento. Ed io sarei scomparso dalla faccia della terra, finalmente.
Respirai il sole per l'ultima volta.
Odorava di fresie appena sbocciate. Odorava come lei.
Bella.
La mia Bella.
Nella folla ammassata, fra gomitate e bestemmie di poco conto, mi parve di udire una voce pronunciare il mio nome ma la debolezza che annebbiava i canali della mia mente m'impediva di ripulirla dal ronzio della massa.
- Non farlo, Edward!!!! Ti prego, non farlo!!!! - urlava.
Era l'unica voce, in mezzo alla baraonda di tachicardie entusiaste, ad essere incrinata dalla disperazione.
Bella.
La Mia Bella....
Il Buio. Il Sole. La Morte.
Con le palpebre abbassate e la tiepida vibrazione del ghiaccio che brulicava sulla mia pelle nuda, mi feci istintivamente spazio nelle menti di alcuni manifestanti.
Una bambina bruna, attirata dallo sbrilluccichio, si era voltata dalla mia parte e strattonava energicamente la manica del padre. - Guarda, papà! Guarda come brilla!!!!
Attesi che l'uomo si girasse.
Volevo morire. Non chiedevo altro.
Morire, avvolto dal sole, come un mortale in spiaggia.
Del panico che avrei generato...se ne sarebbero occupati i Volturi.
Era facile prevedere la loro reazione, il loro sgomento, mentre la copertura calava le braghe da quegli abiti profumati di rinascimento italiano e gli abitanti avrebbero appreso che i vampiri erano magicamente risorti dai tombini della città, mescolati ai visitatori, agli uomini dabbene, in un giorno di festa patronale.
All'improvviso, captai un lieve smottamento nel gruppo di gente che sostava intorno alla fontana.
Una ragazza correva tra la folla, facendosi largo a gomitate ed era entrata nella vasca per abbreviare il tragitto, incurante delle proteste e dei graffi che rimediava ogni volta che la massa si spostava e la sballottava da un'altra parte.
Sentii i suoi piedi calpestare l'acqua, il suo giovane cuore pompare come se avesse avuto il diavolo alle calcagna.

bella volterra


Mi chiamò di nuovo.
Edward.
Potevo vederla di riflesso, al centro di una gran confusione.
Aveva scavalcato l'altra estremità della fontana e veniva verso di me, simile ad una di quelle visioni tremolanti che erompono dall'asfalto quando la calura raggiunge il picco.
I suoi capelli.
La sua voce.
Il suo odore.
Mi si gettò fra le braccia, con tutto il suo peso corporeo, avvinghiando le gambe al mio bacino e appendendosi alle mie spalle disperatamente.
- Apri gli occhi, Edward! Apri gli occhi!!!! - Gridò così forte che mi scossi. Sollevai le palpebre. Tremava contro il mio torace di marmo. Cercai di mettere a fuoco i suoi contorni, abbrustoliti dal digiuno e dal sole. - Sono viva! Guardami!!!! Torna all'ombra!!!! Torna all'ombra!!!!
Mi prese il viso tra le mani, sconvolta e con le ginocchia puntate ai femori provò a spingermi all'indietro, sotto l'arcata, dove la pietra avrebbe ammortizzato il sole ed un pazzo vampiro innamorato avrebbe avuto salva la pelle.
- Edward, ti prego!!!! Spostati! Ti vedranno!
- Bella...- mormorai in tono impastato, fissandola nei grandi occhi nocciola. I Volturi dovevano essere intervenuti. Probabilmente ero stato fatto a pezzi e questa era la Morte che avevo sempre sognato. Nessun dolore durante lo stacco degli arti e della testa. Solo il viso di lei, solo la voce di lei, solo gli occhi di lei, solo il suo splendido cuore in fondo al capolinea. - La morte che ha rubato il miele del tuo respiro...nulla ha potuto ancora sulla tua bellezza...- Sprofondai il naso nel suo collo, la respirai intensamente. - Il tuo profumo...il tuo calore...! Questo è il Paradiso...!
Ma Bella scosse la testa, mi appiattì entrambe le mani sul torace, tentando nuovamente di spostarmi.
Dalla Torre campanaria, giunse il dodicesimo rintocco.
Un boato esplose nella folla e la Statua del Santo fu sollevata in alto, in maniera che tutti potessero contemplarla a rendergli omaggio.
- Edward, non siamo morti. Siamo vivi!!!! VIVI!- mi gridò lei, con le lacrime agli occhi. - Per favore...spostati...entriamo dentro....I Volturi ci vedranno....!!!!
Un lampo di lucidità mi destò del tutto.
Capii di averla tra le braccia soltanto in quell'istante. E capii che era viva, pulsante, che tremava per me e che l'affanno della corsa l'aveva resa caldissima più di quanto ricordassi.
- Bella....- Mi mangiai le parole, dall'emozione.
Alle sue spalle, un gregge di cappucci rossi avanzava dritto all'altare maggiore e molte teste avevano cominciato a girarsi dalla nostra parte.
Il corpo di Bella mi faceva da ombra ma il sole sul mio viso pizzicava i diamanti e li faceva brillare inumanamente.
Ancora stordito, immersi una mano nei suoi bellissimi capelli sciolti e con un braccio la sollevai contro di me, trascinandola nella penombra come se fossimo stati un unico corpo.
Non le diedi il tempo di aggiungere altro.
Mi avventai sulla sua bocca e la baciai.
  
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