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Autore: Vale3    04/09/2005    5 recensioni
Padmé sta morendo. Non è Anakin però l'uomo al suo fianco. I suoi ultimi pensieri rivolti alla persona che ama e ad una Repubblica ormai morta.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Padme
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Voce nell’Oscurità

Una Voce nell’Oscurità

 

 

DISCLAIMER: Tutti i personaggi, i luoghi e gli avvenimenti citati in questa fanfiction non appartengono a me, ma al legittimo proprietario e creatore George Lucas. Non scrivo per fini di lucro, ma per puro divertimento.

 

La luce accecante le fece sbarrare gli occhi dopo aver ripreso conoscenza, e fu colta da una momentanea sensazione di cecità.

Tutto intorno a lei taceva.

Si udivano piccoli bip sommessi, ma francamente, l’origine di quei rumori era l’ultimo dei suoi pensieri in quel momento.

Pochi attimi più tardi riaprì nuovamente gli occhi e un forte biancore le annebbiò la vista.

Questa volta tenne le palpebre aperte e, riuscendo a superare quel bianco chiarore, mise a fuoco la stanza all’interno della quale si trovava.

Era distesa, stremata su un lettino metallico e freddo; le pareti nelle quali si sentiva soffocare, le apparvero semplici, quasi spoglie, in un ambiente interamente asettico.

Il suo respiro era grave e lo sentiva chiaramente rimbombare pesantemente all’interno della sua cassa toracica.

Si sentiva stanca, estremamente stanca, come mai nella vita.

Ogni fibra del suo corpo sembrava volersi arrendere proprio in quel momento, come se fosse in fiamme.

Le palpebre erano pesanti, ma si costrinse a tenerle aperte, perché per qualche strano istinto, sapeva che se si fosse abbandonata anche solo per un attimo a quella spossata debolezza, i suoi occhi non avrebbero avuto più la forza di riaprirsi.

La testa le girava come fosse in un turbine di sensazioni; gli arti si rifiutavano di obbedire ai più semplici comandi di movimento, così da lasciarla inerme là dov’era stesa.

Passata l’agonia del momento, riuscì a focalizzare anche solo minimamente quel tanto che bastava da restare cosciente.

Improvvisamente, come se nella sua testa le si fosse acceso un fuoco, le immagini di tutto ciò che era accaduto le si fecero vivide davanti agli occhi, oscurandoli a quel forte chiarore assaporato poco prima, sulle palpebre affaticate.

Il peso della consapevolezza cominciava a gravare sulle sue spalle, schiacciandola, facendola apparire più piccola e insignificante di quanto già non si sentisse in quegli istanti.

Non ci fu tempo per pensare.

Tutto fu interrotto da una voce concitata, simile ad un bisbiglio, che mormorava il nome, implorandole di svegliarsi.

Una voce che la chiamava.

Che la costringeva a tornare indietro, prima che raggiungesse luoghi da cui non era possibile fare ritorno.

Ciò che lei non era riuscita a fare con lui.

    “…Padmé?”. Aveva già udito quella voce, non le era estranea. Ora sì, la riconosceva.

Si voltò con disagio, ma la forte luce puntata su proprio volto, faceva rimanere in ombra tutto ciò che vi era oltre.

Riuscì soltanto a distinguere la figura di un uomo, l’unica presenza all’interno di quell’angusta camera nello sperduto Centro Medico di Polis Massa.

La voce la chiamò ancora una volta e lei fece di tutto pur di rispondere a quel disperato, e non bel celato, richiamo.

Doveva farsi sentire, doveva far capire che non era tutto finita, che lei non era stata ancora avvolta dal gelido abbraccio della Morte.

Solo in quel momento poté realmente definire i contorni dell’uomo che aveva accanto.

Obi-Wan.

Quella sua muta risposta sembrò essere percepita dall’altro, che si mosse nervosamente sul posto.

    Devi resistere…i tuoi bambini hanno bisogno di te…”.

    “Non posso, non ce la faccio” riuscì finalmente a dire lei, non senza fatica.

Obi-Wan le strinse la parte superiore del braccio destro, come a voler farla rimanere sveglia ad ogni costo.

    “Non anche tu…” continuò lui, e Padmé avvertì la tristezza e la frustrazione nel tono della sua voce.

    “Credo…” cominciò, sentendo che il momento stava per giungere e le forze la stavano sempre più abbandonando. “Credo che la mia presenza nella sua vita abbia rovinato tutto, portando un’intera Galassia in un baratro senza fine…”.

Obi-Wan non ebbe bisogno di chiedere per sapere a chi o a cosa si riferisse la giovane donna.

Abbassò lo sguardo e, senza neanche accorgersene, si trovò le ciglia umide di lacrime al pensiero dell’amico perduto per sempre.

Padmé, avvertendo il suo disagio e il silenzio che era calato improvvisamente tra loro rendendo l’aria nervosa, continuò.

    “Non lasciarti ingannare dal fatto che sto morendo” e la parola fu seguita da un singhiozzo.

    “Non è una specie di confessione ciò che sto per dirti. E’ solo che me ne sono resa conto ora, ora che è troppo tardi…”.

Sospirò, presa da un improvviso crampo che la pervase di spasmi.

Obi-Wan le si avvicinò ancora di più, abbassando leggermente il capo per timore di non riuscire ad udire le parole della donna.

    “Lo amavo… lo amo, ma so che non sarebbe mai dovuto accadere, tutto questo. Sapevo fin dall’inizio che il nostro amore avrebbe distrutto il nostro futuro, ma… stata tutta colpa mia”.

    Se c’è qualcuno da incolpare” riprese Obi-Wan, “quello sono io. Ho cresciuto un essere che semina morte, invece di aiutare a vivere. Era un bambino meraviglioso, Padmé! Se da adulto si è tramutato in un mostro, la colpa può essere solo mia, per i miei cattivi insegnamenti. Ora capisco quanta maturità ed esperienza ci voglia per crescere un figlio. E sicuramente, allora non ne avevo abbastanza…”.

Padmé sospirò, soppesando quelle ultime parole, chiudendo gli occhi, cedendo al dolore che le attanagliava ogni fibra del corpo.

Obi-Wan le strinse con più forza il braccio: non poteva lasciarla andare.

Provava un improvviso affetto per quella donna; così piccola e minuta e al tempo stesso così maestosa e regale. Una grande Senatrice e una donna forte nel corpo e nell’anima.

Ricordava ancora quel giorno così lontano, più di dieci anni prima, prima ancora di conoscere Anakin… quando l’aveva vista per la prima volta.

Allora non vi avevo dato molta importanza.

Una bambina. Una bambina e una regina.

Una coraggiosa regina, pronta a tutto pur di donare al suo popolo la pace cui spettava di diritto, e al quale era stata improvvisamente negata.

Si sorprese di ricordare quando aveva conosciuto l’ancella Padmé, e di come non avevano capito fin dall’inizio la sua vera identità.

Solo in quel triste momento comprese quanto vero affetto e amicizia lo legassero alla donna distesa sotto i suoi occhi gonfi di commozione; di quante volte avevano fatto l’impossibile per proteggerle la vita, prima come Regina di Naboo, poi come Senatrice… e di come proprio chi aveva giurato di proteggerla, l’aveva invece uccisa.

Anakin aveva venduto l’anima per evitare la morte della persona che più amava al mondo, non sapendo che proprio lui sarebbe stato la causa della sua sofferenza, che l’avrebbe poi portata a morire di dolore.

Distolse lo sguardo da quei pensieri struggenti, concentrandosi sul momento, per quanto potesse risultare difficile.

Prese la mano di Padmé e, cercando di non badare a quanto fosse gelida, la strinse tra le sue, grandi e calde.

Lei aprì gli occhi color nocciola, più affaticati che mai, e si specchiò in quelli azzurri di lui.

    “Amico mio…” sospirò, voltando per un attimo la testa dall’altra parte.  “…Stai soffrendo”.

    “Non come te” Obi-Wan face scorrere lo sguardo sull’intera figura di Padmé.

    “Soffri nell’animo… amavi Anakin” continuò lei, con voce sempre più flebile.

    “Ho scoperto troppo tardi quanto” rispose il giovane Jedi.

Chiuse gli occhi per un istante e un ombra di immensa tristezza gli velò il volto, quando un’immagine di Anakin sorridente gli guizzò nella mente.

    “Non doveva finire così…” riprese Padmé, quasi inconsciamente. “Pensavo te l’avesse rivelato…Obi-Wan, è un peso troppo grande!” i suoi occhi scuri scattarono impauriti da una parte all’altra della stanza e Obi-Wan si sentì stringere il cuore dalla compassione.

Improvvisamente, gli occhi della giovane donna si spalancarono, le pupille si dilatarono e boccheggiò come in assenza di aria.

    “No, Padmé…”.

Obi-Wan la circondò con la braccia forti, facendone passare uno dietro la testa della donna e l’altro appoggiandolo sul fianco.

Padmé si contrasse per il dolore, irrigidendosi.

Obi-Wan appoggiò il proprio mento sui capelli ricciuti, imperlati di sudore.

Padmé cominciò a tremare nervosamente e Obi-Wan fu preso dallo sconforto, soffocando il panico.

Lanciò per la prima volta uno sguardo disperato oltre il vetro che separava l’angusta stanza da un’anticamera più ampia.

Incrociò gli occhi ambrati di Yoda, i quali esprimevano un dolore tale da sembrare quasi fisico, che neppure il più saggio fra i Jedi sapeva celare.

Obi-Wan distolse lo sguardo, serrando gli occhi, come a voler trasmettere a Padmé tutto il suo calore.

Si concentrò.

Sondò la Forza con i sensi ormai affaticati e percepì la debole presenza della donna, pronta a svenire da un momento all’altro.

Aprì gli occhi e osservò Padmé, sfinita tra le sue braccia, ormai in preda agli spasmi sempre più frequenti.

    “Obi-Wan…”.

    “Sono qui…”.

    “Digli che mi dispiace, digli che lo amo…”.

    “Shh, Padmé, non parlare”.

    “Deve sapere…Obi-Wan, crede che l’ho tradito…! Crede che non ho fiducia in lui…”

Obi-Wan la cullò dolcemente, sperando che il delirio passasse presto. Padmé scoppiò a piangere.

    “Amica mia, ascoltami” continuò lui, abbassando la testa fino a guardarla negli occhi arrossati ed esausti.

    “Anakin non c’è più… non era l’Anakin che ami…”.

    “Basta! No…” gridò Padmé, gli occhi improvvisamente spalancati mentre con le ultime forze cercava di divincolarsi.

    “Aspetta, Padmé…” la bloccò il giovane Maestro Jedi, sempre più disperato.

    “Devi pur essere cosciente di cosa ha fatto… di cosa ci ha fatto..”.

La giovane Senatrice si bloccò così velocemente come si era mossa pochi attimi prima.

    “Non era lui…cosa gli hanno fatto, Obi-Wan?” singhiozzò aggrappandosi al saio dell’uomo e nascondendo il volto nella sua spalla.

Obi-Wan le accarezzò la schiena, non sapendo come reagire davanti alla sua improvvisa lucidità.

    “Padmé, ascoltami, Anakin ti ama... ne sono sicuro, ma vedi, è accaduto qualcosa in lui, che lo ha fatto sprofondare nelle tenebre…ma sono anche convinto che quello stesso ragazzo che entrambi amiamo è ancora lì, da qualche parte, che lotta per uscire, per tornare da te…” concluse Obi-Wan non sapendo neppure lui se ciò che aveva detto fosse vero, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di alleviare le sofferenze di Padmé in quel momento.

    “Obi-Wan…” sospirò, stringendo la presa sulla sua spalla. “C’è del buono in lui, lo so che c’è…”.

Obi-Wan non fece in tempo a formulare una risposta coerente: poté solamente assistere impotente mentre un’ultima lacrima rigava il volto già bagnato di Padmé, e mentre i suoi occhi si facevano improvvisamente vuoti e velati, come se si fossero chiuse delle persiane dietro quelle iridi color nocciola.

La vita la stava lentamente abbandonando, mentre un ultimo respiro, carico di un’infinita amarezza, rimbombava nell’aria come fosse stato un tuono.

I suoi occhi vacui indugiarono per un istante su Obi-Wan, prima di scivolare lenti verso l’oblio.

Il Maestro Jedi rimase pietrificato prima che la consapevolezza si facesse strada nel suo cuore come un fiume in piena.

Posò lentamente il corpo senza vita di Padmé sul lettino metallico.

Rimase qualche istante a fissarlo, poi si lasciò scivolare a terra, non badando a qualsiasi riguardo.

Appoggiò la schiena alla parete metallica del letto, e i gomiti sulle ginocchia.

Si coprì il viso con mani tremanti per coprire le prime lacrime che si riaffacciavano, bagnandogli le gote sudate.

Si abbandonò tristemente ai pensieri che non gli davano tregua.

Ripercorse mentalmente più di dieci anni della sua vita.

Quando era vivo Qui-Gon… quando Anakin era solo un bambino… quando Padmé era solo una regina.

All’epoca non avrebbe mai creduto che il mondo attorno a lui si sarebbe potuto evolvere così; le situazioni rovesciate, i pensieri contraddittori…

E invece era accaduto.

Tutto era talmente mutato che un paragone tra Presente e Passato era impossibile.

Erano altri tempi, se non di pace, almeno di tolleranza…

Quel passato aveva portato ad un presente disastroso e privo di ogni prospettiva rosea.

Il suo flusso di pensieri fu interrotto da un improvviso pianto, che irruppe rumoroso anche nella camera, rimbombando nel silenzio.

Uno dei bambini… era ora di andare.

Sbatté più volte le palpebre, per mettere nuovamente a fuoco; si alzò lentamente, voltandosi per guardare per l’ultima volta il corpo di Padmé, che sarebbe stato presto trasferito su Naboo.

Mentre raggiungeva silenziosamente Yoda e il Senatore Organa nella stanza adiacente, andando incontro a un destino di nuovo incerto, un pensiero crudelmente ironico lo assalì.

Se al tempo della morte di Qui-Gon, per qualche strano motivo, gli avessero detto a che punto si sarebbe trovato una decina di anni più tardi, ci avrebbe fatto probabilmente una risata su.

 

 

F I N E

 

 

 

 

Ciao a tutti!! ^^

Ok, ok… niente pomodori!

Ci ho provato, ma non riesco proprio a non torturare Obi! >_<’’

Spero che un pochino pochino vi sia piaciuta, fatemelo sapere! ^^’

 

Vi ricordo che potete trovarmi anche QUI !

 

 

Un bacione grosso grosso a tutti voi che siete arrivati fin qui! ^___________^

 

 

A presto! ^^

Valeria

 

  
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