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Autore: EtErNaL_DrEaMEr    04/06/2010    1 recensioni
Seconda classificata all'Evanescence contest sul forum EFPLe sue labbra rosse si incastravano perfettamente nelle sue, danzando e ridendo e mordendo.
Era un gioco senza fine.
Un gioco dannato in cui prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male, perché in una situazione del genere non poteva non esserci una vittima.
Qualcuno sarebbe stato sacrificato.
Mors tua, vita mea.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credits:
one-shot ispirata a Sweet Sacrifice degli Evanescence; la parte in corsivo è una traduzione più o meno libera  e un po' un collage  di versi della stessa canzone^^





Sweet Sacrifice




Londra, 1923



Lunghi capelli rossi e occhi scuri come la notte.
Era perfetta.
Quella ragazza era perfetta.
Era tutto quello che aveva sempre desiderato. Neanche nei suoi sogni più nascosti avrebbe mai potuto immaginare di avere al suo fianco una donna così incredibile.
Stupenda e malvagia.
Forse l'unica sua pecca era questa: la sua presenza era così oscura da incutere timore in chiunque incrociasse il suo sguardo.
Quegli occhi neri non perdonavano. Nessuno.
Nemmeno lui.

- Lo sai che ti amo...-

Glielo diceva sempre, in continuazione, ogni volta che si incontravano.

- Certo che lo so, amore mio... anch'io ti amo...-

E lei gli rispondeva così ogni volta, assecondandolo, mentre nei suoi occhi passava un lampo che avrebbe potuto tranquillamente definire di avidità.
Le sue mani fredde gli accarezzavano il volto, passando due dita bianche sopra quella cicatrice che la guerra gli aveva lasciato sulla guancia sinistra. Il suo respiro glaciale si scontrava e si fondeva con quello di lui, caldo e affannoso. Le sue labbra rosse si incastravano perfettamente nelle sue, danzando e ridendo e mordendo.
Era un gioco senza fine.
Un gioco dannato in cui prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male, perché in una situazione del genere non poteva non esserci una vittima.
Qualcuno sarebbe stato sacrificato.
Mors tua, vita mea.
Andavano così le cose, e così avrebbero continuato ad andare per sempre.
Lui lo sapeva, lo sapeva bene, ma era andato ugualmente avanti.
Forse perché il baciarla senza sosta, continuamente, staccandosi da lei solo perché davvero non aveva più fiato in corpo e nel farlo soffrire per quel vuoto che si creava tra di loro, lo faceva sentire vivo.
Uomo.
Uomo in tutto e per tutto.
Uomo nel tenere tra le braccia una donna, uomo nel sentirsi desiderato e rispettato.
Solo una cosa non riusciva a fare: controllarla. Quella donna che tanto gli faceva perdere il senno, non si lasciava domare da nessuno: era una creatura libera, una fiera incontrollabile e indomabile.
Solo lei esercitava il controllo su chi le stava attorno.
Lei, che ora aveva smesso di baciarlo, per guardarlo dritto negli occhi.
Nero e azzurro.
Notte e giorno.
Abisso e mare.

- Devi promettermi una cosa...-

Tutto quello che vuoi

Era vero.
Tutto.
 Ansimante, tremante, sofferente, ma le avrebbe concesso tutto.

- Promettimi che fino alla fine dei tuoi giorni, fino alla fine dei miei giorni, fino a quando le tue labbra toccheranno le mie, e le tue mani sfioreranno la mia pelle, e il tuo respiro scalderà il mio, fino ad allora, io sarò l'unica.-

Era riuscita a sorprenderlo.
Un'altra volta.
Non si sarebbe mai aspettato una richiesta del genere, non da lei.
Lei che era libertà allo stato puro, quasi tangibile.
Lei che era aria ed essenza.
Lei che era padrona e dominatrice.
Lei che era causa e fine.
Lei che era tutto per lui.


- Io non... non...-

L'aveva sempre sperato di significare per lei almeno la metà di quello che lei significava per lui.
E ora, ora come poteva reagire?
Di nuovo vittima.
E quasi la paura di deluderla, di non essere alla sua altezza.
Poteva anche giurarle di esserle fedele fino alla fine dei proprio giorni, ma anche dei suoi? Quanto sarebbe vissuta lei?
Sempre a patto che prima o poi fosse morta.

- Promettimelo -

Questa volta il tono era più autoritario, quasi un ordine, ma sembrava anche una supplica.
La supplica di un essere immortale e maledetto che cercava conforto e sicurezza in un essere finito, mortale.
Dopotutto, non gli costava nulla: stare solo con lei fino a quando non sarebbe finito tutto non era un peso per lui.
Era tutto ciò che avrebbe potuto chiedere e desiderare. E se questo l'avrebbe portato a diventare un uomo dannato non si sarebbe opposto.
Lei era tutto.

- Non fino alla fine dei miei giorni...-

Incomprensione sul suo volto.

- E nemmeno fino alla fine dei tuoi...-

Il capo che si inclinava e una smorfia che le distorceva i bei lineamenti.

- Non fino a che i miei occhi avranno vista per ammirarti...-

Un lampo di fuoco nello sguardo di lei.
Continuò a parlare, cercando di non badarci. Anzi, si avvicinò a lei, posando lentamente una mano sul suo viso freddo, tracciando con due dita una scia che partiva dalla fronte, e placida e umana finiva per poggiarsi sulla sua guancia.

- Non posso prometterti quello che mi hai chiesto, perché non so se sarei capace di accontentarti. Io non voglio che tu sia mia fino a quando le mie labbra toccheranno le tue, e le mie mani sfioreranno la tua pelle, e il mio respiro scalderà il tuo... Se io morissi domani, non potrei più fare nulla di tutto ciò. Se io morissi domani, non sarei più l'unico, e allora morirei due volte - si fermò un istante, fissando i suoi occhi azzurri come il cielo in quelli di lei, neri come le tenebre. Le sorrise dolcemente, riprendendo a parlare - Quello che posso prometterti è che tu sarai l'unica fino alla fine dei miei sogni. Anche dopo la morte, anche dopo il dolore, anche dopo che tutto sarà finito. Tu sarai sempre l'unica per me.-

Fece una pausa, senza staccare gli occhi da lei.
Lei che ora, bella e disumana, lo guardava con occhi grandi e spaesati, senza sapere cosa dire, cosa provare.
Quel silenzio, però, era una fitta al cuore per lui, e allora riprese a parlare.

- Questo è quello che posso prometterti. Fino alla fine dei sogni - una pausa lunga un sospiro - Tu cosa puoi promettermi? Puoi promettermi che io sarò l'unico? Che nella dannazione e nell'eternità i tuoi occhi cercheranno i miei, le tue braccia vorranno stringermi e imprigionarmi a te, i tuoi baci saranno aria e ossigeno solo per la mia anima? Lo puoi fare? Puoi promettermi questo, che io sarò l'unico? -

Spiazzata.
Era riuscito a spiazzarla.
La vide boccheggiare per qualche secondo, poi il suo sguardo tornò sicuro e fiero.
Si avvicinò a lui, lenta e sensuale; i capelli rossi ondeggiavano a ogni suo passo, muovendosi con lei. Quando gli fu di fronte, allungò una mano, posandola sulla guancia di lui.
Poi sorrise, e quel sorriso gli fece paura.

- Puoi prometterlo? - ripeté ancora, rabbrividendo a ogni centimetro di distanza che i loro respiri divoravano.

- L'hai detto anche tu...- gli sussurrò all'orecchio- Fino alla fine dei sogni.-

Poi lo baciò. Gli afferrò la nuca con entrambe le mani, affondando le dita in quei capelli scuri, ridendo a fior di labbra nel sentire il respiro della sua preda farsi sempre più affannoso.
Chi voleva prendere in giro?
Fino alla fine dei sogni? No, mai.
Lei era libera, era padrona di se stessa e degli altri, lei era la paura.
Quella stessa paura che chi la vedeva cercava di reprimere, illudendosi che fosse solo un qualcosa creato dalla propria mente umana.
Sbagliato: la paura esisteva, la paura era lei.
E lei non avrebbe mai potuto promettere fedeltà a nessuno, figurarsi ad un essere mortale come lui.
Amore? No, mai.
L'unica cosa che amava fare era odiare e farsi odiare, e ora lui l'avrebbe odiata.

- Fino alla fine dei sogni...-  ripeté ancora una volta, con un tono spaventosamente minaccioso, che non poteva passare inosservato nemmeno alle orecchie di un mortale.

Lo baciò ancora una volta con una lentezza estenuante, tenendolo sulle spine di proposito, giocando con lui, facendolo sentire ancora una volta succube.
Era così innocente. Un essere senza colpe. Una bambola perfetta.
Quando si staccò da lui si passò la lingua sulle labbra, assaporando ancora quel suo gusto così particolare.
Poi lo guardò ancora in quelle iridi azzurre e sorrise, anche se sulla sua bocca sembrava dipinto un ghigno.

- ... e i tuoi sogni finiscono ora disse infine.-

Lui vide un angelo guardarlo con la crudeltà del Diavolo.
Quindi, era finita. Lei era ritornata quell'essere demoniaco che era sempre stata e di cui lui si era inspiegabilmente innamorato.
Era giunta l'ora.
L'ultima cosa che vide fu un lampo rosso oscurargli la vista. Poi un dolore, lancinante e profondo sul capo. E la sensazione che tutto stesse crollando, l'impressione di essersi dimenticato chi era, cos'era. La certezza di avere davanti solo l'oblio.




Londra, 1930



Nathaniel,  ora calmati!

NO! Lei è lì, è lì!

- Nathaniel , ora basta!-

 Un uomo vestito di bianco aveva preso per la braccia un ragazzo scalmanato, cercando di tenerlo fermo.

- Lei è qui, è venuta prendermi!- continuava a blaterare, volgendo lo sguardo prima da una parte e poi dall'altra, terrorizzato.

- Non c'è nessuno in questa stanza, non c'è nessuno! Sei solo! -

Le parole dell'uomo in camice non riuscivano a calmarlo. Lui non era pazzo, sapeva quello che aveva visto.
E aveva visto lei.
Era tornata, e stavolta non si sarebbe risparmiata. Gliel'aveva detto che avrebbe dovuto fare dei sacrifici per lei, ma non aveva specificato che il sacrificio sarebbe stato lui.
Il suo dolce sacrifico  l'aveva chiamato.

- Il sacrificio... io sono il sacrificio...- mormorò Nathaniel, ricadendo su se stesso, sconsolato.

- E' tutto a posto...-

- Io sono il suo sacrifico, sono la preda innocente da sacrificare - continuava a dire, guardando nel vuoto - Lei è malvagia, lei è demoniaca, lei non perdona...-

- Lei non esiste, Nathaniel, non è mai esistita!- cercò di spiegargli l'uomo che lo teneva tra le braccia, ormai come un peso morto.

 Portò Nathaniel fino alla sua branda, posandolo dolcemente su di essa e facendolo distendere.
Gli tenne le mani sulle spalle per qualche altro istante, per evitare che riprendesse a dimenarsi.

- Lei esiste, io l'ho vista. Ho voluto far parte di lei, starle vicino... ma gli uomini non possono avvicinarsi a lei. Lei non lo permetterà mai!-

L'uomo vestito di bianco lo guardò con pietà e compassione, le uniche cose che riusciva a provare in quel momento per quel ragazzo che era disteso sul letto.
Gli dispiaceva che fosse così giovane e già pazzo. Era in quel manicomio da quasi dieci anni ormai, e non accennava a migliorare; continuava ad avere allucinazioni di questa misteriosa ragazza - o demone, come diceva lui - e spesso cominciava ad agitarsi, a dimenarsi, in preda a vere e proprie crisi di terrore.

- Lei è l'unica, ma questo non le è bastato... -

- Ora basta, Nathaniel, dormi e smettila di farneticare...-

 Mentre usciva dalla stanza, sentì il ragazzo mormorare una cantilena, una sorta di ninna nanna. Diceva che l'aveva sentita cantare a lei, tanto tempo prima.


- Povera, dolce creatura innocente, asciuga i tuoi occhi e ammetti che vivi per spezzarmi, non negarlo, mio dolce sacrificio... un giorno dimenticherò il tuo nome, e un dolce giorno affogherai nel mio antico dolore... sogno nelle tenebre, dormo fino a morire...-

-Dormi, Nathaniel...- lo esortò ancora, chiudendosi la porta alle spalle.

I lunghi capelli rossi, gli occhi scuri come le tenebre, la pelle chiara come la Luna: era lei, non poteva sbagliarsi, e non poteva nemmeno essere una maledetta allucinazione. Lei era lì, per lui.
Aveva paura, ma la stava aspettando con rassegnazione.
Dopotutto, cercare di scappare sarebbe stato da sciocchi: avrebbe solo aumentato inutilmente la sua agonia.
Si regalò un'ultima illusione: forse, se lei era tornata, voleva dire che si ricordava di lui, che ricordava le sue parole, che aveva davvero provato qualcosa per lui.
 Perché in realtà non l'aveva mai dimenticata, ed era terrorizzato all'idea che lei fosse venuta a prenderlo, ma anche assurdamente... felice.
Era venuta a completare l'opera: dopo averlo fatto impazzire, era giunto il momento di porre fine a tutto.

Eccola, veniva verso di lui.
Lanciò un ultimo sguardo all'uomo in bianco che usciva.

La porta si chiudeva.
Lei sorrideva.
Nathaniel  respirava un'ultima volta.

Dolce sacrificio.


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EDIT (06/2012): Rileggendo questa storia mi sono accorta con orrore che mancavano tutti i segni per indicare i discorsi diretti. Non so come abbia fatto a non accorgermene, e siccome a me darebbe un fastidio assurdo leggere una storia che non si capisce, mi scuso a quelle povere anime che si sono lette 'sta roba!^^ Comunque intanto ho corretto con i trattini, poi la sistemerò decentemente!




  
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