Tanya
si voltò, sentendo il suo odore. Era forte, era dolce,
era di gran lunga il più perfetto sentore di vampiro che avesse mai
annusato…
La sua lunga vita e la variegata scelta che le si era posta innanzi nel
corso
dei decenni non aveva guastato i suoi gusti, e quell’aroma la tentava
come
nessun altro mai in precedenza. Senza segreti, si voltò a
fronteggiarlo. Così
elegante, così gentiluomo… Così intelligente! Il suo odore era solo
l’entrata
di un mondo di soavi appagamenti mentali, l’orlo del precipizio oltre
il quale
la caduta era l’estasi.
“Venerabile Edward…” Sensuale, scosse il capo, distratta
dalla magnificenza del suo sembiante. Che figura, che volto
impareggiabili!
“Buon giorno, Tanya.” Così educato… Ma dotato di un potere
che vietava agli altri di esserlo con lui.
Ad altri avrebbe potuto opporre la barriera del pudore,
quella di una finta indifferenza, oppure la leziosità di un sorriso
tramutato
in smorfia. Ma lui… Lui non le concedeva tregua dalle sue stesse
considerazioni. Gliele leggeva nella
mente, come lei se le sentiva nel corpo, come le si marchiavano,
intensamente e
dolorosamente, nel cuore, sospiro dopo sospiro.
Ecco, lo aveva imbarazzato. “Ma è tua la colpa, Edward…”
mormorò con uno sforzo. Anche lei si vergognava. Era mostruoso perdere
il
controllo dei propri piaceri, delle proprie pulsioni… Ancora di più se
si era a
capo di una famiglia come la sua, che dell’autocontrollo faceva la sua
religione e dell’astinenza il suo
ideale.
“Sbagli a pensare ciò che pensi, Tanya.” Oh, il suono di
quella voce! La pace eterna dei ghiacci di Denali ne risultava mille
volte più
nutrita, più sfavillante! Come un coro di amorini che celebrino la
gaiezza
della vita. Faticò a controllare la direzione dei suoi pensieri. Una
fitta
dolorosa le fece irrigidire la mascella non appena fu abbastanza lucida
da
comprendere il senso di quelle parole.
”Sbaglio?” chiese, con leggera alterigia. Poteva leggere i
suoi pensieri, e lei non poteva negarglielo, ma non aveva il diritto di
giudicarli! Anche se era l’epicentro di quel terremoto che le
scompigliava
l’attenzione.
“Io non ti amo…” Lo pronunciò con sincera contrizione, non
c’erano dubbi in fondo a quello sguardo di topazio liquido, rischiarato
dalla
caccia mattutina, ma scurito dalla tristezza. Non l’amava. Se avesse
avuto un
cuore funzionante, in quel momento lei sarebbe morta… Ma non era così
fortunata.
Trattenne il fiato. Perché quella sofferenza lancinante?
Conosceva già il verdetto del suo torturatore… Perché quello era
Edward, il suo
carnefice. Tornò con la mente alla mattina appena trascorsa, alle loro
corse in
mezzo ai ghiacci scintillanti, alla caccia sincrona in cui si erano
lanciati.
Non era perfetto il loro equilibrio? Non era assoluta la loro intesa?
Gli aveva
offerto la sua casa, la sua famiglia. Se stessa. E lui la rifiutava…
E nonostante quel dolore subito arginato-- a costo della sua
stessa non-esistenza l’avrebbe trattenuto, dinnanzi a lui!-- un altro
più
grande Edward stava per infliggergliene. “Hai dunque deciso di seguire
Carlisle… Di lasciare Denali…” La voce le tremò, impercettibilmente
anche per
un qualsiasi vampiro. Tranne che per costui, che profanava la sua mente
come
aveva profanato il suo cuore, rubandoglielo dal petto e lasciando solo
il
vuoto!
Edward annuì serio. La tristezza per il male causatole era
lampante sul suo viso. Gli dispiaceva per lei! In un moto d’orgoglio,
Tanya
tenne dritte le spalle e sollevò il capo.
“Non è il caso che io rimanga, amica mia… Non voglio
causarti…”Si interruppe, sentendo la tempesta
dei pensieri della vampira.
E lei lo maledì per quel suo settimo senso,per quel potere
che aveva su di lei. Su tutti, senza eccezioni.
“Vai, Edward. Non abbiamo molto altro da dirci… E io voglio
accoglierti come un amico e un compagno, se tornerai.”
“Vedrai che incontrerai…” Lo interruppe di nuovo, questa
volta con un gesto della mano, più veloce del suo stesso pensiero. Cosa
intendeva dirle? Che avrebbe incontrato un altro? Lo rimproverò col
pensiero e
con lo sguardo. Era meglio che non le dicesse alcunché.
Che non cadesse, e non
la precipitasse, nel vortice senza pietà della sua stessa compassione!
Non lo
avrebbe tollerato.
Era un ordine perentorio, il suo, mentre riprendeva il
controllo di sé, del suo ruolo.
E lui obbedì, lasciandola sprofondare nel vortice del
cordoglio, lasciandole il lutto della sua assenza, la privazione della
vita
stessa.
Un bacio a tutti voi,
La Fleur.