Le sue dita
scivolarono lente sulla pelle del ragazzo. Languide, lambivano il suo
corpo. A
volte indugiavano incerte su qualche piccola cicatrice, tracciandone i
contorni
quasi con devozione.
E danzavano su quel
torace perfetto che solo qualche minuto prima aveva stretto
così forte. Avide lo
accarezzavano, bisognose ancora di quel contatto. E sotto di esse, lui
fremeva,
scosso dai brividi di un intenso piacere.
Lei lo guardò con silenziosa
soddisfazione e, maliziosamente, gli sorrise.
Accavallò le cosce su
quelle di lui e quasi pigramente spostò il suo peso sul
corpo dell’amante. I suoi
seni gli sfiorarono il petto; la sua lingua umida gli
scivolò lungo il collo.
Con calcolata lentezza
arrivò all’incavo della spalla proprio dove, un
tempo, avrebbe potuto sentire
il suo sangue pulsare. Istintivamente, affondò i denti nella
sua carne, nello stesso
punto in cui lo aveva morso quella prima volta.
Jasper gemette, senza
riuscire a rendersi conto se, il suo, fosse dolore o piacere. Poi, con
un
movimento rapido, si liberò dalla sua presa e si
portò velocemente su di lei.
La guardò per un attimo,
intensamente. Gli occhi di Maria erano lucidi, accesi di passione e
desiderio,
e la sua bocca era piegata in un sorriso colmo di licenziose promesse.
Con prepotenza catturò
quelle labbra, così impertinenti e provocanti, e la
baciò violentemente, quasi
con rabbia. Schiacciò con forza il corpo contro il suo e,
lentamente, si
insinuò tra le sue gambe.
«Ancora una volta», le
sussurrò.