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Autore: _KyRa_    05/06/2010    6 recensioni
Ero inerme. Semplicemente inerme.
Inerme e perfida, dato che dalla mia bocca, negli ultimi tempi, non era uscita una sola parola sincera nei suoi riguardi.
Avevo continuato ad illuderlo che per lui provassi le stesse emozioni di una volta. Avevo continuato ad illuderlo che lui sarebbe stato il ragazzo con il quale avrei passato probabilmente tutta la mia vita.
Ero una povera e stupida ipocrita.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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devil wouldn't recognize us.

Devil wouldn't recognize us.



«Ti amo.»

Di nuovo quel senso di vuoto, quel senso di malessere che da qualche mese a quella parte trascinavo al mio fianco con crudele ostinazione.

Più lo osservavo e più ce l'avevo con me stessa per la mia stupida mancanza di coraggio, per la mia disonestà nei suoi confronti, per le cattiverie che giorno dopo giorno gli infliggevo da pessima stronza, pur non volendolo.

Sollevai lo sguardo sugli occhi truccati di Bill ed una morsa allo stomaco non mi fece crollare pesantemente a terra per miracolo. I suoi erano limpidi, chiari, sereni; i miei nascondevano falsità, crudeltà e tristezza data dall'impotenza.

Ancora una volta avrei dovuto fingere.

Sorrisi con lieve impaccio e gli carezzai una guancia liscia, ma senza riuscire a ricambiare quell'importante dichiarazione a cui si era lasciato andare qualche istante prima.

La verità era che non ero degna di tale interesse; non ero degna di occupare un posto nel suo cuore puro. E più me ne rendevo conto, più ne soffrivo.

D'altro canto non riuscivo nemmeno a desistere su ciò che facevo. Forse la verità era che lo volevo davvero e questo di certo non faceva di me una persona dignitosa.


**


Si era da poco addormentato. Osservavo la sua schiena alzarsi e riabbassarsi sistematicamente, affianco a me. La sua mano stringeva dolcemente la mia, nonostante la sua presa non fosse marcata a causa del sonno che repentinamente l'aveva preso.

Non mi sentii sporca; mi sentii di sporcarlo con la mia impurità. E non volevo che ciò accadesse.

Con immensa delicatezza ed attenzione, sfilai la sua mano dalla mia e mi allontanai leggermente dalla sua figura. La sua reazione fu un semplice sospiro e un lieve muoversi delle sue labbra.

Sorrisi tristemente, continuando a bearmi con immenso dolore di quel piacevole spettacolo, fino a che il cellulare che tenevo in grembo – poiché sapevo che presto avrei dovuto farne uso – mi avvisò che mi era arrivato il suo messaggio.


Vieni, piccola?”


Poggiai i piedi nudi sul pavimento freddo e potei sentire dei brividi protrarsi da essi, fino alle estremità delle mie braccia. Scivolai da sotto le lenzuola che coprivano il mio corpo, venendo a contatto con un'aria più fresca, e presi le pantofole in mano. In punta di piedi raggiunsi la porta di quella stanza, divenuta troppo piccola per me e soprattutto per le mie menzogne. La aprii con immenso silenzio, mi assicurai ancora qualche attimo che Bill stesse dormendo e successivamente la richiusi.

Indossai ai piedi le pantofole e superai il corridoio buio e silenzioso, fino a raggiungere la stanza affianco alla nostra che già presentava la porta socchiusa – segno che la persona al suo interno mi stava già aspettando.

Varcai la soglia senza chiedere il permesso e feci tornare quella camera, spettatrice di tanti tradimenti, nell'oscurità, facendo scattare la serratura.

Il suo volto, lievemente illuminato dalla luce lunare che filtrava lungo le persiane leggermente aperte, apparve davanti a me, dolce come sempre. Mi sorrise e, dopo avermi posato una mano dietro la nuca, mi avvicinò lievemente per baciarmi con lentezza disarmante la fronte.

Il mio cuore prese a galoppare, mentre il fiato già mi si accorciava.

Purtroppo non potevo farci nulla: i miei sentimenti più sinceri e più puri erano legati a lui, suo fratello.

C'era qualcosa di diverso che ci univa, che ci faceva sentire complici in tutto quello che facevamo, che ci aveva permesso di dichiararci il nostro amore l'un l'altra, senza la paura di sbagliare o di pronunciare falsità.

L'amore che provavo per Bill era lentamente sfumato nel tempo, contemporaneamente ai sentimenti che sentivo crescere sempre di più nei confronti di Tom.

Bill non ne aveva colpa. L'unica ad averne ero io.

Forse ciò che provavo per lui non si era mai basato su un qualcosa di saldo e sicuro. Forse, involontariamente, non riusciva più a darmi quel qualcosa di cui avevo immensamente bisogno e di cui nemmeno io ero prettamente a conoscenza. E tutto questo Tom riusciva a non farmelo mancare. Con lui mi sentivo completa; mi sentivo donna.

Con Bill mi sentivo più una ragazzina, “vittima” di una cotta adolescenziale, che molto probabilmente aveva scambiato per amore vero.

Ciò che più mi feriva, era il fatto che Bill provasse dei forti e sinceri sentimenti nei miei confronti, a differenza mia.

Ero inerme. Semplicemente inerme.

Inerme e perfida, dato che dalla mia bocca, negli ultimi tempi, non era uscita una sola parola sincera nei suoi riguardi.

Avevo continuato ad illuderlo che per lui provassi le stesse emozioni di una volta. Avevo continuato ad illuderlo che lui sarebbe stato il ragazzo con il quale avrei passato probabilmente tutta la mia vita.

Ero una povera e stupida ipocrita.

Quello che volevo realmente ce l'avevo davanti a me in quel momento, era inutile negarlo. Ce l'avevo di fronte, che mi guardava con amore, e con la solita paura e senso di coscienza sporca che ci perseguitava.

Per lui il tutto era ancora più arduo.

Ammettere a Bill ciò che accadeva tutte le notti a sua insaputa, ed alcuni pomeriggi in cui lui usciva, tra me e Tom, sarebbe stato come tradire la sua fiducia di gemello. Tradire il suo affetto, tradire il forte legame che li univa.

E ovviamente nessuno di noi due voleva succedesse; motivo per il quale continuavamo ad agire di nascosto, pur soffrendo.

Eravamo lentamente entrati a far parte di un vortice, di una fitta rete di bugie, da cui mai saremmo riusciti ad uscire. E se così non fosse stato avremmo dovuto entrambi pagare un caro prezzo.

«Sta dormendo?» mi chiese Tom, guardandomi tristemente negli occhi. Sapevo quanto il suo cuore soffriva, lo sapevo perfettamente. Ma d'altronde, ad esso non si comanda.

Annuii sommessamente, mentre prendeva ad accarezzarmi il viso con entrambe le mani. Avvicinò il suo volto e posò le labbra morbide e lievemente più carnose di quelle del gemello – contornate dall'anellino metallico – sulle mie, donandomi una potente scarica elettrica lungo la colonna vertebrale.

Il suo odore pervase le mie narici come un potente e piacevole afrodisiaco di cui non potevo fare a meno, sempre di più.

Lo sentii guidarmi lentamente verso il suo letto, dove più volte avevamo consumato la nostra passione, e mi fece stendere sul morbido materasso. Non passò molto prima che il suo corpo sovrastasse interamente il mio, così piccolo e indifeso in confronto al suo più forte ed imponente.

Ci guardammo negli occhi per minuti interminabili, semplicemente confidandoci col solo uso del pensiero le nostre incertezze, i nostri sensi di colpa, le nostre sofferenze – conseguenze di tanto incondizionato amore.

La sua bocca scese a carezzare il mio collo.

Non aveva fretta; nessuno poteva inseguirci, anche se sarebbe stato necessario.

Le sue mani salirono lentamente sotto la mia maglietta, sfiorando la pelle rovente del mio addome e del mio ventre, mentre le sue labbra tornarono ad assaggiare le mie.

Era tutto così differente.

Fare l'amore con Tom mi regalava emozioni al di là dal descrivibile. Fare l'amore con Bill invece non era così appagante e naturale per me. Ma di questo dovevo farmene una colpa? Erano unicamente i miei sentimenti ad agire ed i sentimenti non si possono dominare.

L'unica colpa che mi si poteva e mi si doveva affibbiare era quella di continuare a prenderlo in giro; nient'altro.

L'amore per Tom non era una colpa. Stare bene con lui non era una colpa. Provare delle emozioni grazie a lui non era una colpa. Volerlo sempre più vicino non era una colpa. Aver bisogno di lui non era una colpa. Fare tutto questo all'insaputa di Bill era una colpa.

Presi a sospirare, quando sentii le sue labbra scendere gradatamente fino all'orlo dei miei slip che vennero sfilati subito dopo, senza impazienza. Mentre con una mano sfiorava la mia femminilità, mi preoccupai di togliergli la maglietta oversize che nascondeva gran parte delle sue forme piuttosto scolpite. A lui spettò sbarazzarsi del suo intimo, per poi recuperare un profilattico che teneva sempre a portata di mano nel cassetto del suo comodino.

Si sistemò meglio tra le mie gambe che andarono a circondargli il bacino, quando entrò in me con una lieve spinta.

Mi strinsi automaticamente a lui, chiudendo gli occhi e gemendo appena al suo orecchio. Dopo avermi regalato un bacio sotto il lobo, cominciò a muoversi lentamente nel mio corpo.

Sorrisi impercettibilmente, mentre le sue labbra continuavano a lambire la pelle del mio viso, completamente rilassato.

Era inutile costringerci a negare quanto stavamo bene l'uno con l'altra. Avrebbero parlato i nostri occhi, i nostri corpi e soprattutto i nostri cuori, gli organi pulsanti, unici luoghi, nei quali risiede la verità.

La sua pelle umida mi strusciava continuamente contro, volendo sentirla sempre più unita alla mia, per quanto fosse possibile.

Non ne avevo mai abbastanza. Era l'aria che respiravo, era il mio battito cardiaco – l'unica ragione per cui io mi trovavo ancora al mondo e riuscivo a vivere.

Ma sapevo che presto anche quella passione sarebbe finita ed io sarei dovuta tornare alla realtà, che mi chiedeva di affrontare lo sguardo ignaro ed immensamente ingenuo di un fidanzato che non meritavo.

Io e Tom avremmo voluto viverci l'un l'altra senza il pensiero di Bill, senza la consapevolezza del male che gli stavamo facendo, nonostante lui non ne sapesse nulla.

Vidi Tom portare nuovamente il suo sguardo sul mio – mentre il mio stomaco si contorceva – e sorridermi teneramente continuando a muoversi su di me.

«Sei importante. Non arriverei a fare questo a mio fratello se non fosse così.» sussurrò sulle mie labbra, baciandole di tanto in tanto. Lo abbracciai forte mentre una lacrima scivolava lungo il mio viso.

«Ti amo.» sospirai con immensa sincerità. Lo sentii sorridere sulla mia bocca, mentre mi accarezzava i capelli umidicci. Aumentò lievemente il ritmo delle sue spinte ed io fui costretta a soffocare un gemito più acuto degli altri. Quando lo sentii accompagnarmi con quei versi di piacere, percepii che stavamo entrambi arrivando all'apice di quel bellissimo “gioco d'amore”. E così fu.

I nostri muscoli si tesero ed i nostri corpi si strinsero più forte sotto le morbide lenzuola scaldatesi grazie ad essi, mentre le nostre voci si mischiavano strozzate nel silenzio di quella stanza peccaminosa.

Crollò pesantemente addosso a me, respirando con affanno tra la mia spalla e il mio collo, mentre io gli avvolgevo la schiena leggermente bagnata con le mie braccia divenute piacevolmente deboli e stanche. Accompagnando il tutto con un bacio sulle labbra, si sfilò non bruscamente da me, per poi alzarsi dal letto e buttare il profilattico nel cestino accanto alla porta della camera.

In quel breve intervallo di tempo, sentii di desiderarlo ardentemente ancora affianco a me. Quel suo momentaneo distacco mi aveva creato un lieve disagio. Per cui, non appena si voltò di nuovo nella mia direzione, allungai le mani versi di lui, invitandolo a tornare ad abbracciarmi.

«Ho bisogno della tua vicinanza.» soffiai, mentre lui sorrideva intenerito e risaliva a gattoni sul materasso, fino a sdraiarsi di nuovo sul mio busto e baciarmi il petto. Gli sfiorai i cornrows color pece con le mani e respirai a fondo il suo profumo. «Stiamo sbagliando.» ammettei con immenso dolore.

«Lo so.» sussurrò sul mio collo. «E mi sento una merda nei confronti di mio fratello. Ma d'altro canto ci amiamo, piccola, non possiamo ignorare questo fatto. Faremmo del male anche a noi stessi, oltre che a lui.» continuò con lo stesso tono dolce e delicato.

«Quanto siamo ingiusti nei suoi confronti. Quanto siamo spietati e falsi. Il diavolo non ci riconoscerebbe.» strinsi gli occhi mentre altre lacrime bagnavano il mio volto. Tom mi avvicinò maggiormente a sé e cominciò a donarmi teneri e piccoli baci sulle guance, per poi ricatturare le mie labbra.


**


Richiusi silenziosamente la porta e voltai lo sguardo verso la figura ancora dormiente di Bill. Erano le cinque e mezza del mattino e la lieve luce che segnava l'arrivo della nuova giornata illuminava lievemente la stanza. Sospirai piuttosto stanca e afflitta dai sensi di colpa per ciò che avevo fatto fino a pochi minuti prima. Mi sdraiai con immensa leggerezza sul letto, dandogli le spalle, e cercai per lo meno di fingere di dormire.

«Piccola...» la sua voce, per poco non mi fece sobbalzare dallo spavento. Il mio cuore prese ad accelerare, temendo di essere stata scoperta. Decisi di assumere un'espressione convinta e sicura di sé e mi voltai verso il suo viso.

«Hey, scusa, non volevo svegliarti.» gli dissi tremante.

«Non fa niente. Dov'eri?» mi domandò, ma con una strana luce malinconica negli occhi.

«Sono andata un attimo in bagno.» mentii. «Rimettiti pure a dormire, è presto.» aggiunsi. Lo vidi annuire assente per poi cominciare a voltarsi dalla parte opposta alla mia, fino a quando non si immobilizzò nuovamente.

«Alyson?» mi chiamò, cercandomi con gli occhi.

«Dimmi.» risposi prontamente.

«Il profumo di mio fratello è da uomo e non ti s'addice. Non mettertelo più addosso.»

Il mondo sembrò cadere velocemente ed un fastidioso senso di vertigine si impadronì di me.

Lo fissai negli occhi, incapace di proferir parola. Avevo la bocca secca ed il fiato troppo corto per poter parlare. Mi sentivo accusata, mi sentivo colta in flagrante, mi sentivo intrappolata. Mi sentivo macchiata di un delitto che non avevo propriamente commesso.

Lo vidi sorridermi tristemente per poi darmi le spalle.

E solo allora mi resi dolorosamente conto che Bill sapeva.







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Note finali.

Salve ragazze, eccomi di nuovo qua.

Ogni tanto nuove idee perverse invadono la mia mente e quindi prendo a scrivere di getto.

Questa one shot non l'avevo neanche pensata a dire il vero. Mi è venuto semplicemente in mente questo possibile titolo e di qui l'ho elaborato. Solo scrivendo è venuta fuori la piccola storia.

Come tutto quello che scrivo, questa one shot non ha pretese.

Alcune cose possono essere solamente degli sfoghi personali o semplicemente dettate dalla voglia di personificarsi in vari personaggi e situazioni.

Spero che quello che ho scritto vi sia piaciuto e mi piacerebbe conoscere i vostri pareri.

Un bacio.

  
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