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Autore: Ashy_    05/06/2010    3 recensioni
Quelle parole ormai risuonavano nella sua mente da tempo, senza che riuscisse a capirne il significato, sapeva di avere delle debolezze lei, ma mai avrebbe pensato ad una cosa del genere. Mai. La mia prima one-shot ^___^ spero sia di vostro gradimento u_u ^-^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Schiffer Ulquiorra
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ok, questa è la mia prima one shot su Bleach ^^' Anzi direi proprio la mia prima one shot xD beh vi auguro una buona lettura, anche del piccolo 'prologo' qui sotto ^___^.


 Era il più intelligente, il più inquietante tra i ‘dieci’, l’unico che non riusciva a non farsi tutte quelle domande, l’unico che riusciva ad analizzare tutto così alla perfezione, però, non era colpa sua, era stato creato così.
Sembrava quasi che non provasse emozioni, era come se non volesse avere nulla a che fare con i suoi simili, non aveva interesse quasi per nulla. Potrei descriverlo così, il Quarto, Ulquiorra Schiffer,: l’Espada più irritante che abbia mai visto e conosciuto. Potrei ma, lui è Ulquiorra , come lui stesso continuava a dire, e come ha continuato a ripetere anche quel giorno, il giorno in cui scoprii di essere debole.

 

....

Mi guardava in un modo davvero strano Ulquiorra, così freddo, così cattivo, sembrava quasi un demone che, chissà quale dannata maledizione ti stava infliggendo, ma era quel modo, quello sguardo, che mi faceva impazzire, si davvero sarei diventata pazza. Ogni volta che passava per quei corridoi bui, illuminati solo da una luce grigia e fioca, era come se quel buio fosse ancora più buio, era soffocante ma piacevole, il rumore dei passi leggeri, quello rilassava. Io, che me ne stavo seduta su una finestra, a guardare chissà dove, mi giravo ogni qualvolta che passava qualcuno, era come se cercassi i suoi occhi, quegli occhi così penetranti. Non era arrivato lui, Ulquiorra, ma già sentivo i suoi passi leggeri, e la mia schiena era già ricoperta di brividi. Avevo già girato la testa perché sapevo, che una volta percorso quel tratto buio si sarebbe rivolto verso la finestra, dove c’ero io, e mi avrebbe almeno ‘sfiorato’ con lo sguardo, per quel breve ma intenso istante, e sarebbe bastato, almeno per farmi provare, non so, forse piacere o eccitazione, un qualcosa vicino alla pazzia e lontano dall’amore. –Ciao, Ulquiorra.- dissi tranquilla. Rispose quasi subito, dopo essersi girato verso di me, e la finestra. Emise un verso simile ad un ‘Ah’ o ad un ‘Hey’, era il suo saluto ‘tenebroso’, era davvero un fottuto demone, ’ E che demone’ pensai. Non conversammo per molto, anzi ad essere sinceri, non sembrava proprio una conversazione, era uno scambio di sguardi. Parlai solamente io e dissi ciò che non avrei mai dovuto dire ‘Quarto’. Non so come, e non so quando ma Ulquiorra fu davanti a me in un attimo. –No- disse sempre con quella freddezza. Sapevo che odiava essere chiamato così, lo sapevo benissimo, era per semplice provocazione che pronunciavo quel nomignolo, ma lui, non si accorgeva mai di queste mie provocazioni, e finiva sempre così, lui a meno di un centimetro dal mio viso, e quegli occhi a fissarmi, immobili. Non faceva una piega,era come se neanche si fosse mosso, l’unico rumore che si sentiva era quello del sangue che gocciolava  dalla mia mano, fino a toccare il pavimento. Avevo i pugni stretti, perché i brividi non smettevano più di attraversare il mio corpo. Stavo sudando, stavo provando delle sensazioni così strane, e riconobbi anche il piacere, diamine, se non si sarebbe spostato un passo più indietro l’avrei ucciso, o lui avrebbe ucciso me. Scomparve così, come tutte le altre volte, e come tutte le altre volte riuscii a intravedere un sorriso sul suo volto, su quel volto sempre serio, ‘Strano’ pensai e sorrisi anch’io.

 Mi svegliai il giorno dopo, e mi ritrovai ancora su quella finestra, -Hey- disse una voce vicino a me, era Grimmjow –Che c’è?- dissi freddamente. Mi guardò dall’alto in basso, e si girò sorridendo, quel sorriso sapeva tanto di presa per il culo. –Che c’è?- insistetti. -Non dovresti dormire sulle finestre, primo perché non sembra molto comodo, e secondo perché potresti rimanere senza vestiti in mezzo al corridoio- disse levando una mano dalla tasca e puntando un dito verso di me senza girare il volto. Mi guardai, beh, in effetti c’era solo un piccolo pezzo di stoffa a coprire la parte inferiore del mio corpo. Sentii i passi di Grimmjow che si allontanavano, e ne approfittai per sistemarmi. Rimasi comunque lì vicino la finestra, fissando quel cielo grigio che ricopriva tutta Las Noches. Poi altri passi, no, quei fottutissimi passi . –Mi sembra di vedere che tu non abbia passato una bella nottata.- Mi disse Ulquiorra con voce più roca del solito. Mi girai per guardarlo, e, senza dire una parola si avvicinò, mi guardò freddamente, e cominciò a camminare verso il punto nell’oscurità da cui era venuto. Conoscevo quello sguardo,e come d’impulso seguii i suoi passi leggeri. Eravamo davanti la tana del demone dagli occhi agghiaccianti, in quel punto non c’era luce che potesse illuminare l’entrata, era davvero una tana oscura.

Come il giorno precedente fu davanti a me, senza che me ne accorgessi, ma non era come suo solito. Si scagliò verso di me con tutta la furia che possedeva in quel corpo minuto, i miei brividi cominciarono a diventare piacere,piacere mai provato fino a quel momento, e quello sguardo così freddo, presto cominciò a riscaldarsi, diventando calore sul mio corpo.

Decisi di allenarmi quel giorno. Sentivo ancora quelle strane sensazioni ogni qualvolta che mettevo piede sulla bianca sabbia di Las Noches, non riguardava il terreno, sembrava come se qualcuno mi volesse colpire solamente con quelle maledette emozioni, così forti da non riuscire a distinguerle.

Sbottonai il piccolo cappotto che indossavo,lasciando intravedere la mia maschera e cominciai ad allenarmi senza sosta. Per qualche istante riuscii a cogliere una sola emozione delle tante che mi colpivano,odio. Nell’aria c’era la furia, riuscii a sentire una sfumatura  di sfida in questa sensazione. Non sapevo chi fosse, ma l’idea di una sfida mi attirava.

Non mi piaceva molto combattere veramente, preferivo stare da qualche parte a guardare qualche stupido Arrancar che tentava invano di sfidare noi Espada, oppure quegli insulsi Hollow che combattevano per diventare più forti, ‘Tempo perso’. Era inutile anche uscire da Las Noches, perché una volta fuori potevi solo che camminare su quella sabbia, niente più. ‘ Altro tempo perso’. 

Preferivo allenarmi, anche se l’allenamento diventava sempre una sfida con i miei simili. L’unico che ebbe il coraggio di sfidarmi  fu Grimmjow, stupido. Non persi molto tempo, cosa poteva fare il Sesto contro di me? Inutile.

Mi arrestai subito, con la mia katana rivolta verso l’alto. Quell’odio si stava avvicinando sempre di più, riuscivo a percepirlo dal terreno, e riuscivo a percepire quei passi.

Rifoderai la spada, e aspettai il suo arrivo, non tardò, come suo solito. Mi stava guardando con aria di sfida, possibile?

-Hai bisogno di qualcosa?- chiesi più per conferma al mio pensiero. Non rispose, ma la tempesta di sabbia intorno a lui, provocata dal vento della sua spada sfoderata, parlò per lui. Voleva davvero combattere.

Non risposi neanche io e sfoderai di nuovo la mia spada.

Cominciammo subito, senza perder tempo, alternando mosse e passi. Eravamo sospesi in aria, sotto di noi una grande tempesta di sabbia. Era difficile seguire le nostre mosse. Si sentivano le due spade che strusciavano ed emanavano scintille. Mi stavo divertendo, combattere con lui era ancora più divertente e piacevole. Peccato che sarebbe finito presto, la nostra forza non poteva esser messa alla pari.

Indovinai.

Dopo un paio d’ore cadde in ginocchio, sempre guardandomi con quello sguardo. Rifoderai la mia spada, non perdendo di vista i suoi occhi, mi inginocchiai alla sua altezza e bloccali il suo braccio, che si stava per scagliare contro la mia maschera. – Inutile- dissi con freddezza, il suo sguardo cambiò, e la luce nei suoi occhi ardeva sempre di più. Mi alzai quando lasciò cadere la spada a terra, - Non siamo sullo stesso piano, non puoi battermi, Quarto.- Il suo sguardo non cambiò, - Ulquiorra- disse alzandosi con cautela. – Non Quarto.- concluse. – Perché hai voluto sfidarmi? Perché mi guardi sempre con quegli occhi?-. Non rispose alla seconda domanda, ma disse solamente –Volevo testare la mia forza, Terzo.- Non mi aveva mai chiamato così lui. – Tel’ho detto, non siamo allo stesso livello.- replicati freddamente. Sul suo volto si intravedeva un sorriso, rifoderò la sua spada e disse le ultime parole prima di sparire. – No, io sono più forte di te. Io non mi indebolisco per uno sguardo.-

Scomparve.

Rimasi lì a pensare, so che cosa volesse dire Ulquiorra con quelle parole, lo sapevo benissimo, eppure ignorai, ignorai il fatto che avesse ragione. Quei pensieri però mi tormentavano, quel dannato aveva tutta la ragione del mondo.

Io non ero forte. Io ero impotente davanti ad uno stupido sguardo.

  
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