Quella sera ero bellissima. Lui mi aveva mandato un messaggio quel giorno e il sabato precedente e io mi ero preparata a dovere per riconquistarlo. Ero tranquilla, lo trattavo con indifferenza, tirandomela un po'. In quel momento stavo parlando con le mie migliori amiche, Clara e Serena, in una saletta appartata, lontano dalla musica. Sapevo che lui era nella saletta accanto, davanti alla toilette. Noi ci deriggemmo proprio lì. Appena le mie amiche varcarono la soglia, mi spinsero via sobbalzando. Io ebbi il tempo di vedere lei scendere dalle sue gambe, sciogliere le braccia dal cuo collo.

Mi sentivo morire. Mi mancava il respiro. Non potevo piangere, urlare, sbarazzarmi di quel fastidiosissimo nodo in gola. Le lacrime premevano e bruciavano gli occhi, la golastretta in una morsa, presi il cellulare; mandai un messaggio a lei, Alice. Io e Alice eravamo nella stessa situazione, lei poteva capirmi meglio di chiunque altro, era stato il dolore ad unirci. Eravamo state lasciate lo stesso giorno di mesi diversi. Quel maledetto 7 febbraio. < lui bacia un'altra, io muoio.> Lei mi rispse subito dicendomi che avevo le allucinazioni, che non poteva essere, mi disse di andarmene, tenere tutto dentro non fa bene. E' un grosso problema, quindi c'è una grossa soluzione. Di solito è così. Ma stavolta no, ci tocca soffrire e basta. E allora stringiamo i denti e soffriamo, amore, è l'unica cosa che ci è rimasta. Però facciamo l'una accanto all'altra...fu l'ultimo messaggio  che lessi quella notte, del 3 marzo, tra le lenzuola bagnate del mio letto a baldacchino, stremata dalle lacrime.