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Autore: Black_Eyeliner    05/06/2010    2 recensioni
The Times
September 21th
“And Ace of Spades strike(s) again.”
E, Tyki seppe, nel fulmineo consumarsi di quell’attimo, nel lasso infinitesimale di un istante, che due meri sconosciuti, null’altro che due estranei, in una notte qualsiasi e irripetibile, fermi in auto ad un semaforo di periferia, si erano compresi.

[Tykicentric]
[TykixLavi appena accennato, a tratti nonsense.]
Genere: Dark, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Tyki Mikk | Coppie: Tyki/Rabi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Red Still Traffic Light

Imaginary Monologue

 

Besame, besame mucho
Como si fuera esta noche
la última vez
Besame, besame mucho
Que tengo miedo, perderte, perderte después

 

Consuelo Vélasquez

 

 

 

The Times

September 21th

 

“And Ace of Spades strike(s) again.”

 

 

*   *   *

 

 

[Corri, corri.

Scappa, coniglietto.

Finchè vuoi.

Oh, finchè puoi…

La classe non è acqua.

La classe non è vino.

La classe è questo sangue, rosso acido sui miei guanti bianchi.

Strofino meglio e ancora strofino.

Ma non sbiadisce, né scompare.

Macchioline scarlatte, boccioli di rose appassite sul bianco sintetico.

Schizzi di folle amore, unghie laccate di nero a graffiarti il cuore.

Creo il Caos, poi me ne innamoro.

Ci faccio l’amore, ne scopo l’essenza, bacio le sue labbra immaginarie come fosse l’ultima volta, lecco le sue lacrime violacee.

Poi lo odio e lo distruggo.

E’ nero il mio cuore, poi bianco, poi nero e poi, poi, ancora, ancora e ancora poi…

Mutevole, incostante.

Meraviglioso.

Oh, adorami te ne prego.

Sfuggimi come fossi la tua Alice un po’ stravagante.

E fatti raggiungere, ti supplico.

Divertimi.

Divertimi come solo questo mondo al rovescio sa fare.

Il mondo stesso mi appartiene.

Ho il privilegio di sfiorarne ogni immagine.

Lo plasmo sapiente e mi diletto.

Questo è il mio piacere.

E come vorrei smettessi di scappare, coniglietto.

Se solo ti fermassi…

Oh, se tutto si fermasse…

E il rosso di un semaforo nella notte ci immortalasse tutti in una fantastica polaroid che sa di amore e morte…

Allora ti mostrerei quanto è dolce scendere giù per questa scala reale fatta di carte dalle teste mozzate, sospese nel vuoto e condurti, teneramente, alla tua sublime disfatta.]

 

 

 

Solo la notte, allorché le nubi nere si diradavano e lasciavano filtrare di sbieco spiedi argentati di luce lunare, svelava il suo sorriso.

Perché i suoi sorrisi amavano la notte, così come la notte, di rimando, amava i suoi sorrisi: e non c’era nulla di più romantico e appagante di un amore così commovente, tragicamente corrisposto.

Il giorno, coi suoi colori piatti e la monotonia del suo scorrere frenetico, era qualcosa da rifuggire.

Nessuna notte era uguale alla precedente; nessuna notte somigliava alla successiva.

 

Ma c’erano delle notti speciali, ore tetre e improbabili in cui Londra aveva il profumo inebriante della stampa fresca appena battuta, il denso miasma dei falò estinti lungo il Tamigi, l’odore sulfureo dell’asfalto macinato dallo sfrecciare sporadico di qualche auto solitaria, l’effluvio muschiato di effimeri piaceri, consumati avidamente in vicoli ciechi e ai margini di stradine lerce che, semplicemente, non esistevano più quando l’alba giungeva a dipanarne le ombre, come gli strascichi lugubri di un incubo senza senso.

 

La notte lo commuoveva, quanto il piacere di vedersi i guanti candidi schizzati di un bel rosso vermiglio e di sentire un ultimo respiro lambirgli le labbra, intrappolato in uno straziante bacio d’addio.

 

[Baciami.

Baciami come se fosse l’ultima volta.]

 

Ogni notte era unica.

Ma c’erano delle notti speciali.

 

Notti in cui Londra aveva il profumo del sangue.

 

-Spegni la radio.

Le pagine sgualcite del Times del giorno prima giacevano sparpagliate sul sedile posteriore della Black Corvette dove il giovane seduto, agghindato di tutto punto nel suo completo nero, si era stravaccato con aria seccata contro lo schienale in pelle, sfilandosi stancamente il cilindro che gli adombrava il viso abbronzato.

-Come desidera, sir Tyki Mikk.

Il tono allopatico del suo autista precedette il silenzio; in quel momento Tyki si domandò com’era possibile che fosse sempre tanto apatico da somigliare al ronzio della bassa frequenza attraverso cui la voce dello speaker, pochi attimi prima, aveva passato in rassegna notizie scialbe sulla politica e sulla vita mondana di quella città brumosa, tentando invano di farle parere interessanti.

I titoli cubitali di cronaca nera della mattina precedente già sapevano di stantio e i fatti riportati avevano ormai il gusto insipido di una farsa cui tutti avevano assistito e di cui, superato l’entusiasmo iniziale, i biglietti erano stati gettati nel primo bidone fetido incontrato per strada.

 

Un sorriso sghembo increspò le labbra del giovane, le narici, elegantemente cesellate, arricciate all’odore pungente del fumo che, poco alla volta, aveva saturato l’abitacolo dell’auto per le innumerevoli sigarette fumate durante la corsa.

Abbassò piano le palpebre, le lunghe ciglia corvine fluttuarono appena quando uno sbadiglio lo convinse a lasciarsi amabilmente cullare dal suono meccanico e costante del motore.

Poi, d’un tratto, lo stridere dei freni lo riscosse da quel momentaneo intorpidimento.

-Che c’è? Perché ci siamo fermati?

Chiese scocciato, con la voce arrochita dal prolungato silenzio, senza premurarsi di aprire gli occhi.

-Il semaforo, signore.

-Oh…

Sospirò, dissimulando la sorpresa che, innegabilmente, l’aveva colto a quella sosta improvvisa.

Frugò nella tasca del soprabito scuro, estraendo il pacchetto sciupato e ormai semivuoto ed estraendone una nuova sigaretta, portandosela poi pigramente alle labbra.

 

 

[Non è destino. Non è Nemesi.

E’ una lanterna rossa nella notte che ci vuole così entrambi.

Immortalati. Fermi.

Il vetro affumicato di questo finestrino solo ci separa.

Qui, in questo favoloso istante.

Non è la prima volta che ti vedo.

Forse ti ho già visto, in cima alla mia scala reale.

In un incubo dalle sfumature del sogno.

E rossi sono i tuoi capelli.

Mi stregano. Mi eccitano.

Forse…

Forse sono fatti di ruggine, la stessa di un Tempo che a questo semaforo è fermo con noi.

E allora parlami, coniglietto.

Dimmi se anche tu attendi che il verde ci veda di nuovo in corsa verso l’oblio.

E forse solo allora ti bacerò.

Ti bacerò come fosse l’ultima volta.

E il tuo sangue, oh rosso, rosso come questa lanterna nel buio, tingerà d’amore la tua discesa giù per questa scala fantasma.]

 

 

Era bastata un’occhiata puramente casuale, una voltata inavvertita del capo e un paio di sbattute di palpebre a calamitare le iridi ambrate del giovane verso quelle smeraldine dello sconosciuto oltre il finestrino.

Il ragazzo, nell’altra auto ferma al semaforo, colto sovrappensiero, subito aveva voltato di nuovo lo sguardo verso il parabrezza, poggiando una mano sul volante e sistemandosi, con fare impacciato, adorabilmente infantile a tratti, la bandana che gli tirava indietro dalla fronte quelle ciocche rossastre e ribelli.

Tyki sorrise al modo in cui quel ragazzotto stravagante, appena sistematosi alla meglio, si era furtivamente specchiato nel retrovisore, in un malriuscito tentativo di nascondere quel gesto di umana, adorabile, forse ingenua vanità; fu per questo che si sporse ancora un poco oltre il finestrino, godendo di tanta, appetibile innocenza: inspirò il fumo dalla sua sigaretta con un sorrisetto sardonico sulle labbra e lasciò che esso componesse nella notte, una volta esalato, un paio di tremuli cerchi, presto dissolti dal primo venticello autunnale.

 

[Ti va di conoscerci?]

 

Non si era sbagliato.

Davvero l’aveva scorto, quel mezzo sorriso ingenuo dipingersi inaspettatamente sulle labbra sottili e pallide di quel ragazzetto, una volta che, esasperato, si fu rigirato verso di lui.

 

E, Tyki seppe, nel fulmineo consumarsi di quell’attimo, nel lasso infinitesimale di un istante, che due meri sconosciuti, null’altro che due estranei, in una notte qualsiasi e irripetibile, fermi in auto ad un semaforo si erano compresi.

 

 

[Vorrei sapere come ti chiami…

Qual è il tuo nome, mio caro coniglietto smarrito… ?

Se ti chiamo Guercino ti offendi?

 

E dimmi, sai da dove vieni o come me vieni dal nulla?

Di che segno sei?

E qual è il tuo colore preferito?

 

Il mio è il rosso, sai?

A proposito, te l’hanno mai detto che quei capelli rossi ti donano un sacco?

Sì, ragazzino.

Quel rosso ti dona.

Magari possiamo rivederci, se ti va…

Potremmo giocare insieme.

Potremmo toccarci e baciarci e fare l’amore tutta la notte…

 

E vedremo se alla fine riuscirò a strappare il cuore anche a te, solo per il piacere di vedere se il tuo sangue è di quel rosso sgargiante che tanto si addice alla tua pelle bianca.

Perché forse non lo sai, piccolo

Che davvero

Il rosso ti dona.

Così come questa lanterna che ci ha fermati entrambi, lasciando che, una volta svanito, di noi

Non rimanga null’altro che il ricordo sbiadito del nostro primo incontro.

In questa notte che è una notte speciale.

Una di quelle notti in cui Londra ha il profumo del sangue.]

 

 

 

Il verde scattò.

 

 

Strike.

 

 

 

[Soccombi al piacere,

schiavo d’esso baciami.

 

Come fosse l’ultima volta.]

 

Quando il verde si accese, lasciò dietro di sé solo un alone vagamente rossastro ed un pensiero, accompagnato da un ultimo sguardo.

 

[Soccombi al piacere,

schiavo d’esso muori.

 

Non ci sarà una prossima volta.]

 

 

 

Tyki lasciò che un braccio gli ricadesse sugli occhi, una risatina salace gli vibrò in gola e un pensiero, ben poco casto, che coinvolgeva quel ragazzo nudo e ansimante sotto di sé, serpeggiò nella sua testa mentre il finestrino si richiudeva con un suono meccanico.

-C’è qualcosa che non va, signore?

-Niente, niente, diciamo solo che ho appena conosciuto una persona.

L’autista dapprima tacque, non sapendo come continuare a quel comportamento bizzarro cui ancora non riusciva ad abituarsi; poi alzò la testa, incrociando attraverso lo specchietto le iridi mielate del giovane seduto dietro di sé.

-Mi permetta, ma non mi è sembrato di sentire nulla.

Tyki sorrise, lanciando di malgarbo il mozzicone dal finestrino prima che fosse completamente chiuso e adagiandosi nuovamente al sedile, replicando sottovoce.

-Meglio così… Meglio così.

 

 

*   *   *

 

 

 

The Times

 

 

 

October, 31th

 

 

“Ace of Spades strike(!)s again.”

 

La vittima non aveva un nome.

Conosciuto come Bookman Junior, il suo cadavere è stato ritrovato

Nella camera d’albergo dove il ragazzo alloggiava da qualche notte.

Che il giornalista in erba avesse

Scoperto qualcosa sull’identità del killer

Seriale che continua a seminare il panico per le strade di Londra da oltre un mese?

 

Nessuna traccia dei suoi abiti

E del cuore, estratto ancora una volta dal corpo della vittima con precisione maniacale.

Solo un biglietto sul comodino, con la nota:

“Piacere di averti conosciuto” potrebbe costituire un indizio.

E, come di consueto, sul petto del cadavere un asso di picche

Con su scritto:

“The Pleasure has been all mine.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Nda: volevo fare una Lucky porn without plot, alla fine mi è uscita questa Tyki-centric un po’ dark.

Come al solito nessuna pretesa, se non il piacere estremo di scribacchiare in questo fandom.

 

A presto.

 

Stè.

   
 
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