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Autore: Mankind17_13    06/06/2010    0 recensioni
Sono passati molti anni dal dolce ricongiungimento tra Yota ed Ai. Ora vivono felici ed hanno avuto una figlia. Tuttavia, il malvagio Rolek riesce, grazie ad un ignaro ragazzo, a tornare nel mondo, possedendolo. Si vendicherà, o l' umano ospitante gli metterà i bastoni tra le ruote?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Himeko era una ragazza che molti avrebbero definito strana

Ho ricevuto una recensione. Grazie di cuore. Sant’ Iddio,  son rimasto di sasso. Sono quasi commosso. Per la signorina che ha recensito e che probabilmente sarà delusa dalla nascita di Alek, una piccola rassicurazione: Rolek c’ è sempre, al 50% ma c’ è.

 

 

 

Himeko era una ragazza che molti avrebbero definito strana. Non aveva atteggiamenti particolarmente rilevanti, nessun tratto distintivo ne tantomeno  qualcosa che potesse attirare su di sé  l’ attenzione della gente. La quintessenza della normalità.

Forse proprio per questo era tanto chiacchierata: troppo normale, così tanto da saltare subito all’ occhio.

Di certo poteva essere considerata carina, con quel fascino indotto dall’equilibrio della sua persona, uno charme che gli studenti del club artistico avrebbero senz'altro associato alla bellezza delle perfette proporzioni appartenenti alla scultura classica. Fin da piccola venne cresciuta in un ambiente pieno d’ amore dai suoi genitori, i quali cercarono fin da subito di insegnarle la bellezza del suddetto sentimento in tutte le sue sfumature. Lì per lì Himeko sembrò dare loro ascolto, tuttavia scoprì presto i pesci di liquirizia, facendo passare in secondo piano, rispetto a quella leccornia, tutte le nozioni ricevute.

Non capiva l’ amore.

Non è che lo disprezzasse o che lo ritenesse assurdo, semplicemente non riteneva che la definizione  di Himeko  potesse contemplare l’ amore. Era come se si sentisse intrinsecamente  incompatibile con quella ‘cosa’.

Quella mattina si era svegliata male, cadendo dal letto e dando un’ amichevole facciata al pavimento, assumendo una posizione alquanto stupida. (pesciotti…) pensò con un rombo tonante allo stomaco: era da due giorni che non mangiava pesci alla liquirizia e, dato che la sua paghetta si era estinta in un giorno solo a causa della moltitudine di comics americani comprati, non poteva far altro che rantolare, flagellandosi per la sua mancanza di buon senso.

Qualcuno bussò alla porta della sua camera.

 

“Allora Himeko, è la terza volta che ti chiamo e sappilo, il tuo sciopero/ricatto per ottenere i pesci di liquirizia non funzionerà.” Disse una voce dietro la porta.

 

“Si Mamma..” rispose assonnata Himeko.

 

Si rialzò da terra, si stiracchiò un pochino per sciogliere i muscoli, emettendo un mugolio di soddisfazione quando sentì le ossa della schiena scrocchiare.

Aprì la porta trovandosi una bassa signora di circa trent’ anni. Dovette abbassare la testa per guardarla negl’occhi.

 

“’Giorno mamma” sbadigliò.

 

“Sbrigati o farai tardi a scuola. Mi chiedo da dove arrivi la tua pigrizia!” rispose la madre con tono nervoso.

 

Himeko non se la prese, la capiva. O meglio, capiva cosa provava dopo aver compiuto uno sforzo di immaginazione considerevole.

Suo padre era partito per un viaggio di lavoro: un noto fumettista americano aveva richiesto i suoi disegni per la realizzazione di una miniserie di supereroi e, dopo uno struggente dilemma degno di Amleto, sua madre lo aveva convinto ad accettare, assicurandogli che non si sarebbe sentita sola.

In verità, quando il padre era assente, sua madre diventava alquanto irritabile ed imprevedibile.

Himeko sospirò e si diresse in bagno, posizionandosi poi davanti allo specchio per conversare un po’ con se stessa.

Era davvero lei quella ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi scuri? Spesso rimaneva sconcertata davanti allo specchio. Trovava interessante notare come il suo riflesso non sembrasse appartenerle. Per questo, passava ogni giorno cinque minuti buoni a controllare le espressioni facciali, rimanendo sempre dubbiosa..

Dopo essersi vestita rimase per un attimo rapita dall’ ultimo numero del suo fumetto preferito, lasciato sul comodino della sua stanza la sera prima: Deadpool. Ne lesse qualche pagina, dopodiché  si accorse di essere tremendamente in ritardo e così lo richiuse, uscendo di corsa senza nemmeno fare colazione.

(Sembra l’ inizio di un manga o di una fan fiction) pensò (o al massimo il secondo capitolo).

Ad Himeko i manga non piacevano per niente, troppi luoghi comuni e gag riciclate. Apprezzava invece gli esperimenti arditi dei comics, capaci di creare fantastici personaggi come Deadpool, Tommy Monaghan, Lobo o Jesse Custer.

Perciò, se l’ inizio della giornata assomigliava ad un manga, per Himeko era un pessimo inizio.

Arrivata in prossimità dell’ edificio scolastico, sentì chiamare il suo nome. Voltandosi, notò una ragazza molto più bassa di lei che la salutava freneticamente con la mano. Un po’ imbarazzata per quel saluto così energico ed espansivo, andò incontro alla sua amica.

Le ore di lezione scivolarono lentamente, secondo dopo secondo, come se il tempo lavorasse di malavoglia. Fuori dalla finestra si poteva ammirare lo strano mostro protettore della scuola, una creatura che Himeko trovava decisamente antipatica. Si era chiesta più di una volta quale sadico perverso avesse potuto concepire quell’ aberrazione che suscitava, in ordine: un pugno in un occhio al buon gusto, un insulto alla scultura ed un potenziale bersaglio per il martello di Thor.

Finite le lezioni, Himeko si diresse verso casa, dopo aver gentilmente declinato un invito al karaoke di alcune sue compagne di classe. Durante il tragitto notò uno strano figuro intento a canticchiare una canzone straniera, dal ritmo malinconico. Era un uomo sulla trentina, alto e fin troppo magro. Portava i capelli lunghi e ricci e vestiva con uno strano abbigliamento da cerimonia, con tanto di cilindro e papillon.

Chiunque lo avrebbe trovato subito strano, perché quel tizio stava letteralmente saltellando sul marciapiede, apparendo come una grottesca imitazione di Gene Kelly in Cantando sotto la pioggia. Oltretutto non pioveva.

Perplessa, guardò quell’ uomo come se fosse un’ attrazione circense, trattenendo a stento dei risolini quando quest’ ultimo iniziò a volteggiare sui lampioni con una certa eleganza.

Il matto, sentendo quelle risate soffocate, rivolse lo sguardo verso la loro fonte, compiendo un ampio e teatrale inchino dal sapore occidentale.

Himeko ricambiò il bizzarro saluto, trattenendo a stento le risate.

Quando il buffo  incontro ebbe termine, percorse la distanza che la sperava da casa con molta calma, ripensando allegramente alla simpatica follia dell’ uomo in cilindro.

Alle quattro del pomeriggio, Alek era riuscito a terminare le sue commissioni, annotando mentalmente di non fare mai più affidamento sul suo senso dell’ orientamento. Si sedette su una panchina a godersi la brezza autunnale, ancora troppo delicata per poter dar fastidio.

Notò un uomo con uno strano copricapo, un cilindro, vestito con un abito da cerimonia occidentale. Lo sconosciuto stava più o meno ballando, sebbene ad Alek tutto apparisse simile ad una rappresentazione melodrammatica sul prurito e relative contromisure. Agitato da quella presenza strana, scosso da uno stimolo che non riuscì a riconoscere corse verso casa, maledicendo il cielo quando per poco non disintegrò una ragazza allo svoltar di un angolo.

L’ uomo col cilindro, stanco ma felice del suo danzare, si fermò a  riflettere sulla panchina dove, fino a pochi minuti prima, stava seduto quell’ eccentrico ragazzo. (Trovato) pensò.

Sfiorò con la punta delle dita la gardenia che portava nell’ occhiello, guardando quel bellissimo fiore con sguardo nostalgico, rimanendo assorto nei suoi pensieri, mentre rimembrava la sua patria, l’ Italia.

Rimase fermo per ore, come spesso gli capitava prima di un lavoro. Doveva raggiungere uno stato di perfetta concentrazione, avere al proprio servizio ogni nervo del suo corpo, per non sbagliare, non mancare il bersaglio.

Notò a stento il gruppetto di teppisti che lo aveva accerchiato. Non capiva molto bene il giapponese gergale, tuttavia notò nelle loro facce un’ ombra di derisione.

Senza fretta indossò un paio di guanti neri di pelle.

Quei ragazzi poterono solo pregare.

 

 

 

 

Spazio autore

 

Non fregherà a nessuno. Pazienza. Scrivo lo stesso.

 

 

Ispirazioni principali per i personaggi.

 

Si, lo so, solitamente questi spazi andrebbero inseriti in caso di grande successo della storia e dei personaggi, tuttavia.. “kissenehfregah” direbbe affettuosamente il buon vecchio Lobo.

 

 

Alek: Sembrerà una roba da Mary/Gary/Jary/Boh.. Sue, tuttavia Alek è principalmente basato su me stesso. Mi piace moltissimo vestire elegante con annesso il borsalino, forse l’ unica cosa per cui nutro un interesse affettivo. L’ unica differenza è che io sono sette centimetri più basso (183cm), sono muscoloso ma non a livelli osceni e porto gli occhiali. Per il resto risulto pirla allo stesso modo del personaggio.

 

Himeko: nessuna fonte in particolare, a parte la mia passione per i pesci di liquirizia ed i fumetti americani. Il nome l’ ho scelto a caso, non so cosa diavolo voglia dire.

 

Misterioso e, tranquilli, utile alla trama, uomo col cilindro: il mio personaggio prediletto, di cui svelerò il nome tra qualche capitolo. L’ ho creato basandomi su due personaggi: il soggetto descritto dalla canzone “vecchio Frac” di Domenico Modugno e Magent Magent, antagonista secondario nel manga Steel Ball Run.

 

Note: Per chi non conoscesse i personaggi americani citati da Himeko, una breve lista

 

Deadpool: “The merch with a mouth” abile e logorroico mercenario, dotato di fattore rigenerante e consapevole della sua natura fumettistica

 

Tommy Monaghan: dettoHitman,  killer irlandese residente a Gotham City. Dopo un attacco alieno ha ricevuto vista a raggi X e telepatia. Famoso per il suo humour e per lo spessore del suo personaggio, mai banale e sempre coinvolgente

 

Lobo: lo sgrammaticato e violento metallaro alieno cacciatore di taglie, famoso per averle suonate a Superman e per avere ammazzato con armi batteriologiche di sua creazione tutto il suo pianeta. Tra le sue vittime troviamo persino Babbo Natale.

 

Jesse Custer: protagonista di Preacher, serie scritta da Garth Ennis, già autore di Hitman. Ex pastore di una piccola comunità del texas, Jesse si è ritrovato fuso con Genesis, figlio di un angelo ed una diavolessa, potente quanto Dio stesso.

 

Thor: Lo conosce persino mia madre Thor. Non credo ci sia bisogno di stare a spiegare chi sia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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