Attenzione:
il presente scritto ha
per protagonisti persone realmente esistenti e personaggi di pura
fantasia. Le
vicende narrate sono frutto dell’immaginazione
dell’autrice. Non s’intende dare
alcuna rappresentazione veritiera di persone, fatti o luoghi. Nessun
intento
offensivo o lesivo dell’immagine altrui. Nessuna pretesa di
veridicità o
verosimiglianza. Tutti i diritti riservati appartengono ai rispettivi
titolari.
Partecipante al “Dodici Mesi di Fedeltà” Contest
È una frase fatta, lo so da me. Per di più di quelle che, per tutta una vita, ho tentato di tenere lontano, di quelle che ho disprezzato per la banalità e per la stupidità con cui mille padri prima di me le hanno portate in trionfo.
Ci ho costruito un’esistenza intera nel disprezzare cose come questa. Nell’ostinarmi a rifiutare di seguire i passi segnati da ogni padre, ogni madre, ogni uomo ed ogni donna prima di me.
Quello che non ti insegnano…che si dimenticano di dirti quando nasci e che impari da solo e solo dopo tanto tempo che cammini nella stessa direzione - compiendo gli stessi errori di sempre - è che è nel codice di ogni essere umano diventare padre, madre, uomo o donna. È nel codice di ogni essere umano vivere una vita che passi inevitabilmente per queste strade e veda inevitabilmente queste albe e questi tramonti.
Le stesse albe e gli stessi tramonti che vedrai tu, Cody, e che io, scioccamente, non ti ho indicato quando sei venuto al mondo perché ero troppo impegnato a rinnegare me stesso ed a rinnegare la natura di ogni essere umano. Perché ero troppo impegnato ad essere diverso per accettare di voler essere come tutti gli altri. Quei mille padri da cui ho imparato la sola lezione che si possa apprendere: nessuno ti insegna a fare il padre. Sei solo, con tuo figlio tra le braccia, e tutte le domande del mondo a farvi da corollario nell’assioma della vita.
Le scoprirai tu. Una alla volta – qualcuna già me l’hai posta, per le altre non so nemmeno se sarò qui ad ascoltarle…e se tu avrai voglia di farmele – le vedrai riflesse nel mondo stesso ed il mondo si rifletterà nei tuoi occhi. Sarà la meraviglia dell’ordinario, quello splendore che gli adulti sono troppo cechi per poter cogliere ancora e che per i bambini è una fiaba nascosta in tutti gli angoli.
…io non ricordo le mie favole. Non ricordo quasi nulla di quello che ho provato nell’essere bambino. Ma una cosa la ricordo, perché è immutabile nel tempo ed è il Tempo a darle un senso. Le domande restano, Cody, le stesse che ti facevi allora ed altre ancora, che ora non immagini neppure. Le domande restano sempre e non c’è mai il tempo, davvero, per dar loro una risposta.
Il tempo, Cody, ha uno scopo diverso. Darti fiato. Darti forza. Darti coraggio. Attraverserai le meraviglie del mondo e spero davvero, per te e per chi ti accompagnerà in questo viaggio, che nei tuoi errori tu sia più saggio di come sono stato io.
O di come è stato mio padre prima di me.
E prima di lui, suo padre, ed il padre di suo padre…
Il tempo, Cody, ti darà la capacità di sopravvivere ma nessuna risposta alle tue domande.
Partecipante al “Dodici Mesi di Fedeltà” Contest
Lullaby
in Bloom
“Assenzio in fiore”
Nessuno
ti insegna a fare il padre.
“Assenzio in fiore”
È una frase fatta, lo so da me. Per di più di quelle che, per tutta una vita, ho tentato di tenere lontano, di quelle che ho disprezzato per la banalità e per la stupidità con cui mille padri prima di me le hanno portate in trionfo.
Ci ho costruito un’esistenza intera nel disprezzare cose come questa. Nell’ostinarmi a rifiutare di seguire i passi segnati da ogni padre, ogni madre, ogni uomo ed ogni donna prima di me.
Quello che non ti insegnano…che si dimenticano di dirti quando nasci e che impari da solo e solo dopo tanto tempo che cammini nella stessa direzione - compiendo gli stessi errori di sempre - è che è nel codice di ogni essere umano diventare padre, madre, uomo o donna. È nel codice di ogni essere umano vivere una vita che passi inevitabilmente per queste strade e veda inevitabilmente queste albe e questi tramonti.
Le stesse albe e gli stessi tramonti che vedrai tu, Cody, e che io, scioccamente, non ti ho indicato quando sei venuto al mondo perché ero troppo impegnato a rinnegare me stesso ed a rinnegare la natura di ogni essere umano. Perché ero troppo impegnato ad essere diverso per accettare di voler essere come tutti gli altri. Quei mille padri da cui ho imparato la sola lezione che si possa apprendere: nessuno ti insegna a fare il padre. Sei solo, con tuo figlio tra le braccia, e tutte le domande del mondo a farvi da corollario nell’assioma della vita.
Le scoprirai tu. Una alla volta – qualcuna già me l’hai posta, per le altre non so nemmeno se sarò qui ad ascoltarle…e se tu avrai voglia di farmele – le vedrai riflesse nel mondo stesso ed il mondo si rifletterà nei tuoi occhi. Sarà la meraviglia dell’ordinario, quello splendore che gli adulti sono troppo cechi per poter cogliere ancora e che per i bambini è una fiaba nascosta in tutti gli angoli.
…io non ricordo le mie favole. Non ricordo quasi nulla di quello che ho provato nell’essere bambino. Ma una cosa la ricordo, perché è immutabile nel tempo ed è il Tempo a darle un senso. Le domande restano, Cody, le stesse che ti facevi allora ed altre ancora, che ora non immagini neppure. Le domande restano sempre e non c’è mai il tempo, davvero, per dar loro una risposta.
Il tempo, Cody, ha uno scopo diverso. Darti fiato. Darti forza. Darti coraggio. Attraverserai le meraviglie del mondo e spero davvero, per te e per chi ti accompagnerà in questo viaggio, che nei tuoi errori tu sia più saggio di come sono stato io.
O di come è stato mio padre prima di me.
E prima di lui, suo padre, ed il padre di suo padre…
Il tempo, Cody, ti darà la capacità di sopravvivere ma nessuna risposta alle tue domande.