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Autore: Fede_Wanderer    06/06/2010    5 recensioni
Un tuffo nel passato causato da un imprevisto; una serata di tanti, troppi anni fa; un legame che forse è andato perduto.
America ed Inghilterra ai tempi in cui Alfred era ancora una colonia.
Quarta classificata al contest "Passato, presente e futuro" di vogue.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Favole e candele

Nick Autore: Fede_Wanderer
Titolo: Favole e Candele
Fandom: Hetalia: Axis Powers
Personaggi: America, Inghilterra
Pairing: Non presente
Momento/i scelto/i: Presente, Passato
Prompt scelto/i: Candelabro
Genere: Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Trama: Un tuffo nel passato causato da un imprevisto; una serata di tanti, troppi anni fa; un legame che forse è andato perduto. America ed Inghilterra ai tempi in cui Alfred era ancora una colonia.
NdA: Ho voluto mostrare il rapporto di America e Inghilterra al tempo dell’infanzia di Alfred, ovvero un rapporto di amore fraterno. Ed anche le riflessioni finali di America sono da intendere sulla base di questo tipo di legame (anche se nulla vieta di vederle in chiave shonen-ai; io stessa amo il pairing, ma non era, appunto, mia intenzione dimostrarlo in questa fanfiction).

Questa storia si è classificata quarta al contest “Passato, Presente e Futuro” indetto da vogue.
Grazie mille alla giudice e alle partecipanti. Questa è dedicata a tutte voi. <3


C'erano poche cose che America non sopportava ed una di esse erano gli imprevisti. I suoi piani dovevano funzionare alla perfezione, sempre; e lui, sempre, doveva essere l'eroe della situazione, che portava a compimento i piani - in qualunque cosa essi consistessero, da una spedizione militare al bere una tazza di caffè - senza intoppi. Così, quando si ruppe il candelabro, non la prese affatto bene. In realtà il candelabro non si ruppe da solo, anche se America continuò sempre a sostenere quella versione.
Era una sera come tante ed Alfred era seduto nel divano del suo salotto, sorseggiando del caffè. Non che la sua intenzione fosse davvero di berlo a lume di candela - figurarsi, lui!, lo Stato innovativo, moderno, avanzato, che non sfruttava la luce elettrica? -, ma quel maledetto blackout l'aveva costretto. E quando il vento si era alzato decisamente troppo - almeno, per i suoi gusti; era sicuro che ad Inghilterra sarebbe piaciuto... lui e le sue atmosfere da ghost stories! - ed aveva spento con un soffio le candele, America non aveva avuto altra scelta se non quella di scendere nel ripostiglio per prenderne altre.
E nella discesa, nonostante fosse un eroe - e, si sa, gli eroi hanno un ottimo senso dell'orientamento, anche al buio -, inciampando su qualcosa si trovò obbligato ad appoggiarsi al candelabro, situato ai bordi del tavolino, per non cadere. Tuttavia la conseguenza non fu quella sperata. Per i successivi dieci minuti, infatti, durante la discesa verso il ripostiglio, America borbottò che non era stata colpa sua se il candelabro si era spezzato; era caduto da solo, ovviamente;  non era stato lui a trascinare l'oggetto con sè nella caduta.
Dopo qualche secondo si stupì di se stesso: era Arthur quello che si perdeva a rimuginare, di solito, non lui.
Ora sarò costretto a sostituire quel dannato oggetto con... quell'altro, pensò con un sospiro, lasciando che ricordi di un tempo non troppo remoto gli giungessero alla mente.

"Zio Arthie?" La voce del bambino si perde nell'immenso salone, rischiarato solo dalla flebile luce delle candele. "Sì, Alfred?" Il ragazzo sorride, guardando con curiosità il piccolo. "Cosa c'è?".
"Puoi togliere quel coso di legno mezzo rotto e mettere qualcosa che faccia più luce? Fa paura..." Alfred indica con la mano tremante il candelabro che sovrasta la sala.
Per tutta risposta, l'inglese ridacchia. "È solo un oggetto come tutti gli altri! Ma di certo non posso permettere che il mio Al abbia paura. Anche il mio unicorno sarebbe scontento della cosa, è affezionato a te, dopotutto. Sai che si fa?" Arthur fa l'occhiolino al bambino, che lo guarda con occhi speranzosi, esclamando: "Si fa che lo togli di mezzo!" Inghilterra, però, scuote la testa, lasciando Alfred deluso. "No, non lo tolgo. Però, se vieni qui e ti bevi una tazza di tè con me, posso raccontarti una storia che te lo farà piacere".  America fa una smorfia. "Il tè mi fa schifo... Perchè borbotti e mi guardi male? Zio Arthie?".
"Zio Arthie potrebbe aver cambiato idea, sai, ne sa tante di storie che fanno paura..." mormora Inghilterra, con un tono falsamente minaccioso.
Alfred assume un'aria angelica. "Oh, ma io intendevo… ma certo che lo voglio, il tè! Era uno scherzo, ma voi inglesi non li capite mai".
"Umpfh. Cos'è che non capiamo, noi inglesi? Ma guarda il moccioso... Ah, vieni qui, Al. Vieni e ascolta, e ti prometto che non avrai mai più paura del candelabro!". America sorride, andando a sedersi sulle gambe di Inghilterra.
"Dunque... Un tempo questa casa non apparteneva a me, ma...".
"Zio Arthie, stai sbagliando" osserva tranquillamente il bambino, alzando le spalle.
"Ma... Ma è la mia storia! Come fai tu a sapere che sto sbagliando?".
Alfred guarda Inghilterra come per dire 'ma è ovvio'.  "Le favole iniziano con 'C'era una volta...'. Come fai a non saperlo?". Arthur alza gli occhi al cielo. "Ma mi ascolti o no? La storia la racconto come dico io, vorrà dire che è una favola alternativa" risponde, sbuffando; "dai, non fare storie" aggiunge poi, dolcemente.
"Dicevo, questa casa non apparteneva a me, ma ad un altro stato; di lui non si ricorda nulla se non il nome, che, tuttavia, non rivelerò adesso. Ti basti sapere che egli era un uomo straordinariamente buono, tant'è vero che fu a lui che le creature magiche si mostrarono per prime...
Tuttavia, prima che arrivasse in questa casa, egli era stato cacciato dalla sua dimora, poichè un altro Stato, un tempo suo amico, ne aveva preso il possesso, dichiarandosi prima indipendente e poi padrone del territorio... Un po' come se tu ti rivoltassi contro di me per crescere da solo e poi mi attaccassi per prendere tutto ciò che è mio".  America sussulta, sgranando gli occhi. "Questa è una favola triste, Arthie. E poi io non ti abbandonerò mai! E perchè dovrei?".
Inghilterra sorride, fingendo di pensarci su. "Non so, avresti tanti motivi... In ogni caso, il protagonista della favola scappò fino a trovare questo posto ed entrò qui, durante un temporale notturno. La prima cosa che vide fu un gigantesco quadro, rischiarato dalla luce delle candele - sì, queste candele, su questo candelabro - e questo quadro raffigurava una donna bellissima, di cui l'uomo si innamorò all'istante. Ella era la padrona di casa, ma era in viaggio e sarebbe tornata dopo giorni e giorni". Inghilterra fa una pausa, osservando le reazioni del bambino. "Ma era in viaggio e lasciava la casa aperta a tutti?" osserva quest'ultimo, perplesso.
"Uffa! E che ne so io quali erano le sue abitudini! Lasciami continuare. Per giorni e notti l'uomo rimase ad osservare il dipinto della donna a lume di candela, fino a consumare ogni candela che la donna aveva in casa... meno una. Allora decise che quell'ultima candela gli sarebbe servita per un atto eroico, grazie al quale avrebbe conquistato il cuore della donna - ovviamente, dopo averla rintracciata".
Al sentir nominare la parola ‘eroico’, lo sguardo di Alfred si illumina.
“Così, l’uomo decise che per colpire la donna, le avrebbe dedicato un’opera d’arte. Non sapeva disegnare, ma era un ottimo scultore e così decise di scolpire il volto della sua amata nel legno. Tuttavia, l’unico legno che aveva trovato in casa era proprio quello del candelabro e così si rassegnò a staccarne un pezzo. Ci lavorò per giorni e infine, una sera, finì l’opera. E mentre la ammirava, la donna rientrò in casa. …Al? Sei sveglio?”.
America apre un occhio, già semichiuso per la stanchezza. “Sì… ti ascolto”.
Arthur gli sorride, cullandolo. “Ma smettila. Stai morendo di sonno. Dai, te la dico in breve. La donna rimase così colpita dalla scultura che…” Il bambino lo interrompe, mormorando qualcosa.
“Che si innamora… yawn… dell’eroe… e vissero felici e contenti… però le tue favole sono strane… di solito l’eroe è… un eroe! Non un… yawn… un fuggitivo”.
“Chiunque può diventare un eroe, Alfred. Anche un bambino come te. Ci vuole solo un po’ di buona volontà. E ora dormi, ma prima dimmi una cosa. Hai ancora paura di quel vecchio candelabro rotto?”
Il bambino scuote la testa, sbadigliando. “Allora sai che ti dico, Al? Te lo regalo”.
America annuisce, con un altro sbadiglio; ed infine si addormenta.

Alfred osservò l’oggetto di legno, o meglio, la metà che ne rimaneva, con un’espressione nostalgica.
Ricordava quella sera come il momento in cui aveva abbandonato una paura infantile, ma soprattutto come la sera in cui aveva fatto una promessa – la promessa – che non aveva saputo mantenere.
Risalendo su per le scale, lungo il corridoio che portava al salotto, ripensò a quando aveva dichiarato l’Indipendenza e aveva distrutto ogni cosa. Sorrise amaramente, constatando che aveva gettato all’aria un legame che era tutto ciò che aveva, per il sogno di diventare un eroe.
Lanciò un’occhiata al candelabro. Forse sarebbe stato giusto restituirglielo. In fondo, ormai, il caffè era diventato freddo; e che se ne faceva, lui, di una bevanda fredda? Tanto valeva uscire di casa e regalare un vecchio pezzo di legno ad una persona. Forse, così facendo, avrebbe avuto un’occasione per rimediare al passato; e, forse, sarebbe diventato un eroe sul serio.

   
 
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