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Autore: Halosydne    06/06/2010    2 recensioni
All my love, Led Zeppelin.
E i pensieri di chi non riesce a togliersi quella canzone dalla testa.
La mia prima storia Originale, spero sarete pietosi xD
Fan Fiction scritta per il tredicesimo turno dei Never Ending Story Awards.
Così è nata questa nostra amicizia strana, fatta di chiacchiere folli a ricreazioni, di treni presi alle sei e mezza di mattina, ancora mezzi addormentati, di me che ti do una mano in greco e di te che mi inviti alle prove del tuo gruppo. E di me che parlo tanto, forse troppo, e di te che mi guardi e sorridi, perché il tasto per spegnermi è un anno che lo cerchi, e non ancora lo hai trovato. Ora, sembra che qualcuno quel tasto lo abbia trovato.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vieni qui 
All'attimo che non c'è.

 

«Vieni qui.»
Il treno sobbalza leggermente, costringendoti a reggerti per un attimo al sedile. La tua vecchia tracolla urta l’enorme borsa di una vecchia signora, e tu ti fermi a rimetterla al suo posto, scusandoti.
Pochi attimi nei quali i nostri sguardi non sono legati.
E allora sospiro.
Perché è giunto il momento di dirtelo.
«Ehi.»
«Ehi.»
Mi guardi, il braccio poggiato alla testiera del mio sedile. Mi chiedo come mai non ti siedi di fronte a me, il posto in fondo è libero.
Mi guardi, perché sono stata io a chiamarti, no?
Tu te ne stavi bello tranquillo, seduto per conto tuo, le cuffiette nelle orecchie.
E io, io ti ho chiamato.
Dunque, perché, perché non riesco a parlare?
E dire che di solito c’è bisogno di chi argini la mia parlantina inarrestabile, non ti sei mai fatto scrupoli a dirmelo, fin dalla prima sera, quella nella quale ci siamo conosciuti.
Prendevamo lo stesso treno ogni giorno da quasi due anni, frequentavamo la stessa scuola, eppure il fatto che frequentassimo tu il ginnasio e io il liceo, in due sezioni differenti, su due piani diversi, non ci aveva permesso di conoscerci.
Fino a quella sera. Avevamo appena finito le prove dello spettacolo di teatro, era tardi e il treno sarebbe partito di lì a venti minuti. Di vista ti conoscevo, e così…
«Ehi, tu sei quello dei Led Zeppelin!»
«Uh?»
«Dai, sei il cantante della cover band dei Led Zeppelin! Tu e il tuo gruppo avete suonato all’ultima assemblea e vi ho amati alla follia quel
giorno…»
Hai sorriso, un po’ stupito dal fatto che una perfetta sconosciuta ti si rivolgesse in quel modo, e probabilmente anche dal fatto che parlavo a
raffica come mio solito. Mi hai porto la mano sinistra, non la destra.
«Daniele.»
«Piacere, Rossella. Ed è un mese che devo dirti che ti stimo.»
«Wow, sono onorato. Non hai l’aria di una a cui piacciono i Led Zeppelin però.»
«Mai fidarsi delle apparenze.»
Avevo sorriso. Mi eri simpatico a pelle. E così ti avevo trascinato alla stazione, senza smettere di parlare, e tu a tratti ridevi, ed era palese che ti
stessi chiedendo dove fosse il tasto per spegnermi. Ad un certo punto ti avevo anche chiesto di parlare un po’ tu, mancavano poco più di ventiquattro ore allo spettacolo e rischiavo di rimanere senza voce…
Così è nata questa nostra amicizia strana, fatta di chiacchiere folli a ricreazioni, di treni presi alle sei e mezza di mattina, ancora mezzi addormentati, di me che ti do una mano in greco e di te che mi inviti alle prove del tuo gruppo. E di me che parlo tanto, forse troppo, e di te che mi guardi e sorridi, perché il tasto per spegnermi è un anno che lo cerchi, e non ancora lo hai trovato.
Ora, sembra che qualcuno quel tasto lo abbia trovato. E che non si sia accontentato di premerlo, ma lo abbia anche fissato con lo scotch.
Dannazione.
«Allora?»
Traballi un po’, questo treno oggi sembra avercela con te.
«Ok.» Un respiro. «Adesso te lo dico.»
Te lo dico perché esattamente un mese fa alle prove cantavi All my love e mi guardavi, Should I fall out of love, my fire in the light, to chase a feather in the wind, e i tuoi occhi nei miei, e quel fiume di note e Mauro che alla batteria andava leggermente fuori tempo e tu per una volta non lo fissavi male per rimproverarlo ma guardavi me, guardavi me, e io che potevo fare, cosa altro potevo fare, se non guardarti, e continuare a guardarti, e ancora oggi, a un mese da quel giorno, non ascolto nient’altro che quella canzone, e non riesco a togliermi dalla testa la tua voce, scusami Robert Plant ma è la voce di Daniele che voglio sentire se parte All my love, scusami davvero Robert, sei un grandissimo cantante ma è la sua voce che voglio…
E da un mese sei sempre nei miei pensieri, sei nelle cuffiette del mio iPod, sei in ogni mano sinistra, in ogni sedile di questo treno.
Questo treno che è il nostro treno.
Te lo dico, sì. Devo dirtelo.
«D-daniele senti… io… ecco…»
Percepisco distrattamente che il treno sta rallentando, dannazione devo fare presto, pochi minuti e si fermerà e io non ti avrò detto niente e dovrò scendere e non troverò mai più il coraggio.
Un benedetto scatto d’orgoglio. Il coraggio che mi serve me lo dà inspiegabilmente la tua mano, poggiata sulla testiera del sedile, la guardo per un attimo e vedo che ci sono ancora i segni di quella volta che con una penna ho provato a scarabocchiarti i simboli dei Led Zeppelin sul dorso, quella mano io allora l’ho tenuta tra le mie, se l’ho fatto posso anche dirti tutto, dirtelo ora.
E allora mi alzo in piedi a fronteggiarti, dannazione ma quanto sei alto, oh ma che importa, devo parlare, devo dirti che…
«… E’ da un mese che ascolto All my love, ok? Da un mese. Perché, perché mi fissavi mentre la cantavi? Non ascolto altro. E continuo a pensare a te che la canti e mi fissi e non capisco più niente e…»
Il treno sobbalza. E io, lo sai, ho uno scarso senso dell’equilibrio, scarsissimo, non mi reggo in piedi da ferma figurati ora, credimi non l’ho fatto apposta a finirti addosso, scusami, sto per scusarmi, ricominciare a parlare a raffica, ma poi la tua mano è sul mio viso, io sono aggrappata a te per non cadere e la tua mano è sul mio viso e mi carezza la guancia, si posa un dito sulle mie labbra, l’hai trovato il tasto per spegnermi alla fine, mi guardi e dentro la mia testa iniziano a suonare le prime note di All my love, oh Zeus aiutami tu questa canzone mi è entrata in testa e non ne uscirà più e tu continui a fissarmi.
Un sorriso, piccolo, quasi timido, ti si disegna sul volto mentre lo avvicini al mio.
«Shh. Vieni qui.»

 

 

 

Un paio di annotazioni.
Questa storia è nata nella mia mente malata un paio di giorni fa, ma non l'ho scritta.
Mi sono poi imbattuta nel tredicesimo turno dei NESA, al quale ho dovuto iscriverla, dunque eccola qua.
Non ho mai scritto un Originale, non so se continuerò a farlo,
ma se dovessi, penso che creerei una sorta di serie che raccolga il mio quotidiano immaginare "cosa succederebbe se".
Perchè i personaggi di questa storia esistono davvero, anche se non si chiamano così.
E ho voluto dar loro una storia pregressa e l'ambientazione giusta perchè potesse accadere ciò che nella vita reale non credo che accadrà.
Dopo questo delirio apparentemente insensato, vi lascio.
Mi farebbe davvero piacere leggere qualche recensione :)
Bacioni
Rò. 

   
 
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