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Autore: Queen_Dair    06/06/2010    1 recensioni
Questa storia parla della rinascita di un'amore tra Summer (una figlia viziata e arrabbiata) e Shannon (un padre duro, ma stranamente anche molto dolce e sensibile).
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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titolo ff: Un'estate in Africa
raiting: verde
autore: Micky6277
DISCLAIMER: non possiedo i diritti su nessun personaggio esistente citato in questa OS. La storia è di pura fantasia e le descrizioni dei paesaggi e del popolo africano potrebbero non essere del tutto corrette e veritiere in quanto sono frutto solo di ricordi di scuola, non di un vero viaggio in Africa.



Quello che ci accade nel passato, ci rende le persone che siamo oggi..

Ero così felice di compiere sedici anni. Ricordo tutti i preparativi per il mio “super sweet 16” e ricordo che non vedevo l’ora che il giorno del mio compleanno arrivasse per avere tutto quello che mia madre e il suo compagno mi avevano promesso. Alla mia festa sarebbero venuti tutti i miei amici e le ragazze e i ragazzi più “in” del mio liceo.. non avevo intenzione di invitare anche i perdenti ed era meglio per loro non presentarsi, se non volevano incorrere nella punizione che avevo organizzato per gli imbucati. Ci sarebbero stati inoltre delle famose celebrità di Hollywood pagate fior di quattrini dal mio patrigno e avrebbero suonato alla mia festa i Linkin Park e i Fall Out Boy, facendo sfogare tutti con la loro musica e facendomi sentire la persona più invidiata non solo del liceo, ma di tutta New York. Si, la mia festa sarebbe stata un successo e tutto quello sarebbe stato registrato e immortalato per l’eternità dalle telecamere di MTV. In quei giorni sentivo che avrei potuto toccare il cielo con un dito e mi sentivo più famosa, ricca e invidiata di una qualunque principessa perché io ero per tutti i miei compagni di scuola.. una star.

Ad un mese esatto dal mio compleanno e esattamente una settimana dopo la fine delle lezioni andai da mia madre per parlare del organizzazione della festa. Dovevamo prenotare il locale, ingaggiare un dj, correre in Italia a prendere dei magnifici abiti da sera di qualche stilista famoso e fare un milione di altre cose, ma il destino a volte ci è avverso e quel giorno la mia vita era destinata a cambiare..

Andai in cucina da mia madre e la trovai parlare in maniera confusa e nervosa con Carmela, la nostra governante. Non diedi molto peso a quello che si stavano dicendo perché mi interessava solo la festa e così iniziai ad elencare tutto quello di cui avevo bisogno per sentirmi una vera principessa.
“Mamma, dobbiamo iniziare ad organizzare la festa per il mio sedicesimo compleanno, manca solo un mese e ci sono un milione di cose da fare.” Dissi mettendo sopra al tavolo un enorme quaderno con tutte le cose che avevo in mente per la mia festa.
“gioia, dobbiamo parlare..” mi rispose lei, prendendo con entrambe le mani una tazza di caffè bollente.
“mamma, non abbiamo tempo per parlare.. occorrono vestiti, un locale dove fare la festa.. un dj.. gli inviti da dare ai miei amici e a tutti quelli che parteciperanno alla mia festa, bisogna contattare le band.. dio.. le band!.. Oscar ha chiamato i LP e i FOB per me? Hanno detto che ci saranno vero?” dissi con uno sguardo indagatore ma pieno di speranza. Lei guardò prima Carmela e poi me e sospirò profondamente prima di parlare.
“gioia, come ti stavo dicendo, c’è qualche problema con la tua festa..” disse guardandomi con quei suoi grandi occhi verdi.
“Cosa? Vuoi dire che non ci saranno loro a suonare? Ma Oscar me lo aveva promesso… farò una pessima figura se non ci saranno quelle band.. ne sto parlando alle mie amiche da Natale.. oh mio dio, è una catastrofe.. cosa farò? Oscar.. lui.. mamma, digli che mi deve procurare qualcuno di altrettanto famoso.. ma ti prego.. non qualche vecchio rimbambito come i Rolling Stone..e poi..”
“Summer, ORA BASTA!” mi urlò dietro lei, sbattendo la tazza sul tavolo e rovesciando il caffè. Carmela si mise subito a pulire la tavola e io guardai mia madre con un aria confusa e in attesa di sapere che diavolo ci fosse di più importante della mia festa.
“senti. Scusami se ho urlato, ma non mi hai dato altra scelta.” Poi mi scrutò meglio e sedendosi davanti a me, mi prese le mani tra le sue ed iniziò a parlare in maniera più tranquilla.. per quanto le risultasse possibile.
“ascolta, io e Oscar stiamo passando un periodo difficile, ecco.. noi.. noi siamo in crisi.. anzi, sarebbe più opportuno dire che abbiamo proprio chiuso la nostra storia.” Mi mise un dito davanti alla bocca per farmi capire di non parlare e poi continuò. “era da un po’ che non andavamo più d’accordo e beh, credo di essere diventata anche troppo vecchia per lui” disse, guardando in alto e fingendo di piangere.

Conoscevo quella parte fin troppo bene. Da quando mio padre ci aveva abbandonate, succedeva la stessa cosa ogni due o tre anni e questa era la quarta volta che accadeva.. anzi, Oscar era durato anche più degli altri mariti che lei aveva avuto. Sapevo benissimo che avrebbe continuato dicendo che lui non la voleva più perché era diventata troppo vecchia, che si sentiva come un trofeo al inizio di quel rapporto, ma che ora si sentiva solo un peso.. che la vita era triste e desolata a causa della continua assenza del marito, e concludeva sempre dicendo che non mi sarei dovuta preoccupare perché lei avrebbe risolto le cose in qualche modo. La realtà era ben diversa da come la descriveva lei, e se si stava per lasciare con uno dei chirurghi plastici più ricchi del paese significava solo una cosa.. aveva trovato qualche altro pollo con molti più soldi di lui che la poteva arricchire.. ecco perché voleva divorziare. Ma quella volta il finale della storia stava per cambiare…

“mamma.. con chi ti stai vedendo?” dissi io incrociando le braccia.
Lei si portò una mano al torace, aprì la bocca e mi guardò con un espressione sbalordita.. ma totalmente finta. “cosa vorresti dire con questo? Osi forse pensare che io sia una poco di buono?”
Io sbuffai e lei si alzò in piedi. “BENE! Se è questo che pensi di me, forse dovresti andare a vivere con tuo padre.” Gli occhi mi schizzarono fuori dalle orbite, mi sentivo soffocare e la guardai con un’aria dispiaciuta dicendole “Mamma, ti prego.. non intendevo dire quello.. mi hai fraintesa.. insomma, se tu avessi un altro uomo sarebbe super.. infondo Oscar non era nulla di che..” stavo odiando me stessa mentre pronunciavo quelle parole, ma perdere la mia festa di compleanno, per quanto spettacolare potesse essere stata, sarebbe sempre stato meglio che andare da l’essere che mi aveva dato la vita.. e il cognome. Le presi il braccio ed iniziai a tirarla, implorandola ancora e ancora e piangendo come una bambina. Lei girò il viso dall’altra parte e con una voce dura e piatta mi disse “ormai è deciso. Preparati, perché domani partirai per l’africa!” e dicendo quelle parole mi lasciò cadere a terra, allontanandosi da me con aria decisa e lasciandomi sul pavimento della cucina a piangere disperatamente, portandosi dietro anche Carmela per fare in modo che non venissi consolata.

Il giorno dopo ero seduta in un aereo che mi avrebbe portato in qualche città della Tanzania e visto che la cosa mi faceva deprimere solo al pensiero, cercai di dormire per tutto il tragitto. L’ultima ora di volo però non riuscì più a dormire ripensando alle parole che mi aveva detto Carmela prima che io salissi sul aereo. “Non piangere piccina mia.. tua madre ti avrebbe mandato lo stesso in Tanzania perché ha combinato un casino con Oscar e ora è probabile che perderete tutte le vostre proprietà..” quelle parole, seguite dal abbraccio strangolatore che mi aveva dato Carmela mi fecero salire una grande rabbia su tutto il corpo. Mia madre voleva farmi partire per la Tanzania facendomi credere che era offesa con me per quello che le avevo detto, ma in realtà doveva essere stata beccata da Oscar mentre lo tradiva e noi stavamo per perdere tutti i nostri averi, comprese le abitazioni che avevamo grazie alle sue precedenti relazioni, solo perché lei non era riuscita a tenere chiuse le gambe. La odiai in quel momento e fui ben felice di allontanarmi da lei.. ma poi mi ricordai che sarei finita dal altro essere che odiavo di più al Mondo e allora mi ributtai a dormire ancora un po’.

Quando arrivai al aeroporto di Mwanza, iniziai a pensare che la mia vita doveva essere finita. Sognavo fin da quando ero bambina di diventare una donna di successo ricca e famosa, ma in quel momento mi trovavo in uno dei posti più desolati e poveri di tutto il Mondo. Alla uscita del aeroporto vidi un uomo bianco di corporatura muscolosa, con i capelli castani e degli occhiali da sole che gli coprivano gli occhi. Indossava una maglietta grigia un po’ strappata sul collo, dei jeans larghi e strappati e delle scarpe di ginnastica della Nike. Guardandolo mi ricordava uno di quei truzzi che c’erano nella mia lussuosissima scuola.. solo un po’ più basso. Aveva una mano in tasca e con l’altra reggeva un cartello in cui c’era scritto il mio nome “Summer Leto”.. scuotendo la testa e abbassando gli occhi per non guardarlo in faccia, mi avvicinai a quel uomo che molti anni prima mi era stato tanto famigliare.
“Ciao Shannon!” dissi guardando da un’altra parte e mettendomi gli occhiali da sole.
“Principessa.. sei davvero tu?” rispose lui mentre gli si dipingeva sulla faccia un enorme sorriso. Io lo guardai con un po’ di disprezzo. Desideravo fortemente essere considerata una principessa.. ma non da lui. Non dopo tutto quel tempo.
“beh, sei davvero cresciuta, non c’è che dire.. sei diventata una ragazza bellissima e sono sicuro che farai girare la testa a molti ragazzi” disse sorridendomi, ma vedendo che gli lanciavo l’ennesima occhiataccia, decise di smetterla di parlare e mi fece strada al nostro “mezzo di trasporto” …una stupida e orrenda Jeep bianca di uno stupido zoo. A bordo c’era un ragazzo di colore che aveva più o meno la mia età, e che appena mi vide mi lanciò un sorriso smagliante, mostrandomi quei suoi denti bianchi e perfetti.
Scese dal auto e si avvicinò a me porgendomi la mano. “ciao io sono Yohaness, lavoro con tuo padre allo zoo di Mwanza, ma faccio anche da guida turistica a tutti quelli che me lo richiedono..”
“Vedrò di ricordarmelo” risposi con un tono poco interessato, mentre gli stringevo la mano.
“principessa, dove sono i tuoi bagagli?”
Con un braccio mostrai a Shannon un carrello in cui sopra c’erano tre grandi bagagli e uno piccolino che era il mio beauty case. Lui sgranò gli occhi per la sorpresa.
“ma sono tutti tuoi?” io annui “ma principessa.. non ti servono tutte quelle cose qui.. mica devi andare a qualche sfilata di moda o a qualche festa di lusso.. siamo in Tanzania.. ti basterà una tuta e delle scarpe da ginnastica.” Lo guardai con disprezzo. “tutto quello che ho portato via mi serve. E ora prendi i bagagli.. ho bisogno di andare a sdraiarmi subito perché sono stanchissima!” mi sedetti in auto e vidi Shannon e Yohaness scambiarsi un’occhiata di intesa. Odiavo già quel posto, ma non avevo ancora visto nulla.

Durante il tragitto in auto, mi salì la nausea nel vedere che ci stavamo allontando da quel poco di tecnologia che avevo visto a Mwanza per avvicinarci a dei piccoli villaggi sperduti. Avrei preferito trasferirmi a Brooklyn con Carmela, piuttosto che andare a vivere per due mesi in quella terra sperduta. Guardai Shannon e Yohaness che erano seduti davanti e li detestai per essere così calmi e tranquilli in un posto dimenticato da tutti. Chiusi gli occhi e cercai di pensare alla mia bellissima città.. ai venditori ambulanti di hot dog e chili, ai tassisti furiosi che suonavano il clacson, ai grattacieli alti e snob e ai miei amati negozi di moda.. dio quanto sarei voluta andare da Saks per sfogarmi un po’ e comprare qualcosa di carino, ma in quel posto il massimo che potevo sperare di comprare erano delle collane etniche.. infondo l’etnico non passava mai di moda nemmeno a NY.

Ad un tratto mi sentì sbalzare in aria e così aprì gli occhi per gridare la mia ira: “maledizione Shannon, vuoi stare attent.. wooow” lo spettacolo che avevo davanti agli occhi era qualcosa di così maestoso e affascinante che non sapevo se sorridere dalla gioia o piangere dalla paura. Ci trovavamo in mezzo al nulla. Davanti e dietro di noi c’era solo terra, ma il lago che era di fianco a noi era davvero meraviglioso e la sua acqua era di un colore cristallino che sembrava scintillare grazie alla luce che emanava il sole. Il sole poi era enorme.. sembrava ricoprire tutto il cielo.. non lo avevo mai visto così grande e in quel istante provai una strana sensazione.. era come se mi trovassi al interno di uno di quei bellissimi quadri antichi.. una sensazione strana si, ma che mi fece battere forte il cuore. Shannon e Yohaness si scambiarono l’ennesimo sguardo compiaciuto, e io allora richiusi gli occhi, fingendo che quel posto non mi interessasse.. infondo, c’era solo un bel panorama.. ma dovevo ancora vedere dove sarei andata a dormire..

Dopo un paio di minuti mi sentì strattonare da qualcuno, alzai lo sguardo e vidi gli occhi marroni di Shannon puntati sui miei.. li guardai per un istante immergendomi al loro interno per vedere il mio riflesso nei suoi occhi.. non ricordavo di averli presi da lui. Lui mi sorrise.. forse perché era la prima volta, da quando ero arrivata, che non distolsi lo sguardo dal suo, ma prontamente tornai in me, e uscendo dal auto dopo essermi ripresa gli occhiali da sole che mi erano caduti per terra, dissi “siamo arrivati?” con uno sguardo un po’ deluso mi rispose di si. Mi guardai attorno ma non vidi case.. o almeno, quello che io consideravo una possibile casa.. c’erano solo delle piccole “baracche” di mattoni e io speravo davvero che mi stessero prendendo in giro. “è uno scherzo?” dissi in tono tutt’altro che amichevole. Shannon fece un enorme sospiro si mise le mani nei fianchi e poi avvicinandosi a me.. anche troppo, tornò a guardarmi negli occhi. “ascolta principessa.. qui siamo in Tanzania, non in America.. devi smetterla di pensare da persona ricca, perché qui la ricchezza si misura dalla bontà del cuore, non dallo spessore del portafoglio!” Guardai per terra, sentendomi uno schifo a causa di una persona che a parer mio non meritava nemmeno di venire ascoltata e desiderai fortemente di poter tornare a casa subito. Yohaness si avvicinò a me, mentre Shannon era entrato in una di quelle baracche e appoggiandosi con la schiena sulla jeep iniziò a parlarmi. “So che questo posto non è un lussuosissimo hotel americano e so che il nostro paese è povero.. ma se gli darai una possibilità, vedrai che tutto questo riuscirà a conquistarti.” Mi sorrise e mi guardò, in attesa di una risposta che non arrivò mai, così continuò a parlare. “ascolta, non ti sto dicendo che entro stasera cambierai la tua prospettiva di vita.. ti sto solo dicendo che credo che questo posto potrebbe davvero aiutarti..” “aiutarmi a fare cosa?” risposi io. “beh..” alzò gli occhi al cielo “magari aiutarti a fare pace con tuo padre..” lo guardai in cagnesco, ma lui continuò a parlare. “Sai, da quando lo conosco non la smette di parlarmi di te.. mi dice sempre che sei un eccellente studentessa, che un giorno andrai ad Harvard. Che oltre ad essere intelligente, sei anche bella, e beh..” arrossì e si grattò la testa in un gesto nervoso “si, insomma.. direi che ha ragione.. sei davvero una ragazza carina.. e lui ti ama molto.. sei la sua principessa..” al suono di quelle ultime parole mi infuriai come non mi era mai capitato e guardando in faccia il povero Yohaness iniziai a tirar fuori tutto quello che avevo dentro di me. “IO NON SONO LA SUA PRINCIPESSA E NON LO SARò MAI E LUI PER ME è MORTO QUANDO TANTISSIMI ANNI FA MI HA ABBANDONATA. NON è NESSUNO.. E DI CERTO NON è MIO PADRE, PER CUI SMETTILA DI DIRE QUESTE FESSERIE.. LUI NON ESISTE PER ME E NON MERITA CHE IO LO PERDONI!” Yohaness sembrava sconvolto, ma non per le mie parole.. seguì il suo sguardo e girandomi vidi Shannon con gli occhi lucidi. Mi girai dall’altra parte per non guardarlo.. non mi importava se lo avevo ferito, infondo lui aveva abbandonato una piccola bambina di sei anni e non era mai più tornato indietro, per cui tra i due non ero io la cattiva.. non POTEVO essere io la cattiva. Lo sentì dire “Yohaness, Tata ha bisogno del tuo aiuto.. io devo andare allo zoo, ma tornerò presto!” “va bene” rispose Yohaness.. poi sentì la jeep allontanarsi e io mi sedetti per terra, a guardare il nulla.

Dopo un paio di minuti mi trovai davanti un uomo che mi ricordava Yohaness.. era solo più vecchio, ma aveva la stessa corporatura e la stessa pettinatura del ragazzo che mi aveva accompagnata fino lì. Mi porse una specie di tazza fatta di argilla e con un gesto della mano mi invitò a bere. Io lo guardai un po’ spaventata, ma poi iniziai a bere e mi accorsi che mi aveva dato del acqua. Senza volerlo iniziai a sperare che almeno fosse acqua potabile. Lui mi sorrise e mi tese la mano in segno di amicizia. “Io sono Joséph, il padre di Yohaness e un vecchio amico del tuo..” sbuffai e lui sorrise. “Lo sai che hai lo stesso carattere di tuo padre? Sisi, continua a fare quella faccia.. sei davvero uguale..” disse lui ridendo come un pazzo. “siete entrambi testardi e convinti di essere nel giusto.. fino a che uno dei due non deciderà di mettere da parte l’orgoglio e il risentimento, non potrete mai andare d’accordo.. ti prego.. ascolta le mie parole.. so quello che dico.” Mi accarezzò la spalla e poi prendendo la tazza che non conteneva più acqua, ritornò nella sua baracca. Io mi sedetti per terra, stringendo le braccia attorno alle mie gambe e rifugiandomi con la testa nelle mie ginocchia.. mi sentivo davvero mancare le forze.. Non solo per il lungo viaggio, ma anche per le bugie di mia madre.. per le parole che avevo detto a Shannon e per quel posto che ancora non conoscevo. Yohaness si avvicinò a me e mi disse che “Tata” chiunque essa fosse, mi aveva preparato un letto per dormire.. in realtà in Tanzania erano a mala pena le otto di sera, ma avevo davvero bisogno di chiudere gli occhi e di terminare quella orribile giornata, così, senza pensarci due volte lo seguì e andai a distendermi in quello che secondo loro poteva essere un letto.

Le due settimane seguenti passai gran parte delle mie giornate con Yohaness e la sua famiglia. Shannon se ne andava di casa sempre prestissimo e tornava la sera tardi pur di non parlare con me, ma io cercavo di non pensarci molto, perché infondo era anche colpa mia se era nata quella situazione. Yohaness mi portava sempre con la sua “safari jeep” a conoscere la sua città. I primi giorni mi sentivo malissimo.. non perché stessi male fisicamente, ma semplicemente perché mi mancavano le comodità che avevo a casa e persino i rumori assordanti del traffico newyorkese, ma lui mi portò da delle signore che mi mostrarono le collane e i braccialetti che facevano e così riuscì a distrarmi un po’. Imparai subito che la maggior parte dei vestiti che mi ero portata dietro non mi sarebbero serviti.. anzi mi sarebbero stati solo di impiccio.. alcuni perché erano troppo vistosi e Joséph mi disse che rischiavo di attirare i ladri, che in quel paese non si limitavano solo a rubare.. altri invece avevano dei colori troppo sgargianti che potevano attirare delle zanzare pericolose o far infuriare gli animali. Così andai al mercato con Yohaness, sua madre Zahra.. una donna dai capelli ricci e lunghissimi e dagli occhi neri..il suo fratellino Azizi, che aveva sei anni ed era un piccolo guerriero e la sua sorellina Mandisa che aveva appena iniziato a parlare ma che era bellissima come la madre e mi fecero comprare dei vestiti color cachi perché dicevano che attiravano meno gli animali in quanto si intonavano con la natura circostante.

In quelle prime settimane imparai molto da Yohaness e dalla sua famiglia. Tata, la vecchia signora un po’ grossa che abitava nella baracca accanto alla mia, era una specie di capo per tutte le altre famiglie che abitavano nelle vicinanze.. mi insegnò a cucinare dei piatti buonissimi e fare il pane e le torte che ancora oggi amo. Josèph mi spiego perché venissero chiamati Sukuma e che cosa rappresentava per loro e per le popolazioni vicine quel termine e quel loro modo di vivere. Zahra invece, mi fece scoprire l’importanza che avevano l’agricoltura e l’allevamento per la loro popolazione e mi portò con lei per aiutarla un paio di volte. I bambini invece mi insegnarono la gioia di divertirsi con poco, facendo vecchi giochi e raccontandomi storie che i loro nonni gli avevano insegnato e infine Yohaness.. beh, lui era diventato il mio miglior amico.. passavamo moltissimo tempo assieme, facendo delle lunghe passeggiate attorno alla riva del lago, parlando di noi, della nostra vita e dei nostri sogni e più di una volta mi portò a fare dei piccoli safari per farmi scoprire e conoscere gli animali nel loro ambiente naturale.. mi sentivo davvero benissimo con lui e stranamente, mi divertivo moltissimo.. ma sentivo che mi mancava ancora qualcosa…

Un giorno chiesi a Yohaness di portarmi nello zoo in cui lavorava Shannon e di lasciarmi là. Avevo il cuore che mi batteva forte e sentivo il mio respiro diventare sempre più veloce per il timore di venire cacciata da lui, ma una leggera brezza d’aria mi diede coraggio e così dopo aver fatto un respiro profondo entrai nella stanza in cui Shannon stava parlando con una donna bionda, che inseguito scoprì essere la veterinaria dello zoo. Lui mi guardò esterrefatto e si limitò a dire il mio nome. Io avanzai lentamente verso di lui e la donna si dileguò, limitandosi a dire “vi lascio soli..” probabilmente sapeva chi ero e preferì lasciarci un po’ di privacy.
Shannon si sedette su una sedia e mi fece segno di accomodarmi. “che cosa vuoi?” disse in tono dispregiativo, io lo guardai sorpresa per quelle parole e sentì le lacrime sgorgare dai miei occhi mentre gli dicevo “mi dispiace”coprendomi il volto con le mani. Lui fece un respiro profondo, si inginocchiò davanti a me e mi prese le mani tra le sue guardandomi dritto negli occhi. “no.. dispiace a me..” non capivo cosa volesse dirmi con quelle parole, e lui si spiegò, sorridendomi dolcemente. “Avevi ragione.. in un certo senso è come se ti avessi abbandonata per tutti questi anni, ma credimi.. non lo ho fatto per farti del male.. ne perché non ci tenevo a te.. credimi.. io ti amo più della mia stessa vita.. tu sei davvero l’unica persona al Mondo che non vorrei mai perdere..” le lacrime iniziarono a diventare sempre di più e la vista iniziò ad annebbiarsi mentre con la poca voce che mi rimaneva dissi uno stupido “oddio..” cercai di asciugarmele, ma con la vista annebbiata ci misi un po’ a capire che stava piangendo anche lui. “non ti ho mai dimenticata.. sei sempre stata la mia principessa e lo sarei per sempre.. che ti piaccia o meno”.. sorrisi a quelle parole e lui fece lo stesso. “Io e tua madre ci siamo sposati giovani e beh.. preferisco non parlare del perché ci siamo lasciati.. voglio solo che tu capisca che tu non centravi nulla, perché per entrambi sei l’unica cosa che valga al Mondo..e anche se non ti sono stato vicino fisicamente, devi sapere.. anzi, devi capire, che sei sempre stata nel mio cuore.. io.. io..” mi inginocchiai davanti a lui e lo strinsi forte, dicendogli “grazie Shannon.”

Le settimane seguenti erano ricche di incontri con Shannon.. praticamente, quando non andavo a fare un safari con Yohaness, andavo con lui allo zoo di cui era il direttore, cercando di aiutarlo a curare gli animali e anche con le cose pratiche visto che non era molto bravo ad usare il pc. Anche lui mi portò a fare qualche safari.. anzi, quello che facevo con Shannon erano delle stupende gite in giro per la Tanzania alla scoperta di popoli, luoghi e animali a me sconosciuti con l’aiuto delle sue bellissime macchine fotografiche. Mi divertivo moltissimo con lui, prendendolo sempre in giro per quel suo stupido giubbotto di pelle nera che si ostinava a portarsi dietro nonostante il caldo e per la sua bassezza.. ma lui mi rispondeva sempre che io ero ancora più bassa di lui.. “per forza, sono una donna io!” gli ricordavo sempre e alla fine scoppiavamo a ridere e finivamo con il fare l’ennesima gara a chi arrivava per primo alla jeep.. inutile dire che vincevo sempre io.. ma credo che il più delle volte mi facesse vincere apposta.

Un giorno mi svegliai presto per andare con Shannon allo zoo, ma lui non c’era e Yohaness che era seduto fuori dalla mia baracca, mi disse che era stato chiamato dalla veterinaria per andare a visitare un elefante che stava male. Io chiesi a Yohaness di accompagnarmi allo zoo, ma lui inventò mille scuse diverse per non farlo, e io iniziai a sospettare che stessero tramando qualcosa.. anche se non ne capivo il motivo. Tata uscì dalla sua baracca e ci disse che aveva bisogno di tranquillità e che era meglio se ci allontanavamo per un paio d’ore. La guardai scioccata.. non solo per quelle parole, che da quando ero lì non aveva mai pronunciato perché voleva sempre che la aiutassi a fare qualcosa, ma anche perché era in piedi.. era la prima volta che la vedevo uscire dalla sua baracca ed era la prima volta che potevo vedere realmente quanto fosse alta. Era più o meno un metro e ottanta.. un gigante confronto a me. Io guardai prima Yohaness, poi Tata e dissi loro che forse era meglio se andavo da Shannon visto che lei voleva “stare tranquilla” ma loro iniziarono a parlare sempre più velocemente e io non riuscivo più a capire quello che dicevano. Quando anche i bambini, che di solito insistevano per farmi rimanere a casa con loro a giocare, mi dissero di allontanarmi per tutto il giorno io capì che stavano davvero tramando qualcosa, e così decisi di stare al loro gioco dicendo loro che sarei andata a farmi una passeggiata. Appena iniziai a camminare il mio migliore amico mi prese la mano e mi trascinò verso la jeep dicendomi che visto che ero libera e che era da un paio di giorni che non andavo via con lui, voleva portarmi in un posto speciale. Io accettai e insieme ci dirigemmo da qualche parte, lontano dal villaggio.

Con Yohaness arrivai in una posto che non avevo mai visto.. eravamo in piena savana, circondati da animali che non si spaventano dalla jeep, anzi, alcuni di loro venivano anche vicino a noi per studiarci come noi facevamo.. e facciamo ancora con loro. Era bellissimo lasciarsi trasportare dalla jeep in quei luoghi magici e splendenti in cui si poteva vedere una natura incontaminata dal uomo e sentire il vento caldo scompigliarmi i capelli per accarezzarmi dolcemente il viso.. mi faceva sentire in un vero paradiso. Mi girai verso Yohaness e lo vidi fissarmi intensamente. “che c’è?” dissi io sorridendo “sono buffa?” lui arrossì, poi mi sorrise. “non sei buffa, ma è bello vederti così felice.” Ed io pensai che lo ero.. lo ero davvero.. forse era la prima volta che mi sentivo così felice.. la prima volta che mi sentivo davvero viva.
Yohaness si fermò in mezzo al nulla e poco lontano da noi vidi delle tigri che stavano distese a pancia all’aria per prendersi un po’ di sole. Scese dal auto e si avvicinò lentamente a loro. Pensai che fosse impazzito, ma istintivamente lo seguì. Una delle tigri vedendoci avvicinare, si mise subito in piedi e a passo lento ci venne incontro mentre apriva la bocca per ruggire. Sentivo il mio cuore battere forte e l’adrenalina aumentare. Yohaness mi disse di non avere paura, ma stranamente non ne avevo.. mi sentivo forte ed eccitata come non mai. Mi avvicinai ancora di più alla tigre, mettendo avanti le mani per fargliele annusare, una volta che lei mi fosse stata davanti, come facevo con i cani. La tigre mi guardò negli occhi, avvicinò il naso alle mie mani, e poi me le leccò. Io sorrisi felice e Yohaness tirò un sospiro di sollievo.. probabilmente nemmeno lui si aspettava che sarebbe andato tutto liscio.. il che mi fece pensare che mi volesse vedere morta, ma poi sorrisi di quel pensiero stupido. Si avvicinò alla tigre.. lei lo guardò e poi si girò verso di lui per leccargli una mano mentre lui le accarezzava la testa. “lei è Dalila” mi disse lui.. la teniamo sotto controllo da quando sua madre l’ha abbandonata dopo il parto.” Io lo guardai interessata per quelle parole e lui sorridendomi continuò a parlare “ormai è grande, ma quando questi animali vengono abbandonati da piccoli, quando diventano grandi è possibile che facciano la stessa cosa con i loro figli e visto che lei ha partorito da poco, ogni tanto veniamo a dare un’occhiata..” poi con il braccio mi indicò il gruppo di tigri che erano ancora distese al sole e vidi che c’erano anche due cuccioli che stavano dormendo.. probabilmente non li avevo visti perché li copriva Dalila. Io le grattai le orecchie e lei chiuse gli occhi per ringraziarmi. “Dalila è sempre stata la tigre preferita di tuo padre.. è stato lui a prendersi cura di lei …hanno giocato molto insieme.. rincorrendosi, giocando a nascondino.. facendo la lotta..” alzai il viso sconcertata.. “la lotta??” lui si mise a ridere di gusto. “si.. tuo padre non è di sicuro un gigante.. ma sa benissimo lottare con gli animali, ed è il motivo per cui lo chiamiamo Shanimal!” “Shanimal?” ripetei io.. poi scoppiamo a ridere forte.

La giornata con Yohaness era stata fantastica.. avevo scoperto molte cose sulla savana e sugli animali che la abitavano, ma cosa più importante.. avevo scoperto molte cose su mio padre e ne fui felice. Appena arrivammo al villaggio notai che c’erano molti foglietti colorati attaccati in giro e un’enorme tavola con moltissime bontà preparate da Tata, Zahra e da tutte le donne del villaggio disposte su un enorme tavola. Mi avvicinai e dalle baracche uscirono tutti gridando “sorpresaaaaa” guardai Yohaness con un enorme punto di domanda in testa, poi mi girai e vidi Shannon venirmi incontro “non ti sarai dimenticata che oggi è il tuo compleanno vero?” ebbene si.. me lo ero dimenticata.. non riuscivo a crederci, ma era davvero accaduto. “Buon compleanno principessa.” Io iniziai a piangere e lui mi abbracciò, stampando un tenero bacio sulla mia fronte. Poi festeggiai con tutti gli abitanti del villaggio che mi insegnarono una danza tribale e che mi divertirono facendo degli spettacoli con il fuoco. Alla fine della serata mangiammo una torta buonissima preparata da Tata apposta per il mio compleanno e poi tutti andarono a dormire mentre io finivo di festeggiare la mia festa con i miei cari amici. Ero così felice per tutto quello che mi avevano dato che sentivo le farfalle nello stomaco. Poi mio padre mi diede il suo regalo di compleanno, nascosto da una carta in cui c’era un disegno fatto per me dai fratellini di Yohaness.. quando lo aprì mi misi a piagere. Shannon mi aveva regalato una delle sue preziose macchine fotografiche e nel biglietto che mi aveva scritto c’era scritto “Alla mia piccola principessa, con la speranza che questa mia passione contagi anche te. P.S. ho deciso di regalarti questa macchinetta perché è stata quella che avevo comprato quando eri nata e con la quale ti facevo sempre foto” poi mi prese una mano e ci mise una foto.. una mia foto.. “la porto con me da quando mi sono allontanato da casa e non ha mai lasciato il mio portafoglio.. beh, fino ad ora.. voglio che la tenga tu, così non dimenticherai mai che tuo padre ti ama davvero” io piansi di nuovo e lui abbracciandomi mi disse “e poi ora ho mille foto tue..e visto che sei una bellissima ragazza, posso vantarmi con tutti mostrandogli quelle.” Scoppiai a ridere e mi asciugai le lacrime “grazie Shanimal!” lui aprì la bocca per lo stupore, guardò Yohaness e disse “TU!” e ci mettemmo tutti a ridere prima di andare a dormire.

Il mese seguente passò molto velocemente.. anche troppo. Trascorsi le mie giornate in compagnia degli amici che avevo trovato, ma soprattutto adoravo passare il mio tempo con Shannon e credo che anche per lui fosse la stessa cosa. Quando mi portò al aeroporto aveva le lacrime agli occhi anche se cercava di nasconderle mettendosi i suoi soliti occhiali da sole. Io lo ringraziai per quella magnifica estate e gli promisi che sarei andata a trovarlo l’anno dopo.. e così feci. Lui mi guardò stupito e mi disse “Summer.. ma hai dimenticato almeno due valige.. dove sono?” io gli sorrisi “ho pensato che forse quelle cose sarebbero servite di più alle persone del villaggio che a me, per cui ti prego di dargliele appena tornerai là” lui annuì commosso, poi Yohaness mi prese per una mano e mi portò in disparte per darmi un foglietto di carta ed una scatoletta. Mi disse di leggere la lettera solo quando fossi stata sul aereo, ma mi concesse di aprire la scatoletta.. e al suo interno vi trovai un bracciale prezioso, mi commossi e lo abbracciai, ringraziandolo di cuore per quel suo gesto, poi lo baciai sulla guancia promettendogli che gli avrei scritto presto. Mentre stavo per salire sul aereo pensai che dovevo ancora fare una cosa importante prima di partire. Corsi indietro da Shannon e lo abbracciai forte, dicendogli “ti voglio bene papà” gli diedi un bacio sulla guancia e gli asciugai le lacrime, sentendomi rispondere “ti voglio bene anch’io principessa”.

Mentre mi allontanavo da quel posto che ormai mi aveva preso il cuore, continuavo a pensare a quanto nella nostra vita non ci sia nulla di scontato e a quanto a volte ci sia bisogno di allontanarsi dalla città per ritrovare se stessi e apprezzare la propria vita e le persone che ne fanno parte.. e grazie al Africa avevo trovato dei nuovi amici, ma soprattutto avevo legato per sempre il mio cuore a quello di mio padre.

   
 
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