Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: _Syn    07/06/2010    1 recensioni
1° Classificata al Contest indetto da signorino "L'ottocento stringe la mano al ventunesimo secolo [Kuroshitsuji & Son of Rust]
“Tornare all'ora del tè.” la voce dell'uomo vestito di nero rallegrò le ombre “Proprio da voi, Conte.”
L'immobilità del nobile scomparve quando i suoi occhi persero finalmente la pallida protezione delle palpebre. Il blu, due sfere nel buio, sciolse la propria regalità sullo sguardo nascosto del becchino.
“Non credo che quell'appellativo mi appartenga ancora.” replicò lui, pur sapendo che quella era un'identità che a stento egli stesso era riuscito a ripudiare. “Ma non posso dire lo stesso di te, Undertaker.” “Non posso liberarmi del mio appellativo, Conte. Non potrei neanche se lo volessi.”
Completa
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Undertaker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3. Kurohitsugi



I


Ciel


Pensare di provare a toccare una luce per aggrapparvisi, pensò dopo anni il Conte, sembrava piuttosto un modo per morire. Invece, quando Ciel aveva visto la luce tagliente era stato certo che se l'avesse raggiunta sarebbe sopravvissuto.

 

Non aveva importanza che gli uomini che l'avevano rinchiuso lì stessero morendo uno ad uno man mano che quella luce avanzava, cacciando dal petto quelli che a Ciel sembravano nastri bianchi e lucenti, pieni di immagini che non pensò neanche per un istante di guardare. Dopo, quando quei nastri si riavvolgevano, essi cadevano. Non come era caduto suo padre. La loro caduta somigliava al sasso che precipitava nel lago, perché quando toccavano terra era come se nell'aria si dipanassero cerchi concentrici di energia, e quell'energia Ciel si ritrovò a berla avidamente, e sapeva di odio. Che importa, si disse per la seconda volta quel giorno. L'importante era che potesse sostenerlo per condurlo finalmente alla fonte della luce tagliente.

Ma più quegli uomini morivano, nutrendolo, più la luce diventava fioca e i suoi contorni venivano smussati. Non aveva più l'aspetto di una luce che gli avrebbe lacerato le mani. Allora, prima che svanisse del tutto, spinse una mano fuori dalla gabbia, sentendo una delle sbarre premere contro il petto che, esile, riusciva a fuoriuscire anch'esso. Lì doveva esserci il cuore, perché le sbarre cominciarono a pulsare, come se ormai la gabbia fosse parte di se stesso. Come se stesse mettendo radici. Non poteva permetterlo, perché doveva uscirne per vivere. Spinse di più, tendendo al massimo anche le dita della mano, e quando pensò di starsi avvicinando davvero, si accorse che era la luce a venire più vicina. E lì, tra il biancore ormai grigio, distinse una figura alta, scura, avvolta da un suono che da quel momento in poi non l'avrebbe più lasciato. Una risata.


Uscire dalla gabbia, a quel punto, era stato un po' come morire per nascere ancora una volta. Il suo corpo gli era come estraneo e sentiva di non essere più la stessa persona. Ma questo non lo pensò, si limitò a sognarlo quando quella figura alta e scura lo prese tra le braccia per condurlo fuori di lì. E in un angolo della sua mente, torturata dal buio e distrutta dalla prigionia, la punta di una luce cercava di districarsi in quel rovo di tenebre. Ma lui non le avrebbe dato il permesso di uscire.


***


Sa, Conte, lui è lì che vi aspetta.”

Incredibile come possiate entrare in simbiosi con una bara.”

Potete anche dargli questo nome, se preferite, ma il Kurohitsugi non gradirà. E poi, sarete voi quello che si unirà indissolubilmente ad esso.”

Uscire da una gabbia per entrare in un'altra. Ecco, invece, qual era il paradigma dell'esistenza di Ciel Phantomhive in quell'istante. Dopotutto, era stata una sua scelta.


L'uomo alto e scuro era tornato nell'inverno in cui Ciel aveva compiuto dodici anni. Zia Angelina era al lavoro, nel suo studio medico, e Ciel era rimasto a casa in compagnia dei soli Tanaka e della governante, Claire.

Era da quando aveva aperto gli occhi, quella mattina, che sentiva che qualcosa si avvicinava, qualcosa che l'avrebbe portato via. Ma non aveva mostrato paura né esitazione, continuando a sorseggiare il suo tè nel salone della casa.


Comparve quasi dal nulla, ondeggiante e accompagnato dalla stessa risata che il Conte sentiva continuamente.

Stavate aspettando il mio arrivo. Gentile da parte vostra.”

Non ho aspettato per cortesia.”

Chiaramente. Paura, dunque?”

Gli occhi saettarono verso quelli dell'uomo – celati – che poi avrebbe scoperto chiamarsi Undertaker, un becchino e uno Shinigami. Uno Shinigami con cui aveva stretto un patto per vivere.


Rimpiangete la vostra scelta, Conte?”

Affatto. Quello che volevo quella notte è stato esaudito, anche se un disegno più grande prevedeva accadesse il contrario, piuttosto.”

E' sempre divertente sentirvi parlare attraverso mie citazioni.”


Quella notte, caro Conte, un disegno più grande prevedeva accadesse il contrario. I vostri assassini sarebbero dovuti sopravvivere, mentre voi...”

Non l'hai fatto per pietà. Ma per un disegno ancora più grande.” comprese Ciel, poggiando la tazzina ormai vuota sul tavolo. E Undertaker rise, sapendo di aver preso una saggia decisione, quella notte.


Desiderate che vi esponga ancora i punti del patto?”

Osi forse insinuare che potrei non rispettarlo?”

No. Voglio semplicemente che in quel momento siate pronto. Il Kurohitsugi non accetta esitazioni.”

Non esiterò.”

Ma Undertaker lo sapeva già.


Sono stato salvato da te?” fuori dalla gabbia, quella confusione iniziale aveva reso chiare molte cose. E l'uomo che gli stava di fronte ovviamente gli aveva salvato la vita per ottenere qualcosa in cambio. Qualcosa che desiderava fortemente.

Sono arrivato appena in tempo, Conte. Se non vi avessi salvato io, non oso immaginare quale

sorta di creatura avrebbe potuto condannarvi all'inferno.” e Ciel seppe subito che lo Shinigami

non si riferiva a quello che sarebbe successo se il sacrificio avesse avuto successo, quanto più al contrario.

Cosa vuoi in cambio?”

Vi sentite in debito?”

Parla.”

Undertaker sorrise silenziosamente, un silenzio strano che non era mai appartenuto alle sue risate. Non erano rumorose, ma neanche così profondamente silenziose.

Kurohitsugi.” rispose.


Un sarcofago oscuro, nero, sulla cui bellezza Undertaker aveva tessuto lodi, ma che per Ciel rimaneva pur sempre una bara. Ciò che era importante, al di là del meraviglioso aspetto del sarcofago, era quello che sarebbe successo una volta chiuso.

Sigillato in quella bara in eterno.”

Sarcofago, Conte.”

Suppongo non sia quella la parte peggiore.”


Il Kurohitsugi avrebbe reso la morte più eterna di quanto il concetto di morte già non fosse. Non divorava l'anima, non lasciava che fosse il corpo a patire le pene come succedeva all'Inferno. Il Sarcofago Oscuro avrebbe trasferito nel proprietario dello stesso tutto ciò che Ciel aveva sentito, provato, visto e pensato nella sua vita, seppur breve. Il mondo al di là di quello, per il Conte, avrebbe trovato dimora in Undertaker.

No... non gli avrebbe divorato l'anima, l'avrebbe guardata, scrutata, carezzata, conosciuta e spogliata di ogni segreto.


Posso chiedervi, Conte, perché avete accettato?” una domanda stupida prima della fine. Questo avrebbe reso più deliziosa l'anima di Ciel, forse. O non sarebbe cambiato nulla.

Ciel non rispose, tuttavia. Non ad alta voce. Forse non voleva che quegli uomini, o qualunque cosa per loro, prendessero la sua vita, anima, corpo. O magari era giusto che finisse così. Se lo sarebbe domandato in seguito.


Ricordate il momento in cui avete desiderato che quegli uomini venissero colpiti dalla mia falce?”

Ricordava la vendetta, la marea di crescente oscurità che gli era nata dentro. Ma, più di quel momento, ricordava...


Non era stato un vero momento, precisamente posizionato in una cornice di tempo. Quel desiderio era nato gradualmente, fino a diventare un groviglio di buio che aveva imprigionato la luce. Quella luce avrebbe dovuto condurlo alla morte, invece era stato abbastanza forte da far sì che accadesse il contrario. Già... a volte si illudeva che, in fondo, avesse fatto tutto lui. Si illudeva, dicendosi che Undertaker avesse semplicemente approfittato della situazione per incastrarlo, costringendolo a stringere il patto del Kurohitsugi.


Ricordo solo il momento in cui mi sono chiesto il motivo di tale gesto. Escludendo il disegno più grande, mi sono chiesto perché uno Shinigami avrebbe dovuto agire in quel modo. Anche la morte è corrotta?”


II


Undertaker


Quando la voce di un piano di purificazione del mondo a opera degli Angeli era giunta alle orecchie degli Shinigami, ai piani alti ci si era immediatamente chiesti che posizione assumere: neutralità? Correre in aiuto degli esseri umani e fermare quella follia? Le opinioni erano diverse, i vantaggi minimi e la possibilità di vincere incerta. Tuttavia, il compito di occuparsi delle anime degli esseri umani era sempre spettato agli Shinigami. Perciò, in quel momento, quale che fosse la loro posizione rispetto al mondo umano e al mondo angelico non era importante. I loro compiti andavano preservati. Undertaker, al tempo, trovò quel terreno di gioco estremamente stimolante. Aveva sempre pensato che tutta la fame accumulata sotto i cuscini reali avrebbe ben presto spaventato la regina, sempre che ella ne fosse consapevole.

E aveva riso tanto, fino a scoppiare, quando s'era reso conto che dopotutto, in tutto quel gioco pericoloso, gli Angeli si fossero rivelati della stessa pasta dei Demoni.

Ma se i Demoni approfittavano della fame bruciante degli uomini, gli Angeli avevano fatto l'esatto contrario. Prima o poi, quel continuo astenersi avrebbe corroso l'anima della gente, rendendo più semplice cadere nel peccato. E la corruzione dell'anima non ha un bell'aspetto né un buon odore per gli Angeli.


Chiaramente, un piano ben congegnato come quello, prevedeva che il punto di inizio si rivelasse facile da intuire, soprattutto se sei uno Shinigami Leggendario e i tuoi interessi coincidono in maniera diametralmente opposta con quelli di un Angelo. E anche se lo Shinigami avrebbe dovuto essere lì dove lo scontro infuriava, come una tempesta, si perse l'intera battaglia, sapendo perfettamente che ne avrebbe combattuta un'altra per conto di qualcuno molto più interessante. Il suo disegno più grande, dopotutto, coincise con la fine di ogni possibilità di prevalere degli Angeli. Era Ciel Phantomhive l'obiettivo finale, principale. Ma lui non l'aveva mai saputo.


La purezza totale si corrompe più facilmente...

La purezza nasce già con il germe impiantato.

La purezza senza briglie dilaga. E poi infetta.



Una delle domande che Undertaker si era posto in seguito, probabilmente la prima domanda che si era fatto in tutta la sua lunga esistenza, era perché non avesse rivelato a Ciel Phantomhive ogni particolare di quel grande piano, di quell'assassinio.

Eppure bastava che guardasse nei suoi occhi e capiva che, in fondo, quel ragazzino non credeva affatto che quella notte di sangue fosse giunta casualmente.

L'ultima delle domande di Undertaker, invece, era perché il Conte non gli avesse mai chiesto niente. Ma probabilmente si era posto quegli interrogativi solo per conoscerne il sapore, sapendo che in verità la risposta era sempre stata lì.



III


Ancora stelle nere


This is the world you live in
Consumed by lust and love and hate
Restrain and try not to give in
Pray that it's too late
This is the world you live in
5


Una cosa che Ciel Phantomhive aveva sempre saputo era che quella notte era effettivamente morto, e non in maniera metaforica o esclusivamente mentale o morale.

Era morto per quei pochi istanti necessari affinché potesse mordere quelle stelle e succhiarne l'essenza. E capire.


Per questo aveva accettato il patto? Undertaker aveva già avuto la sua morte... La sua anima gli apparteneva di diritto?


Una cosa che Ciel si era sempre premurato di mantenere nel silenzio era che sapeva.

Ma i suoi occhi erano grandi abbastanza e inevitabilmente collegati allo Shinigami Leggendario per il patto stretto che quel silenzio si era trasformato velocemente in uno sguardo rivelatore. Quella notte, il Conte aveva succhiato abbastanza conoscenza da sapere che non sarebbe diventato quello che gli altri volevano diventasse: un cane da guardia della regina, un sacrificio di purezza, come era stato suo padre, suo nonno e altri prima di loro. Tutto quello che si era azzardato di desiderare era stato realizzato quella notte dall'intervento di Undertaker, con la sua luce tagliente.

Da lì in poi, il tempo che si era preso era servito solo a rendere più divertente quel finale. Una sorta di ringraziamento al becchino, forse, oppure solo istanti in più per tornare al vecchio lago e riempirlo abbastanza di pietre e sporcarsi le mani, così da sapere che non sarebbe mai stato abbastanza sporco da eguagliare loro.


Undertaker l'aveva sempre saputo? Per questo aveva accettato il patto? Lo Shinigami desiderava lui così com'era, senza contaminare una purezza già corrotta o purificare una corruzione che è propria dell'uomo.


Un'altra cosa che il Ciel bambino e quello adulto avevano sempre serbato nell'anima come il ricordo peggiore, era l'ultima visione della casa e dei genitori. In fondo, lui sua madre l'aveva vista.


Mamma! Papà!” avrebbe voluto urlare, chiamarli e non limitarsi a correre per i corridoi del maniero. Avrebbe voluto che la sua voce li raggiungesse, perché temeva che se non l'avesse fatto si sarebbero dimenticati di lui.

In quel preciso istante, mentre correva, vide già l'ombra di una di quelle stelle e forse iniziò la sua consapevolezza.

Aprì la porta e vide suo padre cadere, piano, con la mano tesa verso di lui. Quello che successe dopo, forse, aveva cercato di cancellarlo, oppure di farlo scorrere velocemente, così velocemente da apparirgli come una macchia sfocata.


Gli uomini sono inclini all'inganno...

Ciel aveva ingannato se stesso.



E' pronto, Conte?”

Era tempo di scrivere la parole fine. Era tempo di andare per non tornare, stavolta. Rimase immobile, al centro della stanza immersa nelle penombra, giusto il tempo che Undertaker lo vedesse.

La morte è più benevola di quanto si possa immaginare, Conte.” disse, immaginando facilmente cosa vi fosse nella mente di Ciel.


Il blu degli occhi di sua madre... sul volto di suo padre.

La mano tesa verso di lui, delicata e dolorosa come una promessa d'eternità non mantenuta. Lo sguardo spento di suo padre mischiato alla vita ancora appena accennata di sua madre. Lei l'aveva visto, in quel momento. E lui l'aveva cancellata, immaginandola morta altrove. Invece lei c'era e nel suo sguardo aveva letto pena e dolore. Un “mi dispiace”, “perdonami”, “Ciel...” mai sussurrati, ma scritti nel blu.

non si era più guardato allo specchio. Il blu.


Alla fine erano morti insieme, in un abbraccio perverso e macabro, e lui non li aveva mai odiati, anche se avrebbe voluto. Tanto, fino a stare male e a soffocare tra le braccia di zia Angelina, fino a chiedere aiuto a Dio, fino a temere il fuoco per non ritrovare il blu dello sguardo acceso nella memoria. Consumato dall'odio, per non essere consumato dall'amore.

Chiuse gli occhi. Era tardi per pregare e inventarsi paure.

Ormai era tempo di liberare la luce da quel rovo di tenebra.


IV


Le sensazioni che si provano quando si è consapevoli di morire volontariamente sono estremamente forti e chiare.

Vi tratterò come le conviene, Conte.” sussurrò Undertaker, osservando il corpo dell'altro.

Ciel, seduto nel Sarcofago Nero ma non ancora disteso, ricambiava lo sguardo.

Non osare dimenticare chi sono, Shinigami.” disse, afferrando un lembo della sua veste scura. Undertaker, il viso vicino al suo, sorrise. Ma quella volta il silenzio non fu così profondo, sapeva solo di verità.

Non lo farò.”

Ancora una volta, come era successo anni prima, Ciel udì il suono del respiro. Ma questa volta già sapeva, senza bisogno di ascoltarlo, che non era un sogno. Altrimenti non si sarebbe spiegato le labbra di Undertaker sulle proprie, seppur per un istante scarso. Si allontanò subito, giusto il tempo di concedergli il sapore ancora vitale di quella che sarebbe stata la morte. E poi le dita di quello che sarebbe diventato presto il suo aldilà, fredde, cominciarono a premergli sugli occhi ormai chiusi. Lentamente, lo spingevano giù, adagiandogli il corpo sul fondo del Sarcofago. Poté vedere quella caduta anche a occhi chiusi, lenta, fino a quando la testa non incontrò la pietra e tutto finì.

Non osare farlo... altrimenti, io stesso dimenticherò chi sono.



FINE




5: Son of Rust, The World you live in

Note di Bella: Ed eccoci giunti alla fine. Grazie per aver letto ^-^

signorino: Elizabeth c'era nella bozza iniziale, insieme a Madame Red in altre scene. E c'erano anche altre parti, ma ho dovuto tagliare per motivo di spazio. Mi rendo che avrei potuto lasciare qualcosa, ma  in quel momento ho calcolato male. In ogni caso, mi stai facendo venire voglia di pubblicare una raccolta di spin-off. Grazie grazie grazie *cuore*

Bella.

  
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