Videogiochi > Final Fantasy VIII
Segui la storia  |       
Autore: Ashbear    07/06/2010    0 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo V. Un tempo per provare dolore ~

14 aprile

Le luci tenui del villaggio si fecero finalmente vedere all'orizzonte altrimenti vuoto. Fece scorrere le nocche sul volante, ascoltando il crack delle piccole ossa. Era stata una notte molto lunga, e l'illuminazione era un sollievo che lo accoglieva come un caro amico. Gli ultimi pochi chilometri di viaggio erano sembrati la parte più lunga del tragitto, e non poté evitare di sospirare di sollievo parcheggiando la macchina fuori dall'albergo.

La città non aveva ancora luci elettriche quanto Deling; anzi, sembrava che alcune fossero abbastanza all'antica da funzionare ancora a gas. I raggi morbidi penetrarono dolcemente nell'auto, e lui ebbe finalmente la possibilità di vedere bene il suo passeggero. Il suo respiro era l'unica cosa che sembrava avergli fatto superare le ultime ore; un suono ritmico e regolare da cui aveva iniziato a dipendere come dalla caffeina.

La testa era appoggiata contro il finestrino, e riposava dolcemente su un piccolo cuscino che si era portata dal Garden. I suoi capelli lunghi sembravano neri come la mezzanotte, nell'auto, eppure il suo viso sembrava pallido abbastanza da rivaleggiare con ali d'angelo. Si maledì per aver iniziato a sentirsi così dipendente da lei, più dalla sua presenza che altro. Anche quando erano al Garden, il solo sapere che lei era sotto lo stesso suo tetto gli dava un'inaspettata serenità.

Ora come ora il buio serviva a camuffare il sorriso che non poteva fare a meno di avere sul viso. Quasi rise quando vide che lei aveva la bocca appena aperta, e desiderò solo avere una telecamera in quel preciso istante - anche se non c'era dubbio che lei gli avrebbe fatto del male dopo se ci avesse davvero provato. Il suo respiro calmante era diventato quasi un russare negli ultimi minuti, e lui immaginò che forse il ritmo regolare della macchina l'aveva fatta sentire più a suo agio nel sonno.

Squall sapeva di doverla portare dentro quando l'aria fredda iniziò a penetrare nell'abitacolo. Mosse la mano di lei, posando il dorso dolcemente sulla sua guancia, permettendosi un momento che sembrava quasi proibito. Lei aprì gli occhi un attimo prima di lasciare che la pesantezza avesse di nuovo la meglio.

"Non sto dormendo... promesso. Siamo già usciti dalla regione di Timber?"

"Sì, alcune ore fa."

"Ok, fammi sapere quando arriviamo a Winhill, 'k?"

"Rinoa, siamo a Winhill," rispose lui levando le chiavi dal cruscotto. "Sai che ti dico, tu fai la 'guardia' alla macchina, io vado a prendere le camere."

"Ok, fammi sapere quando arriviamo a Winh..." La sua voce svanì quando affondò il viso nel cuscino.

Lui rise apertamente stavolta. Se c'era una cosa su cui Zone e Watts avevano avuto ragione, era il tentare di svegliarla da un sonno profondo. Allungandosi, le coprì la spalla con la coperta lavorata a maglia che aveva portato con sé. L'aria più fredda aveva completamente rimpiazzato il calore del riscaldamento. Sospirò prima di rimettere le chiavi nel cruscotto, riavviando il motore, dato che non proprio non poteva sopportare di lasciarla in balia degli elementi atmosferici.

*~*~*~*~*

"Buonasera signore, posso aiutarla?"

"Sì, ho chiamato ieri per confermare la prenotazione di due stanze."

"Oh! Lei è Squall Leonhart, mi dispiace... avrei dovuto saperlo. Le somiglia così tanto."

Dentro di sé sussultò; non era sicuro di come reagire al commento. Tutto questo era così nuovo, e parte di lui voleva tornare in quella macchina e guidare dritto fino a Balamb. Una parte molto grossa. Se non fosse stato per la persona che dormiva pacifica in macchina, era sicuro che sarebbe stata la sua successiva azione prevedibile. Ma lo stava facendo per lei... e in qualche modo sapeva che era un motivo 'sbagliato'. Ora come ora, lo teneva lì, ed era meglio che scappare dalla verità - qualcosa che era anche più spaventoso per lui di tutto il male che aveva visto nel mondo - e dalle paure che erano latenti in lui.

La donna dietro il bancone gli allungò alcune carte, e lui le firmò tutte prima di consegnare la sua carta di credito. Lei sorrise educatamente, posando due mazzi di chiavi sul bancone. "Le vostre stanze sono su dalle scale sulla sinistra, vicine. Ci sono sei stanze di sopra... quindi non pensi che sia la sfida più grande che abbia affrontato. Sono sicura che lei è abituato a posti più grandi di questo."

"Sì," replicò lui con poco entusiasmo, ripensando ai tanti alberghi in cui avevano dormito durante il loro viaggio. "Si fidi, non sono migliori per questo."

Quando uscì dalla locanda, gli sembrò che la temperatura fosse calata di parecchi gradi da quando erano arrivati. Per un momento, un brivido amaro gli corse lungo tutto il corpo, e senza rendersene conto incrociò le braccia sul petto. Abbastanza sorprendentemente, faceva freddo abbastanza da vedere le tracce del respiro che si alzavano come fumo bianco. Si avvicinò alla portiera del passeggero, bussando leggermente al finestrino. Lei non si mosse comunque.

Sbloccò attentamente la portiera e la aprì lentamente, afferrandola prima che cadesse a terra. Rinoa aprì un occhio, e borbottò qualcosa di insensato prima di richiuderlo. Lui dovette ridacchiare alla sua reazione, perché c'era qualcosa di così innocente, così pacifico nel guardarla dormire. La sollevò tra le braccia, e volontariamente o no, lei gli mise le braccia intorno al collo con pochissimo sforzo da parte di lui. Usando i muscoli della gamba, Squall chiuse la portiera. Rinoa sobbalzò appena al forte rumore della portiera che si chiudeva; lui aveva usato più forza di quanto volesse. Lei sembrò sistemarsi da sola, dato che posò la testa contro il suo petto, più o meno allo stesso modo in cui l'aveva posata sul cuscino.

*~*~*~*~*

I raggi gentili del sole brillavano attraverso le tende di pizzo, e Rinoa si stiracchiò un momento, allungando le braccia sopra la testa come un gatto soddisfatto. Esitante, aprì un occhio, gemendo per la luce sgradita. Le ci volle qualche momento per rendersi conto di dove fosse, dato che pezzetti e frammenti della notte precedente sembravano più un sogno. L'ultima cosa che ricordava era che si erano fermati a una stazione di servizio fuori Timber, e Squall che era entrato a prendere dell'altro caffè.

Costringendosi a rotolare sul fianco, ebbe finalmente abbastanza coraggio da aprire tutti e due gli occhi. La stanza aveva il suo fascino, decorata con legno di quercia, e la fragranza di fiori colti di fresco impregnava l'aria. C'era davvero un qualcosa di rustico e semplice nel posto, abbastanza diverso da quello in cui era cresciuta. Rinoa lottò contro il buon senso, mettendo un piede sul parquet. Maledì in silenzio la persona che aveva deciso di non mettere tappeti, o almeno uno scendiletto, sul pavimento freddo. Con tutta la decisione che riuscì a raccogliere, si tirò in piedi, stropicciandosi via dagli occhi le ultime tracce di sonno. Mormorò qualcosa sottovoce, non proprio una parola, ma più una sillaba... in quel momento, non era nemmeno sicuro di cosa aveva mormorato.

Allungando una mano verso il letto prese la coperta, mettendosela intorno alle spalle, e incrociando strettamente le braccia sul petto. Per la prima volta si rese conto che stava ancora indossando i vestiti del giorno prima, e non aveva assolutamente alcun ricordo dell'arrivo a Winhill.

Ruotò il collo, facendo un po' di stretching per i muscoli provati dalla posizione scomoda per dormire in macchina. Infine, guardò la piccola sveglia a molla sul comodino, e fu sorpresa di vedere che erano già le sette passate - sembrava che fossero al più tardi le cinque e mezza. Le mattine proprio non facevano per lei.

Avvicinandosi lentamente alla finestra, tirò indietro le tende e non poté evitare di sentirsi immediatamente affezionata a quel posto. Vie di ciottoli incontravano stradine coperte di terra, i bambini giocavano anche a quell'ora nell'aria frizzante della primavera, e poteva vedere piccoli boccioli sull'albero proprio fuori dalla sua finestra. I suoi occhi si concentrarono un attimo sui germogli, e poté vedere la tinta più bella di rosa che sbucava dal bozzolo verde. Anche a Balamb non sentiva la pace che sentiva qui; era come qualcosa tratto da un vecchio film, un posto che rimaneva immutato nel tempo.

Rinoa si voltò verso l'interno della stanza, notando la sua piccola borsa da viaggio sul tavolino al centro. Per la prima volta quel giorno, sorrise con un po' di apprensione, sentendo un'improvvisa colpa per qualsiasi cosa avesse fatto passare a Squall la sera prima.

Andando verso la sua borsa, abbassò lo sguardo e vide un pezzetto di carta sul tavolo; c'era una messaggio che riportava il numero di una camera e le parole "spero che tu abbia dormito bene la scorsa notte". Era sicuramente la calligrafia di Squall, dato che era poco leggibile al primo sguardo. Normalmente, solo un dottore o un farmacista poteva capire la sua calligrafia. Era una somiglianza tra il Comandante e il preside che Rinoa aveva scoperto, dato che per lei era una sfida quotidiana interpretare l'equivalente di geroglifici preistorici.

Tenne in mano il pezzo di carta per un momento, avvicinandolo quanto bastava per cogliere un minuscolo accenno della sua acqua di colonia sui bordi. Sorrise ancora, stavolta senza riserve, gettando di nuovo la coperta sul letto. Piegò la carta con attenzione, e la mise in una piccola tasca chiusa a zip della sua borsa. Infine, Rinoa si diresse al bagno e iniziò a prepararsi a qualsiasi cosa avrebbe affrontato quel giorno.

*~*~*~*~*

In qualche modo, Rinoa non rimase troppo sorpresa quando lui non rispose alla porta. Aveva bisogno di affrontare questo demone da solo; un demone che stava appena imparando a capire. Ricordava quanto fosse stata sorpresa a Balamb quando lui aveva accennato, solo velocemente, che sarebbe andato a Winhill. Lei non aveva fatto domande, né l'aveva lodato per la sua decisione... invece, gli era rimasta accanto per offrirgli supporto silenzioso. Nonpiù di ventiquattro ore dopo lui era andato alla sua scrivania, e le aveva chiesto se aveva preferenze nella camere d'albergo. Non che ci fosse tanta scelta a Winhill, dato che c'era solo un albergo in città; era solo il suo modo di chiederglielo - senza chiederglielo. Era Squall.

Quindi lei non ne aveva mai parlato nell'intera settimana in cui l'aveva saputo prima di partire; aveva solo preparato la borsa quando il giorno era arrivato. In qualche modo Rinoa sentiva che persino dirlo ai suoi più cari amici avrebbe portato sfortuna al viaggio, o avrebbe fatto sentire Squall sotto una specie di pressione inopportuna che non lui non voleva affrontare al momento. Era sempre stata una scelta, e quando Squall l'aveva infine menzionato a pranzo, nessuno ci indugiò sopra. Solo come se ci avesse pensato dopo aveva aggiunto che Rinoa lo avrebbe accompagnato. Ma i suoi amici avevano capito; non avevano mai commentato il fatto che non sarebbe andato da solo. Ok, a parte Irvine che l'aveva sentito più tardi in una videochiamata. Il cowboy aveva detto, "una stanza o due?" Non aveva mai ricevuto risposta, solo una pronta gomitata al petto da Selphie. Se qualcuno avesse dovuto contare quante volte a settimana il poveretto prendeva gomitate, sarebbe stato considerato un piccolo miracolo che non avesse avuto costole rotte... non ancora.

In tutta onestà, lei era sorpresa che Squall sarebbe partito... così presto. Era passati solo pochi mesi da quando aveva scoperto la verità, e ne aveva parlato ancora meno. Era stato solo grazie a Laguna, e per caso, che i suoi amici l'avevano scoperto. Era sicura che a Squall aveva dato fastidio quando tutti l'avevano saputo nel gruppo. Era stata dura per lui affrontare il cambiamento, e l'aggiunta del fardello emozionale di una famiglia e di un passato persi e ritrovati era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. In ogni caso, non aveva mai sollevato l'argomento con lei, e lei gli aveva lasciato il tempo e lo spazio necessari a digerire l'informazione. Forse questo viaggio era l'inizio di qualcosa di nuovo per lui, o la fine di un altro viaggio che si era lasciato alle spalle grazie al fato.

Ora Rinoa si trovava a camminare sola per le strade. Era così sereno, e si trovò ad essere consapevole di ogni suono, anche di quelli che col tempo aveva dato per scontati nella vita di ogni giorno - la risata dei bambini, il canto degli uccelli, e il gorgogliare del rivolo d'acqua che scorreva dolcemente tra le rocce. In piedi su un ponte di pietra, guardò l'acqua che scorreva al di sotto, notando piccoli girini che cercavano di sconfiggere la corrente. Con sua sorpresa, qualcuno le posò il palmo della schiena sulla parte bassa della schiena, e poté sentire la presenza di un'altra persona che la imitava sulla costruzione di cemento.

"Sai, se ti sporgi troppo cadi dentro... l'ultima cosa che ho voglia di fare oggi è saltare nell'acqua gelata per salvarti."

"Mamma mia, Squall... forse mi arriva alle ginocchia. Mi sento così protetta con te accanto, che sei sempre disposta a immergerti fino alle caviglie per me."

"Ci provo," rispose lui, tirandola gentilmente indietro dal 'pericolo immediato' del ruscello. Rinoa si voltò ad osservarlo, cercando di non sembrare troppo indagatrice sulla sua scomparsa, sapendo già la risposta. Eppure, sperava silenziosamente che lui si sarebbe aperto con lei. Senza dire una sola parola, lui la strinse in un abbraccio insolito. Non era tipo da dimostrazioni pubbliche d'affetto; lei capì che la situazione gli pesava più di quanto dimostrasse. Posando la testa sulla sua spalla, lei chiuse gli occhi, sentendo il calore del suo corpo che contrastava con la brezza del mattino. Lui mosse lentamente una mano guantata tra i capelli di lei; l'altra rimase salda sulla sua schiena.

"Vuoi andare su?" sussurrò lui, e lei sentì il suo cuore che lo raggiungeva.

"Ci sei già andato, vero?" Non era sicura di come le fossero sfuggite le parole nonostante il buon senso; la risposta era ovvia.

"Sì, l'ho fatto... era..." Lui non era sicuro di come finire, sperava solo che lei capisse. E lei lo fece.

"Lo so. Se vuoi che venga, per me è un onore."

Lui annuì; lei non aveva bisogno di una risposta a voce. Lei sentì il suo gesto silenzioso, mentre i loro corpi rimanevano vicini e i loro cuori ancora più vicini. Questo era importante per lui, e stava cercando di concedersi in una maniera a cui non era abituato. Lasciandola andare, lui allungò una mano per prendere quella di lei. Per un secondo i loro occhi si incontrarono, e lei poté vedere l'emozione che fluiva dagli occhi di lui. C'era tristezza, dubbio, speranza, e quasi una sfumatura di risentimento. Lei capiva - era una reazione naturale, umana e non voluta... una che lei stessa aveva affrontato tredici anni prima.

*~*~*~*~*

Camminarono per le vie fino a quando la pavimentazione divenne ghiaia e infine terra. Gli ultimi passi non toccarono altro che erba, e insieme salirono sulla collina fino a quando una piccola lapide divenne visibile dalla terra. Rinoa gli lasciò la mano, inginocchiandosi solennemente a terra. La concentrazione di Squall passava da lei all'iscrizione, con la sensazione di essere preso nel mezzo di un tiro alla fune emotivo.

Si sentì le gambe deboli, e si inginocchiò infine dietro di lei. Rinoa lo guardò al di sopra della spalla, e Squall fu sorpreso nel vedere le lacrime che si formavano negli occhi di lei. I capelli scuri le coprivano le spalle e si muovevano dolcemente, mentre il sole accentuava i riflessi rossastri più morbidi e normalmente nascosti. Lei sorrise debolemente, porgendogli la mano. Lui cedette alla gravità e si sedette a terra; voleva allungare la mano per incontrare quella di Rinoa, ma si trovò a tremare e distolse velocemente lo sguardo prima che lei potesse vedere la sua espressione.

Lei tornò a guardare l'iscrizione, cercando di non farlo sentire ancora più a disagio. "Le hai parlato?"

Lui si voltò con urgenza, come se qualcuno avesse caricato una pistola direttamente davanti a lui. "Cosa?"

Rinoa si fermò un momento, chiedendosi se non stesse superando i limiti. Tremante ripeté la domanda. "...Le hai detto qualcosa?"

"No."

La sua risposta fu così secca che lei non era sicura se fosse arrabbiato o disturbato dalla sua domanda. In qualche modo sperò di alleviare la tensione silenziosa condividendo con lui la sua esperienza personale.

"Sai... penso che le persone che ci amano... possono sentirci quando parliamo con loro - anche dopo che hanno lasciato questa terra." Si fermò di nuovo, cercando parole che non sarebbero venute. Dio, voleva voltarsi a guardarlo... se solo avesse potuto leggere i suoi occhi adesso... ma continuò a sperare che in qualche modo lui avrebbe capito. Attraverso le lacrime, che Rinoa cercava disperatamente di nascondere, riuscì a dire in un singhiozzo, "ricordo che andavo al cimitero molte volte... solo per parlare con la mamma. Le dicevo della mia vita, tutto, dalle cotte ai risultati dei miei esami. Ma comunque, penso che lei lo sapesse già. Credo davvero che lei mi stessa... mi stia... proteggendo... e che Raine stia proteggendo te. Penso che ci proteggano quando non sappiamo di averne bisogno, perché è allora che ne abbiamo più bisogno."

Sedette calma, gli occhi fissi sulla lapide, memorizzando ogni curva di ogni lettera. Rinoa si rese conto che aveva inconsciamente trattenuto il respiro dopo le ultime parole, desiderando potersele rimangiare una per una. Era una cosa che non aveva mai detto a nessuno; in un certo senso, era un sogno che teneva nascosto a chi la circondava. Non sapeva se si sentiva più stupida per aver detto qualcosa che era sicura lui considerasse banale, o per la sua debolezza di comportarsi come una bambina di cinque anni.

Lui rimase seduto un momento,e ogni secondo di silenzio che passava sembrava un eone. Alla fine lei lo sentì schiarirsi la gola, e in qualche modo si trovò a temere le parole successive che lui avrebbe detto.

Lui sentiva che questo era più difficile di quanto avesse immaginato. Capiva quello che aveva detto Rinoa, anche se non era in grado di rispondere a voce. Eccolo lì, vicino alla tomba di sua madre, ed nonostante tutto la sua paura più grande era non poter consolare Rinoa che affrontava il suo passato. Chiuse gli occhi, spingendo via la sensazione, cercando di affrontare solo ciò che aveva davanti... invece di trovare qualcosa d'altro su cui indugiare. Forse in un certo senso era quello che aveva sempre fatto; in questo modo non doveva mai affrontare l'oggi, dato che c'era sempre un domani.

"Uhm... Raine... sono io... Squ..." Non riuscì a continuare; cedendo a un bisogno umano più primario, attirò a sé Rinoa. In quel momento non si era mai sentito così dipendente da qualcuno, mentre nascondeva il viso contro la sua spalla. Era insieme una maledizione e una benedizione, perché ora come ora non era sicuro di come avrebbe fatto a uscire da quel fine settimana da solo. Non aveva mai immaginato che sarebbe stata così dura.

"Va tutto bene," sussurrò lei rassicurante, senza mai voltarsi, spostando solo la mano dietro la nuca di lui. "Forse è troppo presto."

"No," disse lui roco, il respiro caldo che la colpiva a lato del collo, prima che lui tornasse a guardare l'iscrizione. "Devo farlo. Sono passati diciotto anni, per lei; lei ha aspettato abbastanza."

Cercò di pensare alle parole giuste, alla cosa giusta da dire. Era difficile. Per Squall, lei non era nulla più che una visione di sogno; la guardava con gli stessi occhi con cui aveva guardato Julia. Come doveva pensare a quella persona come a sua madre? Per così tanto tempo non aveva saputo nulla... forse in un certo senso era più facile pensare che non fosse stato voluto che alla verità che affrontava. Ora la colpa di centinaia di vite era tutta sulle sue spalle, la morte di cui ora si sentiva responsabile... anche se sapeva che non era qualcosa che sarebbe potuto cambiare; il fato aveva deciso la storia di Raine tempo prima.

Cosa si dice a una persona che non si è mai conosciuto? Una, però, a cui si ha pensato tutta la vita... Poi lo colpì, l'unico argomento con cui si sentiva a proprio agio in quel momento, quello da cui prendeva conforto. La lasciò andare e si sedette diritto. "Raine... voglio presentarti Rinoa. L'ho incontrata circa un anno fa..."

Rinoa sobbalzò leggermente per la sorpresa, asciugandosi dagli occhi alcune lacrime. Sorrise nonostante la tristezza, indicando Squall al di sopra della sua spalla. "Avresti dovuto vederlo allora, saresti stata orgogliosa. La prima volta che l'ho visto se ne stava in piedi tutto solo contro un muro e diceva di non saper ballare."

"Non sapevo ballare, davvero. Lo sai." Lui fece, in verità, un gesto verso la tomba all'ultima frase. "Ma lei era molto insistente, ed irritante, quindi ho ceduto per la mia sanità mentale."

"Sai come siamo noi donne, nulla senza la tenacia. È migliorato nei mesi successivi, non solo nel ballare, ma anche nel non essere una tale scocciatura. Ci è voluto un po', ma ora non è 'sempre' un musone."

"Visto Raine? Visto cosa devo sopportare? Ma tu lo sai già... io... io non lo cambierei per nulla al mondo." Le ultime parole erano appena udibili al di sopra del vento.

Rinoa si voltò a guardarlo, per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare. Piegò la testa, lo guardò direttamente negli occhi, e gli mise una mano sul petto - quasi sopra il cuore. "Sai, Squall, non penso nemmeno che ci sia bisogno di presentarci. Penso che ci conosca già... tutti e due. Io penso che sia seduta da qualche parte a parlare con mia madre. Sono là sopra a parlare di noi."

"E delle nostre piccole idiosincrasie."

"Esattamente, penso che sappiano già tutto, anche più di quello che noi vogliamo sapere su noi stessi."

"Sai... penso che tu abbia ragione. Posso sentirle là sopra, adesso, a parlare di come io dovrei mangiare più verdure, o di come tu non dovresti avere paura dei ragni."

"Penso che sarebbero completamente d'accordo con me su quello," disse lei alzandosi, spazzolandosi via l'erba dai vestiti. "In più credo che concordino che mangiare tre razioni di patatine fritte non conti come dose giornaliera di verdure."

"Ovviamente dovevi arrivare a quello," la canzonò lui, imitandola e alzandosi da terra. Diede le spalle alla tomba, guardando Rinoa per un breve istante, fino a quando una sensazione familiare lo sopraffece, e si costrinse a distogliere il viso - a nascondere gli occhi da lei. "Ti chiedi mai cosa sarebbe successo se le cose fossero state diverse? Voglio dire... se loro ci fossero ancora?"

"Sempre," disse lei, quasi in un bisbiglio. "Ma se passi così tanto tempo a chiedermi cosa sarebbe potuto succedere, non potrei pensare a ciò che è successo. Se tutto avviene per una ragione, allora non sarebbe mai potuta andare diversamente. Potrei passare la vita a chiedermi perché mia madre era in macchina quella notte... o potrei semplicemente essere grata dei ricordi che ho di lei."

"Credo di sì." Lui si allontanò di un passo, guardando una collina vicina come cercando risposte. "Mi chiedo come avrei considerato il passato di laguna se avessi saputo cosa stavo vdendo. Se invece di pensare che questo tipo era un cretino, beh... mi fossi concentrato più su Raine, nei ricordi. Mi chiedo quanto più duro sarebbe stato guardarlo sapendo la verità, e non come se stessi vedendo due estranei che giocavano a una specie di gioco del gatto e del topo."

Rinoa si strinse la mani al petto, mentre una brezza veloce mandava un brivido improvviso sulla piana. "Sai," non riusciva a credere di ammetterlo con lui, proprio ora per giunta... sembrava all'improvviso così infantile. Ma in qualche modo, voleva essere il più onesta possibile con lui, anche se la faceva sentire come una bambina invidiosa. "Quando siete tornti dall' 'altro mondo' mentre andavamo a Galbadia, ho sentito Selphie che parlava di cosa aveva visto... e parte di me è quasi gelata quando ha menzionato Julia."

Si fermò, trattenendo il respiro. Lui non si era nemmeno reso conto da quanto tempo stesse fissando le formazioni naturali di roccia delle montagne, fino a quando si voltò e vide le lacrime silenziose che lei piangeva e che tracciavano sentieri sulle sue guance. Di sua iniziativa lui la attirò vicina, proprio come aveva fatto sul ponte, solo che stavolta era il suo turno di consolarla con il semplice atto di esserci.

La sua voce era smorzata contro il suo petto, e lei sentì unostrano bisogno di continuare. "Sai che a dire il vero ero gelosa di voi? So che sembra infantile e stupido, ma voi avete potuto vedere mia madre... e tua madre. Parte di me voleva dirvelo, ma... beh... come facevo a spiegare che la donna di cui parlavate era mia madre? Stavo ancora cercando di affrontare la cosa, e onestamente non ero abbastanza legata a nessuno di voi, a quel tempo. Tu, tra tutti, saresti stata l'ultima persona con cui mi sarei confidata."

"Lo so... mi dispiace," disse lui chiedendo perdono non solo per il suo comportamento di quel giorno, ma anche per molti altri.

"No, non devi. Non scusarti mai per essere te stesso. È il motivo per cui..." Si interruppe realizzando che stava per dire "mi sono innamorata di te." E per quanto il pensiero di lui che lo sentiva dire dalla signora della mensa la disturbava, il pensiero di dirglielo sulla tomba di sua madre sembrava anche più sconsiderato. Nascose velocemente la sua pausa momentanea. "È il motivo per cui sono qui oggi." Non era una bugia; era una verità tanto quanto l'altra.

Lui quasi rise. Non per comicità, ma per la pura ironia della situazione. Se quel giorno nella foresta lei avesse fatto una cosa del genere, lui l'avrebbe velocemente messa da parte, senza accorgersi mai del dolore che anche lei stava affrontando. Lei aveva ragione; se avesse provato a confidarsi con lui, lui l'avrebbe velocemente scaricata alla persona più vicina perché la consolasse. Ora non poteva pensare a nessun altro che potesse abbracciarla, ascoltare qualsiasi pensiero lei fosse disposta a condividere apertamente con lui, ora.

"Rin." Si fermò, rendendosi conto di averla chiamata per la prima volta con qualcosa che non fosse il suo nome. Lei alzò lo sguardo su di lei, ridendo dolcemente mentre si asciugava una lacrima. "Rinoa," si corresse lui, non sapendo se la sua mente era pronta a chiamarla con un nomignolo, e anche lei aveva ovviamente colto quanto suonasse strano.

Lei si mise un dito sulle labbra, nascondendo il suo sorriso divertito. "Squall, va tutto bene, solo che suonava così... diverso detto da te. Ma mi piace."

"Hai voglia di mangiare qualcosa?" Cercò di uscire da quella ora imbarazzante situazione il prima possibile, e prese lezione da Zell... il cibo sembra sempre un ottimo modo per cambiare argomento.

"Certo."

Lui non sembrò reagire quando iniziarono ad andarsene dal luogo di sepoltura. Come ultimo pensiero, si voltò un'altra volta, notando la brezza leggera che soffiava le foglie cadute per l'autunno lungo la collina. Chiuse gli occhi per un momento, prima che la sua compagna se ne fosse accorta...

Grazie, Raine disse silenziosamente a sua madre. E grazie anche a Julia... grazie a tutte e due perché proteggete i vostri figli.

*****
Nota delle traduttrici: nonostante la caratteristica della storia sia che ogni capitolo può essere letto come una oneshot a sé stante, questo e il prossimo sono legati abbastanza tra loro:) Consiglio quindi a chi legge la storia come raccolta di oneshot di leggere questo insieme al prossimo. Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: Ashbear