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Autore: Stray cat Eyes     07/06/2010    3 recensioni
[Galahad/Mordred]
Carta ingiallita e orli disfatti, inchiostro in eccesso come l’ansia nel suo cuore.
“Quel messaggio... Non mi avete mai dato una risposta.”
Genere: Introspettivo, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partecipante allo SfigaFandom Fest di Fanworld con il prompt Leggende Arturiane, Galahad/Mordred, Futuri possibili.
Alla fine, mi son decisa a pubblicarala anche qui. Un ringraziamento speciale a Ilakey_chan, senza la quale questa fanfiction non sarebbe mai nata. Il che vuol dire che sì, dovete prendervela con lei. XD










[The good old days - if you don't mind]



(Il futuro che si attende)




{You never returned that call}



Carta ingiallita e orli disfatti, inchiostro in eccesso come l’ansia nel suo cuore.
“Quel messaggio... Non mi avete mai dato una risposta.”
“Di quale messaggio parlate?”
Per quanto tempo potesse trascorrere ad osservarlo, Mordred non sarebbe mai stato davvero in grado di stabilire se la sua fosse un’ingenuità innata e pura come il suo aspetto, o piuttosto di quelle studiate con intenzione.
“Quello che lasciai nelle vostre stanze.” Gli rispose dunque, senza sbilanciarsi troppo.
Galahad non replicò subito, concedendosi del tempo per pensare - o per irritarlo; ipotesi improbabile ma che costrinse se stesso a considerare, per il mero gusto di intravedere in lui un essere umano e non un santo immacolato di cui mai poter dire è mio.
“Se non ho risposto è perché la domanda non era abbastanza chiara.”
“... Diciamo pure abbastanza esplicita, allora.” Volle insinuare. “So che intendevate questo, sir.” E un sorriso - appena un po’ cattivo, c’era da ammetterlo - gli scivolò via dalle labbra.
Ma il ragazzo non cedette.
“Giacché sapete, perché chiedermi ulteriori spiegazioni?” Gli disse, retorico.
“Perché voglio una risposta.” Fu una risposta secca; una morbida provocazione che permise - finalmente! - a Galahad di arrossire un poco.
Esitò. Chinò lo sguardo per qualche istante, la fronte lievemente corrugata. Poi lo guardò dritto negli occhi e lui si sentì assurdamente stupido.
“Ponetemi di nuovo la domanda. In modo corretto, stavolta.”
Lo spiraglio che attendeva, come una luce nelle insidiose foreste a mezzanotte.
“E cosa risponderete?”
Galahad gli sorrise, di una dolcezza differente dalla cortesia allora tanto in voga, e a lui parve quasi immorale - se l’immoralità esisteva - rubargli un sorriso come quello.
“Di attendere, sir. Sino ad allora.”



**

(Il futuro che si costruisce.)




{A subtle kiss that no one sees}



Il sottile piacere di intercettarlo, stanarlo e bloccarlo in un corridoio un po’ sperduto ma sempre luminoso.
“La scorsa notte sono stato nelle vostre stanze.” Soddisfazione. “E vi ho baciato.” Compiacimento.
L’impertinenza di fissarlo e scrutarlo e studiarlo e colpirlo così, scoccargli frecce che gli arrivavano dritte al cuore - e scoccate da lui, che un bravo arciere non lo era mai stato.

Galahad non rispose e non riuscì a guardarlo, il che gli suggerì che stava soppesando le sue parole, per scegliere se avvampare all’improvviso o non credergli.
“Ebbene?” Incalzò allora lui. Ah, impazienza.
Fu in quel momento che il giovane lo sorprese.
“Io...” Iniziò, respirando profondamente e raccogliendo forze e pensieri. “... credevo di averlo sognato.”
Lì per lì calò un breve silenzio, contornato da un suo sorriso - subdolo, assolutamente subdolo - e dal velo d’imbarazzo che colorò le guance di Galahad, il quale invero sembrava trattenersi a stento dall’infilarsi le mani nei capelli e scappare via urlando.
Ma la cosa che sorprese Mordred, quella che lo stupì per davvero, fu la sua impensata, vaga isteria.
“Credevo di averlo sognato, cosa che mi creava disagio già di per sé, poiché pensavo fosse una fantasia generata dalla mia mente - ma voi, sir, che siete un cavaliere, riuscite a confessarmelo con tale leggerezza?”
In risposta, lui inarcò un sopracciglio - subdolo quanto il sorriso - e incoccò un’altra freccia.
“È sincerità. Non insegna, Dio, a confessare le proprie colpe con sincerità?”
Non che lui fosse esattamente un credente, ma il dardo affondò nel petto del giovane cavaliere con lentezza e precisione.
Ma non era ancora finita.
“E mi avete risposto, questa notte.”
Galahad quasi sobbalzò.
“Risposto?”
Sguardo allarmato, ed ecco quell’insana soddisfazione salirgli su per lo stomaco.
“Ricambiato, intendo.” Continuò. “Sognavate in maniera alquanto reale - o forse per parte eravate sveglio e quindi posso dedurne una risposta a quella famosa domanda?”
Dedurre?” Il santo - o magari il bambino - che era in lui non parve gradire il termine, per qualche ragione che Mordred non capì.
“Non...” Galahad tentennò. “Non sarebbe meglio arrivare insieme alla soluzione del dilemma, piuttosto che fare una deduzione?”
Era ingenuità pura. Condita da semplicità. E senza alcuna insinuazione o malizia.
Per la seconda volta, lui si sentì incredibilmente sciocco.



**

(Il futuro che si immagina.)




{The stars are blazing like rebel diamonds
cut out of the sun
}



Se al mondo esisteva qualcosa in grado di farlo sentire piccolo e inetto - oltre a sua madre e a Galahad -, quella era la notte. Il nero cielo stellato steso davanti ai suoi occhi, un prato umido sotto la schiena, la sera estiva e lui, inevitabilmente lui lì accanto.

“Come si fa ad immaginare il futuro?”

Oh, si sentiva proprio come un bambino sciocco e pusillanime, quella volta.
“Come?...”
E incontrare i suoi occhi, così, di certo non aiutava.
“Per conto mio,” tentò Mordred, “riesco a figurarmi nella mente solo ciò che conosco. Se pensassi ad un futuro, lo vedrei come un passato che ho già conosciuto - e allora non sarebbe davvero un futuro.”
Galahad si voltò appena, scuotendo il capo, insegnante amorevole e dal cuore tenero.
“Non è vero. Si può immaginare qualsiasi cosa, anche la più improbabile o sconosciuta.” Spiegò. Attese qualche istante, forse aspettandosi di essere interrotto; ma lui non osò fiatare. “E non deve essere qualcosa di realistico o possibile... soltanto ciò che vorreste.” Gli sorrise, quasi senza una ragione. “Cos’è che vorreste vedere, avere, provare...?”
Mordred non ebbe da pensare.
Vorrei conoscere quella risposta.”
Riuscì solo a chiedersi se avesse potuto davvero formulare un’altra domanda - se in un’altra vita e in un’altra testa o solo un’altra circostanza gli sarebbe venuta voglia di pronunciare quelle esatte parole.
Intanto, Galahad non rispondeva.
Ma il silenzio resistette solo qualche istante - il tempo di un sospiro.
“Chiudete gli occhi. Immaginatela...”
Si protese verso di lui, lentamente, occhi socchiusi, mani caute che a stento lo sfioravano; gli prese il volto appena, lo sguardo puntato al suo mento, mentre lui prima lo osservava - così vicino, e improvvisamente così rassicurante - e poi obbediva.
“... immaginatela... così come vi piace.”



**

(Il futuro che chiederesti.)




{With magic soaking my spine}



“Se Dio ci donasse un’altra vita, dopo questa, come potrebbe essere?”
Galahad aveva tutta l’aria di un bimbo innocente e curioso, fiducioso nell’attendere spiegazioni dalla mamma.
Mordred tentò quasi di ignorarlo, ma naturalmente non ci riuscì.
“Non avevo già detto di non saperlo immaginare?”, provò, lasciandosi trasportare da considerazioni filosofiche circa il crine del destriero che stava cavalcando - il tutto, sempre nell’intento di ignorarlo.
Poi l’altro sorrise e giunse il momento: il cavallo perse importanza.
“Replicai che sarebbe bastato pensare a come vorreste che fosse, se non erro.”
“Vorrei che fosse diversa, allora.”
Il cavallo non solo perse importanza, ma fu anche fermato. Il cavaliere smontò, per poi condurre la cavalcatura verso gli alberi, subito imitato dal compagno.
Quando decise di fermarsi, il sole minacciava di gettarsi per una notte intera in quello stagno qualunque, su cui spaziava il loro sguardo. Meglio, il suo sguardo - perché il figlio di Lancillotto guardava lui.
“... Diversa in che cosa?” Gli domandò infatti, poco dopo, senza riuscire a trattenersi.
“In tutto.” Sbottò lui, con le labbra arricciate. “Un mondo diverso, parenti diversi, gente diversa, vita diversa...”
“C’è nulla che conservereste, sir? Che lascereste identico ad ora?”
L’infame bramosia di stringerlo. Le insidie del guardarlo negli occhi troppo a lungo. La voglia pura e semplice di averlo.
Pensieri, imprecando, si dibattevano nella testa di Mordred - mentre l’ira sfumava e l’attenzione scivolava giù lungo i fianchi di Galahad, fino a trovarle.
“Io... Le vostre mani, credo.”

Trovargli sul viso una traccia di rosso non fu mai -- mai più così bello.



**

(Il futuro che non vorresti.)




{The drop dead dream, the Chosen One}
(Slippin’ in my faith until I fall)



“Andrete?”
Gola arida che produceva solo parole asciutte.
“Sì.”
Galahad aveva creduto più semplice pronunciarlo; mentre lui aveva sperato di veder morto il santo e rinato il mero uomo che era nascosto da qualche parte in quella mente candida. Ma certe inclinazioni... non le si può debellare.
Lo fissò a lungo, trattenendo qualsiasi sospiro ma lasciandosi sfuggire once di rabbia.
“Molti non sono tornati.” Lo disse piano, con calma, senza aspettarsi nulla.
“... Io devo.”
... e non per questo fece meno male.



**

(Il futuro che...)




{Open the door, don’t let it sting
I wanna breathe that fire again
}



Non seppe subito perché, ma gli parve che il cigolio della porta - insieme al saporito odore della pizza che lo aspettava dall’altro lato - spazzasse via secoli e polvere e qualcosa come una lunga, lunghissima attesa.
Aprì. E quando spiò lo sguardo del ragazzo che si ritrovò di fronte, sentì le mani bruciare.
Come una rivelazione - qualcosa di dolce che gli si posava sul fondo dell’anima con un vago languore.

“Io... ti conosco.”

“Mi... ricordo di te.”

Bastò il ricordo a rendere il mondo più morbido e le lenzuola più stropicciate.



La porta si richiuse sul vecchio, e la pizza patì un po’ di solitudine. Solo fino al mattino dopo.


(... il futuro.)











*


Le frasi in inglese poste all'inizio di ogni “brano”, per così dire, sono tutte estrapolate da Read my mind, The Killers.
Magari non c’entrano molto (e non parliamo del titolo della fanfiction XD), ma è da lì che ho tratto ispirazione, per buona parte. Mi sembrava carino offrirle un tributo. *-*

Insomma, visto il prompt volevo evitare di girare attorno a possibili reincarnazioni/varie ed eventuali; speravo di trarne qualcosa di originale, ma poi alla fine ci sono caduta comunque. Il risultato è questo polpettone qui. Allegria.

Oh, e - nel caso sia risultato tutto troppo ambiguo - vorrei specificare che, almeno fino ai classici “giorni nostri”, il rapporto fra i due si è mantenuto assolutamente platonico. Non so esattamente perché, ma preferivo così.
Ma potete interpretare la cosa come preferite. ^^


  
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