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Autore: Maharet    08/06/2010    2 recensioni
Quando un desiderio può cambiare la tua vita... questo è il giorno in cui Moonlight ha davvero inizio. Consiglio di leggere prima la fic a cui si ricollega (Moonlight appunto), in caso contrario temo che la maggior parte del significato di questa One-Shot rimarrebbe oscuro.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Drops of Moonlight'
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Lena aprì faticosamente gli occhi nella quiete sonnolenta della domenica mattina. La luce filtrava pigramente tra le imposte accostate, colpendo quasi perfettamente il suo viso e confermandole che dovevano essere da poco passate le otto.

Non appena ebbe recuperato un minimo di lucidità sollevò d'istinto il braccio sinistro, al cui polso sottile era allacciato un pesante orologio da uomo, nell'assurda speranza che qualche inspiegabile congiuntura astrale le avesse consentito di dormire 48 ore di fila, risparmiandole quell'agonia. Ma il quadrante argentato riportava impietoso la data che aveva temuto di scorgervi. Era il 21 Febbraio. Il suo diciottesimo compleanno.

Da piccola amava i compleanni, soprattutto i propri. Trovava elettrizzante l'atmosfera festosa che si respirava in casa, impazziva per giorni alla ricerca di regali nascosti e divorava chili e chili di torta al cioccolato, guadagnandosi le occhiate bonarie di sua madre e le immancabili canzonature di Jari.

Jari... pensarlo la faceva solo sentire peggio, eppure la sua mente sembrava incapace di allontanarsi da quella fonte di malinconia. Jari che aveva giurato di tornare in tempo, e che all'ultimo momento era stato trattenuto da impegni troppo importanti per essere rimandati. Sarebbe stato il secondo compleanno festeggiato lontano da lui, ed era più di quanto Lena riuscisse a sopportare.

Suo fratello era tutto il suo mondo, da sempre. Era il suo migliore amico, il padre che non aveva mai conosciuto, la spalla su cui piangere e la ragione per sorridere.

Li separavano poco più di tre anni, ma vedendoli insieme tutti li avevano sempre scambiati per gemelli. Jari la trattava come una bambola di porcellana, da proteggere e coccolare, e lei lo ricambiava con un affetto che sconfinava nell'adorazione. Erano loro due contro il mondo, sempre. Fino a quella sera maledetta di quasi due anni prima.

 

  • Cerca di capirmi piccola, è un'occasione che non posso perdere! La borsa di studio mi permetterà di laurearmi senza chiedere nulla a mamma, sai che non sarebbe in grado di pagarmi l'università!

  • Ma è dall'altra parte del mondo!

  • Sono solo tre anni Lena, passeranno in un lampo!

Lei era scoppiata a piangere, terrorizzata all'idea di dover affrontare un periodo simile senza di lui. Lui l'aveva stretta tra le braccia, cullandola dolcemente finché i singhiozzi non si erano placati, lasciandola svuotata e priva di energia.

  • Tesoro ti giuro che tornerò tutte le volte che posso, e potremo chattare ogni sera. Non sarai mai sola, ricordatelo!

 

Ma non era riuscito a mantenere la promessa. Si erano sentiti spesso, all'inizio quasi tutti i giorni. Ma poi, a poco a poco, lei aveva avvertito che Jari stava cambiando. In Australia, lontano dalla presenza asfissiante della sorellina, si era fatto nuovi amici e stava vivendo nuove esperienze. Lena non aveva mai dubitato, neppure per un istante, che il suo affetto per lei fosse immutato. Ma lui era andato avanti, mentre lei continuava a trascinarsi giorno dopo giorno, sempre più triste e pericolosamente vicina alla depressione.

  • Amore sei già sveglia?

L'urlo di sua madre, come di consueto, sarebbe stato in grado di svegliare anche i morti. Un attimo dopo, senza attendere risposta, un turbine di seta color albicocca fece il suo ingresso nella stanza e si gettò su di lei.

Sonja era un vero e proprio uragano, in qualsiasi situazione. Più di una volta Lena, confrontandola con la propria apatia, si era chiesta se avesse davvero smesso di far uso degli allucinogeni della propria adolescenza. Ma crescendo aveva capito che si trattava esclusivamente di una scorta pressoché infinita di energia vitale, la stessa che le aveva permesso di crescere due figli da sola e che pareva non essersi mai trasmessa all'ultima nata.

  • Buon compleanno tesoro!

Lena si lasciò abbracciare passivamente, affondando il viso nei capelli biondi della donna, così simili ai suoi, che profumavano di incenso e gelsomino. Si sforzò di ricacciare indietro le lacrime che premevano prepotentemente dietro le palpebre socchiuse. C'erano due persone, al mondo, che l'amavano più della loro stessa vita. Era più di quanto fosse in diritto di pretendere. Eppure si sentiva sola. Cosa c'era che non andava in lei?

Proprio in quel momento il cellulare abbandonato accanto al letto iniziò a squillare, diffondendo nella stanza le note struggenti di November Rain. Sonja si staccò velocemente da lei, sorridendo.

  • Vi lascio chiacchierare, mi raggiungi in cucina quando hai finito?

Lena si concentrò al massimo per curvare le labbra in un sorriso forzato che, ne era certa, non avrebbe raggiunto gli occhi. Non era giusto nei confronti di sua madre farsi vedere triste proprio quel giorno.

  • Pronto?

  • Leniiiiiiiiiiiiiii auguri!!!

La ragazza si chiese per l'ennesima volta cosa le impediva di essere perennemente allegra come gli altri membri di quella strampalata famiglia. Forse era arrivata troppo tardi, e tutta la scorta di allegria era già stata consumata da loro?

  • Grazie Jari.

Una risposta piatta, priva di calore. Come si sentiva lei stessa in quel preciso momento.

  • Sei ancora arrabbiata con me?

Il tono di suo fratello si era fatto improvvisamente serio e preoccupato. Questo la scosse un po'. Perché continuava a ferirlo? Non era colpa sua se aveva una sorella sociopatica, incapace di vivere la propria vita ora che il cordone ombelicale che la legava a lui era stato tagliato.

  • No...

E si rese conto con stupore che era vero. Fu in quel preciso istante che decise che le cose dovevano cambiare. Jari doveva essere felice, e non lo sarebbe mai stato del tutto finché lei avesse continuato capricciosamente a rinfacciargli la propria solitudine.

  • Sei sicura?

  • Ma sì razza di rompiscatole egocentrico, la vuoi smettere di pensare che il mondo giri intorno a te? Magari ero solo delusa perché speravo che mi chiamasse un bel ragazzo!

  • E io cosa sarei scusa? E poi quale bel ragazzo? Lo conosco? Quanti anni ha? Ha un fratello?

Lena scoppiò a ridere, una risata sincera e spontanea che da troppo tempo non usciva dalle sue labbra. Sentì Jari rilassarsi, all'altro capo del filo.

  • Ora vado fratellone, prima che mamma si mangi tutta la torta da sola!

  • Ok piccola, ti voglio bene!

  • Ti voglio bene anche io!

Dopo avere riattaccato Lena rimase assorta per qualche istante, fissando il display spegnersi silenziosamente. Ce l'avrebbe fatta, doveva solo trovare la forza di cominciare da qualche parte. Iniziare a parlare con qualcuno che non fosse sua madre o un professore, ad esempio, avrebbe potuto essere una buon punto di partenza.

  • Amoreeeeee vieni a spegnere le candeline prima che la cera coli sulla torta!!

Si sollevò stancamente, mentre la tristezza si riaffacciava beffarda tra i suoi pensieri. Ora che l'eco della voce di Jari stava scomparendo dalla sua mente sentiva nuovamente le forze venir meno. A cosa era servita quella improvvisa presa di coscienza, se poi si sentiva comunque uno schifo?

 

Lena entrò in cucina in silenzio, sforzandosi di sorridere alla donna bionda che l'accolse battendo le mani ed all'enorme torta ricoperta di candeline colorate che l'attendeva sul tavolo. Si sentiva ancora sola, aveva ancora voglia di piangere, ma un briciolo di speranza cominciava a farsi strada dentro di lei.

  • Ricordati di esprimere un desiderio prima di spegnerle...

Lena chiuse gli occhi un istante, pregando con tutto il cuore che qualunque entità passasse da quelle parti in quel momento si fermasse ad ascoltarla. Poi soffiò.

  • Cosa hai desiderato?

  • Mamma lo sai che un desiderio svelato non si avvera...

E forse, da qualche parte intorno a loro, qualcosa ascoltò...

   
 
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