Nostalgia
-Voglio
che mi accompagni tu quale rappresentante dei soldati della guardia!
-
Si Comandante!
E
uscì dalla stanza.
“Che
stupida sono!
Ti
ho ordinato di accompagnarmi con un tono duro e forte! Eppure il mio non era un
ordine, era quasi un desiderio di ritornare indietro,non riesco più a staccarmi
da te.
La
verità Andrè è che ho molta paura. Parigi è una città pericolosa e senza te mi
sento perduta. Ancora oggi io non riesco a fare a meno di te, pur volendo
dimostrare di sapermela cavare da sola.
Sei
sempre stato presente, la mia vita è sempre stata salva grazie al tuo aiuto e
al tuo coraggio, hai perduto il tuo occhio a causa di un mio capriccio, della
mia voglia di trionfare, di catturare il cavaliere nero! Un capriccio che hai
soddisfatto contro i tuoi ideali, lo hai fatto solo per me. E io infine ti ho
ripagato con quelle parole. Ti ho fatto sentire inutile, come se tutti i tuoi
sacrifici fossero stati vani. Per avere reagito in quel modo, credo di averti
ferito profondamente Andrè, ti prego PERDONAMI!
Tu
hai solo cercato di aprirmi gli occhi di fronte alla mia condizione di donna.”
Una
frase risuonò nella sua mente.
“
Una rosa non sarà mai un lillà Oscar!”
Oscar
strinse i pugni e serrò gli occhi
“E
io credevo invece di essere forte! Ma è bastato che tu mi afferrassi i polsi e
li stringessi con forza per farmi male. Ricordo ancora quella stretta…”
Oscar
si toccò i polsi con lo sguardo fisso nel vuoto. Girava e rigirava il polso
nella mano mentre le scene di quella sera riaffioravano nella sua mente.
“
E ricordo la foga del tuo bacio che mi pervase con forza, sentivo il calore
delle tue labbra sulle mie, ma ero troppo sconvolta e spaventata!
Non
avevo mai ricevuto un bacio, perciò ho opposto resistenza, e questo ne subì le
dovute conseguenze …oh basta!....basta!
Ciò che hai fatto è colpa mia,solo colpa mia.”
Adesso
Oscar chinava la testa con un’espressione di resa.
Cosa
le stava accadendo?
Perché
si sentiva tanto in colpa?
“Andrè,
il tuo animo ha un valore inestimabile, la tua purezza e lealtà unici al mondo.
Ma
io sono solo stata buona a causarti sofferenza. Sei pure stato attaccato da
questi animali della caserma a causa mia! Eri stremato e steso a terra,
piangevi e mi imploravi di non sposarmi.
Riesco
ancora a sentire le parole di Alain
“Credo
che vi ami a tal punto da sacrificare la sua vita per voi!”
“Se
tu dovessi perdere la vita a causa mia non potrei mai perdonarmelo, MAI.
So
bene che portandoti con me ti ho esposto a un grosso pericolo, ma ho troppa
paura di fare qualcosa senza te, senza il tuo sorriso, che sa darmi tanta forza
e che non si è mai spento nonostante nel tuo cuore ci sia tanta sofferenza”
Oscar
copriva il suo viso con le mani, rivestite dai guanti bianchi, sommersa dalla
vergogna. Un nodo le si strinse in gola e non poteva bloccare le lacrime, il
silenzio che la circondava le teneva compagnia mentre i suoi pensieri di
facevano sempre più fitti e intrecciati. Fin quando qualcuno bussò alla porta e
fu allora che si rese conto di avere completamente bagnato i guanti con le
lacrime, li fissò a lungo e continuava a
pensare.
“Come
sei cambiata Oscar! Vuoi diventare un uomo ma la tua fragilità di donna
affiora sempre più”
-Comandante
la carrozza è pronta!.
Oscar
uscì dall’ufficio con la testa bassa, non aveva il coraggio di guardare Andrè
negli occhi.
Salirono
entrambi sulla carrozza e si sedettero l’uno di fianco all’altro. Oscar volgeva
ogni tanto lo sguardo verso Andrè ma rimaneva a guardare solo per pochi secondi
per paura che lui potesse accorgersene, ma Andrè aveva già notato lo strano
comportamento di Oscar. Per tutto il viaggio rimasero in silenzio, il povero
Andrè non sapeva come giustificare l’imbarazzo piantato fra di loro.
“Quindi
Oscar siamo giunti a questo punto?C i vergogniamo persino di sederci accanto,
sento il tuo disagio mentre sei seduta qui con me, sento il tuo imbarazzo.”
Ma
una brusca frenata fermò i pensieri di Andrè.
-Cosa
è stato?
Oscar
fece per uscire
-Aspetta
Oscar non andare!!!
La
trattenne per il braccio, ma qualcuno afferrò Andrè per le spalle
-ANDRE’!!
-OSCAR!!
Oscar
cercò di afferrare l’amico, ma era troppo tardi, lo avevano già trascinato
fuori mentre un’altra persona dal lato opposto aveva preso Oscar trascinandola
fuori dalla carrozza urlando
-Maledetti
nobili!!
-
Andrè dove sei? Lasciatelo stare lui non è un nobile!
Oscar
cercava di liberarsi: sferrava pugni, spingeva i ribellanti con i gomiti, cercò in fine di scappare ma invano. Le sue
gambe non reggevano più!
Si
sentì afferrare i capelli, ma stava pensando solo ad una persona non le
importava di lei, e continuava a gridare
-
Andrè dove sei?..Non fategli del male..prendete me! Io sono nobile!
D’un
tratto si sentirono dei colpi di arma da fuoco e il trottare di alcuni cavalli:
era il conte Fersen seguito dai suoi soldati. La folla si disperse, e Fersen riuscì
ad intravedere una chioma bionda, spaventato scese dal cavallo e le si accostò.
-Oscar!!
Sapevo che in quella carrozza potevate esserci voi!
Oscar
era a terra con il volto verso l’asfalto. Fersen la raccolse e la coricò sulle
sue gambe. Notò che era svenuta, e nominò il suo nome più volte sperando che
riprendesse i sensi in fretta.
-Oscar!
Oscar!......Oh bene! Vedo che avete ripreso i sensi!
Tentò
si sollevarla prendendola fra le braccia come lo si fa con una dama per
portarla al sicuro, ma Oscar non voleva essere toccata da lui
-No!!
Riesco da sola…grazie!
Si
diressero in un vicolo, ma Oscar aveva bisogno di qualcuno che le permettesse
di sorreggersi, le girava la testa e poco dopo svenne una seconda volta.
Riaprendo gli occhi, la prima immagine che vide non fu quella di Fersen ma di
Andrè! Fersen ormai era l’ultimo dei suoi pensieri. Andrè era ancora la fuori,
non era al sicuro e temeva per la sua vita.
-E
Andrè? Non avete visto Andrè? Che cosa ti hanno fatto Andrè? Che cosa ti hanno
fatto?
-Fermatevi!
Dove volete andare? Siete impazzita per caso?
-Sarei
pazza a lasciare Andrè là fuori! Lasciatemi! Vi ho detto di lasciarmi…il mio
Andrè è in pericolo!
Fersen
la fisso stranito, Oscar era una furia e sentirle dire quelle parole gli fecero
sgranare gli occhi.
-
Che cosa avete detto? Il mio Andrè?
Solo
in quel momento Oscar si rese conto di quello che aveva appena detto, aveva
capito che i suoi pensieri e le voci del suo cuore non potevano più essere
trattenute.
-D’accorso,
state tranquilla, penserò io al vostro amico!
Fersen
era stupefatto da quello che aveva appena sentito, Oscar sembrava impazzire al
solo pensiero di non rivedere più Andrè.
Così Fersen uscì dal vicolo, Andrè gli fu subito visibile: i ribellanti infatti
lo avevano già sollevato in direzione della corda che era stata fissata per
impiccare colui che avevano appena catturato. Fersen capì che non poteva agire
da solo contro tutte quelle persone, inferocite per la fame e gli stenti, così
prese il cavallo si avvicinò alla folla e sparò un colpo in aria. Tutta la
gente si voltò verso Fersen.
-Sono
il conte Hans Axel von Fersen !! perché non impiccate
me al suo posto?
La
folla per un attimo non riconobbe quel personaggio, anche se quel nome
risuonava abbastanza familiare.
-Ma
è l’innamorato della regina!
-Impicchiamo
lui allora! Se lo merita questo onore!
Fersen
aveva così raggiunto il risultato sperato, e fece galoppare il cavallo. Galoppò
per poco, era molto veloce infatti e riuscì a seminare in fretta la folla, che
stanca si placò. Fersen stava riprendendo fiato, ma i suoi pensieri non
potevano essere distolti dal…
“Il
MIO Andrè è in pericolo”
A
Fersen sembrò stranamente un duro colpo e quasi a non volere accettare quello
che aveva sentito, le aveva risposto
“Ci
penserò io al vostro amico”
A
quanto pare,Amico era una parola che Fersen ripeteva spesso e che sembra fargli
comodo. Contro Oscar l’aveva già usata per il ballo e adesso questo sostantivo
gli ritornava utile, ma questa volta per motivi ben diversi.
“Bravo
il nostro Andrè! Sei stato nell’ombra tutto questo tempo e adesso hai in mano
il cuore di madamigella Oscar. Avrei potuto averlo io, anzi credo di averlo
sempre avuto, ma l’ho rifiutato per la regina e adesso Oscar non vuole nemmeno
essere più toccata da me!
Ho
notato come mi ha respinto nel tentativo di aiutarla, preferirebbe morire per
te Andrè!!!”
E
preso dalla rabbia urlò
-
COME PUOI INNAMORARTI DI UNO COSI’????
Ma
una donna, infastidita dalle sue urla gli gettò dalla finestra dell’acqua
gelata
-Come
vi permettete?
-Come
vi permettete voi forse? È notte fonda e i miei bambini dormono, non ho
intenzione di permettere che qualche pazzo ubriaco li svegli! (*)
“Credo
sia la mia giusta punizione per quello che ho detto, Andrè sarà in grado di
darti la felicità completa…Addio Oscar!”
Quando
Oscar non sentì più alcun rumore, si alzò, anche se a fatica ma voleva a tutti
i costi cercare Andrè: con la paura che avesse perso i sensi ma con la speranza
che fosse ancora vivo. Lo vide, era seduto con le mani legate dietro la
schiena, si sentì rigare le guance da calde lacrime che non volevano smettere
di scendere. Gli corse incontro impaziente di potergli finalmente parlare e gli
gettò le braccia al collo.
-Oh
Andrè! Sei vivo! Che attimi terribili ho passato! Ma sei ancora qui, ho avuto
una gran paura di perderti.
Ma
Oscar si zittì imbarazzata, non riuscì a guardarlo per la vergogna, così con la
testa bassa prese le mani di Andrè e sciolse le corde che gli legavano i polsi
cercando di cambiare discorso.
-Andrè cerchiamo i cavalli, è l’unico modo per
tornare a casa.
Si
alzò dandogli le spalle per non guardarlo, ma Andrè la fermò mettendogli una
malo sulla spalla, Oscar sentì una morsa allo stomaco, non riusciva a reagire o
forse non voleva reagire.
-Oscar!
Aspetta…guardami negli occhi ti prego…ho bisogno di vedere e di capire che tu
mi vuoi ancora bene che sei tu quella che era preoccupata per me!
Oscar
si voltò con gli occhi umidi di lacrime, ma non osò dire nulla, continuò a
guardarlo pregandolo con gli occhi di lasciarla, Andrè aveva poggiato anche
l’altra mano sull’altra spalla ed erano nuovamente vicini come quella sera ma
Andrè lasciò la presa, non voleva più spaventarla.
“Piangi!
Perché piangi e non parli Oscar? Il tuo silenzio mi riempie di dubbi. Ma sto
dimenticando che l’orgoglio è sempre stato parte di te..credo si anormale
questo tuo comportamento”
Mentre
Andrè pensava a queste cose, sentirono il verso di un cavallo. Infatti si era
nascosto in un vicolo per la paura.
-
Andrè penso che sia meglio non cercare l’altro, è molto tardi e non credo
resisteremo a lungo con queste ferite, soprattutto tu, sei ridotto molto male
vedo.
-Non
preoccuparti per me Oscar, sto bene, Dai ti riporto a casa!
Ma
mentre tentava di salire sul cavallo, una ferita sulla gamba si fece sentire e
Andrè si ritrasse con una smorfia di dolore. Oscar lo osservava, ricordava
quell’espressione.
“Pur
essendo dispiaciuta per la ferita, riesco solo a sorridere, quello sguardo mi
fa pensare a quando eravamo bambini! Dei bambini capricciosi e delle vere e
proprie pesti combina guai”
-aah
cosa c’è da ridere Oscar?
-
Ahah e tu dovresti riportarmi a casa? Sei sempre il
solito testardo!
Oscar
salì a cavallo e porse la mano ad Andrè. Era molto imbarazzato, doveva essere
lui a portarla in salvo non lei, ma qualcosa riusciva a calmare quel disagio.
Per Andrè era infatti come se fossero tornati bambini, quando giocavano assieme
e qualche volta correvano sulla stesso cavallo.
-Andrè
-Si
Oscar!
-Ricordi
quando da piccoli ti aveva raccontato dei paesi freddi?
-E
di come fossero emozionanti le slitte?...e come potrei dimenticarlo? Mi dicesti
: Nei paesi a nord c’è tanta neve e mi hanno detto che per spostarsi non usano
le carrozze ma strani aggeggi di legno coni quali riescono a scivolare sulla
neve!
Oscar
rise.
-
Dai Andrè non avevo questa voce ridicola!
-Oh
si invece e poi hai detto: Andrè non sarebbe meraviglioso averne una? E
siccome…
Ma
Oscar lo fermò continuando lei stessa la frase quasi sentendosi in colpa.
-
E siccome tu hai sempre accontentato i miei capricci, qualche giorno dopo ti
presentasti con una grossa lastra di metallo dicendo
-
Possiamo usare questa! Da quella discesa si potrebbe fare, anche se non c’è la
neve credo sia lo stesso!
-Beh
Oscar, adesso sei tu che mi stai imitando male!
Risero
entrambi e Oscar aggiunse
-
Il punto è che alla fine non riuscimmo a frenare e ci sbucciammo tutti e due le
ginocchia, ricordo ancora la Nanny che ti sculacciava per non avermi protetto a
dovere!
Sorrise
-Povero
Andrè, non era già abbastanza il dolore alle ginocchia, mancavano le punizioni
della Nanny. Mi ricordo anche quanto piagnucolavi mente ti medicava le ferite,
facevi la stessa smorfia di poco fa per salire a cavallo, solo che non avevi le
lacrime agli occhi e il volto di un bambino, adesso hai un volto più mascolino
e la voce di un uomo. Andrè ascoltava in silenzio gli faceva piacere ascoltarla
ma gli piaceva di più il fatto che lei lo avesse notato con una sola piccola
smorfia.
-
Invece tu non piagnucolavi Oscar! Tenevi sempre duro, ma quando tutti si
allontanavano scoppiavi in lacrime.
Oscar
sorrise di nuovo
-Rimanevi
solo tu a consolarmi Andrè!
Oscar
lo guardò, aveva tanta nostalgia di quel periodo quando lei piangeva e Andrè le
si siedeva accanto, magari più malconcio di lei ma
trovava sempre il modo di farla stare meglio facendola pensare ad altre cose
con dei racconti buffi o rubando qualche dolcetto dalla cucina. Ma Oscar si
voltò all’istante, non voleva di certo andare a sbattere contro qualcosa, ma
quello che più temeva era arrossire davanti ad Andrè. Finalmente dopo tanta
strada giunsero a palazzo Jarjais. I due erano
esausti si trascinavano a stento verso la porta di casa. Prima di salire il
primo gradino Andrè si sentì trattenere e sentì una voce sommersa dai
singhiozzi
-Andrè, ho tanta nostalgia!...nostalgia di quei
bei tempi, promettimi che questi bei ricordi non svaniranno mai!
Andrè
la guardò, le sorrise raccogliendo il suo volto fra le mani asciugandole le lacrime con le dita
-Se
tu me lo permetterai, non avrai più nostalgia Oscar! Mai più!
* nota dell’autrice: Ho sempre desiderato gettare un
secchio d’acqua su Fersen quindi immaginate che quella donna sia io J!!..Scusate se sono
troppo dura ma per me Fersen è sempre stato un imbecille!!