II.
Stoffa
La signorina
Padmé – si chiama
così, giusto? Suona così esotico, così
misterioso! – sembra essere uscita da
una delle favole che le raccontava la nonna prima che diventasse muta
da un
giorno all’altro.
Quando la
vede, a Beru non serve
scambiarci un paio di parole per sapere che la donna davanti a lei non
è una di
quelle che rivedrà nella sua vita.
Glielo dicono
due cose, quelle che
la nonna le diceva di guardare: le mani e i vestiti.
Le mani della
signorina Padmé sono
morbide e senza calli, belle e affusolate e con le unghie perfette.
Probabilmente ha qualche ancella che si dedica soltanto alle sue mani.
Se la
immagina sdraiata mollemente su un divanetto di velluto mentre affida
le sue
candide falangi ad un’ancella vestita di bianco, mentre
un’altra suona musica
raffinata in un angolo del salone circolare.
Almeno,
è così che si comportano
le principesse delle favole della nonna; e quando la conosce meglio
– Beru
Whitesun che conversa con una regina! (o ex-regina, come tiene a
precisare Padmé)
– s’accorge d’aver volato troppo
di fantasia.
I vestiti
sono un altro discorso.
Sono fatti di stoffa che Beru nemmeno conosce. Ad esempio, che stoffa
è quella
del mantello con cui è arrivata? Quando
l’accompagna a prendere gli altri
vestiti alla nave – e, o dolcissimi numi, che nave!
– ne vede altri in una
piccola valigia, messi tutta alla rinfusa. Ci vede stoffe che sembrano
veli,
lane pregiate, cappelli esotici, blu e bianchi e fermagli e cammei
preziosi.
Padmé dice: scusa il disordine, ne ho messi in valigia
giusto un paio, andavamo
di fretta. Le parla come se Beru fosse una sua pari, una donna abituata
a
viaggiare e indossare abiti di lusso; e quando Beru cerca di
dimostrarle di
essere solo una contadina di Tatooine – orgogliosa, ma sempre
contadina – Padmé
non si scoraggia.
In
realtà, si deve ricordare Beru,
sua nonna non aveva parlato della qualità degli abiti quando
raccomandava alle
nipoti di stare attente ai vestiti della gente; sua nonna era figlia di
un
mercante che veniva da un mondo del Nucleo, che le aveva raccontato di
mondi e
genti strane, e lei le sapeva queste cose: diceva alle nipoti di badare
al
portamento, alla maniera in cui indossavano gli abiti e come li
trattavano.
Chiunque
può comprare un bel
mantello, ma solo pochi possono portarlo convincendoti di averne il
diritto. Lo
diceva con una specie di tenero orgoglio, come se le sue nipotine, se
si
fossero trovate in quella situazione, avrebbero passato
quell’esame misterioso.
Ad ogni modo,
Padmé avrebbe
superato l’esame: quel mantello di stoffa ignota lo appende
all’attaccapanni
come se fosse una robetta da niente. Lo sa: se Beru avesse un mantello
del
genere nemmeno lo farebbe uscire dall’armadio,
altroché!
(E oh, quando
vede il contenuto
della valigia, quando si schiude lo scrigno, Beru darebbe
così tanto per avere
uno di quei vestiti, tutti belli e disordinati!)