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Autore: MrEvilside    12/06/2010    6 recensioni
[Story Of Evil]
Sorriderai, se te lo chiedo per favore?
[rating dovuto ad accenni ad una tematica pesante]
[Kagaminecest; Kaito/Rin one-sided; accenni Kaito/Hatsune]
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Len/Rin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Please, Keep On Smiling

Write down your wish on a piece of paper and place it in a small glass.
If it is carried far down into the sea,
Your wish will soon come true.

« Oh, perché dovrei farlo? È una sciocchezza! » Rin arricciò le labbra in una smorfia, portando le mani sui fianchi, e volse la testa da un lato, come se la bottiglia ed il foglio che Len le tendeva emanassero un lezzo nauseabondo.
« Perché no, miss Rin? » replicò gentilmente il servitore. « E se il desiderio si realizzasse davvero? Suvvia, fate soltanto un tentativo » insistette.
Infine la ragazza fu costretta a cedere ed il giovane le allungò allegramente anche un pennino ed un calamaio con i quali scrivere. Accompagnata da un borbottio simile a che razza d’idiozia, la principessa ferì la carta con la sua scrittura elegante, vergando una breve frase in nero, come sangue su quel corpo candido, arrotolò la pergamena e l’introdusse nella bottiglia di vetro.
Poi, sollevata la gonna al di sopra delle ginocchia, si chinò e donò l’oggetto al mare: la risacca lo ghermì con delicatezza, trascinandolo lontano fra la spuma bianca e l’acqua scintillante alla luce del sole.
« Sei soddisfatto adesso? » volle sapere, stizzita, incrociando le braccia in direzione del gemello.
« Molto ». Len distese gli angoli della bocca in un sorriso radioso; Rin si affrettò a distogliere lo sguardo nel tentativo di nascondergli l’improvviso rossore sulle guance e lo stupore imbarazzato negli occhi, che aveva sostituito l’irritazione.
Mascherando l’inaspettata espressione scomposta con una di contegnoso disprezzo nei confronti di quel che considerava una stupidaggine, chiese: « Tu che cosa hai desiderato? Non che mi cresca il seno come l’ultima volta, spero! »
Il servitore scoppiò a ridere, divertito. « Allora stavo scherzando, miss Rin » la rassicurò. Poi, guardando il mare che aveva inghiottito la bottiglia, aggiunse: « Io ho un unico desiderio che vorrei venisse esaudito: mi piacerebbe che il sorriso di miss Rin non si spegnesse mai ».
La ragazza tese una mano, esitò quando stava per sfiorare la sua. È mio fratello, è un servitore. E, tuttavia, infine intrecciò le piccole dita alle sue, grandi e callose a causa delle mansioni che svolgeva al castello, e sorrise teneramente al suo viso rosso d’incredulità. « Grazie, Len ». Si levò sulle punte dei piedi ed accarezzò la sua guancia con le labbra.
Il giovane la sorresse delicatamente contro di sé con l’ausilio del braccio con il quale le cinse la vita sottile. « State sorridendo, miss Rin. Avete visto? Un frammento del mio desiderio si è avverato anche oggi » mormorò, affondando il volto nei suoi capelli biondi. « E anche se il vostro fosse un desiderio che il mare non può esaudire, ci sarei sempre io per soddisfarlo ».
« No, non credo che tu potresti farlo: se quel che dici è vero, soltanto il mare ne ha il potere » lo contraddisse la principessa, godendo della sensazione di calore e del profumo di paglia che il petto robusto del fratello trasmetteva alla gota che vi teneva premuta contro.
« Davvero? » Len aggrottò la fronte. « E perché? »
« Oh, no ». D’improvviso, Rin arretrò, sciogliendo la stretta che li univa, ed agitò un indice dinanzi il suo naso. « Non tentare di corrompermi! Non ti rivelerò quel che c’è scritto su quel foglio! » rise, allontanandosi lungo la riva.
« Voi dite? Aspettate che vi prenda! »
Ed il servitore si affrettò dietro la scia di spruzzi e risate che ella si lasciava dietro nella fuga.
Il mio desiderio è che Len resti sempre con me.

For the convenience of selfish adults
Our future was split in two.

« Guarda, Len, guarda! » La bambina gli mostrò orgogliosamente il fiore bianco che aveva infilato tra i capelli dorati. « Pensi che sia carina? »
Il gemello arrossì violentemente ed abbassò lo sguardo. « N-no, io… io penso che tu sia proprio brutta! » mentì, strizzando gli occhi e mordendosi il labbro inferiore. Come avrebbe fatto qualunque altro fratello, pensò, come doveva essere tra di loro – ma allora perché doveva fargli così male?
Il sorriso speranzoso di Rin rovinò in un mento tremante e due occhi grandi e colmi di lacrime a stento trattenute. « Sei cattivo, Len! » l’accusò, sfregandosi il volto per scacciare il pianto che le imporporava le guance e le scuoteva le spalle esili. « Io ti odio! »
Io non sono cattivo. La sorella si lasciò ricadere seduta tra l’erba, come costretta al suolo dalla medesima forza che le impedì di reprimere ulteriormente i singhiozzi, i quali sembrarono quasi spezzare il suo piccolo corpo. Non voglio che tu mi odi.
Qualsiasi altro fratello avrebbe risposto anche io ti odio, sei la persona che odio di più al mondo; Len, tuttavia, non avrebbe mai potuto farlo: lui adorava quella bambina. Adorava i suoi capelli, la sua pelle, il suo sorriso, la sua voce squillante.
« Non piangere ». Prim’ancora d’avvedersene, l’aveva abbracciata. L’aveva stretta a sé, di modo che la sua testa riposasse nella curva descritta dal mento e dal collo, e aveva percepito le lacrime ed i singhiozzi cessare repentinamente. « Non piangere. Ti giuro che, se piangi tu, piangerò anche io! »
Sorriderai, se te lo chiedo per favore?
« No, fratellone, tu non devi piangere » mormorò la bambina. « Perché, quando piangi, io sono tanto triste, anche se tu mi odi ».
Il gemello sgranò gli occhi – aveva infine recitato così bene che sua sorella gli aveva creduto? « Io non ti odio! » si affrettò a correggerla, ritraendosi per poter incrociare il suo sguardo. « Io voglio che tu sia sempre felice… Non volevo dirti una cosa così crudele ».
« Davvero? Allora pensi che io sia carina? » domandò Rin, illuminandosi un poco.
« Sei carina quando sorridi ». Len le diede un buffetto su una guancia, suscitando una sua risata contenta.
Inaspettatamente, la bambina gli gettò le braccia al collo: aveva un così buon profumo, di fiori e di sole. « Ti voglio bene, fratellone! Sei il fratello migliore del mondo! »
Se tu mi odiassi, sarei la sorella più triste che possa esistere. Non odiarmi mai, fratellone: dimmi che sono carina, per favore. Non era questo che una qualsiasi sorella avrebbe dovuto pensare, non era di un fratello che una qualsiasi sorella avrebbe dovuto considerare l’opinione come avrebbe fatto con altri uomini, Rin lo sapeva: i complimenti del suo fratellone, tuttavia, erano quelli ai quali teneva maggiormente.
« Rin! Rin, principessa, dove sei? »
La bambina si voltò nella direzione dalla quale l’avevano chiamata. « Padre! » Agitò una mano per attirare l’attenzione dell’uomo che la cercava. « Padre, sono qui con il fratellone! Perché oggi non viene a pranzare da noi? È trascorso tanto tempo dall’ultima volta! »
Len s’irrigidì quando lo sguardo del re incontrò il suo. « Non credo sia possibile, mia cara: tuo fratello è molto impegnato con il lavoro, lo sai » egli affermò, accarezzandole i capelli. « Non è vero, Len? » Sta’ lontano, l’avvertirono i suoi occhi d’un gelido azzurro ghiaccio.
« Mi dispiace, miss Rin » mormorò il bambino. « La prossima volta verrò, lo prometto ».
Non aveva cuore di rivelare al suo volto imbronciato che non avrebbe mai potuto tener fede a quella promessa.

The princess obsessed with jealousy
One day summoned the cabinet minister
And in a quiet voice said:
“Destroy the country of green”.

Len sgranò gli occhi, impietrito. « Ma… miss Rin, una cosa simile… » farfugliò, incredulo.
« Sta’ zitto! » l’interruppe la ragazza, sfregandosi gli occhi bagnati d’un pianto pregno di rabbia. « Non dici sempre che obbedirai a qualsiasi mio ordine? Allora fallo e sta’ zitto! Voglio che quella donna muoia! »
« Perché miss Rin desidera una cosa così orribile nei confronti di una persona tanto gentile quale la principessa Hatsune? » volle sapere il giovane in tono mesto.
« Quella sgualdrina…! » singhiozzò la principessa. « Come puoi dire che è gentile? Si è portata via il mio principe Kaito! Devi ucciderla! Io ti ho tenuto al mio fianco come mio più fidato servitore, sebbene mio padre avesse sempre voluto separarci, ed ora tu non vuoi obbedirmi? Non dicevi di voler vedere il mio sorriso? Sei cattivo, Len! »
Il servitore si portò su un ginocchio, il medesimo sul quale appoggiò l’avambraccio, e chinò la testa in avanti, sin quasi a sfiorare la manica della camicia con la fronte. « Se questa è la vostra volontà, sarà fatto » sentenziò. Io voglio che tu sorrida, voglio stare con te quando lo fai.
Raddrizzandosi in posizione eretta, le volse le spalle e mosse qualche passo in direzione dell’uscio. « Se volete scusarmi, vado a prepararmi: partirò immediatamente e sarò di ritorno appena possibile » l’informò in un sussurro udibile a stento. Piangeva.
Pianse anche quando fu costretto ad affondare il pugnale nel ventre della principessa Hatsune: lei gridò e spalancò gli occhi, stringendosi la pancia gonfia, incurante del sangue che colava sulle sue dita e del dolore che soffocava la sua vita. Len pianse tanto nel rendersi conto che quel ventre era stato la culla di un bambino.
« Stai piangendo, Len? » Rin posò un palmo sulla sua spalla, esitante, laddove gli abiti non erano imbrattati di rosso. Infine sembrò essersi resa conto dell’entità del suo ordine: e, tuttavia, era ormai troppo tardi. Per Hatsune, per suo figlio e per il cuore di suo fratello.
« Non preoccupatevi, miss Rin, non è niente… » mentì il giovane. La sua voce era ferma, eppure le lacrime seguitavano a scivolare lungo le sue guance. « Ma è meglio che non mi tocchiate, potreste sporcarvi… Vado immediatamente a fare una doccia e a bruciare i vestiti, perché nessuno possa ricondurre quello che è successo » non riusciva a pronunciare il termine omicidio « a voi ».
« L-Len… »
« Vi prego, miss Rin ». Perché non riusciva a smettere di piangere? « Lasciatemi da solo. Ho bisogno di riposare un po’: ho fatto un lungo viaggio ». Ed ancora non ti ho visto sorridere.
La ragazza lasciò ricadere lungo il fianco il braccio che aveva teso verso di lui. « Sì, certo ».
Il servitore avrebbe potuto rivelarle del figlio di Kaito che Hatsune aveva tenuto in grembo, avrebbe potuto umiliarla per l’atto spietato che gli aveva dato ordine di compiere, avrebbe potuto spezzare il cuore della “figlia del diavolo”, come la chiamavano i sudditi; ma non l’avrebbe fatto.
Ti prego, non guardarmi così, come se stessi per piangere. Ho fatto tutto questo per il tuo sorriso. Per favore.
« Spero d’esservi mancato almeno un poco, miss Rin » sorrise, volgendosi a guardarla un’ultima volta. « O che, perlomeno, abbiate sentito la mancanza delle nostre merende insieme. Non vedo l’ora di prepararvi il the con i biscotti che vi piacciono tanto ». Per favore.
Eppure stava ancora piangendo.

I notice both of my arms that are fastened with red handcuffs:
They are surely the colour of blood that someone has shed.
Both of my ankles are in blue chains:
They are surely the colour of someone’s tears.

Si svegliò accompagnandosi ad un lungo sbadiglio.
Che strano, triste sogno… Non ne ricordava gli esatti particolari: v’era qualcuno al quale era molto affezionata e con il quale aveva trascorso dei momenti felici, sebbene durante l’infanzia fossero stati lontani, ma poi l’aveva fatto piangere. E lui – o lei? – non era più riuscito a smettere.
Fece per stropicciarsi gli occhi, quando s’avvide d’avere i polsi legati. Oh…? Dovette attendere d’essere in grado di mettere a fuoco il mondo attorno per scoprire che le sue braccia erano serrate da un paio di manette scarlatte, mentre le caviglie erano bloccate da catene azzurre.
D’improvviso ebbe paura ed il suo corpo tutto tremava di terrore: non sapeva dove fosse, non sapeva chi fosse, non sapeva che significato avessero quegli oggetti, quei colori.
Che cosa è accaduto?
« Non ricordi nulla, bambina? »
L’oscurità della stanza nella quale si trovava era rischiarata soltanto dalla luce soffusa d’un grosso ingranaggio incastrato nella parete; esso girava lentamente, producendo una musica dolce e malinconica, quasi fosse stato un carillon, e la luce che irradiava si fece più luminosa quando quelle parole echeggiarono tra le pareti.
Trascorse un istante dacché la voce si era spenta, poi la ragazza si prese la testa fra le mani e gridò, scoppiando in violenti singhiozzi. « LEN! »
Non vi era stato alcun sogno. Ma che cosa ho fatto?
« Tu sei una creatura peccaminosa » proseguì la voce – che fosse l’ingranaggio? « e sei stata condannata ad una vita d’eterno pentimento in questa camera ». Infine iniziò a cantare parole che s’intrecciavano alla melodia dell’ingranaggio e che Rin non era in grado di comprendere.
Seguitava a piangere, incurante di quanto le accadeva intorno. « Len, Len… »
Non biasimava affatto chiunque avesse deciso la sua condanna: aveva commesso dei peccati terribili, che nemmeno Dio poteva perdonare. Era giusto che, se davvero era nel Regno dei Cieli che era stata portata, fosse stata separata dagli altri, da Len in particolare, se anche lui si trovava lassù: voleva che trascorresse la sua esistenza dopo la morte in pace, lontano da una persona che gli aveva arrecato tanto dolore. E lui voleva soltanto vedermi sorridere… Non merito il perdono di nessuno.
Ascoltando la dolce canzone, tuttavia, la sofferenza ed il senso di colpa venivano lentamente meno. Era come se quella delicata ninna nanna la stesse curando.
« Sono morta, vero? » chiese. « Quanto tempo è passato da… da allora? »
L’ingranaggio non le diede ascolto: continuò a girare lentamente su se stesso e la voce a cantare, lenendo il dolore ogni istante di più.
E poi, da una piccola apertura nell’oggetto dentato, sgorgò della luce, come acqua da una sorgente, che bagnò Rin con il proprio calore. « Sarai perdonata per quanto hai fatto » risuonava, in quella luce, la voce che d’improvviso aveva smesso di cantare « e ti sarà donata una nuova vita. Fanne uso affinché chi temi non ti perdonerà mai possa infine assolverti dalla condanna che tu stessa ti sei imposta, facendo sanguinare il tuo cuore ».
« Vuol dire… » La ragazza sgranò gli occhi, alzandosi in piedi di scatto, malgrado le catene che le graffiarono le gambe, ed allungando un braccio verso l’ingranaggio. « … vuol dire che Len è vivo? »
La stanza, tuttavia, svanì in fretta, sostituita da un volto indistinto al suo fianco. « Ben svegliata, figlia mia » le disse gentilmente una voce amorevole, mentre una mano le accarezzava i capelli. « Il tuo nome è Rin Kagamine ed io sono tuo padre ».
Che sia stato un sogno dentro un sogno?
« Padre, padre, posso vederla? » Eppure quella voce l’aveva conosciuta soltanto durante il sonno – non poteva essere stata soltanto la sua immaginazione. « Com’è? È carina? »
« Oh, sì, » rise l’uomo seduto accanto a lei « è proprio carina. Ma prima di fartela incontrare preferirei aspettare un po’, Len: sai, si è appena svegliata ».
Len. Se soltanto il suo corpo insonnolito avesse risposto con maggior prontezza ai suoi ordini, si sarebbe già precipitata fra le braccia del ragazzo. Il mio fratellone.
Socchiuse gli occhi, guardò il volto di suo padre.
« L… en… perdo… na… mi… »
E poi ricadde addormentata sul morbido cuscino.



I primi tre sono flashback in ordine sparso, ossia il sogno di Rin: non sono ordinati perché i sogni, che sono l'attività notturna del cervello umano, sono disordinati, come lo è ogni altro pensiero. Quanto al fatto che piangono più o meno in continuazione, be', cercate di capire: per Len, è stata una cosa straziante; per Rin pure, anche se lei ha capito tutto in ritardo.
Questa one-shot è nata da una sfida personale che mi sono lanciata: utilizzare in una fanfiction i testi delle canzoni dell'intera Saga del Male.
Infatti, nell'ordine, ho utilizzato Regret Message, Servant of Evil, Daughter of Evil e Re_birthday, anche se quest'ultima riferita a Rin e non a Len.
Quanto al padre di Rin e Len, ho sempre pensato che quel "selfish adults" si riferisse a lui: non mi piace però mostrarlo come un rozzo, imperioso re capriccioso, infatti qui è molto dolce con la figlia ed al tempo stesso implacabile con Len nel tenerlo lontano dalla sorella. Una persona scaltra, insomma, non uno di quei tizi che strillano ordini con la loro voce roboante e grossi come armadi; un tipo più snello, più intelligente, più acuto, decisamente.
Oh, be', spero sia piaciuta. <3
Chu.
  
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