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Autore: _Syn    12/06/2010    2 recensioni
LinkxAllen
Ma i dubbi giocano a nascondino e, quando credi di averli afferrati, celano la loro essenza. E sta tutto nell’insicurezza e in quello che siamo: Link non avrebbe potuto abbandonare la sua posizione per correre dietro ad un dubbio; Allen non poteva trascinare anche lui in quell’oceano caotico. A Parigi l’aveva appena trascinato sulla riva di quell’oceano, e in qualche modo si era sentito sollevato. Era durato un attimo, un attimo abbastanza prolungato da far traballare anche Link, forse.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Link, Rabi/Lavi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Standing on a broken field'
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Note di Bella: *sospira* Ce l’ho fatta. Quasi dieci giorni di lavoro per questa cosettina, ma ce l’ho fatta. Una cosa: la storia si svolge dopo il caso del Ladro G. Non ricordo esattamente se la Capo Infermiera - che qui compare - sia presente, ossia se dopo il trasferimento dell'Ordine sia andata con loro (pessima memoria, sì). Voi, eventualmente, fate finta che sia così.
Il titolo mi ha fatto penare, come al solito. Non sapevo cosa scrivere, ma alla fine è uscito questo profumo e... be’, fate voi, sono una frana con i titoli.

Ultimamente sono partita letteralmente per le LinkxAllen, ma proprio proprio partita. Una di quelle ossessioni che non ti passano mai.

Non mi voglio dilungare ulteriormente, perciò vi lascio leggere ^^ (ah, lo sapete che quando si tratta di DGM divento logorroica, vero?).

Bella.

 

 

*§*§*§*§*

 

 

Profumo di fiducia

 

Ad Allen era bastato strisciare un foglio di carta sulla pelle della mano tra indice e pollice per far scattare il fiuto infallibile della Capo Infermiera. Era immediatamente comparso un taglietto sottile e dal suo centro erano sgorgate poche gocce di sangue. Bruciava un po’ considerando quanto fosse sensibile e delicata la pelle in quel punto, ma Allen aveva pensato che sarebbe bastato usare un po’ di acqua fredda – al massimo un po’ di disinfettante per prevenire infezioni – e mettere un cerotto per evitare che il taglio toccasse oggetti sporchi.

Si stava guardando la mano, Timcampy sulla sua testa galleggiante e rilassato, quando la Capo Infermiera, nel bel mezzo di un colloquio insieme a Link, voltò il capo con lentezza spaventosa dilatando le narici neanche fosse un mastino.

Allen spalancò gli occhi grigi, la mano ancora sospesa a mezz’aria e il foglio incriminato e colpevole nell’altra, e sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena quando gli occhi della donna si posarono direttamente e severamente su di lui.

Timcampy gli solleticò l’orecchio con un’ala, scendendo dalla sua testa, come per dirgli di non preoccuparsi. O di rassegnarsi. Facile.

Allen Walker.” pronunciò l’Infermiera ignorando deliberatamente le richieste di Link.

Le dispiace rispondere per iscritto a quest’ultima domanda?” Link era un uomo crudele se ci si metteva, pensò Allen. Non provava pietà quando gli caricava le braccia di pile di fogli, né quando, prima di andare a dormire, continuava a parlare perché Lvellie comunicava ordini ad orari indecenti ed esigeva risposte quanto prima. Era cattivo anche quando gli impediva di finire il suo pranzo, promettendogli però – con uno sguardo che superava di poco il fanatismo – che nello studio di Komui avrebbe trovato una torta di mele con cui soddisfare i rimasugli della fame. I dolci risvegliavano i suoi istinti umani e, ora che ci pensava, sembrava rilassarsi un poco nei momenti in cui Allen ripuliva il piatto in cui un quarto d’ora prima si trovava uno dei suoi capolavori di pasticceria.

Allen Walker, fammi vedere quella mano.” scandì la donna, ormai dimentica del pover’uomo dietro di lei. Link sospirò appena, socchiudendo gli occhi quel tanto da far capire i suoi pensieri ad Allen: più svolgi bene il tuo lavoro, più sei trattato in questa irrispettosa maniera. Ma dovette convenire che lo stesso valeva per l’infermiera. Lei sfiorava il limite dell’ossessione e, puntualmente, i suoi pazienti fuggivano via dall’infermeria o etichettavano come un “non preoccupante” qualunque ferita o raffreddore.

Non è niente, davvero!” esclamò lui, agitando le mani davanti al petto. Ma gli occhi della Capo Infermiera captarono il rosso sulla mano dell’Esorcista e, dilatando ancora le narici, si alzò dalla sedia e lo raggiunse a passo di marcia. Link sospirò più pesantemente e lasciò perdere, rifiutandosi di guardare nella direzione di Allen il quale, invece, cercava disperatamente il suo sguardo in cerca d’aiuto.

Ma era abbastanza chiaro che neanche uno degli uomini di Lvellie – neanche Lvellie stesso, probabilmente – avrebbe potuto tenere testa ad un’infermiera dedita anima e corpo al proprio lavoro.

 

 

Dieci minuti dopo Allen si trovava in infermeria, il graffietto, bruciante per la quantità industriale di disinfettante usato, coperto da un cerotto che la Capo Infermiera gli aveva messo personalmente, come si fa con i bambini, stando attenta che non si levasse facilmente.

Maneggia i fogli di carta con più attenzione, la prossima volta, Walker.” disse Link, in piedi accanto a lui. Non si era perso nemmeno un istante, l’aveva seguito fin lì – era il suo lavoro – e non si era risparmiato dal fargli percepire la propria irritazione poiché a causa di un taglietto invisibile era stato costretto a prolungare i tempi, mandando all’aria la tabella di marcia che aveva preparato la sera prima.

Link era così, un programmatore. Prima di andare a letto, non solo riesaminava i documenti da inviare a Lvellie, ma preparava uno schema che lo aiutasse a svolgere i compiti che si preponeva la mattina dopo. Chiaramente, lui non era il tipo che ammetteva l’esistenza di imprevisti. Ma evidentemente non aveva mai avuto a che fare con la Capo Infermiera prima di allora.

Scusa, Link, non avevo intenzione di procurarti questo fastidio.” si scusò Allen.

Si osservò la mano e si domandò, stupidamente, cosa sarebbe successo se il Quattordicesimo avesse preso il controllo del suo corpo – lo era ancora? - e avesse divorato ogni cosa che gli apparteneva: sentimenti, ricordi, sensazioni, esperienze. Sarebbe stato spaventoso non ricordare nulla, morire nel proprio stesso corpo, come un uovo a cui si pratica un buco sulla cima del guscio e poi si succhia via ciò che contiene. Morire e restare in vita al tempo stesso, senza saperlo.

L’hai procurato a me, il fastidio, Allen Walker.” si lamentò la donna, rimettendo a posto disinfettante e cotone. “Voi Esorcisti sempre con la testa fra le nuvole! Non sarebbe un male se ogni tanto decideste di affrontare i vostri problemi senza perdere la testa e rischiare di ferirvi.”

Mi scusi.” non aggiunse un “ha ragione, siamo proprio degli stupidi.” Non perché non credesse di essere uno stupido, certe volte cominciava a nutrire qualche dubbio a riguardo, ma solo perché non voleva alimentare le illusioni dell’Infermiera. C’erano momenti in cui era davvero impossibile restare con i piedi per terra, ancorati nel luogo in cui si trovava fisicamente. Non sapeva neanche se ci sarebbe rimasto. Sapeva, però, che da un momento all’altro il Quattordicesimo avrebbe potuto prendere il sopravvento. Ma la consapevolezza più forte era che avrebbe fatto di tutto per evitarlo. Quello era il suo corpo, le emozioni che provava gli appartenevano nella maniera più intima che potesse immaginare. C’era Allen lì, c’era Allen nei sorrisi che rivolgeva a tutti, c’era Allen persino in quei dubbi assillanti.

Poi, quando quei pensieri giungevano al limite, quella musica iniziava a scorrergli dentro come un fiume infernale. E in quel fiume vedeva una barca colma di anime sofferenti, destinate alla corruzione e poi al dolore eterno. Vedeva gli Akuma dentro di lui, vedeva la distruzione e non poteva impedire che, pezzo dopo pezzo, anche la sua anima raggiungesse quella barca.

Avrebbe tanto voluto che la sua voce diventasse più forte di quella melodia. Avrebbe voluto creare una melodia tutta sua, che non fosse né buona né cattiva, che non parteggiasse per nessuno in quella guerra.

Si guardava la mano, Allen, e quello era ciò che vedeva.

Vedi di non costringermi a trascinarti qui ancora una volta. Almeno per una settimana.”

Allen si sforzò di sorriderle. Si chiese se il suo sorriso fosse cambiato. Era difficile notarlo ora che, quando si guardava nello specchio, ne vedeva un altro alle sue spalle. Beffardo, quasi, sicuro di sé. Oscuro. L’idea di essere pazzo non gli era mai sembrata così invitante.

 

 

Devo telefonare all’Ispettore Lvellie.” dopo averlo scortato fuori dall’Infermeria e portato in camera, dove poteva tenerlo d’occhio più facilmente, Link aveva cominciato a esaminare le risposte dell’Infermiera confrontandole con mille altre. Allen aveva intravisto una scheda dedicata a Kanda, ma sicuramente lì non avrebbe letto nulla di carino nei propri confronti.

Uhm... certo, fa’ pure, Link.”

Non ti sto chiedendo il permesso, Walker.” replicò freddamente Link, riponendo i fogli in una cartellina in maniera ordinata. Si massaggiò la parte superiore del naso con pollice e indice, chiudendo gli occhi, pensando a chi lasciarlo in quel lasso di tempo. Era difficile trovare qualcuno che non simpatizzasse per Allen. Perciò era difficile fidarsi, nonostante in tutto quel tempo il sorvegliato non avesse tentato bizzarrie neanche una volta. In teoria avrebbe potuto lasciarlo solo e, sicuramente, l’avrebbe ritrovato lì, dove l’aveva lasciato, a banchettare allegramente con il golem di Marian Cross. Tuttavia, gli ordini di Lvellie erano insindacabili.

Ehi, Allen!” la voce di Lavi servì a distruggere quel silenzio teso. Entrò nella stanza con un’aria completamente sfatta, sudato e con i vestiti sbrindellati. Aveva graffi dappertutto e Allen seppe subito che l’Infermiera sarebbe potuta giungere da un momento all’altro. Il solito brivido freddo gli percorse la schiena.

Lavi... non ti stavi allenando con Kanda?” chiese Allen, mentre Timcampy svolazzava per la stanza puntando sempre più verso Link. Quest’ultimo, nel frattempo, raccoglieva gli ultimi documenti rimasti sulla scrivania.

Andavamo avanti da quattro ore, ho chiesto una pausa.” spiegò il ragazzo “Ma Kanda sta continuando da solo.”

Non sembrava far caso al fatto che fosse ridotto piuttosto male e che quei vestiti andavano cambiati subito.

Non hai intenzione di tornare da lui, ho indovinato?” fece Allen, notando lo stato di totale rilassatezza che rendeva beato lo sguardo di Lavi, nonostante fosse ridotto in quello stato pietoso. Non era la faccia di uno che ha intenzione di uccidersi di fatica ancora una volta.

Già. Non ci farà caso.” minimizzò Lavi, accomodandosi alla scrivania di Link, su una sedia non ricoperta di fogli e fascicoli “Non ti dispiace, vero, Due Nei?”

Link lo ignorò totalmente, chiudendo finalmente la cartellina piena di fogli. Doveva pesare un quintale. Allen pensò che fosse un’esagerazione riempire quei documenti solo per lui. Al tempo stesso, però, si disse che in quelle parole non avrebbe trovato nulla di davvero interessante. Lì dentro non c’era lui, ma probabilmente solo quello che Lvellie voleva trovare. Parole da interpretare a modo suo, domande ambigue.

Gli veniva naturale certe volte chiedersi se Link, leggendo e rileggendo tutti quei documenti, arrivasse a pensare che qualcosa non quadrasse. Lo sorvegliava quasi ventiquattr’ore al giorno, era naturale pensare che avesse capito qualcosa di lui. Tuttavia, lo stesso Allen dubitava di quel pensiero. Poteva solo fare congetture, ma al di là di ogni cosa la sua fedeltà andava a Lvellie.

Era solo doloroso e frustrante sapere che, per un motivo che neanche riusciva a comprendere, qualcuno come Link fosse costretto a conoscerlo solo su una base falsa, su un’entità misteriosa che viveva dentro di lui.

Capitava che il dolore diventasse incertezza, perché gli occhi di Link, a volte, sembravano puntarlo in modo diverso e le sue sopracciglia si aggrottavano dipingendo una smorfia che rimandava ad Allen un punto interrogativo, una frustrazione che da lui passava a Link. Si nutrivano reciprocamente di pensieri frustranti, quando sarebbe stato relativamente semplice sedersi a tavolino a discutere.

Ma i dubbi giocano a nascondino e, quando credi di averli afferrati, celano la loro essenza. E sta tutto nell’insicurezza e in quello che siamo: Link non avrebbe potuto abbandonare la sua posizione per correre dietro ad un dubbio; Allen non poteva trascinare anche lui in quell’oceano caotico. A Parigi l’aveva appena trascinato sulla riva di quell’oceano, e in qualche modo si era sentito sollevato. Era durato un attimo, un attimo abbastanza prolungato da far traballare anche Link, forse.

Posso chiederti un favore, Bookman junior?” domandò Link, sforzandosi quanto più poteva di apparire tranquillo mentre parlava con una delle persone che più lo irritavano in quel posto.

Lavi trovò tremendamente divertente quella domanda; il suo sorriso era inequivocabilmente quello di una persona che sta godendo parecchio. Link l’avrebbe tartassato una volta tornato.

Intanto Timcampy, raggiunto Link, aveva cominciato ad orbitargli intorno come un satellite. Allen non avrebbe mai pensato che a Tim sarebbe potuto piacere un tipo come Link. Merito delle torte, pensò.

Vediamo di risolvere quest’incresciosa situazione nel minor tempo possibile.”

 

 

Si fida di me a tal punto da lasciarmi qui con te?”

Penso cominci a fidarsi... un po’.”

Allen era rimasto piuttosto sorpreso quando Link, anche se riluttante e dubbioso, l’aveva lasciato insieme a Lavi. Era chiaro, tuttavia, che lasciarlo insieme a Bookman junior sarebbe stato un azzardo troppo grande, perciò aveva chiesto ad Allen che Timcampy registrasse tutto fino al suo ritorno.

Cosa te lo fa credere?” chiese Lavi poggiando una caviglia sul ginocchio, la gamba piegata. Allen si strinse nelle spalle.

Forse dipende anche da me.”

Forse era cominciato tutto quando gli aveva parlato di Mana per la prima volta. Suonava fin troppo patetico, in quel modo, soprattutto per una persona come Link.

Ma c’erano momenti in cui si ritrovava a guardare il soffitto, silente, con la sensazione di essere osservato a sua volta. Non come se fosse un criminale, una persona da tenere d’occhio. Ma come una persona che vorresti comprendere, prima di porle tutte quelle domande prive di significato.

Fin dall’inizio, Link l’aveva tenuto d’occhio senza mai pensare che Allen sarebbe potuto essere innocente.

Quindi è di te che si fida.” osservò Lavi. Poggiò il capo sullo schienale della sedia, chiudendo gli occhi.

In un certo senso, sì.”

Gli aveva parlato di Mana. Ma Allen non era certo in maniera assoluta che gliene avesse parlato perché era Link. Era stata la scena a cui aveva assistito, tra la Direttrice dell’orfanotrofio e Timothy, che l’aveva spinto a parlare. Probabilmente avrebbe detto quelle cose anche se alle sue spalle ci fosse stata Lenalee. O chiunque altro...

Eppure, per quanto si sforzasse, non riusciva a crederci totalmente. Si morse il labbro inferiore, portandosi una mano alla fronte. Le dita si insinuarono tra i ciuffi di capelli sottili, sfiorando la cute. In quella situazione non poteva permettersi di dubitare delle sue scelte, non poteva lasciare che quei pensieri lo portassero a ciò che avrebbe volentieri evitato: mentire a se stesso. Era già impossibile sopportare il fatto che, in quanto corpo ospite del Quattordicesimo, da un momento all’altro avrebbe potuto cominciare a mentire ai suoi amici. Tuttavia, in quel preciso istante, mentre Lavi era accanto a lui e faceva finta di farsi gli affari suoi guardandosi intorno e giocherellando con una palla di carta lasciata lì da Link o da Komui, Allen sentiva perfettamente di essere se stesso.

Era una sensazione che gli stringeva lo stomaco e, anche se a tratti risultava dolorosa, come se fosse uno sforzo, riusciva a respirare. Il suo respiro... non inquinava l’aria, non la riempiva di bugie.

Quindi ha interrogato anche la Capo Infermiera?” Lavi lanciò via la palla di carta, facendola atterrare perfettamente nel cestino della spazzatura accanto alla scrivania con un tonfo leggero.

Allen lasciò scivolare la mano dal capo, poggiandola su un ginocchio.

Già. Ma lei non gli ha dato molto ascolto.” era anche vero che non l’aveva fatto a causa dell’incidente del foglio di carta, ma Allen aveva pensato che l’Infermiera avesse voluto proteggerlo, non fargli pesare quella situazione più di quanto già non facesse. Era un altro dei suoi innumerevoli modi di proteggere i suoi pazienti.

Be’, ormai vale la pena di interrogare tutti, no?” ribatté Lavi ironicamente. Anche lui trovava assurdo ciò che stava succedendo, pur sapendo che non avrebbe dovuto. Era l’erede di Bookman, non avrebbe dovuto parteggiare per nessuna delle due parti.

Per Lvellie improvvisamente tutti hanno gli stessi diritti. Tutto per me...” sospirò Allen. Non aveva intenzione di lasciar trasparire il proprio stato d’animo in maniera così evidente. Ma era difficile ormai sorridere di fronte ad ogni cosa, doloroso perché mentire stava diventando una tortura. Non voleva che gli ultimi istanti insieme alle persone che amava fossero caratterizzati dalla menzogna. Non poteva negare, infatti, che la possibilità che il Quattordicesimo gli divorasse ricordi ed emozioni fosse lontana dalla realtà. Doveva prendere in considerazione ogni possibilità, ma questo non gli impediva di combattere e resistere fino alla fine.

Lavi lo guardò, esitando per qualche secondo.

Succede da quando tu sei stato degradato. Sei il peggio del peggio, Allen Walker.” lo disse con tutta l’ironia possibile, ma al tempo stesso marcò fortemente la voce sul suo nome. Come per imprimere nella sua mente l’identità di Allen. Non era lì per dubitare di lui.

Quest’ultimo si sentì stranamente sollevato, anche se l’alone della finzione gravava ancora su di loro. Era una finzione facile da controllare, almeno. Bastava tornare indietro con la mente e ricordare i primi momenti. Se Allen riusciva a farlo allora era improbabile che il Quattordicesimo avesse intenzione di distruggerlo proprio ora.

Wow. Lvellie diventa misericordioso ed io finisco tra gli scarti.” fece una pausa “Sai, non mi dispiace particolarmente.”

Già, niente distopia per te. Dovrai accontentarti di Due Nei, lui non si scolla.”

Meglio lui di Kanda. Lui dovrai sopportarlo tu. A proposito...” decise di sviare il discorso. Link avrebbe anche potuto non apprezzare una volta tornato “Ormai avrà intuito che non hai intenzione di tornare.”

Tim continuava a registrare ogni parola ed Allen si domandò cosa avrebbe pensato Link di quel dialogo e se l’avrebbe davvero riportato a Lvellie una volta ascoltato.

Anche Due Nei ci sta mettendo più tempo del previsto.” replicò Lavi “Magari ha incontrato Kanda e gli sta dando lezioni di cucina.”

Allen rise debolmente. Se si avvicinava al cuscino riusciva ancora a sentire il profumo della zucca o quello della cannella. I dolci di Link, oltre ad essere squisiti, lasciavano il loro odore dappertutto. A niente erano valsi i vari lavaggi, quel profumo proprio non voleva saperne di andare via. E in fondo Allen era felice che quel profumo fosse più forte della determinazione del sapone. Sarebbe stato un vero peccato dimenticarlo.

Tornerà presto. Non penso voglia aggravare le spalle degli altri con i suoi compiti.”

Mh. E’ un tipo altruista?”

Penso sia un egoista responsabile. Lenalee è altruista, Komui lo è stato...”

Tu sei altruista.”

Allen trattenne il respiro davanti a quelle parole. Avrebbe tanto voluto che quell’altruismo servisse a salvare tutta la gente che ogni giorno moriva davanti ai suoi occhi. Avrebbe desiderato che fosse abbastanza per evitare la morte di Tapp, la sofferenza di Johnny e di tutti gli altri, ad impedire che il Maestro fosse costretto a prendere certe decisioni... Sapeva bene dentro di lui che una cosa del genere sarebbe successa solo se non fosse stato Allen. Per questo s’impegnava così tanto, non perdeva la speranza e continuava a sorridere pur sapendo, a volte, di stare regalando bugie e illusioni. Non si compiaceva di fronte allo sguardo rassicurato degli altri, cercava semplicemente di imprimerselo nella mente per poi ritrovarlo alla fine, quando tutto sarebbe finito.

Link,” tornò a dire “salva gli altri perché così deve essere.”

Non sapeva, Allen, se stando al fianco di Lvellie Link avesse sviluppato una certa freddezza che gli impediva di provare sentimenti reali quando faceva qualcosa per la gente che aveva intorno. Riusciva solo a percepire una sensazione, qualcosa di né freddo né caldo che rendeva il sorvegliante meno gelido e impassibile dei primi giorni. Forse era un egoismo responsabile, ma anche Link doveva avere un cuore che batteva. Forse, continuò a pensare Allen, essere egoisti in maniera responsabile gli permetteva di non soffrire eccessivamente in caso di fallimento.

Ma l’Esorcista non poteva conoscere quella sensazione, perché ormai era parte di lui così come le stelle sono parte del cielo. Un cielo che le vede brillare quanto più è buio. Magari per Link non scendeva mai la notte e si risparmiava la vista delle stelle.

O si dimenticava di alzare gli occhi.

Se hai capito questo significa che ti segue praticamente ovunque.” osservò Lavi, non felice all’idea di avere una seconda ombra dietro le spalle.

Be’... ci fai l’abitudine. All’inizio mi sentivo la nuca perforata, come quando Kanda si impegna particolarmente.”

Lavi ridacchiò. Anche lui conosceva quella sensazione, ma evitava di farci caso – e questo irritava Kanda molto di più.

Lasciarti qui con me è un segno di fiducia, quindi...”

Sì, be’... Ha lasciato Tim a registrare tutto. Al suo ritorno vorrà controllare che non abbia cercato di plagiarti la mente, evocare il Conte del Millennio o qualcosa di simile”

Lavi ci pensò su, schioccando le labbra e tirando la coda di Tim, che svolazzava proprio intorno alla sua testa.

Naah,” cominciò, stando attendo a guardare Tim “secondo me ha solo paura che gli rubi le ricette.”

 

Link tornò circa dieci minuti dopo, durante i quali Lavi ed Allen avevano saggiamente deciso di spostare il centro della chiacchierata su qualcosa di diverso.

Spero per te, Bookman junior, che non abbia perso di vista il sorvegliato per un istante.” li salutò allegramente Link, liberandosi finalmente del peso della cartella che si era portato dietro. Lavi gli lanciò un’occhiata poco simpatica e si alzò dalla sedia.

Controlla pure, se non ti fidi, Due Nei.” rispose Lavi, indicando Timcampy con un cenno del capo. Link si limitò a guardare il golem per un momento, indeciso sul da farsi. Ascoltare la registrazione era quello che avrebbe dovuto fare – altrimenti non avrebbe avuto senso registrare i movimenti di Walker in sua assenza.

Eppure, il volto di Allen in quel momento dichiarava da solo che non era successo nulla in quella mezz’ora scarsa.

Non penso tu abbia il diritto di darmi ordini.”

Era solo un consiglio.”

Ti ringrazio della premura, Bookman junior, ma so svolgere il mio lavoro meglio di quanto tu creda.”

Non ne dubito.”

Dopo quello scambio freddo di battute che Allen aveva cercato in ogni modo di ignorare strapazzando Timcampy, Lavi decise che era tempo di andare. Kanda sarebbe andato comunque a cercarlo e, quasi sicuramente, l’infermeria sarebbe stata il suo prossimo punto d’arrivo. Preferiva andarci con le sue gambe e non trascinato per un orecchio dall’infermiera.

Ci vediamo, Allen.” lo salutò allegramente, agitando la mano per poi portare le braccia dietro la nuca. A Link rivolse solo uno sguardo.

Passa una buona giornata, Bookman junior.”

Quei due non sarebbero mai andati d’accordo, convenne Allen. Ma era già tanto che non si fossero insultati apertamente – Link non era il tipo che andava per il sottile, le sue frasi risultavano sempre chiare e ben costruite senza però risultare esplicitamente come insulti. E comunque manteneva quell’aria fredda e seria che gli permetteva di irritare la gente in maniera esasperante.

Dopo quella frase, Link mantenne un religioso silenzio mentre Allen continuava a giocherellare con Timcampy, lasciandolo scappare di tanto in tanto. In situazioni come quella, Tim era l’unico al quale potersi aggrappare. Capitava anche che il golem si aggrappasse a lui, qualche volta, soprattutto da quando il Maestro era scomparso, lasciando dietro di sé nient’altro che sangue e Judgment. Quando rinunciava a scappare per raggiungere l’ultimo luogo in cui Marian era stato, Tim si accoccolava sulla sua testa e ad Allen sembrava che pesasse un po’ di più, come se stesse accumulando tanti, davvero tanti, ricordi che erano appartenuti a lui e al Maestro. E lui non poteva fare nulla per impedirlo.

Il silenzio intanto cresceva di intensità. Solitamente non era così difficile stare insieme a Link senza parlare. Forse entrambi sapevano – Allen per certo, Link lo sospettava fortemente – che nella registrazione di Timcampy ci fosse qualcosa di diverso da quello che il Corvo si aspettava di trovare. Per questo esitava, non chiedeva ad Allen di prestargli Timcampy per qualche minuto, così da controllare e andare a dormire tranquillamente, senza troppi pensieri ad assillargli la mente Allo stesso modo, Allen non accennava a domandargli alcunché, accompagnandolo in quella passeggiata mentale silenziosa.

Ho fame.” dichiarò alla fine. Non tanto per interrompere il silenzio, ma perché aveva davvero fame. Un quintale di Mitarashi Dango sarebbero bastati, probabilmente, a placare la fame.

Hai saltato la cena.” doveva suonare come una scusa per la sua assenza.

Anche tu, Link. Non hai fame?”

Non credere che sia abituato ai lussi che tu probabilmente sei solito concederti in fatto di cibo, Walker.” rispose Link, muovendosi per la stanza, come se avesse da fare qualcosa in ogni angolo. Mise in ordine il disordine che regnava sulla scrivania, sistemò degli attrezzi nell’armadio e piegò una delle divise, stando attendo che non si stropicciasse. Aveva il senso dell’ordine.

Di solito Jerry lascia qualcosa, nel caso in cui qualcuno si alzi per uno spuntino notturno.” suggerì Allen, chiedendosi se Link si sarebbe mai lasciato coinvolgere in una capatina notturna in cucina. Avrebbe voluto vederlo appiattito contro il muro, silenzioso e teso, mentre strisciava lungo le pareti per non essere notato. Ma probabilmente anche in quel caso Link avrebbe marciato dritto verso il punto da raggiungere, il mento alzato e lo sguardo puntato in avanti. Era rigido come un tronco quando camminava, ma quelle volte in cui Allen l’aveva visto combattere gli era sembrato tutt’altro che rigido. Era sciolto, abile e rapido. La precisione era una caratteristica che esibiva in ogni caso.

Non riesci ad attendere che albeggi per fare colazione insieme agli altri Esorcisti?” chiese seccato Link. Allen gli rivolse uno sguardo di pura supplica, le labbra tremanti per la fame e le braccia avvolte intorno allo stomaco come per dimostrargli quanto i crampi lo stessero torturando. Era chiaro che non avrebbe rinunciato per nulla al mondo ad un pasto.

Non è che voglia darti fastidio, Link... Ma il mio stomaco potrebbe infastidirti molto di più stanotte se non mangio qualcosa.”

Link sospirò lievemente, alzando appena le spalle. Un bambino incapace di resistere alla fame. Certe volte si chiedeva se fosse un sorvegliante o un baby sitter. Eppure, al di là di quella considerazione, in un certo senso di sentiva sollevato quando Walker si comportava in quel modo. Sembrava mettere da parte la malinconia e la confusione che lo tormentavano notte e giorno, facendogli assumere quell’aspetto indecifrabile.

Ti accompagno alle cucine.”

Gli occhi di Allen assunsero all’istante la forma tondeggiante del Mitarashi Dango e gli sorrise. Era quel sorriso che, volente o nolente, devi lasciare che ti entri dentro per scaldarti. Un calore vero, non un’illusione che dura poco, giusto il tempo di darti la forza per stare in piedi e camminare.

Come il sorriso di un bambino che ti guarda ed è felice semplicemente perché tu sei con lui. E la consapevolezza che Allen Walker temesse come l’inferno la solitudine gli impedì qualsiasi movimento per un istante eterno.

 

 

...Non penso voglia aggravare le spalle degli altri con i suoi compiti... Penso sia un egoista responsabile... Link salva gli altri perché così deve essere...

 

Sembrava difficile, ascoltando quelle parole, credere che fosse lui il sorvegliante.

Sembrava difficile, ascoltando il suono di quella voce, credere che prima o poi essa sarebbe potuta cambiare, trasformandosi in qualcosa di completamente diverso.

Era stato difficile fin dall’inizio, da quando Walker aveva cominciato ad osservarlo quasi senza che se ne rendesse conto. Poteva rivelarsi fastidioso, qualche volta, come quando decideva di sbattergli la porta in faccia impedendogli di riposare, come quando esigeva di mangiare ad ore assurde e quindi svaligiare le cucine, come quando gli imponeva di aiutarlo a salvare un’anima giocando a scacchi. Come quando lo sorprendeva improvvisamente, pronunciando parole che mai aveva lasciato fuoriuscire dalle labbra in presenza di altri. Ma non si era mai lamentato di niente, perché aveva un compito da portare avanti, perché aveva persone importanti da proteggere ad ogni costo.

 

Mentre ascoltava la registrazione di Timcampy, chiedendosi se avesse parlato di lui perché sapeva che il golem stesse registrando, Allen Walker si perdeva finalmente nel sonno, affondando il naso nel cuscino su cui andò a posarsi anche Timcampy, poco dopo. Lo stava annusando, come se profumasse di buono e fosse qualcosa a cui aggrapparsi. Senza che potesse fare nulla, Link si sentì trascinato in quella presa – poteva definirlo abbraccio? – da Allen Walker. Anche se non lo toccava, anche se distavano almeno sei passi l’uno dall’altro, Allen Walker lo teneva stretto. Rappresentava l’immagina dell’innocenza: capelli spettinati, probabilmente le mani ancora appiccicose per aver mangiato senza usare le posate, il cerotto messo dall’Infermiera... Come un bambino, Allen non lo lasciava andare. Da lontano, ad occhi chiusi, mentre annusava il cuscino e sorrideva appena. E muoversi proprio in quel momento, pensò Link, sarebbe stato profondamente sbagliato.

 

 

 

  
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