* Fiocco di Neve*
Una giornata fredda,
nevica come sempre. E come ogni giorno sono nella mia lussuosa macchina,
guidando svogliatamente, senza sapere dove andare.
E’ quasi sera, ormai…
Forse è ora di tornare in quel posto vuoto che chiamo Casa.
La pioggia picchia con
dolce violenza sul parabrezza della mia macchina, mentre le note di una canzone
rock riecheggiano nella mia vettura.
She
just walked away
Why didn't she tell me
And where do I
Go tonight
This isn't
Happening to me
This can't be happening to me
She didn't say a word
Just walked away
You where the first to say
That we where not okay
You where the
First to lie
When we where
Not alright this was my
First love
She was the first to go
And when she
Left me for you
I was the last to know
Ho sempre amato questo
genere: né troppo rumoroso e né troppo melenso. Mi rilassa molto ascoltare
musica quando guido, specialmente nei giorni di pioggia.
Mi piace, mi da una
sensazione di calma e benessere, nonostante sia una cosa non molto allegra.
Le note della
canzone continuano a riecheggiare nella mia macchina, cullandomi nell’atto di
guida.
Why didn't she tell me
Where to go tonight
She didn't say word
She just walked away
You where the first to say
That we where not okay
You where the
First to lie
When we where
Not alright this was my
First love
She was the first to go
And when she
Left me for you
I was the last to know
I'll
be the
First to say
That now Im okay
And for the first time
I've opend up my eyes
This was my worst love
You'll be the first to go
And when she leaves you for dead
You'll be the last to know [x2]*
La pioggia sta
aumentando, è meglio prestare attenzione alla strada. Io sono un bravo
guidatore, non per vantarmi, ma ogni tanto capita che qualche imbecille ti
compaia davanti senza che tu abbia il tempo di reagire.
Sono immerso nei miei
pensieri, quando ad un tratto vedo un motorino tagliarmi la strada! Riesco a
malapena a sterzare, ma quest’ultimo perde l’equilibrio e cade a terra: cazzo,
che bel modo di concludere la giornata!
Accosto e scendo
dalla macchina, incurante della pioggia che mi sta inzuppando dalla testa ai
piedi, e mi avvicino al tizio ancora a terra.
“Pazzo incosciente,
ma no guardi dove vai?!”- me lo ritrovo davanti, quando vedo che in realtà è
una ragazza…
Ha i capelli rossi
come il fuoco e gli occhi verde smeraldo, dolci e intensi, molto di più
rispetto ai miei ametista. Il fisico magro e tonico al punto giusto, viso dai
lineamenti delicati e fini e labbra sottili e rosee. Ha un piccolo casco in
testa ed è più bassa di me di parecchi centimetri, l’aria spaventata le da un
non so che di dolce e angelico.
Non credo di aver mai visto una persona come lei.
“Mi dispiace, è
che… Non mi sono accorta che stesse arrivando qualcuno, meno male che non è
successo nulla di grave.”
“Ti sei fatta
male?”- le domando, stavolta con tono più dolce. Lei mi sorride ingenua, è
veramente carina, anche se mi ha quasi fatto ammazzare.
“No, tranquillo. E
anche il mio motorino è miracolosamente sano! Meno male, non ho nemmeno
l’assicurazione.”
“Brava.”
“Devo rinnovarla e
mi servono i soldi per farlo. Comunque ti ringrazio per la gentilezza, ora devo
andare.”
“Aspetta, voglio
essere sicuro che stai bene. Ti va di bere qualcosa? È meglio in casi come
questo, credimi.”- non so se sia vero, ma non voglio che se ne vada via subito.
Non ne comprendo il motivo, ma voglio conoscerla. È raro fare un incontro, anzi
uno scontro, come questo.
Lei mi sorride e
accetta il mio invito, prendendo il suo motorino, spostandolo e parcheggiandolo
davanti ad un piccolo bar proprio vicino a dove ci siamo scontrati.
Parcheggio meglio
la macchina, dopo di che entriamo in questo locale, piccolo ma ben tenuto. Ci
sono tavoli in legno, né troppo grandi né troppo piccoli, l’arredamento è
moderno ma comunque abbastanza elegante.
Ci sediamo e
aspettiamo che una cameriera venga a servirci.
“Come ti chiami?”-
le domando, sicuro di me.
“Kalisa Petrova, ma
puoi chiamarmi Kali, lo fanno tutti.”
“Non è praticamente
la diminuzione del tuo nome?”
“E’ più originale
così, ma se preferisci puoi chiamarmi Isa, non ho problemi.”- che tipo, si crea
i soprannomi da sola! Fa un ridolino, quando la cameriera ci porta le nostre
ordinazioni: una cioccolata con panna per lei e un cappuccino per me.
“E tu invece? Che
nome ha il guidatore più veloce a sterzare della città?”
“Mi chiamo Kei
Hiwatari.”
“Che nome strano,
però è bello. Mi piacciono i nomi particolari, quelli troppo banali non stanno
bene alla gente interessante.”
“E come sai che
sono interessante?”
“Ho un sesto senso,
un intuito particolare.”- dichiara fintamente civettuola, bevendo con gusto la
sua cioccolata. La osservo, bevendo il mio cappuccino: ha un’espressione così
dolce da sembrare una bambina, chissà quanti anni ha.
“Quanti anni hai,
Kalisa?”
“Te lo dico se mi
chiami Kali! Detesto il mio nome “vero”.”- mormora, facendo un espressione
imbronciata che mi fa sorridere, il che per me è un miracolo.
“Ok, quanti anni
hai, Kali?”
“Ventuno, e tu?”
“Ventiquattro.”
“Bhe, siamo più o
meno coetanei. E dimmi Kei, che fai di bello nella vita?”
“Nulla, vivo
nell’ozio più totale e non mi lamento. E tu?”
“Io lavoro, in un
locale qui vicino. Non lavori?”
“Sono laureato in
Economia, ma per adesso non faccio nulla.”
“Pigro?”- domanda,
con un sopracciglio inarcato. Se sapesse la verità comincerebbe a fare come
tutti gli altri: la ruffiana. E non voglio, questa ragazza mi sembra una
persona onesta e per una volta voglio essere giudicato per quello che sono e
non quello che rappresento.
“Può darsi. E tu?
Cosa fai di preciso nel locale dove lavori?”
“Ecco io… Faccio la
cameriera! Ora scusami, ma devo proprio andare, grazie per la cioccolata.”- si
alza di fretta, mettendosi giubbotto e sciarpa e avviandosi verso l’uscita.
Pago il conto, lasciando il resto alla cameriera, e la seguo, prendendola per
un braccio e fermandola.
“Ehi, perché stai
scappando?”
“Io non scappo, è
solo che devo andare.”
“Va bene, ma almeno
lasciami il tuo numero così ci sentiamo.”- sembra pensarci un po’, quando alla
fine tira fuori dalla borsetta una piccola agenda azzurra. Ci scrive sopra
qualcosa, strappa il foglietto e me lo porge. Fa per andare via, quando le
prendo l’agendina e scrivo il mio numero: non voglio lasciarmela scappare, non
so perché.
“Ci sentiamo
allora, ci conto.”
“Certo, a presto
Kei.”
“Ciao Kali e guarda
dove vai!”- le dico allegro, mentre mi fa una finta linguaccia, si mette il
casco e parte a bordo del suo motorino. Mi dirigo verso la mia macchina, salgo
e metto in moto, dirigendomi verso casa mia.
Cavoli, ci ho
passato insieme solo mezz’ora, eppure non mi sono mai sentito così bene.
Mi sembra una
ragazza in gamba, dolce e anche timida, ma che sa il fatto suo. Spero tanto che
mi chiami, anche se potrei farlo io… Potrei invitarla a cena, non sarebbe una
cattiva idea.
Arrivo a casa mia,
quando appena varcata la soglia il mio telefono comincia a squillare. Mi tolgo sciarpa e cappotto e rispondo,
riconoscendo subito la voce dall’altro capo.
“Pronto?”
“Ehi bello, come
va la vita?”- Boris Huznestov, uno dei pochi amici che posso ritenere sinceri
e leali, che non mi giudica per il mio portafoglio ma per come sono.
“Come al solito,
Boris. Devi dirmi qualcosa? Ti servono soldi?”
“Ma che dici,
cretino! Senti, questa sera io e Yurij volevamo andare in un locale, ma lui si
è beccato l’influenza e preferisce restare a casa, coccolato dalla sua dolce
metà, e sto cercando compagnia.”
“Insomma, devo fare
il tappa buchi.”
“Eddai, non ti
fa male uscire un po’! E poi dicono che sia un locale da sballo, andiamo
buttati!”- perché no? In fondo è parecchio tempo che non passo una bella
serata. E poi, anche se non lo ammetterò mai a voce alta, la compagnia di Boris
è una delle poche cose che mi mettono davvero di buon umore.
“Va bene, passami a
prendere per le nove.”
“Grande amico! E
vestiti bene, magari si rimorchia! Ciao ciao!”- se non conclude con una
delle sue stupidaggini non è contento. Lo sento riagganciare, senza darmi il
tempo di replicare, chiudo la conversazione buttandomi a peso morto sul divano.
Mi metto a leggere
un libro, un’altra cosa che riesce a rilassarmi, ma non riesco a togliermi
dalla testa l’immagine di Kali.
Ho deciso: domani
mattina le mando un messaggio e la invito a cena.
In fondo non c’è
nulla di male nel voler conoscere a fondo una persona che ti ha fatto un
bell’effetto, non trovate?
Mi alzo,
dirigendomi in bagno e facendomi una doccia… L’acqua mi colpisce con dolce
violenza, togliendomi la stanchezza e la tensione accumulata per via
dell’incidente con Kali.
Mi passo la spugna
insaponata sulle spalle, sarebbe bello se ci fosse qualcuno a lavarmi la
schiena… Ma cosa mi salta in mente?! Non la conosco nemmeno! Si vede che è
tanto che non mi faccio una sana scopata, stasera sarà il caso di rimediare.
Esco, mi asciugo e
mi rivesto, preparandomi poi una cena veloce che consumo nel più totale
silenzio nel mio bell’attico.
Sono abituato alla
solitudine, è una cosa che mi accompagna da sempre. Tutte le persone che ho
sempre avuto intorno erano false o ipocrite, oppure tutte e due le cose.
Gli unici amici sinceri
che ho sono due: Boris Huznestov e Yurij Ivanov.
Uno è l’idiota di
prima, ma dotato di una carica d’energia e amante della vita in una maniera
quasi devastante.
L’altro invece è il
più razionale e ponderato, l’unico che sia riuscito a trovare un equilibrio tra
noi. Ha finito gli studi, come me, è laureato e sta avviando la sua carriera di
avvocato. Ha da poco deciso di andare a vivere con la sua ragazza, Irina. Sono
una bella coppia, equilibrata e stabile: lei allegra e sbarazzina, alle volte
sbadata, lui invece calcolatore e razionale.
Insomma, insieme si
completano.
Tante volte li ho
visti abbracciarsi e baciarsi o semplicemente sorridersi in maniera genuina e
piena d’amore… E li ho invidiati.
Ma prontamente
arriva Boris che mi lancia nelle sue avventure notturne nei locali, e un giorno
di questi so che arriverò per lasciarci la pelle.
Cerca di
contagiarmi con il suo entusiasmo e il suo amore per la vita, ma purtroppo mi è
difficile. Non lo faccio apposta, mi viene naturale essere così… Forse ho
geneticamente ereditato qualcosa che mi impedisce di essere felice, chi lo sa.
Finisco la cena,
metto a posto e mi preparo per uscire. Guardo nel mio armadio cosa può esserci
di adatto per questa serata: optò per una camicia bianca e un paio di jeans
neri, metto delle scarpe da tennis nere e un po’ di profumo.
Mi do un’occhiata
allo specchio: so di essere un bel ragazzo. Capelli argentei, occhi viola
ametista, un fisico scolpito dalle giornate in palestra e un viso dai
lineamenti fini e delicati, qualcuno direbbe addirittura perfetti. O almeno lo
dicono che le donne che sono state con me…
Alle nove e dieci
sento suonare al mio campanello: è sempre in ritardo quel deficiente.
Che sia di dieci
minuti o un’ora, non arriva mai puntuale.
Mi metto il mio
giubbotto di pelle nera e scendo, trovandolo appoggiato alla mia macchina: come
volevasi dimostrare è venuto a piedi per farsi un viaggio a sbaffo sulla mia
bella e costosa vettura, comportamento tipico di Boris Huznestov.
“Ehi bello, sei uno
splendore!”
“Niente ruffianerie,
Huznestov: non guiderai la mia macchina.”
“Uffaaaa! Eddai,
per una volta non ti costa nulla!”
“Ho già avuto un
incidente oggi, vorrei tornare a casa intero se non ti dispiace.”- fa uno
sbuffo scocciato, mentre apro la macchina. Saliamo e partiamo, mi da
indicazioni su come raggiungere questo locale che secondo lui è una bomba.
Arriviamo dopo
pochi minuti, parcheggio ed entriamo.
Adesso capisco
perché ha detto che è una bomba: è un locale di striptease.
Maledetto carciofo
dai capelli brizzolati, me la pagherai cara!
“Visto? Ti avevo
detto che è una bomba!”- mentre osserva una ragazza bionda ballare in maniera
sensuale, tenendosi da un tubo metallico. La musica assordante e le luci
psichedeliche di questo posto mi stanno già facendo uscire di testa.
Ci sediamo al
bancone del bar, ordinando qualcosa, mentre vediamo le ragazze ballare. Sono
una bionda, una mora e una rossa, ma credo che portino delle parrucche. Mi
soffermo sulla bionda, ha un’aria famigliare… Mi sembra di averla già vista da
qualche parte.
“Hai puntato la
bionda? Hai ancora buon gusto, Kei.”
“Pianatala cretino,
lo sai che questi non sono posti che fanno per me.”
“Per una volta non
muore nessuno, pensa a divertirti.”- mi da una pacca sulla spalla, sorseggiando
il suo drink, mentre continuo ad osservare la ragazza ballare sensualmente…
Muove i fianchi a ritmo della musica, indossa solo un mini bikini bianco, con
dei lustrini, ma gli uomini sembrano rapiti, soprattutto quando si toglie il
pezzo di sopra continuando a ballare. Partono fischi di ammirazione e anche
commenti poco carini da fare ad una donna: non capisco come si possa cadere
così in basso. Ma non posso negare che quella giovane è davvero bella…
Ha un corpo da
favola, sembra urlare “sono qui per eccitarvi” e ci sta riuscendo, almeno con
quei bavosi ubriaconi.
La musica finisce e
le ragazze si ritirano dietro una tendina, mentre arrivano altre ragazze.
Mi volto, tornando
a concentrarmi sul mio drink, quando sento una mano toccarmi una spalla. Mi
giro e vedo che alle mie spalle c’è Kali! Ma allora era lei la ragazza che
ballava prima, non l’avevo riconosciuta in mezzo a quel gioco di luci.
“Ciao Kei, come
stai?”- mi saluta allegra, togliendosi la parrucca e liberando la sua chioma
rosso fuoco. Cavoli, pensavo di tutto, ma non di rivederla in una circostanza
simile…
“Tu la conosci?!”-
esclama quel deficiente di Boris, squadrandola dalla testa ai piedi. Il solito
maniaco, basta che veda un paio di tette e un bel culo e il suo attrezzo scatta
subito sull’attenti. Nemmeno io sono un santo, ma per lo meno mantengo un po’
di contengo.
“Il tuo amico oggi
mi ha quasi investita, diciamo. Non pensavo di vederti qui, sono sorpresa.”
“Lo sono anch’io,
non avevi detto di fare la cameriera?”- la vedo abbassare lo sguardo, forse le dispiace
avermi mentito.
Fa per aprire
bocca, quando due vecchi ubriaconi le si avvicinano e la prendono per un
braccio.
“Ehi bambolina
bella, che ne dici di ballare per noi?”
“Sono in pausa,
quindi mi lasci andare o chiamo la sicurezza.”
“Come ti permetti?!
Mettiti a ballare subito per noi, altrimenti…”- non posso più sopportarlo,
questo stronzo mi ha stancato. Mi alzo dallo sgabello e districo la sua presa
dal braccio di Kali, che mi guarda stupita, mentre sento Boris ridacchiare.
“La signorina è già
impegnata con me, quindi vedete di sloggiare, signori.”
“Ce l’hai il
‘dinero’, mocciosetto?”- biascica l’altro vecchio, volendosi atteggiare a uomo
duro. Li potrei stendere in un secondo ma non voglio creare problemi alla
ragazza che sta vicino a me. Prendo dal portafoglio una bella mazzetta di
denaro e la sbatto in faccia ai due stronzi, che mi guardano sbigottiti.
Mi volto verso
Kali, che ha la bocca talmente spalancata da poter toccare terra senza
problemi.
“Questi bastano,
signorina?”
“Bhe, mio generoso
ospite, direi che mi ha prenotata per tutta la sera.”
“Sentito la
signorina? Sloggiate o le prendete anche da me.”- anche Boris si mette in
mezzo, mentre qui due se ne vanno borbottando qualcosa. Kali tira un sospiro di
sollievo, ringraziandoci entrambi, quando all’improvviso mi prende per mano.
“Cosa fai?”
“Non hai sentito?
Mi hai prenotato per tutta la sera, ora devo ballare per te.”
“Ma io non voglio e
poi…”
“Non fare l’idiota,
dai! Prendo in prestito il tuo amico, ma te lo riporto intero tra un’ora!”- esclama
allegra rivolgendosi a Boris, che mi fa l’occhiolino e alza il pollice verso
l’alto: maledetto Huznestov, me la pagherai cara!
Kali mi trascina
verso una porta rossa, entriamo e vedo che è una saletta molto bella, luminosa,
con delle poltrone e un tavolino al centro.
“Coraggio, siediti
e rilassati.”
“Kali, non è
necessario…”
“Perché no? Così
possiamo parlare un po’, dai.”- sembra davvero sincera, vuole solo fare il suo
lavoro.
La accontento,
sedendomi, mentre mette un po’ di musica sensuale adatta a questo genere di
cose. Comincia a muoversi sensualmente, davanti a me, muovendo i capelli con
fare sensuale e i fianchi a tempo della musica.
“Perché non mi hai
detto che lavoro fai?”
“Ti conoscevo da
venti minuti, non me la sono sentita.”
“Ti vergogni?”
“No assolutamente,
faccio un lavoro onesto: ballo e faccio felici tanti uomini.”- sussurra, mentre
continua a muoversi davanti a me, accarezzandosi la sua pelle con fare
voluttuoso e sensuale.
Mi sento un po’ a
disagio, non sono abituato a queste situazioni, ma giuro che questa Boris me la
paga cara!
“Da quanto fai
questo lavoro?”
“Da circa due anni,
si guadagna bene.”
“Non hai trovato di
meglio?”
“Un diploma in
informatica non ti apre le porte per un lavoro redditizio all’istante. In attesa
di qualcosa di meglio mi dedico a questo.”- spiega, avvicinandosi a me e
cominciando ad accarezzarmi il torace… Comincio a sentirmi agitato e non è un
bene: quando succede sudo e mi tremano le mani e mi da un gran fastidio!
“E tu invece? Come
mai hai le tasche piene di soldi? Sei un miliardario o qualcosa di simile?”
“Diciamo che sono
un ereditiere.”- ammetto, continuando ad osservarla… Dio, è così bella, mi sta
facendo girare la testa con questo suo ballo così erotico e sensuale.
“Cavoli, che fortuna!
Allora devo sperare che tu venga più spesso qui!”- esclama ironica, continuando
a ballare e strappandomi una risatina. Si alza e si mette proprio davanti a me,
quando all’improvviso si toglie il reggiseno del suo bikini, rimanendo in
topless.
Non è la prima
donna che vedo in questo genere di situazione, io sono andato ben oltre e con
molte donne, ma questa volta mi sento più… Eccitato del solito.
Ha un seno sodo e
tonico, né troppo grande né troppo piccolo ma ciò che attira la mia attenzione
è un piccolo tatuaggio appena sotto l’ombelico: è un fiocco di neve.
È veramente bella,
mi fa quasi male guardarla ballare in maniera così eccitante e non poterla
toccare… Ma d’altra parte sono anche un gentiluomo, non farei mai nulla contro
la sua volontà.
Ricomincia a
muoversi sensualmente, alzando di tanto in tanto le braccia e portandosele ai
capelli, muovendoli in quel modo sensuale che mi sta facendo impazzire. Ad un
tratto si avvicina a me, mettendosi a cavalcioni sulle mie gambe e cominciando
a muoversi ancora più sensualmente, accarezzandomi il viso e le braccia.
Il suo petto si
muove a ritmo della musica e ogni tanto si porta avanti e indietro, muovendo i
capelli e la testa come una persona che… Insomma… Sta godendo.
La osservo: non so
perché ma non riesco a vedere del marcio o del peccaminoso in lei. Solo
desiderio e tanta voglia di stare e farmi stare bene… E ci sta riuscendo.
“Ti senti a
disagio?”
“Un pochino, ma non
importa.”
“Non sei abituato a
queste cose, vero?”- mormora allegra, strappandomi un sorriso: mi sento come un
ragazzino la prima volta che vede una donna nuda. Eppure sono andato ben oltre
e con molte ragazze, perché lei mi fa questo effetto?
“Non molto,
solitamente non frequento questi locali.”
“Sei gay per
caso?”- la mia espressione passa dallo scioccato all’indispettito in meno di
due secondi, strappandole una risatina.
“No, per niente.
Perché? Sembro gay, forse?”
“No anzi, posso
dire che tu sei davvero l’emblema del maschio perfetto.”
“Alludi al mio
aspetto?”
“Chi può dirlo.”-
mi fa l’occhiolino, continuando a muoversi sensualmente sopra di me. Dio, mi
sento come in trance… Devo stare attento o qualcuno nei “paesi bassi” potrebbe
sfuggirmi di controllo e non voglio fare questo tipo di figure con lei.
“Cavolo… Sei bella
da morire, lo sai?”- mormoro con voce roca, strappandole un sorriso dolce ed
ingenuo al medesimo tempo.
Non sto mentendo:
lo penso davvero. Non sto facendo altro da quando ha iniziato a ballare, anzi
da quando si è presentata davanti a me con quel sorriso così dolce.
“Davvero?”-
sussurra dolcemente, continuando a muoversi a tempo di una musica che sembra
non finire mai.
“Certo. Non sarò il
primo che te lo dice.”
“Non in un modo
così dolce e carino come te.”- dice allegra, mentre la musica finalmente
finisce. Tiro un sospiro di sollievo, quando si alza da sopra di me, cercando
il pezzo del bikini che si è tolta. È davvero buffa, sembra quasi una bambina,
se non avesse quel micro costume che non le copre quasi nulla… Accidenti
Hiwatari, controllati!
Mi guarda e ride
allegra, rimettendosi il pezzo sopra del bikini e sedendosi accanto a me.
“Allora, cosa
vogliamo fare adesso? Abbiamo ancora mezz’ora di tempo, caro.”
“Non lo so,
facciamo quello che vuoi.”
“Sei tu il cliente,
indi comandi tu.”- mormora maliziosa, mettendosi più vicina a me.
La guardo: cazzo,
questa ragazza mi sta mandando fuori di testa del tutto.
La conosco appena,
come può farmi un tale effetto?
“Non pensi mai ad
una vita diversa? Ti piace fare questo mestiere?”
“E’ un lavoro, mi
pagano bene. Non c’è nulla di male, non credi?”
“Certo che no,
tuttavia io penso che tu valga di più.”
“Come fai a dirlo?
Non mi conosci, dopo tutto.”
“Ho un sesto senso,
un intuito particolare.”- la scimmiotto, usando le stesse parole che ha usato
lei oggi con me, per dirmi che mi trova interessante. La vedo ridere e la seguo
a ruota, quando i nostri visi si ritrovano sempre più vicini… In fondo che ho
da perdere?
E poi un bacio è
solo un tocco, un innocente piccolo incontro di labbra.
“Non posso,
scusami.”
“Perché?”
“Mi è proibito fare
queste cose con i clienti, e poi se la prenderebbero con te e ti caccerebbero
via.”
“E come fanno a
saperlo?”
“Ehm… Ci sono delle
telecamere sul soffitto.”- istintivamente alzo lo sguardo e vedo due minuscoli
obbiettivi puntati su di noi.
Credo proprio che
mi convenga abbandonare l’idea, almeno per ora… Ad un tratto mi viene un’idea,
sperando che accetti.
“Senti, a che ora
stacchi?”
“Appena ho finito
con te, perché?”
“Vediamoci fuori
dal locale, facciamo due passi e parliamo un po’. Ti va?”
“La tua sembra
tanto una tattica per baciarmi senza finire nei guai!”- esclama allegra, mentre
le sorrido furbo, mi è sempre riuscito bene farlo.
“E chi può dirlo.”-
mormoro malizioso, mentre lei mi rivolge un sorriso timido, abbassando il volto.
Per la mezzora
restante parliamo e ridiamo, quando è arrivato il momento di uscire da questa
stanza. Le lascio i soldi sul tavolino, dicendole che l’aspetto fuori dal
locale, mi fa l’occhiolino e dice che arriverà entro dieci minuti.
Ritorno all’interno
del locale, quando becco Boris intento a pomiciare con una bella mora in un
angolo abbastanza nascosto del locale.
Scuoto la testa
rassegnato, avvicinandomi a lui e dandogli una pacca sulla spalla. Lui si
stacca dalla ragazza, chiedendomi cosa voglio, gli confesso le mie intenzioni e
mi dice che non ci sono problemi. Ho già capito che la notte il caro Huznestov
la passerà in dolce compagnia e non gli serve certo un passaggio a casa.
Esco dal locale e
attendo i dieci minuti più lunghi che mi siano capitati, quando la vedo uscire.
È vestita
normalmente adesso, i capelli sono legati in una coda bassa e il suo viso è più
pulito. Mi sembra più bella adesso di quando l’ho vista ballare seminuda
davanti a me.
“C’è un posto
particolare dove vorresti andare?”
“Si, possiamo usare
la tua macchina? Non è molto lontano, ma a piedi è una bella camminata e mi
fanno male i piedi.”- ci credo, poverina. Costretta a portare quei tacchi alti
per tutta la notte sarebbe una tortura per chiunque. Adesso invece si è messa
un bel paio di scarpe da tennis blu e sembra stare decisamente più comoda.
Acconsento alla sua
richiesta, facendola salire e mettendo in moto. Per tutto il viaggio non
parliamo, lei poggia un gomito vicino sulla portiera e si appisola… Poveretta,
dev’essere davvero stanca, eppure ha accettato il mio invito.
Dopo cinque minuti
si sveglia e mi dice di svoltare a sinistra, arriviamo ad un piccolo parco, è
una zona non va mai nessuno.
“Ecco, fermati
qui.”- parcheggio e scende dalla macchina con quel dolce sorriso stampato sul
viso. Mi sento inquieto all’improvviso: è come se avessi paura di uscire da
questa macchina e andare da lei, non ne capisco il motivo.
La vedo voltarsi e
aprire la sua portiera, fissandomi con un sorriso dolce e malizioso allo stesso
tempo: ma perché diavolo mi fa questo effetto?!
“Cosa c’è? Perché
non scendi?”
“Non lo so, io…”
“Hai paura di me?
Andiamo vieni, ti assicuro che non mordo.”- mormora allegra, facendomi
l’occhiolino e invitandomi a seguirla.
È una notte fredda,
eppure nessuno dei due sembra sentirsi a disagio. Questo parco mette un po’ i
brividi di notte, l’erba è alta e si sentono i fruscii provenire dal vento:
sembra di stare in un posto infestato dagli spettri.
Eppure Kali sembra
perfettamente tranquilla e a suo agio, forse viene qui spesso ed è per questo
che ha voluto portarmi qui.
Arriviamo in un
angolo isolato, ma davvero bello. C’è un piccolo laghetto e l’erba è un po’ più
bassa, ci sono anche dei massi e qualche fiore che resiste al freddo
persistente di questa città.
“Ti piace, qui?”
“E’ molto bello, ma
come mai mi ci hai portato?”
“Questo è il mio
posto segreto, ci vengo quando ho voglia di stare da sola.”
“E tu hai voluto
condividerlo con me?”- domando confuso, mentre mi sorride dolcemente… La sento
prendermi la mano e senza indugio la racchiudo nella mia, molto più grande
della sua.
“Si, ti sembra così
strano?”
“No ma, sono
lusingato. Non mi conosci nemmeno.”
“Nemmeno tu, eppure
stasera mi hai difesa.”- colpito e affondato. Credo che il discorso di conoscersi
o meno sia ormai superato per noi: non ce ne importa un bel niente.
La sento
avvicinarsi a me, poggiando il capo sulla mia spalla e chiudendo gli occhi,
mentre osservo il cielo senza stelle. Piccoli fiocchi di neve cominciano a
caderci sul viso, mentre i suoi occhi si illuminano di gioia.
“Che bello sta
nevicando!”
“Sei un’amante
della neve?”
“Si, mi piace
tanto. Io penso che quando un fiocco di neve cade a terra diventa solo acqua,
ma la sua essenza rimane per sempre.”- mormora allegra, sorridendomi e tornando
ad appoggiarsi a me. Il mio cuore ha aumentato i battiti, ne sono sicuro… Credo
che sia un miracolo se lei non lo sente, tanto batte forte. Non mi sono mai
sentito così, è una sensazione bellissima e nuova per me.
“Mi piace stare qui
con te…”- sussurra, nascondendo il viso nell’incavo del mio collo… Dio, non mi
sono mai sentito così, è una sensazione meravigliosa.
“Anche a me… Kali,
io…”
“Shh…”- posa un
dito sulle mie labbra, fissandomi con quei suoi occhi verdi così grandi e
intensi. Non credo di aver mai visto occhi così belli in tutta la mia vita… Non
ce la faccio più, credo che potrei scoppiare se non lo faccio.
Mi avvicino
lentamente a lei, ormai le nostre labbra si sfiorano…
Ma ad un tratto
abbassa il viso, sorridendo timida: è evidente che non vuole correre ed io come
un perfetto idiota ho fatto la figura di quello che voleva baciarla e
scoparsela.
Sono davvero un
cretino!
“Mi dispiace,
scusami.”
“No, non devi
scusarti. È solo che… Tu sei la prima persona che non mi tratta come una bambolina
in vendita, non deludermi, te ne prego.”- com’è dolce, ed io che stavo quasi
per ferirla perché non mi so controllare. Mi sento una merda completa e vorrei
tanto rimediare…
Mi alzo, aiutandola
ad alzarsi a sua volta, torniamo alla macchina e la riporto al locale, dove ha
lasciato il suo motorino.
Per tutto il
viaggio non abbiamo parlato, non ho saputo cosa dirle per scusarmi del mio
comportamento e vorrei tanto che non pensasse di me cose non vere.
Parcheggio e
aspetto che esca, ma sembra non averne intenzione: che cosa avrà in mente?
“Volevi davvero
baciarmi?”- ecco, questa era l’ultima domanda che volevo mi facesse. E adesso
cosa le rispondo? Che sono attratto da lei? Che volevo baciarla perché mi piace
un sacco anche se non la conosco bene?
“Ecco io…”
“Sii sincero per
favore, io farò altrettanto.”- mormora decisa, ma anche dolce, sorridendomi
sempre in quella maniera così genuina che mi sta piacendo sempre di più.
“Si, volevo
baciarti.”
“E perché?”- mi
gratto la nuca, mentre lei continua ad osservarmi decisa, volendo chiaramente
una risposta sincera.
“Perché mi piaci.”-
mi guarda sorpresa, per poi cominciare a ridere, ma non modo beffardo o
ironico, ma quasi dolce e commovente.
“Kei, non devi
farti problemi a dirmi le cose. Anche tu mi piaci e anche tanto, davvero, ma
per il momento penso sia meglio andare piano.”- è veramente una persona saggia
e si vede che tiene molto a quello che stiamo e che potremmo costruire insieme.
La penso come lei, quindi non posso che approvare il suo pensiero e prometterle
di andare con calma.
Mi sorride
dolcemente, ma prima che esca dalla macchina faccio quello che avevo già
pensato di fare oggi, sperando che non fraintenda.
“Ceni con me,
domani sera?”
“Oh mi dispiace,
lavoro. Ma possiamo fare a pranzo, se ti va! Conosco una pizzeria buonissima,
l’idea ti alletta?”
“Certo, vada per la
pizza a pranzo. Se mi dai il tuo indirizzo ti passo a prendere.”
“Ti mando un
messaggio domani mattina, promesso. Ora devo andare, sono veramente stanca, a
domani bel tenebroso.”- si allunga vicino a me e mi bacia sulla guancia,
ridacchiando allegra e scendendo dalla mia macchina.
La vedo avviarsi
verso il suo motorino, mettersi il casco e partire verso una direzione che mi è
sconosciuta, mentre le mie dita percorrono impercettibile il punto in cui mi ha
baciato…
Metto in moto e mi
dirigo verso casa, mettendomi a letto e pensando a lei e all’effetto che mi sta
facendo.
*
I giorni si
susseguono, continuiamo a vederci spesso. Usciamo insieme, andiamo in quel
punto del parco dove mi ha portato la nostra prima sera insieme e quando siamo
lì parliamo e ridiamo. Fino adesso non
mi sono spinto oltre, non ci siamo dati neppure un bacio e non so cosa pensare…
Lo sento che quello che c’è tra noi va oltre l’amicizia e sono sicuro che lo sa
anche Kali. Vorrei affrontare l’argomento, ma ho paura di rovinare questo bel
rapporto che abbiamo costruito… Lei è la prima che mi giudica, che mi apprezza
per la persona che sono, pregi e difetti. Non voglio perderla… E se invece
dovesse volerlo anche lei? Se mi stessi facendo un film tutto mio nella testa?
E poi non sopporto
che faccia quel lavoro! Vado da lei quasi ogni sera e ammetto che lo faccio per
impedire che qualche vecchio bavoso la tocchi o peggio, e ogni volta vedo rosso
quando guardo quegli ubriaconi sbavare mentre la guardano.
Forse la mia è
semplice gelosia maschile, ma non mi importa: oggi affronterò quest’argomento
con lei. L’ho invitata a casa mia, penso che sia ora che le mostri dove vivo.
Ormai ci frequentiamo da due settimane ed io sono stato a casa sua solo due
volte… Ho scoperto che è orfana dall’età di quattrordici anni e che se l’è
sempre cavata da sola, sbalzando dalle case famiglia a lavoretti manuali,
cercando di diplomarsi. Ma quando ha avuto il diploma non ha trovato lavoro,
così è finita col fare la spogliarellista in quel bar… Non ci trovo nulla di
male, è un lavoro come gli altri, ma sono semplicemente troppo geloso di lei.
Sono le tre del
pomeriggio, dovrebbe arrivare a momenti: sono piuttosto agitato, è la prima
volta che mi ritrovo in una situazione come questa. Il cuore mi batte come un
tamburo, mi sudano le mani e credo anche di stare tremando per il nervosismo.
Io sono sempre stato una persona fredda e che sa controllarsi, perché adesso
non ci riesco?
Sento il campanello
suonare, prendo un lungo respiro e vado ad aprire la porta, trovandomela
davanti: bellissima e sorridente come sempre. Ogni volta che la vedo mi sento
sempre strano, il cuore si ferma anche se solo per un istante e mi sento felice
ad averla vicino.
Che sia questo
quello che chiamano Amore?
“Ciao Kei, sono
contenta di vederti.”- come sempre mi da un bacio sulla guancia e una volta
dentro casa mia la vedo osservarla incantata. Di sicuro non si immaginava un
attico enorme e lussuoso, senza essere eccessivo.
“Tu… Tu vivi qui? È
casa tua?”
“Sorpresa?”
“A dir poco! Non
pensavo che avessi una casa così grande, il mio appartamento in confronto è un
buco.”- non è affatto vero, è piccolo ma ben tenuto, accogliente e ordinato.
C’è tutto quello che serve e un po’ la invidio: ha poco spazio ma lo utilizza
bene.
“Non dire così,
anche tu hai una bella casa. Vieni con me, devo parlarti un secondo…”- ecco,
sono al momento cruciale. Lei mi guarda confusa, ma poi si siede accanto a me
sul divano. Prendo un lungo respiro, mentre le cerco le parole giuste… La
guardo: è bella da far male. Forse sono davvero innamorato, ma se per lei non
fosse lo stesso?
O la va o la
spacca, come mi dice sempre Boris.
“Kali, io vorrei
chiederti una cosa molto importante.”
“Di che si tratta?”
“Ecco… Vorrei
chiederti, cosa sono per te? Insomma, noi ormai ci frequentiamo da due
settimane e come promesso sono andato piano. Abbiamo imparato a conoscerci,
passiamo quasi tutti i giorni insieme, e andrebbe bene anche così. Solo che…
Sento di volere di più.”- le mi guarda, abbassando il capo, come se se lo
aspettasse. Prende la mia mano, intrecciandola con la sua… E’ così piccola e
pallida, tante volte mi sono divertito a giocare con le sue piccole dita.
I suoi occhi viola
incontrano i miei ametista e mi sento come se il tempo si fosse fermato in
questo istante: si, sono innamorato.
Amo la sua essenza.
Amo il suo sorriso.
Amo averla al mio
fianco.
Amo la sua allegria
e il suo amore per la vita.
Amo semplicemente Lei.
“Anch’io Kei,
davvero, è solo che… Non pensi di meritare di meglio?”
“Cosa? Che intendi
dire?”
“Insomma, guardaci:
io sono una spogliarellista e tu un ricco ereditiere. Meriti qualcuno di meglio
di una come me, io cosa posso offrirti?”
“Cosa puoi
offrirmi? In due settimane mi hai regalato una vita intera! Mi hai fatto
assaporare cose semplici ma speciali, che mai avevo sperimentato! Ho sempre
avuto intorno gente falsa e ipocrita, che non faceva altro che sbavare intorno
al mio conto in banca! Cazzo, ora che ti ho trovata non ti lascio andare!”- mi
rendo conto che sono stato un po’ brusco, ma con quella frase mi ha provocato
tanta rabbia.
Qualcosa meglio di
lei? Non credo nemmeno che possa esistere.
“Kei… Non so cosa
dire.”
“Di solo che non mi
respingi. Non mi importa che mestiere fai, che cosa hai fatto in passato… A me
basti tu, voglio solo averti al mio fianco. E poi alla fine cosa fai di male?
Balli e fai felici degli uomini. Ma io voglio fare felice te, piccola…
Permettimelo.”- i suoi occhi diventano lucidi e la presa alla mia mano si rafforza.
Penso che nessuno le abbia mai detto così apertamente di essere innamorato di
lei… Perché è ciò che sono…
Io sono innamorato
di questo fiocco di neve che ha scaldato il mio cuore.
“Si…”
“Come?”
“Si Kei… Voglio che
tu mi stia vicino, che tu faccia parte della mia vita. Voglio essere amata da
te e amarti a mia volta. Sei il primo che mi accetta per la donna che sono e
che non mi ha usata come una bambola. Amami Kei, ti supplico…”- senza
attendere oltre le nostre labbra si unisco in un bacio carico di passione. Ci
abbracciamo, ti stringiamo fino a farci male…. Finalmente siamo una cosa sola e
niente ci separerà.
La prendo in
braccio e la conduco di sopra, dandole un attimo di respiro staccandomi da lei.
Arriviamo alla mia camera, la adagio dolcemente sul letto, mi tolgo la maglia e
mi metto sopra di lei, stando attendo a non farle male.
Per un tempo che mi
sembra infinito non facciamo altro che baciarci, accarezzarci, sussurrarci
quanto ci amiamo. Diventiamo un’unica entità, in un vortice di gemiti e sospiri,
gridolini di gioia ma anche di dolore. Finalmente mi sento completo, con questa
splendida creatura che ora è sotto di me, unita a me in un unico essere. Ha il
volto arrossato dal piacere, nei suoi occhi riesco a leggere una felicità che
avevo dimenticato, le sue labbra e la sua voce dolce sussurrano il mio nome, le
sue mani lisce e morbide accarezzano la mia pelle. È una sensazione
meravigliosa, che mai avevo provato e che proverò solo con lei, d’ora in poi.
Quando raggiungiamo
in culmine ci ritroviamo abbracciati… Le accarezzo i capelli, la spalla, mentre
lei mi bacia sul cuore e sfiora il mio torace con la sua piccola mano.
“Kei?”
“Mh? Dimmi
piccola.”
“Guarda, sta
nevicando… La neve è testimone del nostro legame, ormai.”- guardo fuori dalla
mia finestra: ha ragione, sta nevicando… Mi è sempre piaciuta la neve, mi
rilassa guardarla.
“Kalisa, io ti
amo.”
“Ti amo anch’io Kei
e non voglio essere amata da nessun’altro.”
Un altro bacio.
Un’altra carezza.
Un nuovo atto
d’amore.
*
Da quel giorno stiamo
insieme ufficialmente. Con le mie conoscenze sto cercando di trovarle un lavoro
degno di lei, ma non è semplice. Kali però non si lamenta mai e continua a fare
quel lavoro che ci ha fatto incontrare… Mi da un po’ fastidio l’idea che altri
la guardino e si eccitino, ma tutte le volte che la vedo tornare a casa mi
sorride e mi rassicura.
“Loro potranno
anche eccitarsi, ma tu sei l’unico che riesce a eccitarmi come si deve…”- un
modo tutto suo per dirmi che, in un modo o nell’altro, nessuno prenderà mai il
mio posto e che mi ama davvero.
E anch’io l’amo,
con tutto me stesso, e credo sarà sempre così.
L’amerò sempre, in
un modo o nell’altro.
Lei è il mio sogno.
La mia speranza.
È il mio fiocco di neve che ha alleviato il
mio cuore con la sua dolcezza.
*Fine*
Avete
presente la sensazione di quando ti metti davanti al pc e scrivi una storia per
il solo e unico piacere di mettere per iscritto un’immagine, o una situazione,
che ti è passata per la testa? Questo è ciò che è successo a me quando ho
cominciato a scrivere questa shot dalla lunghezza omerica ^o^
È una
storia semplice, senza troppe pretese, un piccolo e semplice amore che si
sviluppa in poco tempo. Può anche sembrare un pochetto banale, ma sono cose che
capitano v.v
Lui,
ragazzo bello e ricco, che mai ha conosciuto la sincerità.
Lei,
ragazza povera ma vitale, che gli dona questo sentimento tanto bramato.
Si
incontrano, si uniscono e alla fine si completano.
La
metafora del fiocco di neve mi è venuta così, senza una ragione particolare, ma
credo che si intoni bene con la personalità della cara Kalisa ^*^
Mi è
piaciuto molto scriverla e spero che a voi piaccia leggerla, ovviamente ^O^
Attendo
i vostri commenti, critiche, suggerimenti, tutto quello che volete ^*^
Non
siate timidi ^_-
*La canzone che Kei
ascolta in macchina è “Last to Know” dei Three Days Grace. Una bellissima
canzone che vi consiglio di ascoltare^^
E qui abbiamo
l’immagine della cara Kali^^ L’immagine
è fatta sempre con il doll maker ma sui capelli, gli occhi e anche le scarpe
c’è la mia manina xD
Un bacio forte a tutti ^o^