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Autore: Youko    14/06/2010    8 recensioni
E' il compleanno di Rukawa ed Hanamichi vuole rendere questa giornata davvero particolare per far sì che Kaede la ricordi per sempre.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Questa oneshots è per augurare buon compleanno a Moirainesedai che oggi compie ventuno anni, tanti auguri ^^

21

Allungò le braccia infilandole sotto il cuscino strofinando il viso contro il tessuto del guanciale, aspirando a pieni polmoni il profumo di bagnoschiuma e shampoo alla pesca che aveva impregnato le lenzuola, gli occhi si rifiutarono di aprirsi, ma quando le mani iniziarono a vagare tastando il letto, arrivando libere da impedimenti fino ai bordi del materasso, si aprirono.
Il volto era voltato verso destra così lo sguardo incontrò e riconobbe i contorni della scrivania e dell’armadio, Kaede si sollevò puntellando i gomiti sul materasso, lanciò un’occhiata alla finestra e dalla luce che filtrava dall’esterno dedusse che fosse già mattina, si sporse quel tanto che bastava per afferrare l’orologio lasciato in un angolo della mensola accanto al letto.
“Hn” sbuffò contrariato constatando che erano soltanto le otto di mattina e lui si era già svegliato.
Con una leggera irritazione si voltò a pancia in su lasciando che le lenzuola si aggrovigliassero scompostamente da un lato, si passò le mani sulla faccia cercando inutilmente di scacciare il sonno, portandosi le ciocche di capelli neri che gli ricadevano sulla fronte all’indietro.
Si stiracchiò un secondo e poi sbadigliando si mise seduto sul bordo, raccattò gli abiti lasciati cadere sul pavimento la sera prima e appallottolandoli tutti insieme in una grande e informe palla d’indumenti li depositò sulla sedia, aprì l’armadio e afferrò il primo paio di boxer a portata di mano.
Così come era aprì la porta scorrevole che divideva la zona notte dal resto dell’appartamento, ossia una grande e unica stanza che fungeva da nucleo per tutte le attività principali: salotto, studio e sala da pranzo.


“Do’hao!” chiamò piccato osservando la schiena di Hanamichi accanto al piccolo frigo della zona cottura.
“Baka kitsune – rispose Sakuragi voltandosi con ancora la bottiglia di latte in una mano e il sacchetto del supermercato nell’altra – Che cavolo ci fai già sveglio?” domandò puntando la bottiglia verso Kaede con fare accusatorio.
“Hn?” fece perplesso, capire l’altro diventava ogni giorno più difficile invece che facile.
“Stupida volpe torna subito sotto le lenzuola a ronfare!” ingiunse perentorio.
“Do’hao sono le otto ed è sabato!” annunciò  appoggiandosi con la spalla sinistra contro il bordo del muro.
“Lo so per questo ho detto: torna a dormire”
“Hn?”
“Forza, muoviti su”
Kaede sbuffò per la seconda volta prima di arrendersi e tornare sui suoi passi, si tuffò nel letto a pancia in giù, chiudendo gli occhi e abbracciando il cuscino, ascoltando distrattamente Hanamichi muoversi dall’altra parte. Per un giorno che poteva dormire fino a tardi senza doversi svegliare presto per correre in facoltà quello stupido do’hao lo svegliava in quel modo.
“Tutta colpa tua do’hao” annunciò usando un tono di voce normale e incolore.
“Che hai da lamentarti si può sapere?” gli giunse la voce di Sakuragi, la porta era rimasta aperta e lo spazio non grandissimo permetteva ai due di sentirsi ugualmente anche se non erano vicini.
“Perché ti sei alzato e sei uscito così presto, per colpa tua mi sono svegliato”
“Baka kitsune è sempre colpa mia qualsiasi cosa?”
“Mh… sì” convenne Kaede, perché negare l’evidenza?
“Ah sei insopportabile, ma chi me lo ha fatto fare dividere con te quest’appartamento non lo so”
“Tzs ma se hai insistito tu per farmi trasferire” gli ricordò.
“Si vede che quel giorno ho dato una testata di troppo”
“Mh sei nato idiota do’hao rassegnati” sussurrò più piano.
“Che hai detto?” chiese Hana che lo aveva soltanto sentito borbottare qualcosa d’indefinito.
“Che ti amo” disse a voce più chiara.
“Beh io pure… Volpe girati” fece la voce di Hanamichi ora molto più vicina.
Seppur contro voglia Kaede si stese sulla schiena e sollevandosi a sedere rimase a fissare un sorridente Hanamichi in piedi nel vano con un vassoio fra le mani, sopra era stata preparata una piccola colazione.
Sakuragi piegò le ginocchia sul materasso e allungò il vassoio a Kaede perché lo prendesse, una volta che ebbe le mani libere le poggiò sul letto e si allungò per sfiorare le labbra del ragazzo con le proprie.
“Buon compleanno Kae” fece con un sorriso estatico a pochi centimetri da lui.
“Do’hao”  rispose in un sussurro mettendoci tutta la commozione che sentiva dentro, lui si era completamente dimenticato di che giorno fosse.
“Ti ho preso tutte le cose che ti piacciono e ho comprato anche una torta per dopo – annunciò Hana stendendosi accanto a lui su un fianco e poggiando il capo su una mano per poterlo guardare senza difficoltà –  da adesso inizia il tuo regalo”
“Hn?”
“Visto che non posso spendere tanto, ma volevo ugualmente regalarti qualcosa di speciale, ho avuto un’altra idea” spiegò criptico.
“Mh do’hao, non mi servono regali mi basti tu”
Erano due semplici studenti universitari che si mantenevano con lavoretti part - time, Kaede sapeva che Hana non aveva una grande disponibilità economica per fargli un dono e neanche lo desiderava, averlo accanto ogni giorno era più che sufficiente per lui.
 “Lo so volpe, ma non rovinarmi questa giornata come hai fatto prima svegliandoti in anticipo- lo rimproverò bonariamente - sei sempre narcolettica proprio oggi dovevi svegliarti dal letargo?”
“Colpa tua che non c’eri”
“Ero andato a prendere il necessario, baka”
 “Nh… ok ti perdono” decise Rukawa  afferrando il bicchiere di succo.
“Che… cosa? E’ così che mi ringrazi? Peggio per te kitsune”
“Tzs” rispose Kae per nulla preoccupato osservando il sorrisetto malizioso di Hana, qualsiasi sorpresa avesse in mente il suo do’hao per quel giorno speciale sicuramente l’avrebbe gradita.
Presero a fare colazione insieme; Rukawa seduto con il vassoio poggiato sulle gambe ed Hanamichi steso al suo fianco, Kaede prese una fetta biscottata già imburrata e spalmata con la sua marmellata preferita disposta  a raggiera in un piattino in compagnia di altre tre.
In quel momento si accorse che quello che inizialmente aveva scambiato per un fazzoletto di carta, messo sotto la ceramica, in realtà era un biglietto.
Lo sfilò catturando il sorriso divertito che si dipinse sul volto di Hana, era un comunissimo foglio di carta bianca piegato in due a mo di libro, ma se Rukawa aveva supposto fosse il biglietto di auguri del suo do’hao dovette ricredersi.
Sul fronte  non campeggiava né una scritta colorata di buon compleanno né disegni di torte di compleanno, candeline o altri riferimenti per la ricorrenza ma soltanto un'unica parola .
‘Premessa’

Si rigirò il bizzarro biglietto fra le dita ancora qualche secondo osservando la trepidazione sempre maggiore che Hanamichi non riusciva a nascondere poi infine si decise, ripose la fetta biscottate a cui aveva già dato un morso e lesse.
Rimase a fissare le parole tracciate nell’inconfondibile calligrafia di Sakuragi per qualche secondo, cercando di capire cosa significasse e non trovando nessuna logica in tutto quello si voltò verso Hana.
“Che c’è?” domandò subito Hanamichi non togliendosi il ghigno divertito dalle labbra.
“Che significa do’hao?”
“Come che significa? Mi sembra chiaro no?”
Per Kaede non era affatto così.

“ Anche le volpi invecchiano!
Eh già, oggi kitsune compi ben ventuno anni, il tempo passa anche per te, ma tranquillo sei fortunato il tensai è qui!
Dato che questa è una giornata speciale ho pensato di fare qualcosa di altrettanto speciale per festeggiarla.
Quindi questo messaggio è solo per spiegarti che essendo io, Hanamichi Sakuragi, il genio assoluto dei regali di compleanno ho deciso di rendere la tua intera giornata un grande pacco sorpresa.
Ho disseminato ogni momento di questo meraviglioso giorno di piccoli indizi, una serie di briciole di pane a forma di biglietti come questo, con delle indicazioni specifiche che tu dovrai ‘tassativamente’ seguire con scrupolo.
Perciò non perdiamo tempo e iniziamo subito!
Ancor prima di essere una volpe tu sei un giocatore di basket e come ogni buon atleta che si rispetti inizi la giornata con una sana colazione. Quando avrai finito recati in bagno per lavarti.”

Kaede appena terminò di leggere ad alta voce il messaggio si voltò verso Hanamichi che continuava a sorridere imperterrito.
“Mi sembra sia chiaro no?” gli fece Hana afferrando il succo di frutta.
Rukawa sospirò pesantemente e chiuse il biglietto depositandolo sulle lenzuola sgualcite, per ora avrebbe assecondato il do’hao, perciò si liberò del vassoio, si alzò e lanciando un'altra occhiata ad Hana si avviò nell’altra stanza e poi nel piccolo bagno attiguo.
Lo vide subito, impossibile non notarlo, appoggiato sul lavandino c’era un secondo biglietto questa volta sul dorso campeggiava un grande numero uno e quello fece preoccupare non poco Kaede che leggermente titubante lo prese fra le dita vagliando l’idea di non leggerlo, poi spinto dalla curiosità lo aprì.

“Gli allenamenti quotidiani sono importanti.
Ritornando in camera troverai la tuta ad aspettarti, indossala poi infila le scarpe da ginnastica ed esci per farti una bella corsetta.
Nella pagina accanto troverai segnato un percorso che dovrai seguire attentamente fino alla prima sosta segnata con un cerchietto rosso.”

Kaede osservò la mappa, era lo schema del quartiere in cui vivevano, una freccia blu indicava la direzione da prendere e constatò che Hana aveva segnato il percorso più lungo per giungere al parco ossia il cerchio rosso.

“Giunto alla prima sosta potrai riposarti una mezz’ora ed eseguire la serie di esercizi riportati in colonna.”

Seguiva un elenco di una serie di fondamentali, dieci per ognuno.

“Terminati prosegui fino alla X.
Allora cosa aspetti ad iniziare?”

Le labbra di Rukawa si strinsero appena, andava a correre regolarmente tutti i giorni solitamente in compagnia di Sakuragi e ogni giorno si allenava o alla palestra del club di basket universitario o al campetto vicino casa, proprio il luogo segnato con la x.
Ma quel giorno era il suo compleanno e aveva altri programmi che contemplavano sé stesso e un Hanamichi nudo, perciò non avrebbe assecondato oltre quella follia che prevedeva di vederlo uscire di casa.
Deciso afferrò la maniglia della porta del bagno e ritornò in sala, non mosse neanche un passo nella stanza, Hana era poggiato alla parete di fianco e quando Kaede incontrò il suo sguardo non riuscì ad aprir bocca per decretare categorico che non si sarebbe mosso da lì.
Sakuragi lo fissava in attesa, come se si aspettasse che gli dicesse un categorico ‘no’ da un momento all’altro, stringeva le dita di una mano intorno al bordo della felpa che indossava quella mattina, ma quello che aveva colpito Kaede era la tensione che i suoi occhi gli trasmettevano, senza dire nulla si voltò e si richiuse in bagno.
Aprì il rubinetto del lavandino e mentre l’acqua scorreva riaprì il foglio rileggendo il messaggio, domandandosi chissà come gli fosse saltata in mente quell’idea strampalata e subito l’immagine di Hanamichi chino sul foglio intento a scrivere quelle righe con il volto che esprimeva felicità fu immediata.

Quando Kaede uscì dal bagno alcuni minuti dopo Sakuargi era ancora fermo nello stesso punto, vide Rukawa dirigersi in camera e lui lo seguì sbirciando dalla sala le sue mosse, lo vide guardare la tuta e la maglietta che aveva sistemato sul letto appena  lo aveva visto entrare nel bagno e tirò un sospiro di sollievo quando osservò Rukawa iniziare ad indossarli.

Kaede varcò la soglia di casa e infilandosi gli auricolari alle orecchie si voltò verso la porta, Hana lo salutò allegramente tutto contento e lui non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un piccolo sorriso prima di avviare la musica e scattare di corsa nella direzione indicatagli.
Assecondare le follie del do’hao non era poi uno sforzo tanto grande se poteva vedergli quell’espressione sul volto.

Appena la figura di Rukawa non fu più visibile Sakuragi chiuse la porta e si diresse come un fulmine a spalancare la finestra dell’appartamento, si rimboccò le maniche e aprì la porta del frigo.
“Bene ora inizia la fase due” esordì ghignando diabolicamente per la successiva sorpresa che stava per preparare.

Kaede  fece il giro dell’intero isolato, si era fermato al parchetto e aveva eseguito un po’ di stretching poi aveva proseguito fino al campetto di allenamento convincendosi man mano che si avvicinava che ci avrebbe trovato Hanamichi in pantaloncini corti, maglietta e con una palla da basket ad aspettarlo per potersi sfidare come erano soliti fare.
Quando superò il cancelletto constatò che non si era sbagliato di molto, c’era sul serio qualcuno che stava tirando a canestro con indosso una tuta da ginnastica, ma non era Sakuragi.

Hana tirò fuori dal frigo il necessario e lo poggiò sul piano accanto al lavello quando un bussare ritmato alla porta catturò la sua attenzione, corse ad aprire a Yohei che gli sorrise alzando davanti a loro due grosse buste stracolme.
“Consegna speciale” annunciò allegramente entrando nell’appartamento.
“Sei arrivato finalmente” lo sgridò Sakuragi chiudendo e afferrando ciò che gli aveva portato.
“Ehi! Dovresti essere più gentile, mi sono alzato all’alba per portarti quella roba”
“Sì come no, abiti dietro l’angolo e hai il motorino conoscendoti ti sarai alzato due minuti fa”
“Beh è quel che ho detto, sono soltanto le nove di sabato praticamente è l’alba”
“Finiscila di lamentarti lo sai che ricambierò il favore, prima o poi, tieni inizia abbiamo poco tempo” ordinò Hana mettendogli a forza fra le mani l’aspirapolvere mentre lui, nascondeva in giro quello che aveva lasciato a casa di Mito la sera prima.

“Ah sei arrivato” fece Sendoh avvicinandosi di corsa.
“Hn?”
“Tieni è per te” esordì l’ex giocatore del Ryonan allungandogli un biglietto di carta tirato fuori dalla tasca della felpa e su cui un gigantesco numero due svettava inconfondibile.
Kaede lo afferrò domandandosi che cosa passasse per la testa di Hanamichi.

“Brava volpetta, hai seguito tutte le indicazioni della mappa e sei giunto al punto X.
Ora sei pronto per la sfida.
Buon divertimento.
P.S.
Straccia il porcospino!”

Finito di leggere Rukawa alzò il viso verso Akira che lo osservava tranquillo con un sorriso sul volto mentre le dita giocherellavano con la sfera arancione che teneva in mano.
“Come ti ha convinto?” indagò Kaede incredulo per quel che Hana avesse fatto.
“Sakuragi sa essere persuasivo, allora che dici iniziamo? Se non sbaglio dovresti stracciarmi” rispose Sendoh poggiando la palla a terra e prendendo a liberarsi del giacchetto della tuta.
Gli occhi di Rukawa si assottigliarono, lo avrebbe battuto e poi sarebbe corso a casa per stampare un grande bacio sulle labbra di Hanamichi, gli aveva appena fatto il regalo più bello di tutti.
       
Yohei premette il pulsante di accensione dell’aspirapolvere facendo cessare il rumore.
“Hana di un po’ come lo hai convinto?”  chiese poggiando le braccia sull’asta dell’elettrodomestico e lasciandosi scappare uno sbadiglio.
“Non ho fatto nulla in realtà, quando ha trovato il biglietto in bagno ed è uscito pensavo che avrei dovuto dargli una testata per convincerlo e invece non è stato necessario, si è preparato ed è andato a correre senza protestare” raccontò terminando di affettare le verdure.
“No, non intendevo Rukawa – fece Mito voltandosi ad osservare la mattinata di sole fuori dalla finestra – Anche se in effetti non avrei mai pensato che ti assecondasse”
“Già ha stupito anche me il fatto che non mi abbia insultato” convenne Hana.
“Scusa e perché doveva? Voglio dire l’idea è bizzarra però è indubbio il fatto che tu ci abbia speso tempo ed energie per organizzare tutto nel miglior modo, sicuramente Kaede lo ha capito e gli ha fatto piacere”
“E’ perché sa che sono un genio”
“Sì certo, comunque mi hai stupito – ammise Yo ottenendo che Hanamichi si voltasse verso di lui – Insomma ti conosco e so quanto tu possa essere geloso, però nonostante questo hai organizzato una partitella fra  Rukawa e Sendoh”
“Ru ama me, il porcospino è soltanto il suo nemico numero uno e questo… posso accettarlo”
Per quanto Kaede avesse incontrato altri giocatori dotati di talento l’unico che considerava al suo stesso livello era Sendoh, Sakuragi lo sapeva benissimo, conosceva bene Rukawa e come il suo antagonismo si risvegliasse in pieno solo quando poteva affrontare sul campo l’ex giocatore del Ryonan ora suo attuale compagno di squadra all’università.
“Allora come l’hai convinto?” ripeté la domanda Mito curioso di scoprire come ci fosse riuscito.
“Vuoi dire il porcospino?- gli giunse un segno di assenso e le labbra di Hana si curvarono diabolicamente – Non è stato difficile anche a lui piace sfidare Kae”
“Però l’antagonismo smuove le montagne, io non mi sarei mai fatto convincere ad alzarmi così presto per giocare a Basket” fece Yohei sbadigliando ancor di più.
“Beh in effetti ero già pronto a minacciarlo a testate, però non è servito ha voluto solo una cosa in cambio del favore” disse ancora Sakuragi tirando fuori una padella.
“Ossia?” indagò curiosissimo.
“Vuole che gli presenti qualcuno con cui mi ha visto parlare all’università” Hanamichi voltò appena la testa sbirciando il volto dell’amico.
“Ho capito, qualche tua compagna di corso” tirò le somme Yohei riaccendendo l’aspirapolvere e continuando le pulizie.
“Più o meno” esalò a bassa voce Sakuragi voltandosi e sorridendo.

Kaede con una finta a sinistra riuscì a smarcarsi e arrivò sotto canestro, spiccò un balzo tese il braccio e fletté appena le dita per accompagnare la sfera nella sua traiettoria convinto del canestro perfetto che stava compiendo, ma la sua certezza vacillò quando i polpastrelli di una mano di Akira si poggiarono appena sulla palla deviandone la traiettoria.
Mentre il corpo di Rukawa iniziava la discesa strinse le labbra e osservò il pallone colpire il cerchio di metallo, rimbalzare all’indietro e venir arrestato dal palmo della mano destra di Sendoh prima che questo schiacciasse segnando il punto finale a proprio favore.
Gli occhi di Kaede brillarono di disappunto quando i piedi ritrovarono il loro appoggiò sull’asfalto, fissò Akira che benché avesse il fiato corto e fosse sudato quanto lui scattò in avanti per recuperare la sfera prima di voltarsi con un sorriso vittorioso dalla sua parte.
“Spiacente non mi hai stracciato, magari il prossimo compleanno” lo punzecchiò godendosi il bagliore d’irritazione che le sue parole avevano scatenato nell’avversario.
“Un'altra volta” esalò Rukawa battagliero, Sendoh arcuò maggiormente le labbra.
“Bene, tanto devo trattenerti per un altro po’” annunciò lanciandogli la palla perché iniziasse lui.
“Nh?” Kaede era quanto mai confuso.
“Che c’è Rukawa?” chiese allegramente.
“Ma che sta combinando il do’hao si può sapere?” domandò sicurissimo che l’altro sapesse qualcosa in merito e detestandolo perché era chiaro che si stesse divertendo un mondo a tenerlo all’oscuro.
“Ah io so solo lo stretto necessario e poi scusa, non vorrai sul serio che te lo dica e rovini tutta la fatica di Sakuragi, no?”
“Mh… smettila di ridere e preparati” fece socchiudendo gli occhi, studiandolo attentamente e prendendo a palleggiare veloce.

Kaede spense il lettore arrivato ormai in prossimità di casa e sentendosi enormemente soddisfatto, alla fine era riuscito a vincere la seconda mance.
Potersi confrontare con Sendoh volgeva sempre in meglio la sua giornata e purtroppo non aveva molte occasioni per scontrarsi col suo rivale, benché entrambi frequentassero la stessa università e fossero giocatori titolari della squadra di basket capitava molto di rado che potessero gareggiare uno contro l’altro.
Questo perché il mister aveva subito intuito il grande antagonismo che c’era fra loro e che motivava e spronava Kaede a dimostrarsi il migliore, ed evitava sempre di metterli in squadre opposte durante gli allenamenti.
Al coach era bastato osservarli una sola volta per capirlo, i due ragazzi avevano finito per ridurre una partita di squadra a un semplice confronto a due terminato quando Sakuragi, stanco di inseguirli invocando un passaggio che non veniva mai si era frapposto fra loro con la solita determinazione che lo caratterizzava.
Kaede  arrestò il passo quando riconobbe il ragazzo che stava avviando il motorino parcheggiato accanto all’entrata della palazzina in cui abitava, Mito lo vide a sua volta e alzò una mano salutandolo allegramente.

“Che ha in mente il do’hao?” domandò diretto Rukawa una volta colmata la distanza che li separava, se voleva delle risposte Mito era la persona giusta e di sicuro non era un caso se fosse lì.
“Non lo so, che combina?” chiese a sua volta Yo con una palesemente finta aria di innocenza, Kae gli regalò un piccolo sguardo gelido e senza salutarlo lo superò imboccando l’entrata, non fece che pochi passi  che si voltò di scatto quando il suono di clacson si levò nell’aria fastidiosamente.
La mano di Mito sembrava essersi incollata al pulsante e solo dopo che Kaede lo fulminò con lo sguardo il ragazzo smise e ghignando partì.
“Idiota” esalò irritato perché quello era un chiaro segnale, neanche molto discreto, per il do’hao.
Tutti sapevano quello che stava combinando Hanamichi tranne lui.
Giunto di fronte la porta di casa, Rukawa, si ritrovò a fissare il foglietto attaccato al legno dove un numero tre gli sorrideva beffardo, con un gesto secco lo staccò liberandolo dal pezzetto di scotch con cui era stato fissato.

“Bussa tre volte aspetta e poi bussa altre tre volte.
P.S.
Ti conviene fare come dico.”

“Questa storia sta diventando ridicola” sussurrò infilandosi il foglietto in tasca.
Kaede fece come detto diede i primi tre colpi e attese qualche minuto poi ripeté quella pantomima che stava iniziando a non trovare più divertente, era sudato, aveva sete e desiderava soltanto prendere una bottiglietta dal frigo e infilarsi sotto la doccia invece di restare come un idiota fuori dalla porta.
L’uscio si aprì e un sorridente Hanamichi gli comparve d’innanzi.
“Hai fatto una bella corsa volpe?” chiese angelicamente, Rukawa annuì sfilandosi le scarpe da ginnastica, mentre il profumo di qualcosa di appena cucinato lo raggiungeva, lanciando uno sguardo notò che tutto era in perfetto ordine e pulito, l’unica volta che aveva visto l’appartamento così era stato il primo giorno, ossia quando era ancora vuoto e stava aiutando Hana con il trasloco prima di farlo a sua volta due settimane dopo.
“Tieni – fece Hana ficcandogli in mano una bottiglietta d’acqua e prima che Kaede potesse dire qualcosa prese a sospingerlo verso il bagno – Sei tutto sudato vatti a fare una doccia”
“Do’hao so camminare da solo - lo bloccò fissandolo attentamente – Che stai combinando?”
“Io? Niente che dovrei combinare?”
“Mh… non mi fido”
“Volpe malefica” disse Hana incrociando le braccia al petto e mettendo su il broncio offeso per la sua reazione, Kaede svitò il tappo della bottiglietta e diede una lunga sorsata non staccandogli gli occhi di dosso.
“Vado a fare la doccia- annunciò e prima di sparire in bagno si allungò per depositare un bacio sulla guancia di Sakuragi- Grazie do’hao”

Una volta che Sakuragi sentì lo scrosciare dell’acqua staccò l’orecchio dalla porta, veloce si fiondò a recuperare il cellulare compose il numero e attese che gli rispondessero.
“Eccomi, mi hai sentito prima?” domandò la voce di Mito all’altro capo.
“Sì, ascolta sta facendo la doccia lo porto fuori fra un po', ce l’hai la chiave vero? L’hai presa?”
“Hana è la settima volta che me lo chiedi - un respiro profondo- Sì, ho la chiave” esalò disperato, ma ridacchiando divertito per l’agitazione dell’amico.
“Bene non voglio che sospetti niente” senza dire altro Hanamichi riagganciò.

Rukawa uscì dal bagno accompagnato da una leggera nuvola di condensa mentre si tamponava i capelli con un telo bianco e indossandone un altro a cingergli la vita, dirigendosi in camera per prendere gli abiti puliti, si ritrovò il cammino sbarrato da un sorridente Sakuragi che con solerzia gli tendeva i vestiti che gli aveva preparato.
“Grazie do’hao” disse prendendoli con cautela squadrandolo attentamente, perché quel giorno diffidava di ogni gesto di Hanamichi e perché ad essere sinceri tutte quelle attenzioni un po’ lo inquietavano.
Gli sembrava di sentirle le rotelle del cervello di Hana muoversi frenetiche.
“Figurati, allora come è andata al campetto?”
“Tutto sommato bene- fece poggiando gli indumenti sul letto e avvolgendo le braccia intorno alla vita di Sakuragi- Che dici do’hao ci infiliamo a letto?” esalò piano poggiando lievi baci sul collo di Hana.
“Ma che sei matto? Dobbiamo uscire” scattò allontanandolo da sé.
“Hn? Uscire?”
“Sì andiamo a fare una passeggiata in centro”
“Non mi và, restiamo a casa”
Le pupille di Sakuragi si dilatarono e la bocca si socchiuse, rimase a boccheggiare qualche minuto e Kaede corrugò la fronte.
“Do’hao? – lo chiamò per svegliarlo da quello stato – Che stai architettando?”
“Io? Niente!- si schernì ridacchiando istericamente – Che vuoi che combini? Mi andava di fare una passeggiata, guarda che bella giornata stare rinchiusi in casa… che noia. Dai vestiti”
Kaede lo soppesò a lungo con lo sguardo notando il suo lieve nervosismo.
“Nh… d’accordo” concesse curioso di scoprire cosa stesse escogitando e non volendo rovinargli tutto, vederlo sorridere era l’unica che desiderava.

Passeggiarono per le vie del centro affollate data l’ora e la bella giornata che invogliava ad uscire. Hanamichi si fermò di fronte alla vetrina di un negozio di abbigliamento sportivo in cui spesso lui e Kaede si fermavano volentieri.
“Guarda che bella felpa Kae” richiamò la sua attenzione puntando l’indice sul vetro e indicando un giacchetto nero con cappuccio, semplice e per nulla particolare.
“Forza entriamo, devi provartelo”
Rukawa alzò un sopracciglio poco convinto, la felpa non gli piaceva molto, ma seguì lo stesso Hana all’interno e senza fiatare prese il capo che una commessa gli porgeva e lo provò.
“Mh no non ti sta per niente bene – annunciò Hana con aria critica – Non ha qualcos’altro sullo stesso genere?” domandò rivolto alla ragazza che prese a tirar fuori altri modelli.

Rukawa non amava fare shopping, di solito se era costretto dalla necessità a comprarsi qualcosa entrava, arraffava quel che gli serviva, pagava ed usciva; indolore e veloce.
Cercò di richiamare l’attenzione di Sakuragi o della commessa per far presente che non aveva bisogno di nulla ma inutilmente, i suoi sbuffi vennero bellamente ignorati, così un istante dopo, senza capire bene come ci fosse finito, si ritrovò all’interno del camerino del negozio a provarsi un paio di pantaloni che neanche gli piacevano.
Quando uscì dall’abitacolo all’esterno trovò soltanto la sorridente commessa.
“Emh le stanno bene – esordì la ragazza, Kaede non la degnò di risposta e cercò con lo sguardo Hana ma non lo vedeva e il negozio non era né grande né affollato – il suo amico mi ha detto di darle questo” catturò la sua attenzione la commessa allungandogli un foglietto bianco con il numero quattro segnato in bella vista.
Kaede fissò la ragazza poi il foglio e con un gesto secco si appropriò del messaggio domandandosi se anche lei ‘sapesse' o fosse stata coinvolta per caso dal do’hao.

“Sicuramente i pantaloni fanno schifo perciò non li comprare.”

Kaede ringhiò un sommesso do’hao  e continuò a leggere, notando che sull’altra pagina ci fosse una seconda approssimativa mappa con tanto di freccia di direzione e il nome del negozio in cui si trovava.
Sakuragi non aveva lasciato proprio niente al caso.

“Esci dal negozio e segui le indicazioni.
Quando vedrai il Koala entra e presentati.”

Sbatté gli occhi una volta poi una seconda, ma il messaggio non cambiava c’era proprio scritto Koala e Kaede aveva proprio paura di scoprire che cosa significasse.

Chiuse il cellulare rinunciando definitivamente, era chiaro, dopo la terza volta che provava, che Sakuragi non gli avrebbe risposto, perciò Kaede vagliò le opzioni che aveva a disposizione: tornarsene a casa o continuare ad assecondare Hana.
Se avesse rinunciato a seguire la pista dei messaggini avrebbe guastato i piani di Hanamichi e avrebbero sicuramente finito per litigare, ma se faceva come c’era scritto sul biglietto entro sera sarebbe sicuramente impazzito, perché Kaede ne era più che sicuro quello non sarebbe stato l’ultimo foglietto che avrebbe ricevuto quel giorno.
Lo aveva sperato una volta tornato a casa, aveva pensato che Hana avesse escogitato un modo creativo per sbarazzarsi di lui il tempo necessario per organizzare un pranzo speciale o magari una festa a sorpresa, ma era ormai evidente che così non era.
Si rigirò fra le dita il cellulare rimanendo fermo sul marciapiede di fronte al negozio in cui era stato abbandonato alla fine si decise, avrebbe continuato con quel gioco.
Seguì il percorso segnato e quando svoltò per l’ennesima volta a sinistra si ritrovò in un vicolo, poco frequentato e tranquillo del centro  chiaramente a senso unico, con grande orrore Rukawa scoprì cosa fosse il koala.

Un gigantesco esemplare di plastica della suddetta specie animale era abbarbicato a un finto tronco di albero, la bestiola tendeva un ditino ad indicare la porta del negozio di cui era sponsor ufficiale, con uno sbuffò Kaede incrociò le braccia al petto il do’hao aveva veramente toccato il fondo valutò fermamente convinto a non entrare.
Rimanendo fermo immobile in quella posizione e lesse l’insegna del negozio, inutile dire che la curiosità ebbe il sopravvento.
Varcò la soglia dell’esercizio commerciale mentre una campanellina trillava appena muovendosi allo spostamento della porta.
“Buongiorno” salutò allegra una signora seduta dietro il bancone,  proprio di fronte l’entrata, su cui una quantità esagerata di cestini era poggiata a portata di mano.
Kaede le rivolse un cenno del capo in segno di saluto ed osservò un attimo tutto intorno domandandosi come aveva fatto Hanamichi a scovare quel posto.
“Cerca qualcosa di particolare? Eseguiamo anche lavori su misura” lo informò la donna continuando a sorridere affabile e a non distogliere gli occhi dal proprio lavoro, Rukawa si avvicinò al banco e la vide pescare in uno dei cestini per afferrare alcuni pezzi di lana colorata.
La donna era intenta a terminare quella che avere tutta l’aria di essere una bambola di pezza.
“Eseguiamo lavori con diversi materiali” disse ancora la donna indicandogli i vari oggetti esposti: animali, bamboline e perfino personaggi di manga in plastica, ceramica, legno e qualcuno anche in acciaio.
Kaede tirò un sospiro profondo prima di dire: “Sono Kaede Rukawa” anche lui aveva toccato il fondo, aveva appena assecondato l’ultima follia del do’hao presentandosi a una perfetta sconosciuta così come gli era stato detto di fare in quello stupido messaggio.
“Oh sì, mi era stato detto che saresti passato” annunciò la donna illuminandosi in viso, si alzò dallo sgabello su cui era appollaiata e aprì un cassetto, ne tirò fuori un pacchettino quadrato che poteva essere facilmente tenuto in una mano con un grande fiocco dorato e con un biglietto riportante il numero cinque, glieli porse entrambi con un sorriso.
Lui fissò il pacchetto non capendo e quando la donna glielo mosse sotto gli occhi invitandolo ad afferrarlo un po’ titubante obbedì.
“Prego prenda anche il nostro bigliettino così se dovrà fare un pensiero o le servisse qualcosa di particolare potrà contattarci” terminò la proprietaria allungandogli un cartoncino con stampato sopra  il nome del negozio e il logo ossia il Koala.
Kaede capì che per qualsiasi ragione fosse arrivato fino a lì aveva finito quando vide la donna ritornare al lavoro,  si defilò all’esterno non vedendo l’ora di leggere l’ennesimo messaggio di Hana.

“Brava volpe hai trovato il koala .
Puoi aprire il pacchetto e stupirti dell’ennesima genialata del tensai.
Quando hai finito di accessoriare il cellulare segui la mappa e vai dal panda”

Kaede non perse tempo a disperarsi o a chiedersi per quale motivo o punizione karmica si fosse innamorato di un simile do’hao, aveva rinunciato da molto tempo a capirlo e veloce scartò il pacchetto.
In una piccola scatolina di semplice cartone era stato adagiato un pupazzetto piccolissimo e inconfondibile, un mini do’hao con la divisa dello Shohoku e una folta criniera di capelli rossi fatti con pezzetti di lana, capì cosa intendesse con attrezzare il cellulare quando afferrò la bambolina per il filo di nylon rosso.
Kaede contro voglia non riuscì a trattenere il sorriso che gli spuntò sulle labbra osservando i particolari del visino dell’Hana in miniatura che sghignazzava birbante.
Tirò fuori il telefonino e vi assicurò il pupazzetto appena terminò quell’operazione gli arrivò lo squillo di un messaggio.
‘Così mi potrai portare sempre con te’  si guardò intorno, il vicolo era deserto eppure Rukawa sapeva che Hanamichi lo stava osservando chissà da dove, diede un colpetto con l’indice al piccolo do’hao e prese a digitare una risposta.
‘Dove sei?’
‘Trovami…’
Kaede studiò il percorso e si avviò un istante dopo deciso a scovare il do’hao.

La mappa lo aveva portato in un parco in cui era stato una volta proprio con Hanamichi e ricordava che al centro ci fosse un bel laghetto artificiale così superò l’ingresso.
Nei viali incrociò numerose famiglie o coppiette intente a fare una passeggiata divertendosi e godendosi il sole, camminò senza fretta guardandosi bene intorno in cerca di una testa rossa a lui nota, il suo sguardo catturò qualcos’altro.
Proprio accanto alla staccionata che delimitava il laghetto un gigantesco panda distribuiva palloncini colorati ai bambini poco distante da un cartellone pubblicitario. Con le mani ficcate nelle tasche dei pantaloni Kaede rimase a fissare qualche secondo l’uomo assunto per sponsorizzare un locale poi gli si avvicinò mettendosi proprio di fronte a lui.
Il costume celava completamente lo sconosciuto, ma Rukawa capì che doveva essere qualcuno che conosceva bene, perché senza dire nulla tirò fuori, da una tasca nascosta nel finto pelo, un messaggio col numero sei e glielo allungò.
“Chi sei?” domandò diretto afferrando il biglietto, per tutta risposta il panda prese un palloncino e glielo porse, Kae fissò l’oggetto con indifferenza senza prenderlo e studiò la struttura fisica dello sconosciuto ma era impossibile capire chi fosse senza udirne la voce o privarlo della testa. Decidendo che decapitare un panda non lo avrebbe portato a nulla rivolse la sua attenzione al foglio di carta.

“Ti ricordi di questo posto Kae?
Sai dove trovarmi, sbrigati ti aspetto”

Kaede ricordava bene quel laghetto era proprio dopo che erano finiti lì un pomeriggio d’inverno dopo una passeggiata che Sakuragi gli aveva chiesto se voleva dividere con lui il suo appartamento, senza dire altro allo pseudo panda Kae s’incamminò veloce seguendo il perimetro del lago.
Proprio come si era aspettato Hanamichi lo aspettava seduto alla stessa panchina di quel giorno proprio di fronte lo specchio d’acqua.
“Do’hao” ne richiamò l’attenzione avvicinandosi, Hana si voltò regalandogli un sorriso radioso.
“Ci hai messo troppo volpe” lo sgridò divertito rimanendo tranquillamente seduto con le braccia aperte poggiate sullo schienale della panca, Rukawa gli si fermò accanto rimanendo in piedi e rispondendo con uno sbuffo indifferente.
Lasciando che il silenzio, rotto soltanto dal cinguettino degli uccellini e da qualche voce e risata lontana, si frapponesse fra loro Rukawa tirò fuori il cellulare tese il braccio d’innanzi al viso di Hana e lasciò che la bambolina dondolasse, quando lo sguardo di Hanamichi fu su di lui parlò: “Grazie”
Un'unica parola che riempì il cuore di Sakuragi di gioia, Kaede lo vide distogliere lo sguardo mentre le labbra s’increspavano, lo sguardo si addolciva e un leggero imbarazzo lo sconvolgeva.
“Una stupidaggine” esalò per minimizzare il dono, avrebbe voluto regalargli qualcosa di più.
“Hn do’hao” fece Rukawa riponendo il telefonino e sedendosi accanto a lui.
“Baka kitsune” rispose automaticamente.
“Allora do’hao possiamo tornare a casa adesso?” s’informò Kaede che non vedeva l’ora di scartare il suo regalo, ossia Hanamichi.
“Prima andiamo a mangiare, a furia di aspettarti mi è venuta fame” decise Hana stiracchiandosi e alzandosi.    
“Mh ok” acconsentì Kaede data l’ora e tutto quel camminare aveva anche lui un certo appetito.

Si recarono a un fast food dove andavano quando si trovavano in quella zona, presero un paio di panini, patatine per Hana e una bibita a testa e con i vassoi colmi si sedettero a un tavolino libero.
Mangiarono di gusto e Hana non smise di ridacchiare raccontando di essersi divertito un mondo a spiare la faccia di Kaede di fronte al koala.
“Dov’eri?” gli chiese non capendo dove avesse potuto nascondersi.
“Segreto- affermò sghignazzando e mentre apriva la bustina di ketchup si ritrovò  a imbrattarsi le mani con la salsa – Accidenti che disastro - sbuffò afferrando le salviette che Kae gli aveva allungato – Vado a sciacquarmi le mani in bagno sono tutte appiccicose”
“Il solito do’hao”
“Baka Kitsune non è stata colpa mia” si difese allontanandosi.
Kaede ripulì il tavolo dove il pomodoro era caduto attendendo il ritorno di Hanamichi, sorseggiando la bibita  e mangiucchiando un paio di patatine del do’hao, quando un ragazzo che non poteva avere più di diciassette anni si avvicinò con una ragazza della stessa età.
“Senta un tizio mi ha detto di darle questo”
Per poco Rukawa non si strozzò quando vide il biglietto che gli veniva allungato, i due si guardarono un secondo poi il ragazzo, con un’alzata di spalle lasciò il messaggio con il numero sette sul tavolo e si allontanò con la ragazza al seguito.

Kaede si alzò cercando subito con lo sguardo una testa rossa nella folla di avventori, ma inutilmente alla fine afferrò il foglio e lo aprì.
Non c’era nessun messaggio scritto questa volta, al suo interno era stato incollato un biglietto usato di un cinema e il volantino che sponsorizzava un film uscito da poco e che lui voleva andare a vedere.
Un sopracciglio di Rukawa si arcuò un secondo riflessivo, il biglietto usato era piuttosto vecchio e trovando la data e il titolo del film Kae tornò a sedersi di nuovo mentre il cuore perdeva un battito.
Quello era il primo film che erano andati a vedere lui e Hana quando ancora frequentavano il liceo a Kanagawa, quello era stato il loro primo appuntamento.
Se lo ricordava come fosse ieri, l’imbarazzo di Hana mentre lui nel buio della sala aveva allungato una mano per afferrare e stringere le dita della sua, di come non l’avesse mai lasciata neppure per un secondo.
Sakuragi aveva conservato quel ticket per tutto quel tempo, era così stropicciato e consunto che doveva averlo tenuto in mano spesso, magari se lo portava anche dietro forse infilato nel portafogli.
Studiò il volantino e notò che l’indicazione del cinema dove veniva proiettato il film era stata cancellata con un pennarello, si fiondò fuori dal locale riflettendo quale fosse il cinema più vicino, non ci pensò neanche a chiamare Sakuragi sapeva che non gli avrebbe risposto.
Hana voleva che lo trovasse.

Sakuragi camminava pensieroso avanti e indietro di fronte l’entrata del cinema chiedendosi se Kaede avesse capito, se ricordasse ancora quel giorno.
“Do’hao” la voce di Rukawa gli giunse prima ancora di vederlo arrivare e fermarsi accanto a lui.
“Kitsune i film polizieschi che guardi sempre servono a qualcosa dopo tutto” ridacchiò felice che lo avesse seguito fino a lì.
“Mh do’hao”
“Vieni ho preso i biglietti, il primo spettacolo inizia fra poco” lo avvertì non dandogli tempo di replicare o protestare avviandosi all’interno della struttura che oltre a loro, tre liceali e due addetti era vuota.
Kaede non aveva intenzione di lamentarsi, certo era un po’ stufo di dover rincorrere Hanamichi per l’intera città o del fatto che tutti sapessero cosa avesse in mente il do’hao tranne lui, però era anche molto colpito.
Sakuragi aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, coinvolgendo anche dei perfetti estranei, solo per stupirlo, soltanto per regalargli un bel compleanno, aveva fatto tutto quello per lui e Kaede non poteva che essere più che felice di avere una prova in più di quanto Hana tenesse a lui.

La maschera aveva iniziato a far entrare gli studenti e loro si avviarono ad imitarli.
Si sedettero in sesta fila dietro al trio che chiacchierava della trama dello spettacolo aspettando trepidante che iniziasse, quando le luci si spensero la mano di Rukawa corse ad afferrare quella di Hanamichi e la tenne stretta fino alla fine facendogli capire in quel modo che neanche lui aveva dimenticato.

Una volta che si trovarono in strada Rukawa si fermò voltandosi verso Hana  catturando i suoi occhi con i propri.
“Ora che si fa?” domandò aspettando istruzioni certo che i biglietti non fossero terminati e in fondo divertito da quella strana caccia al tesoro.
Sakuragi si prese un secondo prima di rispondere: “Non sei costretto a continuare se ti scoccia”
“Do’hao!” dato che la mano di Kaede si era protesa in attesa Hana si decise e tirò fuori il successivo messaggio.

All’interno c’era appuntato il nome di un centro commerciale non molto distante, Kaede arcuò un sopracciglio rivolgendo un muta domanda a Sakuragi, che ovviamente non gli rispose e gli indicò dietro di sé.
“Bene andiamo do’hao” disse incamminandosi con lui in quella direzione curioso di scoprire cosa sarebbe accaduto.

Era pieno pomeriggio inoltrato e i piani del centro erano affollati di persone, chi in cerca di qualcosa di specifico chi semplicemente lì solo per curiosare nelle vetrine.
A Rukawa non era sfuggito come Hanamichi sbirciasse continuamente l’orologio, ma non gliene aveva chiesto il motivo capendo che avesse le sue ragioni e quando si infilarono in un negozio di videogiochi, per controllare le ultime uscite, non si stupì più di tanto quando il cellulare di Hana squillò per tre volte prima di smettere.
Con un sorriso soddisfatto Sakuragi tirò fuori un foglietto di carta bianca segnato con il numero nove sventolandoglielo sotto il naso.
Kaede lo prese e lo aprì.

“Seguimi.”

C’era scritto soltanto quello, si avviarono all’esterno e poi si diressero all’uscita opposta dalla quale erano entrati.
Kaede lasciò che fosse Hana a guidarlo per le vie affollate e quando il ragazzo si bloccò di fronte all’entrata di un karaoke, gli lanciò un’occhiata fulminante aveva capito cosa lo aspettasse all’interno e Hana sapeva quanto lui detestasse certe cose.
“Non fare quella faccia Kae vedrai che ti diverti” profetizzò Hana entrando.
Una ragazza in gonna nera, camicetta bianca e cravattino rosso li accolse sorridente.
“Siamo qui per la volpe” sentì dire Rukawa ad Hanamichi rivolto alla ragazza che sorrise chiedendogli di seguirla.

Per quanto fosse preparato, perché Kaede non era uno stupido e aveva intuito tutto, per una breve sottile frazione di secondo rimase sconcertato dall’urlo: “Sorpresa!” e dal successivo “Buon compleanno!” che gli rivolsero al suo ingresso nella sala.
Riconobbe Ayako, Mito e i tre scalmanati amici di Hana, un paio di ragazzi del suo corso con cui aveva scambiato qualche parola ma nulla di più e al completo invece la classe di Sakuragi, i componenti della squadra di basket e perfino Akagi, Kogure, Mitsui e Yasuda che frequentavano altre università e che non vedeva da tempo.
“Forza Kaede non restare sulla porta non mordiamo mica” annunciò Ayako scatenando una risata generale, Kae fu letteralmente sopraffatto da una cacofonia di voci che gli facevano gli auguri, visi in cui nella maggior parte dei casi non sapeva attribuire un nome e mani sbattute sulle spalle in pacche amichevoli.
Cercò Hana in quella confusione e gli regalò un’occhiata agghiacciante, riuscì a svicolare in quella piccola bolgia e ad avvicinarsi a lui.
“Non conosco la maggior parte di questa gente” esalò al suo indirizzo.
“Questo perché sei un asociale volpe e poi perché la maggior parte sono miei compagni di studi”
“Mh lo avevo capito, c’era bisogno che invitassi tanta gente?” gli domandò irritato, Kaede poteva sopportare di non restare solo con lui a stringersi e a coccolarsi in solitudine nel loro appartamento, ma non di doverlo dividere con tutta quella gente, non quando doveva già farlo durante la settimana.
“Emh le cose mi sono sfuggite un po’ di mano – ammise imbarazzato Sakuragi – L’ho detto a un paio di persone in classe e quando gli altri hanno sentito karaoke beh… Oh dai Kae, più gente c’è meglio è, no?”
“Mh… però io non canto” decretò sedendosi sul divanetto ad angolo.
Fortunatamente nessuno pretese una sua prestazione canora, erano tutti impegnati a chiacchierare o  bisticciare fra loro per i turni e sulle canzoni da eseguire, specialmente Noma e Okusu che volevano approfittare dell’occasione per far colpo su un paio di studentesse e mentre la ragazza che li aveva accompagnati nella sala poco prima ritornava seguita da una collega, portando bibite e snack da sgranocchiare e le note della prima canzone scelta si diffondevano intorno a loro, Kaede si mise a chiacchierare con gli ex compagni dello Shohoku.

“Non c’è Ryota? ” s’informò Hanamichi con Ayako seduta accanto a Kaede.
“Sta arrivando, mi ha avvertito prima- gli rispose la ragazza un attimo prima di applaudire la fine dell’esibizione – anche Sendoh è in ritardo” notò mentre il prossimo cantante afferrava il microfono.
“Non c’è neanche Mito se è per questo” valutò Rukawa sporgendosi verso Hana, resosi conto che il migliore amico del suo ragazzo non era presente e ascoltando distrattamente il compagno di università, che steccava ogni nota, rifletté che non trovava del tutto strana l’ assenza di Sendoh.
In fondo con il compagno di squadra si erano visti quella mattina stessa e Kaede non aveva mai nascosto la sua antipatia, dettata semplicemente dalla grande rivalità che sentiva, Mito invece non si sarebbe lasciato scappare  l’occasione tanto ghiotta di poter fare casino con gli amici.
“Akira arriva fra un po’ sai come è fatto sempre in ritardo” disse Ayako prima di dedicarsi a seguire l’esibizione canora ridacchiando con un’amica.
“Yo arriva appena stacca dal lavoro” gli sussurrò all’orecchio Hana seduto accanto a lui.
“Nh?” non che a Kaede importasse, sia ben chiaro, ma non sapeva che Mito avesse preso a lavorare.  
“Oggi lo hai anche visto e non hai accettato il suo regalo, sei stato davvero scortese kitsune” gli fece ancora con tono chiaramente divertito, Kaede rifletté un secondo sulle sue parole lo aveva incrociato fuori da casa loro ma non stava lavorando né tanto meno…
“Era l’idiota vestito da panda al parco?” intuì ricevendo un cenno affermativo per conferma.

La porta del locale si aprì mentre Mitsui era concentrato in un acuto particolarmente difficile che eseguì con perizia scatenando le ovazioni di tutte le ragazze presenti, Sendoh e Miyagi entrarono con il solito sorriso il primo e con l’aria sorniona il secondo salutando tutti.
Ryota rivolse un cenno del capo a mo di saluto verso Sakuragi e Rukawa prima di lanciare una battutina sulla perfomance di Hisashi, iniziando subito a punzecchiarsi con l’ex compagno di scuola e scatenando la reazione di Akagi e Ayako pronti a sedare il battibecco sul nascere.
Akira invece si diresse verso il divano, avendo a sua volta individuato il festeggiato, dopo aver richiamato i compagni di squadra a raccolta.
“Buon compleanno!” esordirono in coro mentre Sendoh gli allungava una busta bianca, la reazione di Rukawa fu istantanea, immediatamente si voltò a fulminare con lo sguardo Sakuragi che si irritò tantissimo per la cosa.
“Baka kitsune, non c’entro niente con questo”
Akira scoppiò a ridere di gusto “Infatti è il nostro regalo” chiarì il malinteso trovandolo però molto divertente.
Kaede prese la busta con un sincero grazie, mentre Akira approfittava del fatto che il posto lasciato da Ayako fosse ancora libero per sedersi accanto ai due.
Due biglietti per assistere al Tokyo dome a una partita di campionato di basket comparvero fra le dita di Rukawa che prese a ringraziare tutti i compagni si squadra.
“Grazie ragazzi!”  esclamò Hana con enfasi dato che la squadra aveva fatto una sorpresa anche a lui visto, che i biglietti erano due e nessuno dubitava del fatto che ci sarebbero andati insieme, ed inoltre non ne sapeva nulla.
“Questo è da parte nostra” annunciò Kogure tirando fuori da un angolo in cui l’aveva nascosto un pacco accompagnato da un biglietto d’auguri firmato da: lui, Akagi, Mitsui, Ayako ,Yasuda e Ryota.

Kaede si ritrovò fra le mani la tuta che voleva comprarsi da mesi ma a cui aveva rinunciato perché costava troppo, allora fu il turno dell’armata Sakuragi di dargli il proprio dono un dvd con le migliori sequenze della stagione passata dell’NBA.
Tutti anche chi non conosceva gli avevano portato qualcosa anche un semplice pensierino come una scatola di dolci, tanto che Rukawa si ritrovò sommerso di carta colorata e fiocchi con cui erano stati avvolti i doni.
Hana afferrò la busta che gli aveva rimediato Kogure, prima che questo venisse trascinato via da Mitsui e Ryota per esibirsi con loro, con suo sommo imbarazzo. Sakuragi prese a riporre i regali ricevuti da Kaede e che gli porgeva man mano mentre Sendoh appallottolava la carta colorata.
“E tu che gli hai regalato Hana?” s’informò adagiando l’involto sul tavolino e versandosi un bicchiere d’aranciata lì dove le bibite erano state messe a disposizione di tutti, Rukawa tirò fuori il cellulare mostrandogli il pupazzetto mentre esalava: “Questo e una giornata indimenticabile” meritandosi il sorriso più bello che Sakuragi gli avesse rivolto da quella mattina, prima di allungare il braccio per salutare Mito appena arrivato.
“Posso immaginarlo” convenne Akira, che aveva trovato l’idea particolare quando Sakuragi gliene aveva parlato due giorni prima chiedendo il suo aiuto.

“Scusate il ritardo – fece Yohei avvicinandosi ai tre con Noma al seguito- Tanti auguri Rukawa” esordì con un sorrisino furbo e complice, al quale Kaede rispose con uno sbuffo infastidito, poi Noma si rivolse a Sakuragi.
“Hana quando hanno finito quei tre ci esibiamo noi” li avvertì con entusiasmo poggiando un braccio sulle spalle di Mito con l’aria sicura.
“Sempre se riusciamo a staccare Takamya dalle patatine” intervenne Yo lanciando uno sguardo ad  Okusu, dall’altra parte della stanza, che stava cercando di togliere dalle mani dell’amico una ciotola piuttosto voluminosa.
“Eheheh in caso ci pensa il tensai con una testata a risolvere il problema” decretò sicuro di sé Hana.
“Ragazzi allora che canzone avete scelto?” s’intromise la voce allegra di una ragazza, una compagna di corso di Hanamichi sopraggiunta con Ayako e con il blocco delle canzoni e il telecomando.
Mentre i partecipanti aspettavano il festeggiato era scoppiata una leggera confusione iniziale, in cui il telecomando, che serviva per selezionare il video del testo e la canzone da far comparire sul televisore, era stato conteso da più di una persona.
Alla fine tutti gli ospiti di comune accordo avevano deciso di affidare a un’unica persona l’oggetto del potere, che avrebbe anche tenuto anche la lista delle prenotazioni, così che non si creassero discussioni inutili.
“La numero tre” rispose pronto Mito dopo aver guardato appena la lista, conoscevano tutti e cinque quella canzone e l’avevano cantata insieme più di una volta, avrebbero fatto un figurone.
A Kaede, dato che si trovava proprio in mezzo e a dire il vero non solo a lui, non sfuggì che Sendoh rivolse un piccolo ed impercettibile cenno a Sakuragi appena ebbe un momento la sua attenzione.
“Non credo che vi conosciate – disse subito dopo Hanamichi – Lui è Akira il porcospino è con noi nella squadra di basket. Loro sono Yohei, Noma  e Midori, Ayako già la conosci” cominciò a presentarli, tranne la ragazza visto che era una delle due attuali manager della squadra universitaria.
“Piacere Yumi Midori sono una compagna di corso di Hanamichi”si presentò la ragazza,
“Akira Sendo” rispose lui alzandosi.
“Con Yo, Noma, Okusu e Takamya invece ci conosciamo da un bel po’” intervenne Hana
“Certe volte mi sembra anche da troppo” affermò scherzosamente Mito subito spalleggiato da Noma, che prese a dargli man forte nel prendere in giro Sakuragi che rispose loro per le rime minacciandoli col pugno teso.
“Venite sempre alle partite e qualche volta anche agli allenamenti vero?” ricordò di averli già visti Akira, d’altronde come non notare il chiassoso gruppo.
“Quando possiamo” fece Yohei prima di voltarsi per controllare a che punto fosse la performance del trio.
“Non ci perderemmo mai le figuracce di Hanamichi” sentenziò Noma.
“Vuoi una testata?” rispose furioso il soggetto in questione.
“Do’hao!”
“Baka kitsune!”
“Certe cose non cambieranno mai” constatò Yo, Ayako e Noma convennero con lui.
“Ma perché lo chiami porcospino?” s’intromise la voce di Midori curiosa di conoscere la ragione di quel soprannome.
“Ma hai visto che capelli? ” Sakuragi indicò con l’indice la svettante capigliatura, mentre la musica cessava e Ryota, attrezzato di microfono, prese a urlare a squarciagola : “Aya ti amo!”
“Forza muoviamoci” fece Yo, mentre tutti ridevano, avviandosi per primo e facendo un cenno a Okusu e Takamiya.

Il quintetto fece faville, i ragazzi abituati da anni di perfomance, si alternarono cantando uno a testa le strofe della canzone mentre nel ritornello fondevano insieme le voci squillanti, per non parlare del piccolo stacchetto coreografico con cui accompagnarono il tutto, un esibizione degna di una  boys band professionista.
Alla fine dell’esibizione si profusero in inchini lanciando baci con le mani e lasciarono la postazione tutti tranne Hanamichi che aspettò che le note della canzone lenta e dolce selezionata da Midori si propagassero nella sala, poi iniziò a cantare fissando negli occhi Kaede.
Il silenzio era totale tutti coinvolti dall’aria romantica ma Rukawa non se n’era neanche accorto, osservava incantato e rapito il suo do’hao cantare per lui, strofa dopo strofa le parole della canzone d’amore che gli stava dedicando.
Una volta terminato Sakuragi ricevette il meritato applauso e si diresse a riprendere il suo posto.
“Mh do’hao” esalò Kaede a bassa voce piegando all’insù un angolo della bocca, non era facile emozionarlo eppure ad Hana bastava pochissimo per riuscirci e capovolgere il suo mondo.
Kaede lo sentì ridacchiare, felice di averlo stupito, mentre allungava una mano per stringere la sua prima di alzarsi in piedi e urlare: “Forza Gori!”quando Takenori  si posizionò davanti lo schermo col microfono in mano.

Le ore passarono in fretta fra le canzoni, le risate, il chiacchiericcio e i bicchieri che cozzavano fra loro al grido di ‘Buon compleanno!’
“Ehi Hana – chiamò Okusu avvicinandosi all’amico dopo una mezz’ora – sai che fine ha fatto Yo?”
“Si vede che aveva qualche impegno” liquidò la cosa con una alzata di spalle lanciando un’occhiata veloce a Kaede.
“E cosa c’è di meglio di una festa?” replicò il ragazzo.
“E che vuoi che ne sappia io” pose termine alla faccenda con troppa foga e Rukawa  lo fissò un secondo.
“Do’hao che hai da agitarti tanto?”
“Kitsune e chi si agita?” Kaede sbuffò lasciando perdere la questione.
 
“Ancora tanti auguri” salutò Ayako prima d’incamminarsi con Miyagi al seguito.
“E’stato bello incontrarci, facciamolo un’altra volta” fece Mitsui.
“Sì è vero” convenne Kogure.
“Allora alla prossima” intervenne Sakuragi incamminandosi dietro a Rukawa che terminato di salutare l’ultima persona si era già avviato in direzione di casa.
“Bella idea” esalò dopo un po’ mentre si avviavano.
“Eh eheh il tensai ha sempre idee geniali volpe” gongolò Hanamich,i lieto  che avesse gradito la festa a sorpresa, si era dato molto da fare per organizzare tutto.

Dopo parecchi minuti, quando arrivarono vicino casa, Sakuragi si bloccò in mezzo alla strada, il sole era tramontato da un po’.
“Ho una sete incredibile- esordì ottenendo che Kaede si fermasse e si voltasse verso di lui – Kitsune torneresti indietro a prendermi un tè alla macchinetta?” domandò  mentre appoggiava la schiena contro il muro con l’aria esageratamente esausta mentre con una mano si faceva aria.
“Mh do’hao siamo quasi arrivati resisti”
Sakuragi lo fissò un secondo con astio e mise il broncio.
“Muoviti”lo chiamò Kaede proseguendo dritto, svoltato l’angolo a pochi metri di distanza sarebbero arrivati in vista della palazzina non capiva proprio perché il do’hao se ne fosse uscito con quella richiesta irrazionale visto che la macchinetta più vicina era più lontana rispetto al frigo di casa.
Hanamichi lasciò che Rukawa lo distanziasse di qualche metro e non visto tirò fuori il proprio cellulare, avviò la chiamata e senza portare l’apparecchio all’orecchio lo lasciò squillare quando vide sul display che la telefonata veniva rifiutata lo rimise in tasca.
“Ehi Kae aspettami!”  
 
Salirono le scale e una volta giunti sul piano Kaede tirò fuori di tasca la chiave dell’appartamento, però quando la inserì nella serratura si bloccò.
“Do’hao la porta è aperta” esalò a bassa voce.
“Non avremo chiuso, capita”
“A te forse, non a me” rispose guardingo cercando di capire se qualche rumore provenisse dall’interno.
“Maledetta kitsune avrai dimenticato di girare la chiave, che c’è hai paura dei ladri? Ma chi vuoi che venga a rubarci in casa? E cosa vorrei proprio sapere, forza entra” lo sgridò irritato dalla sua affermazione.
Kaede gli rivolse un occhiatina veloce poi con decisione aprì, sgranò gli occhi rimanendo fermo sulla soglia.

Una gran quantità di vasetti di vetro trasparente  si trovavano a terra e al loro interno gli stoppini delle candele che contenevano bruciavano rischiarando una sorta di percorso che partiva dalla porta d’entrata e terminava al basso tavolo dove al centro la torta con ventuno candeline accese li attendeva nella penombra.
 “Buon compleanno Kae” sussurrò la voce di Hanamichi direttamente nel suo orecchio mentre si appoggiava col petto contro la sua schiena e con le braccia gli cingeva la vita per stringerlo a sé.
“Ma… come… quando?” balbettò Kaede voltando appena il viso verso di lui lasciandogli intravedere il proprio sconcerto, non si era aspettato una simile accoglienza e non riusciva a capire come Sakuragi ci fosse riuscito.
“Segreto” sussurrò ancora prima di sfiorargli la guancia con le labbra, Rukawa strofinò il volto contro il suo crogiolandosi in quell’abbraccio affettuoso, poi Hana lo liberò ed entrarono nell’appartamento.
Non accesero la luce godendosi quella soffusa delle candele, Hana afferrò una mano di Rukawa e lo condusse con sé a sedersi a terra al tavolino.
“Prima esprimi un desiderio e spegni le candele, dopo ti porto la cena che ti ho preparato” annunciò felice.
“Nh do’hao hai davvero pensato a tutto” gli disse Kaede regalandogli un sorriso colmo di commozione e amore, chiuse un secondo gli occhi esprimendo il suo desiderio poi li riaprì e soffiò mentre Hana batteva le mani e gli rinnovava gli auguri.
“Bene e ora ti devo tirare le orecchie come da tradizione” esordì festante.
Sakuragi si sporse verso Kaede e allungò un braccio verso di lui, fece scivolare le dita sulla guancia e con il pollice gli descrisse il contorno delle labbra, poi spostò la mano ad accarezzargli l’orecchio sinistro, con l’indice gli tracciò il contorno del lobo, rivolse un sorrise a Rukawa e infilò le dita fra i suoi capelli, premette leggermente il palmo sulla nuca conducendolo ad avvicinarsi a lui.
 Si sporse maggiormente e gli accarezzò con il respiro la pelle poi fece scivolare lentamente la punta del naso sul collo verso il basso e poi ancora verso l’alto, quando fu all’altezza dell’orecchio sussurrò appena: “Uno” prima di prendere fra le labbra il lobo, succhiò piano facendo guizzare la lingua assaporando la pelle di Kaede.
“Due” disse ancora ripetendo lo stesso gesto, Kaede sorrise nel sentirgli annunciare il “Tre”
“Tirami così le orecchie ogni volta che vuoi” gli concesse socchiudendo gli occhi e perdendosi in quel piacevole conteggio, Sakuragi continuò fino al numero ventuno gli anni compiuti da Rukawa, poi lentamente portò il volto di fronte al suo catturando gli occhi di Kae coi propri.
“Do’hao che ne dici se mangiamo il dolce a letto?” propose il festeggiato in un sussurro fievole, non diede modo ad Hanamichi di rispondere perché gli chiuse la bocca premendogli contro la sua.
A pensarci bene Kaede ritenne che il letto fosse troppo distante, aveva atteso per tutto il giorno quel momento e non voleva rimandare neanche di un minuto. Senza lasciare libere le labbra di Hana  spinse il ragazzo all’indietro accompagnandolo a distendersi sul pavimento, mentre le sue mani iniziarono a intrufolarsi al di sotto del bordo della maglietta.
Lasciò libera la bocca di Sakuragi valutando di essersi dissetato a sufficienza e scese a tempestargli il collo di piccoli baci mentre i polpastrelli accarezzavano la pelle dello stomaco in lente spirali.
Si fermò un istante quando nel silenzio della sera gli giunse alle orecchie la voce squillante della signora Tadeshi la loro vicina di casa.
“Chi c’è? Aiuto dei ladri!- Kaede tese le orecchie volgendo la testa verso la porta di casa dall’altra parte del legno la donna ora si era messa a urlare invocando il nome del marito perché accorresse sul pianerottolo – Ci sono dei ladri sbrigati, corri. Stanno scappando!” dopo pochi istante si levò il rombo della marmitta di un motorino e la voce dell’uomo che intimava ai ladruncoli di non farsi più vedere.
I muscoli di Hanamichi si erano tesi e irrigiditi per tutto il tempo sotto le dita di Kaede.
“Do’hao – lo chiamò incatenando i loro sguardi – tu ne sai qualcosa?” gli domandò puntellando i palmi sul pavimento e sollevandosi appena.
“Io? Ma di che parli baka kitsune?- esclamò innocentemente Hana sgranando gli occhi, l’istante dopo gli cinse il collo premendo per farlo abbassare – Non distrarti Kae”
Kaede Rukawa decise che avrebbe  finto di credergli, per quella sera almeno.
 
 
Nota:
Non so se in Giappone ci sia l’usanza di tirare le orecchie ai festeggiati, nel caso chiudete un occhio.
  
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