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Autore: crystalemi    14/06/2010    7 recensioni
Tentò di concentrarsi su quelle dannate rune, ma ormai sembrava una causa persa. Non le capiva, o meglio, non aveva voglia di capirle, che parlassero di magia nera o stupide tartarughe, in quel momento voleva solo prendere a schiaffi Sirius fino a sfogarsi una volta per tutte dell’enorme e quasi insostenibile quantità di nervosismo che lo tormentava ogni volta che Sirius era nei paraggi. Frequentemente, quindi.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa fic si è classificata sesta ed ha vinto il premio speciale "trattazione dei personaggi" al contest «Pieces of a Journey» indetto da Pagliaccio di Dio.

Ci tengo a fare un'introduzione alla fic: si tratta infatti di una what if...? accennata, ossia, non "cosa sarebbe successo se Sirius e Remus avessero fatto pace prima della morte dei Potter" ma "come Sirius e Remus hanno fatto pace prima della morte dei Potter".
Inoltre, la canzone in coda è presa da "Wherever you will go" dei The Calling.



Cigarettes






A Remus dava fastidio il fumo, aveva sempre odiato fumare.
Però lo faceva da quasi sei mesi ed aveva preso il vizio ormai, perché tanto di soldi ne aveva da buttare fuori dalla finestra, ne aveva da vendere. Sì, chiaramente era colpa di Sirius, era lui che portava le cattive abitudini a casa e le distribuiva agli altri con amore e tanta allegria; anche se sapeva bene da anni quanto Remus odiasse il fumo.
«Smettila.» ordinò nervosamente, senza staccare gli occhi dal libro di rune che Dumbledore gli aveva chiesto di tradurre. Parlava di Horcrux, cose più che inquietanti sotto vari aspetti, ma poteva essere che parlasse di tartarughe vampiro per quanto stava riuscendo a tradurre. Era scritto a mano e fastidiosamente male, tanto che molte rune sembravano altre, come se già di per sé non fosse complicato decifrare il significato di una runa, senza che fosse scritta in una calligrafia alla Peter-molto-di-fretta.
«Come se fossi il solo a fumare.» sbottò Sirius dal divano, senza nemmeno sforzarsi di sembrare dispiaciuto, ormai erano mesi che non si sforzava più per niente, almeno in sua presenza.
«Senti, Sirius, queste cazzo di rune sono incomprensibili, sono stanco e tu mi fumi in casa, ben sapendo che fra nemmeno tre ore sorgerà la luna piena e non solo sarò nervoso, no, puzzerò anche di fumo. Grazie per volermi morto.» Replicò con i nervi a fior di pelle, senza nemmeno alzare la voce, tanto con Sirius non era mai servito a nulla, testa di cazzo che non era altro.
«Prego.»
Il silenzio fremette di tensione, qualcosa che entrambi stavano reprimendo nel loro intimo con tutte le loro forze, o almeno così stava facendo Remus. Ammazzare Sirius Black non era una cosa buona per la sua fedina penale, anche se probabilmente qualcuno lo avrebbe proposto per la beatitudine. Di sicuro non l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, tanto meno il suo datore e Dumbledore.
Tentò di concentrarsi su quelle dannate rune, ma ormai sembrava una causa persa. Non le capiva, o meglio, non aveva voglia di capirle, che parlassero di magia nera o stupide tartarughe, in quel momento voleva solo prendere a schiaffi Sirius fino a sfogarsi una volta per tutte dell’enorme e quasi insostenibile quantità di nervosismo che lo tormentava ogni volta che Sirius era nei paraggi. Frequentemente, quindi.
Girò sulla sedia, osservando il suo compagno, il ragazzo quasi uomo che avrebbe dovuto amare. E fino a poco tempo prima lo amava davvero; di sicuro, anzi, lo amava dal profondo del cuore. Ma poi era successo qualcosa verso la nascita di Harry che aveva cambiato tutto. Un tutto che prima era perfetto, ora semplicemente aveva troppi difetti per essere sopportato, perfino da uno come Remus Lupin, che dell’imperfezione del mondo reale si era fatto una ragione a cinque anni.
Osservò Sirius perché ormai sapeva fare solo quello. Guardò le labbra piegate sulla sigaretta e la penombra della stanza le disegnava probabilmente più marcate del reale, perché la luce della candela accanto al libro di rune non era in grado di rendere Sirius una persona più reale di così. Sarebbe potuto essere tutto un sogno, se già le ossa non stessero cominciando a tirarsi, in preparazione alla trasformazione che sarebbe avvenuta in poche ore.
Ironico come ancora cercasse le sue labbra, anche quando erano mesi che a mala pena si sfioravano. Però Sirius era stato in grado di farlo sentire bene con un solo bacio, tempo prima, ad Hogwarts.
Si alzò, quindi. Non voleva accettare una cosa simile: se prima erano così uniti, forse non la coppia più spontanea, naturale ed equilibrata del mondo, ma se davvero si amavano tanto da cercare di passare sopra alle loro paure, perché ora non potevano scaricarsi di dosso quelle colpe che aleggiavano nell’aria?
Sirius seguì attentamente ogni sua mossa, ma lo guardò direttamente negli occhi solo quando Remus fu seduto accanto a lui, sul divano. Si fissarono a lungo, cercando le iridi dell’altro attraverso il fumo della sigaretta, probabilmente la seconda per Sirius, dato che era quasi intera.
Poi Remus si stancò di vedere il mercurio di Sirius solo tramite quel velo e l’occhio gli cadde sulla brace. Dietro il fumo della sigaretta quella luce tremolava in modo ambiguo, creando giochi di luce fra le pieghe delle dita che prima non aveva nemmeno notato, troppo intento ad abbracciare Sirius con lo sguardo. Gli sfilò lentamente la sigaretta racchiusa fra indice e medio della destra. Inspirò con atroce calma ed espirò con il fumo tutto il nervosismo che lo aveva infastidito in quei mesi. Sirius sembrò fare lo stesso, sempre senza distogliere lo sguardo da quello di Remus. La sigaretta fu spenta distrattamente sul bordo in acciaio del divano già di per suo vecchio e sfondato, mentre le loro labbra si ritrovavano con una sorta di timore o di timidezza strana per il semplice fatto che erano amanti da anni e un semplice bacio, anche se dopo mesi, non avrebbe dovuto essere così strano. A quel bacio ne seguirono altri, più profondi e rapidi, perché il tempo stringeva e loro avevano tanto bisogno che i loro corpi si ritrovassero, si riaccompagnassero verso quell’oasi di piacere frenetico che sembrava avvicinarsi ad ogni spinta di Sirius, ad ogni gemito di Remus, ad ogni graffio e stretta e morso inflitto nella passione del momento; per poi essere raggiunta con appena un gemito muto di entrambi, visitare quella parte di mondo solo loro, per la prima volta assieme, nello stesso istante come fosse qualcosa di magico, una specie di segnale o benedizione o dir si voglia; per la prima volta con la consapevolezza di essere accompagnati in quel viaggio da qualcosa di fondamentale, oltre che dai loro corpi.
Remus si diede appena la grazia di riprendere fiato prima di alzarsi per scappare nello scantinato, nella sua cella, per trasformarsi nella bestia che odiava e compativa. Ma Sirius lo riuscì a bloccare sulla porta, nessun contatto fisico, quello c’era già stato e aleggiava ancora attorno a loro; no, solo una parola, che significava più di tutto quel sesso che avevano fatto per anni, senza in realtà capire.
«Resta.»
E a Remus non interessò rispondere, perché ormai era già troppo tardi: aveva già perso il controllo su di sé, non avrebbe tratto alcun beneficio nel combattere il lupo, ma sapeva che Sirius sarebbe stato accanto a lui quella notte; e fra le lacrime di dolore lo poté veder lanciare qualche incantesimo, probabilmente per insonorizzare le stanze.
Ad accogliere Moony, minuti dopo, c’era solo il caro vecchio Padfoot e questo non poteva che rallegrarlo, nonostante la pungente puzza di fumo e sesso che ancora permeava ogni angolo della stanza.


I know now, just quite how
my life and love might still go on





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