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Autore: Mokuren    14/06/2010    1 recensioni
[Vampirus, Scott Westerfeld]Cal Thompson è un bravo ragazzo, nessuno lo mette in dubbio, ma socializzare con lui può rivelarsi davvero, davvero pericoloso. Già, quando il “regista” della tua vita è un parassita millenario particolarmente efficiente le cose non possono far altro che precipitare. Breve storia in due capitoli sullo speciale "pip" creato da Scott Westerferld.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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vamp2newnew
Disclaimer: i personaggi di Vampirus appartengono a Scott Westerfeld. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.  
                         

Apples and bloody delights






I. The broken King

 


"Indigo Ash : un altro concerto annullato. Fan sul piede di guerra".

Doveva per forza trattarsi di uno scherzo. Doveva. Da quanto tempo stava aspettando e fantasticando su quel concerto? Come minimo da tre mesi, all’incirca da quando aveva letto su “Rolling Stones” della tappa a New York degli Indigo. Cal sgranò ulteriormente gli occhi di fronte allo schermo luminoso del suo computer, scorrendo velocemente i dettagli della notizia bomba del giorno. Adam Saint Clair, “l’eccesso fatta persona”, stavolta aveva davvero esagerato: esibizione naturista a Central Park con tanto di resistenza all’arresto. Cosa aveva dichiarato di preciso in proposito? Ah, sì: “Volevo solo entrare in contatto con Madre Natura…”.
Be’, grazie all'uscita di quel pazzo scriteriato, il biglietto che da settimane campeggiava sulla scrivania di Cal adesso era poco più che carta straccia. Magari qualcosa da appallottolare e con cui far giocare Cornelius…
A proposito di Cornelius: il grosso felino stava beatamente assaggiando un liquido scuro in rapida espansione sul parquet e pericolosamente diretto verso le Nike blu del suo padrone. Nulla di misterioso in realtà: solo il caffè abbondantemente zuccherato che il giovane texano credeva di stare sorseggiando in solitudine come ogni mattina. Dopo un paio di tentativi, il gatto decise di tornare ai suoi variopinti croccantini privi di caffeina, lasciando Cal imbambolato a fissare per qualche secondo la tazza, crepata e intenta a gocciolare senza pietà, che teneva in mano. Si riprese subito pulendo quel piccolo disastro, limitandosi a scoccare un’occhiata depressa alla sagoma ormai rovinata di Elvis, “Il Re”, impressa nella ceramica.
Peccato, rimuginò sopprimendo un sospiro amaro, era un regalo di Sarah. Oggi non è proprio giornata.
Pensò anche che quella era solo l’ultima di una serie di stoviglie rotte in circostanze misteriose quella settimana. Già, nel conteggio dovevano essere calcolati anche quel paio di bicchieri che gli si erano praticamente frantumati in mano in sala mensa. Forse in quel periodo, tra esami e fidanzate scomparse, era un po’ troppo sotto pressione, ecco tutto. Una vocina dentro di lui, forse la voce del buon senso, invece sembrava sussurrargli qualcosa come: come no, Cal. Svegliati prima che sia troppo tardi.
Oh, sì. Era in ritardo mostruoso per il compito di fisiologia sui moscerini della frutta. Si preparò a correre come lo sfortunato protagonista di quel film sugli zombi visto la settimana prima, pur di arrivare in tempo.
Questo e altro per i moscerini della frutta, pensò sbattendo la porta di casa dietro di sé con più energia del solito.



*****


Era certo di aver eseguito il test quasi alla perfezione, a parte qualche piccola sbavatura qua e là dovuta alle pagine disgraziatamente mangiucchiate dal gatto proprio la sera del ripasso finale.
In un primo momento la tentazione di dare fuoco a tutta la collezione di gomitoli del suo "coinquilino" era stata forte, ma poi la bestiola si era messa a fare fusa a non finire, strusciandosi sul fondo dei suoi jeans come se fosse disposta a perdere persino parte della sua preziosa pelliccia pur di farsi perdonare. Cal in due nanosecondi aveva archiviato l'incidente, cercando comunque di salvare il salvabile tramite un po' di scotch di fortuna. Apparentemente c'era riuscito, visto che la sua preparazione non si era rivelata poi così terribile come aveva pensato inizialmente.
Ora, fuori dall'aula e libero come l'aria per il resto della giornata, si trovava a dover affrontare questioni di fondamentale importanza, del tipo: andare in mensa e divorare il maxi menu del giorno o fiondarsi direttamente nella rosticceria vicino all'università, quella con gli interni giallo limone famosa per la sua deliziosa salsa barbecue? Si decise per la seconda opzione dirigendosi verso il portone principale per uscire, ma fu fermato dalla visione di qualcosa che poteva essere quasi più letale della folla esagitata ad un concerto death metal e di un tornado messicano messi insieme, ovvero: il volantinaggio selvaggio del venerdì... Non fece neppure in tempo a formulare il piano di alzare i tacchi e rifugiarsi in biblioteca, in attesa che si calmassero le acque, che una ragazza dall'aria gotica e vagamente truce gli si parò davanti. La osservò di sottecchi, cercando di non fissarla troppo sfacciatamente. Quando sbatté le ciglia ricoperte da un fitto strato di mascara rivelando due occhi azzurri stratosferici, pensò che non l’avrebbe di certo morso e, in fondo, essere gentile con lei non avrebbe fatto altro che giovare al suo karma.
Ad un esame più attento non aveva affatto un’aria truce. Già, forse il suo look era un po’ eccessivo e non avrebbe di certo sfigurato come comparsa in qualche remake del “Corvo” ma, tutto sommato, era davvero graziosa.
Proprio come Morgan.
Il pensiero gli attraversò il cervello all’improvviso, lasciando un’indecifrabile scia d’ansia dietro di sé. Si tranquillizzò comunque quasi subito, notando che, a parte una morbosa predilezione per il nero, le somiglianze tra le due finivano lì.
«Ehi… Tutto ok?» gli chiese agitando la mano e provocando l’irruzione di uno sfarfallio di pelle candida e argento tintinnante nella sua visuale. «Sembra che tu abbia appena visto un fantasma».
«Mh? Certo, alla grande», le rispose abbozzando quello che riteneva essere il più convincente dei suoi sorrisi.
«Di' un po’... ti interesserebbe?».
Cal si ritrovò a stringere qualcosa tra le mani… Qualcosa di rettangolare e con delle scritte invitanti e colorate. La scritta più grande, rosso cupo e con una grafia decisamente pomposa, recitava: “Il Death Row attende a braccia aperte le vostre anime”.
Cal fissò perplesso il volantino per un paio di secondi, alzando infine lo sguardo e, di pari passo, il suo sopracciglio sinistro.
«Senza offesa ma… che roba è?».
«Uh… si tratta solo di un nuovo, fantastico locale sulla settima strada e, indovina un po’? L’inaugurazione sarà proprio stasera, con ingresso e beveraggi gratuiti compresi naturalmente».
Lo sguardo del ragazzo, dopo quella rivelazione, iniziò a oscillare tra il perplesso e l’incuriosito. Certo, pur di fronte alla prospettiva di musica e cocktail gratuiti, la parte relativa alle anime non smetteva di essere vagamente inquietante.
«Ah, so cosa stai pensando» esclamò la ragazza con tono divertito. «Hai presente il boom vampiresco del momento? Intendo film, libri e compagnia bella… ». Cal fecce cenno di sì con la testa, accompagnando il gesto con una smorfia sarcastica e vagamente esasperata.
«Be', il proprietario dell’immobile ha deciso di sfruttare un po’ l’onda del momento per creare un locale dai toni un po' "tenebrosi", tutto qui».  Allargò le mani adorne di braccialetti scintillanti a mo’ di spiegazione.
Viva la sincerità, pensò Cal accarezzando per un momento l’idea di liberarsi di quel volantino nel prossimo cestino dell’immondizia a portata di mano.
«Potresti venirci con me. Dimenticavo… », mormorò afferrandogli una mano e stringendola con una presa decisa ma al tempo stesso delicata. «Piacere, Liz».
Quel contatto improvviso lo prese completamente alla sprovvista, lasciandolo con una bocca inspiegabilmente arida. Sciolse il contatto lentamente, indugiando qualche secondo più del dovuto sul calore delle dita strette attorno alle sue. Si schiarì la gola, passandosi distrattamente una mano tra i capelli chiari, quasi indeciso sulle parole giuste da pronunciare.
«Cal», sussurrò semplicemente il suo nome, cercando di riflettere sul mezzo invito che gli era stato appena rivolto.
«Se ti può tranquillizzare il tasso di sdolcinatezza musicale di stasera sarà pari a zero».
«Be’, visto che il concerto di stasera è andato a monte…».
La ragazza di fronte a lui spalancò gli occhi all’improvviso, come se fosse in preda ad una rivelazione di portata cosmica. «Non è possibile! Gli Indigo… anche tu!».
«Oh», fu il suo semplice commento. «Anche io… già», concluse in tono complice con una rassegnata alzata di spalle.
«Quel grandissimo… ». Liz iniziò a formulare quello che aveva tutta l’aria di essere un insulto nei confronti del leader della sua band preferita, ma si fermò giusto in tempo con un leggero colpo di tosse. «Allora per stasera siamo d’accordo?», gli chiese piegando leggermente la testa di lato, giocherellando nervosamente con la collana di plastica iridescente che portava al collo in attesa della sua risposta.
Cal la fissò per qualche secondo, pronunciando alla fine un incerto ma sentito: «Direi di sì».


                                                                                                                                       

                                                                                                                                    *Continua*



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Note dell'autrice 
Ho iniziato a scrivere questa storia, secoli e secoli fa, dopo aver risposto alla richiesta di amimy nella sezione "fanfiction on demand" del forum di EFP. Anche se con un ritardo a dir poco mostruoso, alla fine sono riuscita a pubblicare questa... cosa.
Un grazie anticipato a tutti quelli che passeranno da queste parti :)!
  
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