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Autore: Melchan    14/06/2010    7 recensioni
Stupido stupido Arthur.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Cose stupide





Scritta per il Valentine's Meme di Michiru (aka nee-san <3).
Prompt: 01. I'm glad I didn't die before I met you
Coppia: Arthur/Merlin



Merlin in vita sua non aveva conosciuto moltissime cose.
Questo, prima di andare a Camelot.

Sapeva molto sulla natura che circondava il suo villaggio, sapeva di amare sua madre, sapeva cosa fosse l’amicizia pura e più dolce grazie a Will.

Sapeva anche cosa fosse la paura, e conosceva quella desolazione subdola e talvolta quasi grottesca chiamata solitudine, grazie al suo cosiddetto dono.


Non era molto di fronte a tutto quello che si poteva trovare da scoprire, lo sapeva anche lui (ed ecco qualcos’altro che aveva imparato).
Però, quelle piccole cose se le teneva strette. Le adagiava nel caldo del suo petto, e niente avrebbe mai potuto strapparle via da lì o sminuirne il valore.
Né di quelle, né di ciò che di ciò che magari si sarebbe unito a loro.


Il problema, in verità, non era la sua scarsa conoscenza delle cose del mondo, ma un altro.
Uno solo, ma terribilmente fastidioso e assai ingombrante.
Era un problema biondo e cocciuto, che come animale-guida non poteva avere altro che un asino, e che era capace di provocare in Merlin vere e proprie crisi di nervi.


E si trattava di un problema per tutti questi motivi, sì, ma solo in superficie.

Il vero motivo per cui era tale, aveva diversa natura: una natura più varia dei pianeti che dovevano punteggiare l’universo, e così fastidiosamente pizzichevole da fargli sbatacchiare gli occhi stupidamente umidi sempre nei momenti peggiori.


Il problema aveva a che fare in realtà con l’immensità di cose impensabili che Arthur gli ficcava a viva forza nell’animo, sensazioni e pensieri e impressioni che fino a un anno fa Merlin non avrebbe creduto possibili.
No, non è vero.
Lui quelle cose lì se le era immaginate tante (troppe) volte, e per anni e anni.
Solo che riusciva a pensare di provarle per davvero, ecco.


Ma poi era arrivato Arthur.
Con uno strattone, aveva scardinato a Merlin la porta un po’ sgangherata della testa e di qualcosa un po’ più in basso, dalle parti dello sterno, e una volta entrato aveva fatto a pezzi tutto.
Ogni singola convinzione su ciò che regola i rapporti umani, per non parlare delle priorità, e di quella vaga razionalità che un tempo aveva avuto.

E adesso si ritrovava con pezzi di eternità conficcati da quelle parti famose, e un cervello che funzionava con ancor meno lucidità di prima, punta quando pensava che Arthur si trovasse in pericolo.

Un bel lavoro, davvero.
Adesso conosceva abbastanza da bastargli per i prossimi millenni+infinito.


- Sei ancora più stupido di quanto pensassi, e ti assicuro che fino a poco fa consideravo questa ipotesi totalmente impossibile. -

- Ho detto che non è niente. Per una volta potreste anche darmi retta. -

- Se Gwen non ti avesse trovato in tempo, probabilmente non avrei avuto nemmeno l’occasione di ripeterti per la millesima volta che questo non accadrà mai. -

- Sciocchezze. È solo un po’ di febbre, niente per cui -

Tosse.

- allarmarsi. -

- Già, in fondo cosa vuoi che sia trovarsi sul punto di sputare via i polmoni e passare qualche oretta a farsi un bagno nel fango ghiacciato, col corpo già ridotto a una fornace febbricitante. -

- Non l’ho fatto apposta a svenire lì davanti alle stalle, l’ho già ripetuto non so quante volte! Pensavo fosse scoppiato un incendio… -

- E naturalmente - lo interrompe Arthur - pensare a un’allucinazione, quando ti trovi in convalescenza dopo due giorni di delirio, è troppo per il povero cervellino di Merlin. -

- Adesso basta con questi… questi… -
Merlin non riesce a ricordarsi la parola che voleva usare, anche se è sicuro che avesse a che fare con le offese.

- Non riesci nemmeno a essere arrogante in modo dignitoso, da come sei ridotto. Davvero patetico. -

Merlin cerca di snebbiare il mondo, poi sospira.

- Beh, vi ringrazio per la stimolante chiacchierata, maestà, ma credo proprio che adesso sia il caso di andare. -
Si sente molto bravo ad aver parlato così tanto e senza errori.

- Certo, razza d’idiota. Già che ci sei vatti a fare una bella corsa a cavallo e poi crepa nel bosco tra gli spasmi, davvero un’ottima idea. -

- Non sto... andando nel bosco. -
Si innervosisce. Pensare è così faticoso, e gli sembra che le membra pesino tonnellate incalcolabili.
- Stamattina c’è il torneo e serve… serve l’armatura, ecco… il suo cavallo… -
- Davvero divertente. Decidi di essere responsabile proprio l’unica volta in cui non riesci ad alzare nemmeno un dito dal letto. -

- Invece posso eccome. -

Merlin salta fuori dall’involto di lenzuola e coperte con un balzo tanto improvviso e improbabile, nelle sue condizioni (e sempre, a dir la verità), che Arthur resta tanto stupito da non scattare in tempo per fermarlo.

È giusto il tempo di arrivare alla porta e sentire
la mano elegante e un poco ruvida di Arthur serrargli il polso troppo esile
le gambe rilassarsi d’improvviso e non reggere più nemmeno il suo (poco) peso
e  i colori tenui della stanza fondersi infine in una tavolozza pasticciata.

Avvertire l’odore di Arthur così vicino e assurdamente arthur, deciso e intenso da far male com’è, è una sensazione strana.

Stupidi stupidi stupidi occhi che pizzicano.
Stupido odore che trafigge e stupido cuore potente che batte proprio sul suo orecchio schiacciato contro la lana morbida delle vesti del principe (è Arthur. Arthur)).
Lo stupido stupido stupido Arthur che lo rimette sul letto e gli scosta dalla fronte fradicia la frangia più scura dello stupido cielo che è tanto più insignificante dello stupido stupido stupido Arthur.


- Dormi, idiota. In queste condizioni sei ancora più inutile del solito. -

- Torneo… c’è il torneo. È tardi, di sicuro è già tardi… -
Merli fatica sempre di più a fare quella roba faticosissima del pensare, ma il concetto è che Arthur di questo passo farà tardi al torneo organizzato giorni prima (e Uther sarà tutt’altro che felice di scoprirlo, quando tornerà dal suo viaggio).

- A questo punto i giochi saranno anche finiti, quindi piantala di belare idiozie. Anche se devo ammettere che per te questa sarà un’impresa assai ardua. -

Merlin impiega il tempo che Arthur arrivi alla porta dove hanno bussato così piano che lui quasi non se n’è accorto, per afferrare il significato delle sue parole.

Vede il volto minuto e un poco colorito della ragazzina sulla soglia, una piccola sguattera che tiene tra le braccia un altrettanto piccolo catino pieno d’acqua sciaguattante, e poi -finalmente- capisce.

Giochi.
Finiti.
Idiozie.

- Che… che cosa?! -

Arthur fa un cenno alla ragazzina e richiude la porta di legno scuro, poi torna in pochi passi al suo piccolo giaciglio.

- Certo che solo tu puoi essere tanto furbo da ammalarti mentre Gaius è via. Sarà veramente entusiasta di tutto questo, quando tornerà dal castello di Celes* e dovrà finire di guarire te, dopo aver salvato il loro principe.* -

- Che vuol dire che i giochi sono finiti. - sputa Merlin tutto d’un fiato.

Arthur alza gli occhi al cielo.

- A parte che mi sembrava di averti detto di farla finita di blaterare scemenze e dormire, ormai saranno le tre del pomeriggio. Dubito che l’abbiano tirata tanto per le lunghe. -

Ma… non era mattina? Merlin si sente così dannatamente sempre più confuso, che ha voglia di non capire più niente una volta per tutte.
Ma prima deve capire, deve vedere, sennò… sennò…
Sennò Arthur si mette nei guai. Arthur non può mettersi nei guai, non mentre lui è così stanco da non poterci fare niente.

- Ma il comando… avete voi il comando finché Uther non… non torna da Celes. Mancare a una cosa del genere è… è pericoloso… -

Merlin cerca di farfugliare un po’ meglio, ma intanto gli occhi gli si stanno chiudendo senza scampo.
Lo tradiscono sempre, i suoi
stupidi
maledetti occhi.

- Questo lo era. -

Mentre scivola nell’incoscienza, Merlin è certo che, dicendo quelle parole, Arthur lo pensasse già sordo al mondo fuori dalla sua testa e dal suo sonno febbricitante.

Stupido stupido Arthur.

Stupido stupido stupido Arthur, che quando Merlin decide di aver imparato tutto quel si poteva imparare per colpa sua, torna a far bruciare così forte lì nel petto, e di un dolore del tutto nuovo.


Stupido Arthur, e stupido Merlin che è tanto stupidamente felice di esserci ancora, nonostante le malattie e i pericoli e le lacrime e gli incidenti e le trappole e tutte le Nimueh e Sophia e Morte e nemici
e potersi ancora  far graffiare a morte dalle parole bionde e dolciastre di
Arthur.

Stupido destino.
Stupido Arthur.
Stupido am…


Ma Merlin adesso dorme, e gli unici pensieri rimasti nella stanza calda di febbre e  di sole stanco sono quelli di Arthur.



Fin

 

-*-

* Celes: Questo è un rimando crackerello alla terra d'origine di Fay, uno dei clampini ormai più famosi della storia, e che in questa dimensione (Clamp-mondi-teoria docet!) è principe di lì, un po' come nella versione originale (il manga è Tsubasa Reservoir Chronicle),  solo che invece di girellare per i mondi fuggendo dalla suddetta terra per motivi spoilerosi, a quanto pare qui ci vive *_*'' XD (in compagnia di Kurogane, in qualche maniera.... *si ferma dall'impellente delirio*)

! Grazie a Elyxyz, mi ero dimenticata di metter l'HTML invece del copincolla diretto del postato sull'Editor di EFP! ;_;

-*-

Note di Melchan:

Scritta poco dopo Dormiveglia, siccome sono in vena fic!scritturiosa intamto posto questa gemellina della DV <3<3<3

  
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