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Autore: hunterd    15/06/2010    12 recensioni
Aveva i capelli rossi.
Sempre spettinati, come se fosse appena sceso da una moto lanciata a più di cento chilometri orari e non avesse indossato il casco.
Aveva occhi azzurri.
Come un cielo estivo che sapeva di vacanze felici, gelati gustosi, allegri campi di girasole.
Aveva lentiggini scure.
Che rendevano la sua espressione perennemente sbarazzina e fanciullesca.
Ma quello che a Roberta piaceva più di tutto, era quella sciarpa rossa da cui non si separava mai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shot per il "Tricolore Challenge" indetto da Fanworld
Prompt: rosso
Genere: romantico (e quando mi ci butto, occhio alla melassa! Eh!eh!)
Conteggio parole (word): 2.024







Aveva i capelli rossi.
Sempre spettinati, come se fosse appena sceso da una moto lanciata a più di cento chilometri orari e non avesse indossato il casco.
Aveva occhi azzurri.
Come un cielo estivo che sapeva di vacanze felici, gelati gustosi, allegri campi di girasole.
Aveva lentiggini scure.
Che rendevano la sua espressione perennemente sbarazzina e fanciullesca.
Ma quello che a Roberta piaceva più di tutto, era quella sciarpa rossa da cui non si separava mai.
Poteva essere inverno con – 15 o estate con + 40 gradi, e Luca indossava con disinvoltura quella sciarpa rossa.
Lo aveva conosciuto il suo primo giorno di università. Si erano scontrati sulle scale, come il più classico degli incontri.
Libri dappertutto e quando li avevano raccolti, entrambi in ritardo, quello di letteratura se l’erano scambiato.
Roberta se n’era accorta per prima, ma non aveva idea di come rintracciarlo per restituirglielo.
Sul libro c’era scritto solo il nome: Luca.
Nei giorni successivi lo aveva cercato tra gli altri studenti, certa che il rosso dei suoi capelli non le sarebbe sfuggito.
Ma non aveva avuto fortuna. Si era quasi rassegnata a tenersi la sua copia, quando si erano nuovamente scontrati sulle scale.
Come la peggiore ripetizione di una scena scontata in un film romantico.
Lo aveva pensato quando aveva alzato gli occhi ed aveva incontrato gli occhi azzurro cielo del ragazzo.
In cui si era momentaneamente persa.
- Ciao! Tu devi avere il mio libro di letteratura…
Lui gliel’aveva detto quasi un po’ scocciato e lei si era ripresa.
- Sì, e se ti fossi degnato di farti trovare te lo avrei anche restituito!
A quel punto era scoppiato in una risata fragorosa.
E lei aveva notato prima come le lentiggini lo rendessero ancora più carino, poi che indossava ancora quella sciarpa rossa.
- E meno male che sono io quello rosso di capelli…
Lei di rosso, adesso, aveva solo le guance.
- Comunque non ci sono stato questa settimana, sono stato fuori città con mio padre, ecco perché non mi hai trovato…
- Scusa, non è che volessi sapere i tuoi impegni…
- No figurati, nessun segreto. Mio padre è un rappresentante di tessuti, ogni tanto mi piace seguirlo nei suoi viaggi…
Aveva istintivamente guardato la sciarpa. Sembrava di un tessuto morbido, forse cotone o lino.
- Ti piace la mia sciarpa?
L’aveva guardata con un’espressione divertita e… sincera.
- Stavo pensando che fa a pugni con il colore dei tuoi capelli…
Non era stato proprio un complimento, ma lui lo aveva trovato divertente.
- Non sei la prima che me lo dice. Ma io ci sono affezionato, tanto basta per portarla comunque…
Ancora le era sembrato sincero, spontaneo, trasparente.
Qualcuno di cui ci si poteva fidare subito… o anche innamorare subito.
Non sapeva perché, ma lo aveva pensato. Con una sensazione ben distinta alla bocca dello stomaco a confermarglielo.
- Giusto, mi sembra giusto. Bè… allora, direi che possiamo scambiarci i libri…
E gli aveva teso il suo.
Lui l’aveva preso, sfiorandole appena le dita. Non era stato volontario il suo gesto, lo aveva capito Roberta, però le aveva provocato un brivido lo stesso.
- Io però il tuo non ce l’ho qui con me… posso portartelo domani.
Lei aveva annuito.
- Non c’è problema, domani andrà benissimo.
- Allora possiamo incontrarci qui, sulle scale… così magari potremo evitare di scontrarci nuovamente!
Questa volta anche lei era scoppiata a ridere.
- Okay, va bene. Allora a domani, Luca.
Le era venuto istintivo chiamarlo per nome.
- Io non conosco il tuo nome, però.
- Roberta.
- Allora, a domani, Roberta.
E si erano congedati con un ultimo sorriso.
Così era iniziata la loro amicizia, grazie ad un libro di letteratura e ad una sciarpa rossa.
Quella sciarpa che le permetteva di individuare Luca, anche quando indossava il berretto di lana, o il cappellino da baseball.
Scherzando, più di una volta, Roberta gli aveva detto che forse la sciarpa la usava perché la gente potesse riconoscerlo lo stesso, anche con i capelli nascosti.
Lui rispondeva sempre che non era così egocentrico, ed in effetti non lo era.
Era dolce, simpatico, intelligente, a volte un po’ irruente, ma sempre e comunque Luca.
Il suo Luca, aveva iniziato a pensare Roberta.
Ogni tanto si scopriva emozionata perché lui al cinema si chinava per sussurrarle quanto fosse assurdo il film che erano andati a vedere, e di cancellare dalla lista l’amico o l’amica che li aveva trascinati entrambi.
Oppure imbarazzata quando erano andati a provare vestiti insieme, per una festa in maschera.
Lui non si era fatto scrupolo a farsi vedere in boxer e sciarpa rossa, lei si era mostrata solo rigorosamente vestita.
Oppure agitata quando lui le aveva recitato dei pezzi di Romeo e Giulietta, chiedendola di aiutarlo per l’esame di letteratura che stava preparando.
Oppure semplicemente senza parole, quando lui per Natale le aveva regalato un paraorecchie rosa, abbinato a delle muffole rosa anche quelle.
Poi Luca era scomparso. Un giorno non era venuto in università, e non l’aveva avvisata.
Quando succedeva, le arrivava sempre il solito messaggio “Roby, oggi dovrai fare a meno di sciarpetta rossa. Ci sentiamo dopo che ti spiego.”.
Aveva pensato che non fosse riuscito ad avvisarla. Il cellulare scarico di batteria o di soldi.
Il giorno dopo, Luca ancora non c’era. E non era arrivato nessun messaggio.
Aveva provato lei a chiamarlo, ma il suo cellulare risultava irraggiungibile.
Aveva deciso di aspettare mezzogiorno, e poi di chiamarlo a casa.
Non era mai stata da lui, anche se le aveva raccontato molto della sua famiglia.
Come lei aveva fatto con lui, del resto.
Ormai si conoscevano da quasi dieci mesi, e il loro rapporto si stava approfondendo sempre più.
Quando aveva fatto il numero, una voce di donna le aveva risposto. Non era nè la mamma di Luca, né la nonna che viveva con loro.
Si era presentata come un'amica, chiedendo di lui.
Aveva sentito la voce della donna farsi più incerta nel dirle che Luca non era in casa.
Roberta aveva avuto una brutta sensazione. Tanto che aveva insistito con la donna, spiegando che era una cara amica, che voleva almeno sapere se stesse bene.
A quel punto aveva sentito un sospiro e poi la voce della donna incrinarsi.
- Roberta... è successa una disgrazia. L'altra sera, il papà di Luca ha avuto un incidente in macchina ed è morto.
Si era sentita gelare e poi avvampare di caldo. La testa aveva preso a girarle ed il cuore a batterle forte. E si era dovuta sedere, nel corridoio dell'università.
- Una tragedia, una tragedia. Una famiglia così unita, sono tutti distrutti...
La voce della donna le sembrava arrivare da lontano. Davanti agli occhi aveva solo l'immagine del viso sorridente di Luca. I suoi occhi espressivi, le sue lentiggini, il sorriso sempre presente.
Luca che adesso soffriva senza che lei potesse stargli vicino.
- Sa quando si terrà il funerale?
- E' stato stamattina. Qui, nella chiesa dove si sono sposati, dove Luca è stato battezzato... era una vita che abitavano qui. Li conoscevo così bene... una famiglia così unita...
La voce della donna aveva ripreso quella che le sembrava una litania senza senso.
E l'aveva ringraziata e salutata, Roberta, prima di scoppiare a piangere lei stessa.
Indifferente agli sguardi degli altri studenti che passavano e l'addocchiavano.
Lei riusciva a pensare solo a Luca e al dolore che doveva provare.
Erano passati sette giorni prima che un suo messaggio la raggiungesse mentre fissava, senza in realtà vederla, la lavagna nell'aula di inglese.
"Ciao Roby, possiamo vederci al solito posto per le 15.00?".
Sette giorni di sofferenza, in cui le era costato moltissimo andare avanti. Il suo pensiero era continuamente per lui e con lui.
Il ragazzo dalla sciarpa rossa di cui era inamorata.
Lo aveva capito proprio davanti a questo grande dolore. Quando le sembrava che niente importasse se non Luca e vederlo, stargli vicina, condividere il suo dolore.
Quando aveva raggiunto il barettino in cui erano soliti incontrarsi, lui stava arrivando dalla direzione opposta.
Lo aveva intravisto subito, grazie alla sciarpa rossa. Perchè per il resto, non le sembrava più lui.
Il viso scavato e pallido, le occhiaie profonde, gli occhi rossi, quando si era avvicinato le era sembrato un fantasma.
Solo che l'abbraccio in cui l'aveva avvolta, era stato tremendamente reale.
Come le lacrime e i singhiozzi che lo scuotevano.
E lei, a sua volta, lo aveva stretto forte. Aveva lasciato che fosse lui il primo a ritrarsi, mostrando tutto il dolore che affliggeva quello sguardo.
Si era ritrovata senza parole. Non sapeva come fare per aiutarlo. Si era sentita impotente ed arrabbiata nello stesso momento.
- Roby, mi basta che sei qui, ora.
Ed era stato lui a rassicurare lei. A farla sentire meno inutile, vuota, inerme.
- Ci sono Luca, e mi dispiace. Mi dispiace così tanto che vorrei poter...
Le parole le erano mancate ancora.
Ma lui le aveva preso una mano tra le sue, stringendola leggermente.
- Mio padre non c'è più, Roby. E lo devo accettare. Ti chiedo solo di restarmi vicina perchè... perchè ho bisogno di te.
In quell'occasione così drammatica, con parole non esplicite, era stata la prima volta che Luca le aveva detto di amarla.
Roberta credeva di averlo capito, ma non aveva avuto il coraggio di crederci veramente.
Così lo aveva abbracciato lei, dicendogli che lei ci sarebbe sempre stata e che lo avrebbe aiutato in ogni maniera possibile a superare quel dolore.
Seduti davanti ad una tazza di the, Luca le aveva raccontato di suo padre, del loro rapporto speciale, della sua ammirazione per lui.
Non aveva smesso un attimo di toccare la sciarpa. Le sue dita continuavano a sfiorarla, come se fossero tenere carezze.
Quando aveva colto dove fosse diretto lo sguardo di Roberta, aveva sorriso.
Un sorriso che era stato dolce, doloroso, colmo di sentimenti che sembrava un sacrilegio violare.
- Questa sciarpa me l'ha regalata lui. Due anni fa, quando mi sono rotto il braccio. Era appena tornato da uno dei suoi viaggi, entusiasta per gli affari conclusi.
E Roberta lo aveva visto tornare indietro a quei momenti felici che aveva vissuto accanto a suo padre.
- Diceva che questa sciarpa gli aveva portato fortuna, perchè la indossava e i clienti ne erano rimasti colpiti. Lui non si spiegava il perchè, ma l'aveva comunque eletta a portafortuna.
La stava toccando ancora, le dita che sembravano incapaci di lasciare il tessuto.
- E ha voluto che diventasse il mio. Diceva che con questa addosso, qualsiasi cosa mi sarebbe andata bene.
Le lacrime erano tornate a rigargli le guance. E anche Roberta stava piangendo, vedendolo così disperato.
- Aveva ragione, da quel giorno mi sono capitate solo cose belle. L'università andava bene, avevo trovato quel lavoretto part-time, ho conosciuto te...
L'aveva guardata negli occhi.
- E adesso lui è morto. Non c'è più.
E non c'era nulla che potesse dirgli per alleviare quel dolore, solo sperare che il tempo lo curasse.
E il tempo era passato. Prima giorni, poi settimane, poi mesi.
E Luca aveva piano piano riacquistato serenità ed insieme a quella, il suo sorriso.
Roberta aveva capito che non avrebbe più potuto tenergli nascosti i suoi sentimenti.
E gliel'aveva semplicemente detto di amarlo. Senza tanti giri di parole, gli aveva detto di essersi innamorata di lui.
Lui era stato in silenzio, quegli occhi azzurri a parlare per lui.
E quando si era sfilato la sciarpa rossa, Roberta aveva trattenuto il fiato.
Era un gesto che non aveva mai fatto. Si era resa conto di non averlo mai visto senza quella sciarpa.
E Luca aveva fatto di più, perchè l'aveva fatta passare dietro al suo di collo, senza lasciare andare i due lembi.
Per attirarla dolcemente verso di lui e baciarla.
Un bacio che valeva più di mille parole, un bacio che li aveva trasportati lontano, consapevoli solo di loro.
E poi Luca l'aveva amata, prima dolcemente e poi sempre più appassionatamente.
Gli occhi azzurri intensamente fissi nei suoi.
La sciarpa rossa era accanto a loro, sul cuscino, non abbandonata, ma testimone silenzioso del loro nuovo amore.
Quella sciarpa rossa che Luca avrebbe donato a Roberta, certo che suo padre ne sarebbe stato contento.

  
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