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Autore: Prue786    16/06/2010    1 recensioni
Marcel Proust diceva “I veri paradisi sono quelli che si sono perduti” e come gli si può dare torto; ma a che pro continuare a pensarci, perché affliggersi senza tregua per qualcosa successo tanto e tanto tempo fa. Perché ostinarsi a rimpiangere il passato invece di guardare al presente? Perchè?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

 

“Nonna, nonna, dove sei?” una bimbetta con due treccine biondissime saltella per le stanze di una casa.

“Siamo arrivati!” esclama il giovane uomo che sta varcando la soglia con in mano una valigia; sotto il braccio stringe una cartellina piena di fogli. “Ehi, c’è nessuno? Mamma, papà…?” il nuovo arrivato chiama ad alta voce salendo una scalinata.

Intanto, al piano di sotto, la bimba continua a correre e a chiamare senza avere risposta e una giovane donna, con in braccio un bèbè, fa il suo ingresso. Il piccolo comincia a piangere dopo pochi secondi e la donna cerca di farlo smettere parlandogli con voce dolce.

Si sentono dei passi sulle scale e dopo qualche istante compare un uomo barbuto che, senza tante spiegazioni, si avvicina al poppante in lacrime e lo prende dalle braccia della madre con un sorriso gioviale.

“Eccolo qui il mio campione! Su, cara, lascialo a me, avete fatto un lungo viaggio, va a riposarti! Ma, a proposito, dov’è la mia principessa?” Domanda, poi, guardandosi intorno.

“Nonno! Eccoti qui, finalmente!” la bambina si avvinghia alle gambe dell’uomo mentre il bimbo, dopo aver smesso di frignare, tenta di afferrare le trecce della sorella.

Si odono altri passi sulle scale e questa volta a comparire è il giovane uomo che con un sorriso smagliante in viso; scende accompagnato da un’anziana signora.

“Certo mamma, non ti preoccupare, abbiamo già pranzato…” Le sta dicendo in modo affabile.

Improvvisamente una luce accecante avvolge tutto e, in un paio di secondi, sparisce, lasciando il posto al buio più assoluto.

 

Le palpebre ancora pesanti non riescono ad aprirsi subito. Impiego diversi minuti per mettere a fuoco.

 I raggi di un tiepido sole filtrano nella stanza ed illuminano gli oggetti. Rimango supina per diverso tempo, guardando il soffitto ed ascoltando il cinguettio di uno stormo di uccelli.

 “Si staranno preparando per migrare in un paese caldo!” Constato tre me, sorridendo stancamente mentre mi volto a guardare oltre la finestra: il cielo azzurro è attraversato da numerose nuvole che a turno coprono il sole nascondendolo alla vista della terra.

Con un sospiro sollevo le coperte e poggio i piedi a terra, sedendomi a bordo del letto e rimanendo in ascolto:la casa è silenziosa, nessun rumore al suo interno disturba le mie giornate ormai da tanti, troppi anni.

Mentre sono in cucina, a preparare la colazione, mi ritrovo a pensare allo strano sogno fatto durante la notte: avevo dei nipoti; avevo un figlio; avevo… una famiglia!

Il mio sguardo si perde nel vuoto prima che con uno scatto mi costringa a tornare alla realtà.

Impossibile! È solo un vecchio desiderio mai avverato e che non si avvererà mai.

“Però, sarebbe stato bello.” Un leggero sorriso mi si dipinge in volto e ricomincio a fantasticare, quasi senza volerlo“Come dovevo essere felice in quel sogno! Un qualcosa di così strano non l’avevo mai visto nel mio subconscio. Sarà stata colpa delle riflessioni  di ieri sera?” mi domando con un po’ di tristezza ridestandomi di colpo e accorgendomi di aver ormai versato una gran quantità di caffè fuori dalla tazza. Blocco la mano e rimetto la caffettiera in posizione eretta, sopra il tavolo. Mi affretto a prendere uno straccio e a riparare al danno, pulendo prima che il liquido possa raggiungere il pavimento. Sollevo la tazzina color ebano cercando di non far traboccare il caffè che vi è dentro ed asciugo il resto; scuoto la stesa mestamente e lasci andare un sospiro mentre prendo posto su una  poltrona. Socchiudo gli occhi e cerco di ripensare al mio sogno; una sensazione dolce e nostalgica. È un qualcosa di talmente avvolgente da sembrare quasi vero e non qualcosa scaturito dalla mia fantasia. Non riesco a far a meno di restare diversi minuti così, persa nei miei sogni; ma in fondo tutto ciò cos’è? Solo un piccolo diversivo per rendere meno penose le mie grigie giornate…già, una vita davvero allegra la mia, se uno stupido sogno ha questo effetto.

Quando decido di porre fine a quella perdita di tempo, sono ormai le dieci passate. Scuoto la testa e mi alzo lentamente per sbrigare le faccende della giornata.

Quando è ormai pomeriggio inoltrato, mi decido a salire in soffitta per prepararmi al cambio di stagione e porre in un baule i vestiti leggeri.

“Così grande e così vuota questa casa!” un pensiero che non ha smesso di attraversarmi la mente da quando i miei genitori, la mia famiglia, se ne sono andati. Sono tre piani, tre grandissimi piani nei quali ogni minimo rumore produce un’eco immensa, come se la casa fosse priva di mobilia.

Salgo la due rampe di scale e, giunta in soffitta, vengo avvolta dall’odore di aria stantia.

I miei occhi si abituano ben presto alla semi oscurità e mi avvicino ad un baule di medie dimensioni sul quale vi sono ancora, mezze arrugginite e scolorite, delle lettere di ferro che, una volta, erano di un vivace rosa. Le sfioro con la punta delle dita mentre l’animo mi si riempie di malinconia; mi succede sempre; la soffitta è piena di ricordi. È  per questo che salgo raramente; a dire il vero, entro solo quattro volte all’anno. Anche se non vorrei, ci rimango sempre delle ore rammentando i vecchi tempi. In tutte quelle scatole ammucchiate una sull’altra, vi è un’intera vita; vecchi vestiti e vecchie scarpe che non metto più, quaderni, indirizzi, numeri di telefono e poi, foto su foto e filmini, cd, inviti a feste alle quali non ho mai partecipato…tutto quanto! Non sono riuscita a buttar via mai niente; nonostante tutto il tempo che è passato, sono sempre rimasta una sentimentalona!

Con uno buffo mi decido finalmente ad aprire il baule e comincio a rovistare dentro estraendo ogni tanto qualche capo che ritengo idoneo alla stagione entrante. Mentre sto tirando fuori una gonna lunga però, da una delle tasche, cade qualcosa che, a contatto con il pavimento, tintinna..

“Ma, cos’è stato?” mi chiedo con un po’ di perplessità; ricordo di aver svuotato tutte le tasche dei vestiti prima di metterli a posto, ma evidentemente deve essermi sfuggito qualcosa.

Giro la testa da un lato e dall’altro prima di vedere, sul pavimento impolverato, qualcosa che emana un debole luccichio. Mi poso la gonna in grembo ed allungo una mano per afferrare l’oggetto meravigliandomi non poco quando mi ritrovo, nel palmo della mano, una catenina d’oro.

“Che ci fa questa qui?” la mia voce risuona perplessa nella soffitta mentre continuo a fissare l’oggetto come ipnotizzata, senza capire o riuscirmi a spiegare come sia finito in quel posto.

“Mi sembrava di averla imballata in una scatola, insieme a…” sussulto lievemente e  abbasso lo sguardo cominciando a mordermi lentamente il labbro inferiore mentre sussurro: “Insieme all’orologio!”

Traggo un respiro profondo e rimango a fissare il vuoto per un po’, la mente lontanissima dalla mia casa e da quella stanza poi, riscuotendomi, afferro la gonna che ho sulle gambe e in un impeto di rabbia, la sferro lontano con violenza. L’indumento si allontana ma non cade giù con un leggero fruscio, bensì un rumore metallico rimbomba sordo ed inaspettato. Istintivamente mi volto rimanendo a fissare l’oggetto a terra che all’apparenza è solo un mucchio di cotone color indaco e nient’altro. Con un cipiglio afferro nuovamente la gonna e la tengo a mezz’aria davanti gli occhi; infilo una mano nella tasca sinistra e trattengo il fiato per qualche istante prima di esalare, con crescente incredulità “Non è possibile! Com’è potuto succedere?”

In mano mi ritrovo un vecchio e piccolo orologio da taschino. Sorrido amaramente mentre lo fisso, scuotendo leggermente la testa e un piccolo groppo si forma alla bocca dello stomaco…

“Che coincidenza, questa notte ho fatto quel sogno così assurdo ed ora… ora mi ritrovo a fissare questo orologio, esattamente come 35 anni fa! Certo che la vita a volte ce la mette tutta per non far dimenticare…” Pulisco la polvere che si è accumulata sull’oggetto e sul metallo vecchio vedo riflessa la mia immagine; rigiro più e più volte l’oggetto fra le mani finché non mi decido ad aprirlo. Il quadrante è un po’ annebbiato ma i numeri sono ancora leggibili; le lancette, invece, sono ormai ferme da tempo.

Come una bambina curiosa, provo a farle girare, quasi fosse un gioco…

Quanti ricordi che si affollano, all’improvviso, nella mia mente; una marea di visi, nomi e luoghi si accavallano davanti ai miei occhi… riempiendomi di una strana euforia; più i secondi passano, però, più tutto diventa confuso. Comincia a mancarmi l’ossigeno e entro nel panico. Cerco subito di rialzarmi ma le gambe non rispondono ai comandi e, subito dopo, come se qualcuno avesse premuto un pulsante, avverto una fitta al petto.

“No, non ora, non ora…” la mia voce è solo un flebile sussurro “Non posso sentirmi male proprio ora,  proprio qui!”

Cerco di trascinarmi verso la porta che conduce alle scale, con l’orologio ancora fra le mani, ma le forze mi abbandonano, non ce la faccio più. Sono un sospiro frustrato mi lascio cadere a terra e il mio sguardo cade sull’oggetto che stringo ancora nella mano.

“Ma cosa…?”  Spalanco di colpo di gli occhi notando la lancetta dei secondi, fino a pochi istanti prima immobile, che ha preso a muoversi.

“Sto avendo le allucinazioni.” Penso mentre avverto il cuore battermi all’impazzata e il respiro mi diventa sempre più affannoso. Cerco di resistere alla stanchezza improvvisa, ma gli occhi non vogliono saperne si restare aperti.

“Forse sto per andarmene….” Mi dico, sorprendendo me stessa nello scoprire di non essere spaventata né angosciata da quella prospettiva, e mentre le labbra mi si curvano leggermente per l’ultima volta, avverto una voce familiare rimbombarmi nella testa prima che ogni sensazione venga annullata.

 

 

 

 

 

Per Aika-chan: ciao! Sono contenta che l’inizio della storia ti sia piaciuto e spero vivamente che anche il seguito non ti dispiaccia^^  Per quanto riguarda il tuo “presagio” sulla trama… a breve l’arcano verrà svelato!^^ Baci!

 

 

Per kari87: ma ciao!^^ Ehi, ehi, con calma, con calma altrimenti altro che caverna… chi-sai-tu (da non confondere con “tu-sai-chi” XD )finirà in un burrone! Mi fa piacere che il prologo ti si piaciuto…vediamo cosa pensi del seguito^^ Baci!

 

   
 
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