"E’ così bello!”

“Guarda quelle guance!”

“E quei piedì così cicciottelli!”

Tutti non facevano altro che ripetere le stesse frasi da più di un’ora. Erano riuniti intorno a quella culla ad ammirare quel bambino nato da qualche ora.

Kate esausta dal parto, ma colma di gioia, li guardava sorridendo.

“Gli occhi e il naso sono di Jack.” Disse Claire sorridendole con affetto.

“La bocca e le lentiggini sono inconfondibili.” Affermò James.

“Grazie James!”

“Hai già deciso come chiamarlo? Miles è un bel nome.”

James lo guardò: “Oh, per favore!” disse prendendolo in giro.

“Che c’è? Ho solo detto la verità!” replicò con aria innocente.

Tutti risero. “Mi dispiace Miles. Passo per questa volta. Si chiamerà Nathan. Nathan Austen Shephard.”

Tutti annuirono soddisfatti della scelta del nome della neo mamma.

“Ehi, zia Kate, posso giocare un pochino con lui?” chiese Aaron attirando la sua attenzione tirandole una manica della sua camicia da notte.

Kate sorrise accarezzandogli affettuosamente la testa. “Più tardi, eh piccolino? Vedi, adesso dorme e non bisogna svegliarlo.”

“Ed è quello che dovresti fare anche tu. Avanti, dai un bacio a zia Kate e lasciamola riposare.” Disse Claire prendendolo in braccio.

Tutti dopo Aaron salutarono Kate e il piccolino attenti a non svegliarlo.

Kate fu grata per quel momento di tranquillità. Li amava per esserle stati vicino durante la gravidanza e il parto ma aveva bisogno di riposo e di stare da sola con suo figlio. Lo guardò rapita e non riuscì a smettere di sorridere. Fece un profondo respiro pensando a Jack , quanto le mancasse, e quanto lo avesse voluto accanto a lei in sala parto.

In quei momenti di dolore ma anche di gioia lo aveva percepito. Aveva in qualche modo sentito la sua vicinanza, ma lei avrebbe voluto stringere la sua mano e guardare la felicità nei suoi occhi. Vedere l’amore della sua vita stringere tra le braccia il loro bambino. Si abbandonò sui cuscini.

“Vorrei che fossi qui.” disse prima di chiudere gli occhi.

“Kate. Kate apri gli occhi.”

Kate sentì qualcuno accarezzargli la fronte e una voce famigliare avvolgerla.

“Jack!” Jack le sedeva accanto, Nathan tra le sue braccia.

“Sei qui.” disse piangendo e ridendo accarezzandogli il viso.

Lui la guardò con la tenerezza che riservava solo a lei. “Shh, non piangere.” Disse sporgendosi per darle un bacio leggero.

“E’ un sogno, giusto?”

“Sì, ma questo non significa che sia meno vero.”

“Ha i tuoi occhi.” disse Kate guardando lui e il bambino tra le sue braccia.

“E la tua bocca.” Rispose lui.

“La forma delle tue mani.”

“E le tue meravigliose lentiggini.” Guardò di nuovo il bambino. “Spero che non riprenda la mia testardaggine!” affermò ridendo senza smettere per un momento di guardare Kate negli occhi.

“Io spero di sì. Mi sono innamorata anche di quella.” Confessò Kate bacandogli il dorso della mano che stringeva nella sua.

“Nathan è un bel nome.” disse posando il bambino nella culla, baciandolo delicatamente sulla fronte.

Tornò a sederle vicino.

“Mi manchi.” disse Kate con gli occhi colmi di lacrime. “Ogni singolo momento.”

“Sono sempre con te.” disse prendendola tra le braccia.

Si persero in quell’abbraccio e in quel bacio che,come l’ultimo che si erano dati, sapeva di amore, desiderio e disperazione.

“Ti amo.” disse baciandolo di nuovo.

Jack sorrise. “Ti amo.”

Kate aprì gli occhi, il viso bagnato di lacrime. Nathan si era svegliato e la fissava. Sorrise e prese tra le sue braccia il regalo più bello che la vita le avesse fatto.