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Autore: _Ellis    17/06/2010    5 recensioni
Due colleghi di lavoro che si odiano l'un l'altro...
Come finirà la loro situazione?
E' come si dice? Dove c'è odio c'è amore?...
***
L'ispirazione, si sa, quando arriva non si può fermare.
Infatti, quando prima di addormentarmi qualche giorno fa ho avuto l'idea per questa storia, non ho badato a che ora fosse e, afferrato un quaderno, ho cominciato a scrivere e scrivere, pensando a quel mio conoscente con quegli occhi così attraenti che descrivo in questa storia.
Specifico e ripeto che non sono innamorata di lui.
Lo trovo solo un perfetto personaggio ;).
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta ha davvero superato il limite.
Non posso credere che abbia detto e fatto quelle che invece gli ho visto, purtroppo, dire e fare.
Wellsey e io siamo colleghi da più di due anni, ma solo da quattro mesi facciamo “coppia fissa” nel nostro lavoro.
Siamo rappresentanti di una prestigiosa azienda, costretti a viaggiare spesso per promuovere ciò di cui ci occupiamo.
Quando il nostro capo ci ha assegnato questo incarico, credeva di farci un favore nel metterci in coppia.
Ovvio che lo credeva.
Pensava, come tutti del resto, che essendo noi i due impiegati migliori ci saremmo trovati perfettamente a nostro agio con un compagno di lavoro così professionalmente simile a noi.
Tutte balle.
Spero vivamente di non essere simile a Wellsey o credo che tenterei il suicidio.
Lui ha 23 anni, uno in più di me, è biondo, non tanto alto con un viso squadrato non perfettamente regolare.
Ma la cosa migliore di lui, o peggiore, dipende dai punti di vista, sono i suoi occhi.
Quel grandissimo stronzo ha infatti gli occhi azzurro ghiaccio, espressivi, intensi, sexy.
Sì, perché Wellsey è terribilmente sexy, con il suo charme, la sua voce profonda, la sua infinita cultura e intelligenza.
È brillante sul lavoro e con le donne, che fa letteralmente cadere ai suoi piedi.
E poi, esattamente come fa con il profilattico che indossa per passare una notte con loro, le getta via, pronto a cercarne un’altra, completamente dimentico della precedente.
Non penso che Wellsey sia capace di provare un qualsiasi sentimento positivo che preveda la partecipazione di una seconda persona: amore, neanche a parlarne, ammirazione e stima, solo ed esclusivamente per se stesso, rispetto, poco e solo verso chi fa comodo a lui, amicizia, persino, sono convinta che la basi su di un alto tasso di interesse.
Un’altra cosa che non sopporto di lui, è il chiamarmi sempre e perennemente per cognome.
Lo faccio anch’io, certo, ma è una semplice conseguenza del suo presuntuoso modo di fare.
Probabilmente non mi considera alla sua altezza tanto da non poter rivolgersi a me usando il mio nome.
È quindi con ODIO che penso a lui, salendo in quest’ascensore un po’ troppo squallido per un hotel a 4 stelle.
Questa sera ha proprio oltrepassato il limite.
Insomma, doveva essere una cena di lavoro.
Io, lui e tre clienti, due uomini e una donna che avrebbe potuto essere loro madre ma che ha flirtato con entrambi per tutta la sera, dovevamo avere una semplice e tranquilla cena per discutere di lavoro.
Ma il signorino no, ha dovuto cominciare uno dei suoi soliti discorsi acculturati, spregevoli, cinici e completamente contrari ai miei principi. Abbiamo cominciato a litigare ed è stato capace di umiliarmi di fronte a tutti.
Ho fatto la figura della bimba offesa “scappando” in questo modo, ma se definirmi bimba è un po’ azzardato, offesa è invece perfetto.
Rimango sempre male davanti ai suoi giudizi.
Non riesco mai ad essere all’altezza delle sue risposte, per controbattere.
Mi fa sentire perennemente insicura ed è per questo che io lo ODIO.
Sono arrivata da poco al mio piano e già il suono dell’ascensore mi avverte che il mio compagno mi ha raggiunta.
“Evans, smettila di fare la bambina!”
Ecco, ci risiamo. Giuro che se gli sto troppo vicina lo prendo a sberle.
Lo ignoro e proseguo verso la mia stanza.
“Cazzo, Evans, smettila!”
Questa volta il suo rimprovero è un urlo, che mi fa trasalire.
Continua, arrogante: “Perché cazzo devi sempre rovinare tutto? Eravamo a tanto così dal firmare un accordo! E tu hai dovuto fare la bimbetta offesa!”
Questa volta non riesco a non rispondergli, sono in preda alla rabbia: “E perché tu devi sempre fare così lo stronzo?!! Perché non puoi per una volta tenerti dentro tutto il tuo cinismo e la tua presunzione e discutere come una persona civile senza pretendere di avere ragione in partenza?!!”
Il nervosismo mi impedisce di far entrare quella maledetta chiave nella serratura della camera e lui mi ha quindi raggiunta.
Lo sento rispondermi:
“Oh, al diavolo tu e i tuoi discorsi morali! Sempre lì a volermi ricordare cos’è giusto e cosa invece non lo è… beh, sai cosa? Non ho più bisogno di una mammina premurosa!”
“Già, perché probabilmente ne hai già avuta una che ti ha viziato per tutta la vita!”
L’ho ammutolito.
Strano ma vero, Wellsey non ha la risposta pronta.
Ha messo i suoi freddi occhi carichi d’ira dentro ai miei ed ora sembra cercare la parola più appropriata per esprimere quello che prova.
“Ti ODIO” è l’espressione che sceglie infine.
Senza pensarci nemmeno un secondo, gliela riappropino subito:
“Anch’io, e non sai quanto”.
Cala il silenzio.
Toglie finalmente il suo sguardo dal mio e si gira verso la sua camera, pronto ad entrarvici.
Poi si volta di nuovo verso di me.
Affretta il passo per venirmi incontro e quando, raggiuntami, alza le mani ho paura che mi voglia picchiare.
Invece mi prende la testa e mi attira forte a sé, mettendo le sue labbra sulle mie.
Percepisco l’arroganza presente in quel bacio, ma, senza rendermene quasi conto, non oppongo resistenza.
Il suo tocco si addolcisce un po’, ma rimane comunque forte.
Mi spinge non so come in camera sua e io non riesco, o forse non voglio, opporre resistenza.
Mi bacia veloce il collo, facendomi rabbrividire.
Torna sulla mia bocca poco dopo e ormai non è più questione orgoglio, dimentico tutto ciò che ci stavamo dicendo.
Mentre siamo nel bel mezzo di un lungo bacio, mi ritraggo un po’ e sussurro:
“… Questo… Insomma… Non è l’esatto genere di cosa che fanno due persone quando si odiano…”
Mi fissa di nuovo, con una sguardo che non gli ho mai visto prima.
“Neanche quando l’odio è dovuto al fatto che ti amo troppo, Amy?”
E con un suo bacio, dopo aver pronunciato il mio nome in un tono soavissimo, mi zittisce per sempre.
  
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