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Autore: shining leviathan    17/06/2010    2 recensioni
Ti aspetterò, Terra, anche se so che non tornerai. Una malinconica storia d'amore su Aqua e Terra, sulle note della canzone "Homeless" (consigliato l'ascolto mentre si legge) lieve spoiler sulla fine di birth by sleep.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH Birth by Sleep
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Waiting here
For you to call me
For you to tell me
That everything's a big mistake


 

 

È passato un giorno.

Un anno.

Forse….

Qui il tempo non si può quantificare.

Cammino da un eternità e da nemmeno un minuto. Le tenebre che si arrampicano sulle mie gambe mi ricordano perché sono qui.

Qui per te.

Spero che ritornerai,Terra.

Spero che tu mi dica che è stato solo un errore, che non volevi tradirci. Io aspetto: da un eternità, da un minuto. So che non tornerai,  ma mi piace pensarlo.

Non voglio perdere l’unica cosa che mi è rimasta di te.

I miei ricordi. La tua vita.

La mia.

 

 

Waiting here
In this rainfall
Feeling so small
This dream was not suppose to break


 

 

Pioveva tanto quel giorno. Lo ricordo perché l’odore di petali bagnati saliva fino alla mia stanza. Invadeva ogni cosa, cancellava la delusione che sentivo dentro.

Il mio letto era troppo morbido, sentivo la schiena sprofondare in un mare di piume e la sensazione di stare annegando mi creava un senso di angoscia intorno alla gola. Un cappio troppo stretto che si era annodato giorno dopo giorno, ad ogni mia azione.

Ero insoddisfatta di me stessa, incupita da un ruolo che, dopo tanti anni, mi pareva  scomodo come un abito vecchio. Stanca di vivere in una maniera che mi impediva di essere pienamente ciò che ero.

Il maestro mi disse che tutto passa col tempo. Ma il tempo non fece altro che peggiorarmi. Un cambiamento che mi guardavo bene dal rendere noto agli altri.

Con la maschera che mi creai, continuavo ad essere la solita Aqua di sempre. Materna, dolce,combattiva, pronta a regalare un po’ di ottimismo dove ce n’era bisogno. Mentre fuori brillavo, dentro avvizzivo come un fiore lasciato sotto il solleone.

Marcita fino alle radici, corrosa da una depressione al quale non sapevo attribuirne la causa. Ma cosa ne potevo sapere?

Mi sentivo irrealizzata, come se mancasse qualche tassello al puzzle della mia vita. Una parte di me che si trovava altrove. Una domanda che feci a me stessa e a nessun altro. Per paura, forse,ma anche per pudore.

Sentivo che era una cosa intima,tra me e il mio ego sempre più moscio. Nessuno poteva sperare di condividere i suoi segreti con me. Su questo sono sempre stata molto chiusa.

Eppure pioveva quel giorno, su un fiore marcito. Tutta l’acqua di questo mondo non bastava a ridare il soffio vitale ad una cosa morta già da tempo. Eppure le gocce indugiavano sul mio collo, scivolando in piccole perle trasparenti fino alla madre terra. La loro casa, io il passaggio. Puro e semplice passaggio, carne guastata da un sentimento più oscuro delle tenebre.

I capelli si appiccicavano al mio volto, umidi d’acqua e di lacrime. I miei occhi fissavano un punto indefinito in mezzo alle nubi, tanto da poterle fendere. Squarciare un passaggio per i raggi della luna. Le stelle mi sorridevano tristi dai loro nascondigli,e io le fissavo senza emozioni. Misere figlie di un astro tanto grandioso quanto volubile. Portatore di maree, inesorabili onde che si infrangevano sul mio animo.

Madre. La cui unica colpa è di apparire solo in un momento che non vorremmo mai vedere.

La notte, la morte delle persone in un battito di ciglia. Prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi a Morfeo.

 

 

In this cold
I'm walking aimless
Feeling helpless
Without a shelter from the storm


 

Avevo freddo, ed ero impotente. Figlia della notte come quelle fugaci stelle che mi salutavano da dietro le loro cortine di fumo. Camminavo senza sosta, desiderando andarmene lontano, rimanere, gridare, supplicare quel cielo di piombo di darmi un po’ di pace.

E mi indicò la via. Una polla cristallina mi apparve sotto gli occhi, scintillando tenue alla debole luce lunare. Violata da minuscole lacrime che il manto celeste versava solo per me. Il modo più dolce per andarsene, nello stesso elemento di cui portavo il nome.

Mi immersi fino alla cintola, libera da qualunque peso materiale. Sgombra da pensieri  impuri.

Il gelo mi paralizzava le gambe, che formicolavano poco piacevolmente, ma mi sentii bene. Quei tentacoli immaginari che avvolgevano le cosce mi facevano sentire divinamente. Dimentica di quello che mi lasciavo alle spalle. Con la pioggia in volto e la morte ad accogliermi senza affanno.

“ Aqua?” 

Pensai che la luna mi chiamasse, mi pretendesse. Ma io non volevo andare subito da lei, volevo rimanere a purificare il mio animo.

Solo un altro po’, madre.

“ Aqua!!” il tenue sussurro divenne un’esclamazione, troppo maschile e terrena. Troppo conosciuta.

Mi voltai, infastidita, ma sbarrai gli occhi quando vidi la sagoma di Terra resa sfocata dall’acquazzone.

Improvvisamente, tornai umana. Le sensazioni che credevo inesistenti mi travolsero come un ciclone, privandomi del rassicurante velo della presunzione.

Volevo rimanere un altro po’.

“ Terra? Cosa ci fai qui?” mi abbassai di colpo, accorgendomi con vergogna di essere completamente nuda.

Lui alzò un sopracciglio, facendo vagare lo sguardo sui miei vestiti disposti disordinatamente a terra.

“ Potrei farti la stessa domanda. È un po’ tardi per fare il bagno” un lampo stagliò la sua figura muscolosa “ E non è nemmeno il tempo più adatto”

Distolsi lo sguardo, nuotando fino al bordo erboso con bracciate esitanti.

Non mi piaceva.

Voleva avere la presunzione di capirmi?

Di tutte le risposte che potevano venirgli in mente, nessuna sarebbe stata corretta.  Io ero, e sono, una scatola cinese. Più uno cerca di forzare il meccanismo ed entrare,più rimane insoddisfatto nel trovare altri misteri. La fonte del mio essere, un nascondiglio per i miei momenti bui.

“ Se sei qui” deglutì “ Vuol dire che c’è qualcosa che non va?”

No, non ci potevo credere. Aveva tirato ad indovinare. Nessuno poteva capirmi.

“ Cosa te lo fa pensare?” indagai, piegando un braccio fuori dall’acqua e Terra scosse al testa, visibilmente a disagio. Quella situazione non piaceva neanche a lui.

“ Ultimamente non sembri più la stessa. C’è qualcosa dentro la mia testa che mi urla che in te qualcosa è cambiato. Anche se sembri sempre la solita”

Colpita e affondata. Una risposta, un mistero svelato. E niente scatole cinesi, stavolta. Era andato diritto al cuore, e l’aveva aperto. Basta serrature, tutte le porte erano spalancate. E mi sentii vulnerabile, un libro aperto per la mente affamata di un accanito lettore.

“ Cosa te lo fa pensare?” ripetei secca, denotando troppo il fatto che mi stessi mettendo sulla difensiva. Ormai era chiaro, e Terra non pareva intenzionato a recitare oltre.

“ Aqua” il mio nome sulle sue labbra suonò così strano.

Nonostante lo ripetesse almeno un milione di volte al giorno, quella volta parve animato di vita propria. Vibrante ed esasperato, acceso di una carica che incendiò l’acqua dove ero immersa, facendomi scottare e rabbrividire al tempo stesso.

“ Sì?” forse non era quello che volevo dire, ma sorse spontaneo. Nudo da ogni bugia, finalmente conscia di ciò che mi accadeva intorno. Ma soprattutto in me.

Il fiore mostrò deboli segnali di vita. Palpitante, in un cuore che rischiava di sfondarmi il petto.

“ Permettimi di essere la tua luce, il tuo rifugio” gli tremava la voce, ma era convinto di ciò che diceva. E io sorrisi, ricordandomi finalmente cos’era stato lui per me.

“ Lo sei già da tempo”

E quella candida confessione lo fece sussultare, percorrendo ogni fibra del suo essere come una scarica.

Basta inganni.

“ Allora, immagino che ci sia un po’ di posto anche per me”

Mi tirai indietro, arrossendo appena.

“ Ora e per sempre”

Tenni gli occhi socchiusi tutto il tempo. Vidi il suo corpo atletico scivolare fuori dai vestiti come se fosse avvolto dalla nebbia. Lo sciabordio dell’acqua quando lui entrò mi accarezzò l’udito, come l’incerta mano che mi percorse lo zigomo. Non ebbi più freddo, perché c’era il suo amore a scaldarmi. La sua passione a stento trattenuta mi faceva sentire viva, le sue labbra sulle mie sapevano di beatitudine. La stessa che trovai quando divenimmo una cosa sola. In una notte di pioggia, coperti dalle nubi del cielo.

 

 

 

But you don't love me anymore
You don't want me anymore
There's a sign on your door
No vacancy, just emptiness
Without your love
I'm homeless

 

 

Terra era l’aria che respiravo, il mio rifugio, la mia pace a lungo cercata.

Se avessi saputo che sarebbe stato così semplice non mi sarei tormentata tanto, ma l’imprevedibilità gioca con le carte coperte. E questa mano mi era stata favorevole.

Chi, in seguito, prese parte al crudele gioco di un destino beffardo, mi fu nemico. Perché persi gradualmente ogni cosa che mi ero faticosamente costruita.

L’amicizia, l’amore, la mia libertà.

 

Non ci volevo credere. Fin dall’inizio mi ero rifiutata di crederci ma,come ho già detto, l’imprevedibilità fa strane mosse nel gioco chiamato vita.

E quando mi ritrovai a incrociare le armi col ragazzo che avevo sempre amato, mi resi conto che la mia stupidità aveva superato qualunque dio maligno. Io ero causa diretta di ciò che gli successe, perché non avevo contemplato l’idea che lui fosse una persona come tutte. Coi suoi lati di luce ed ombra,incline al male in una maniera che non credevo possibile.

Fino all’ultimo lo chiamai: supplicandolo di tornare da me, urlandogli “Ti amo” un attimo prima di parare un suo fendente, piangendo lacrime di disperazione.

Ma i suoi occhi, un tempo così azzurri e limpidi, mi fissavano come una preda. Il baluginio ambrato delle iridi lo fecero sembrare un predatore in assetto di caccia, e io capii che l’avevo perso per sempre.

Lo sconfissi, e il suo corpo disteso a croce mi parve così vulnerabile che non esitai un attimo a gettarmi nelle tenebre quando queste cercarono di inghiottirlo.

“ Non lo porterete mai via da me!!” urlai, strattonando il suo braccio.

L’oblio ci accolse, ma io non volevo arrendermi.

Anche se avevo la consapevolezza che non mi amasse più, volevo proteggerlo. A costo di sacrificare la mia felicità.

 

 

 In my heart
I miss you so much
Missing your touch
And the bed that used to be so warm

 

 

Risalii verso la luce, tenendomelo stretto al cuore.

Era caldo, e mi ricordai con dolore le notti passate assieme. Anche quando se ne andava, lasciava un po’ di quel rassicurante tepore sulle lenzuola, ed era tutto ciò che volevo. Mi sentivo pienamente me.

Ora quel letto sarebbe rimasto vuoto per sempre.

Non potevamo farcela, non tutti e due.

E allora presi la mia decisione.

Quella che mi costò il più grande sacrificio della mia breve vita.

“ VA!”

Lo spinsi verso la luce, lo vidi sempre più lontano. Mentre io andavo giù, sempre più giù.

Con un sorriso ed una lacrima. Lui era salvo.

Vivi, amore. Ricordati di me.

 

 

But you don't love me anymore
You don't want me anymore
There's a sign on your door
No vacancy, just emptiness
Without your love
I'm homeless

 

 

È passato un giorno.

Un anno.

Forse

 


Spero che ritornerai,Terra.



I'm homeless

 

So che non ti ricorderai più di me.

 

I'm so sorry now
For the pain I caused you
Wont you please forgive
Please

 

 

Ma spero comunque che un giorno tornerai. Mi chiederai scusa per il dolore che mi hai causato.

E io ti perdonerò, sempre.

Eri la mia luce, il mio rifugio.

 

I'm homeless

Spero che vorrai ancora esserlo in futuro.

Io sono qui.

Ci sarà un posto per te.

Ora e per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco cosa mi succede a guardare i video di Birth by sleep ( di cui so molto poco) ascoltando Homeless di Leona Lewis. Una canzone a mio parere bellissima.

Ok, ora vado che ho un sonno… ciao!!!

 

  
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