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Autore: Ghen    18/06/2010    4 recensioni
Elsa per lui era come una Farfalla ancora troppo insicura per distruggere la sua Crisalide.
Perché io adoro il rapporto tra Gray ed Elsa ♥
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Farfalla e la Crisalide
 

 
Si rigirò per l’ennesima volta su quel lenzuolo, continuando a disfare il letto. Oggi non gli riusciva proprio di dormire tranquillo, forse per via dell’emozione per una nuova missione.
Sbuffò e aprendo gli occhi si ritirò su, fregandosi appena un occhio, prima di guardare intorno a lui: Lucy dormiva raggomitolata, Natsu era per metà caduto dal letto, poggiando la testa a terra tirato il lenzuolo, Happy era al suo fianco come al solito, ed Elsa… Elsa non c’era.
Gray si alzò, e adagio prese ad accostarsi al balcone della locanda in cui alloggiavano. Si guardò bene intorno, ma la vide solo dopo essere uscito fuori, in basso, che seduta su di una panchina sembrava ammirare il cielo stellato.
Da sola. Gray sbuffò. Era di nuovo immersa nella sua solitudine.
 
Ricordava bene quando da bambino l’aveva sorpresa tutta sola a piangere. E lo aveva fatto tante altre volte, ad immergersi nella sua solitudine, lontano da tutto e da tutti, lontano da chiunque cercasse di entrare nel suo cuore.
Da piccolo, Gray non poteva sapere il perché di quel comportamento, del suo fingersi forte davanti agli altri per poi ritrovare se stessa nella solitudine, quando calava il buio su di sé. Ora sì. Il Gray bambino che aveva scoperto l’Elsa fragile e segreta non lo sapeva, ma ora era diverso, il Gray adulto era a conoscenza di tutto: avevano sconfitto Gerard ed Elsa aveva ritrovato il sorriso. Eppure, nonostante fossero passati degli anni, nonostante la sconfitta di Gerard, a volte con rammarico Gray ritrovava in lei quella Elsa bambina che piangeva in solitudine.
Si allontanò dal balcone lentamente.
 
«Sono belle le stelle?».
Elsa si voltò di scatto: non l’aveva sentito arrivare.
Gray tirò un sospiro di sollievo quando vide che sul viso della ragazza non vi era nemmeno una lacrima, sebbene il viso un po’ triste, che con malinconia tentò di sorridergli.
«Non dormivi?», gli chiese, rivoltando il suo sguardo al cielo.
«Non riuscivo a prendere sonno…».
Restò immobile al suo fianco, in piedi, a fissare anch’esso le stelle.
«Gerard è vivo…», sussurrò Elsa, tentando un sorriso.
Quindi questo la turbava, pensò Gray, senza distogliere lo sguardo dal cielo.
 
Che bambina cocciuta, quella Elsa, sospirò il ragazzo.
Era come immaginava: gli anni erano passati, tuttavia si chiudeva ancora nella sua solitudine per piangere, anche se adesso queste erano invisibili.
Perché non voleva ammettere di essere una persona fragile? Le era tanto difficile?
Al contrario di quello stupido di Natsu, si diceva Gray, lui avrebbe preferito vedere più spesso l’Elsa debole e bisognosa d’aiuto, se questo le avesse evitato di nascondersi.
C’era stato quel tempo in cui il ragazzo l’aveva dimenticato, il viso in lacrime di Elsa che sciolse tutte le sue convinzioni sulla bambina prepotente che si era fatto di lei agli inizi, crescendo. Elsa era diventata sempre più forte e non sopportava i litigi tra lui e Natsu, che come da sorella maggiore li faceva tacere e fare pace, anche se con le cattive maniere. Ciò nonostante, se anche per Natsu era sempre stata una sorta di sorella maggiore, Gray spesso non era riuscito a prenderla per tale.
No, probabilmente, anche se si era dimenticato delle sue lacrime, non era mai riuscito a vederla come sorella.
 
Gray l’aveva vista sotto un altro aspetto, e non poteva negarlo.
 
Il Gray bambino l’aveva vista, e il Gray adulto l’aveva ritrovata.
 
Sorrise, continuando a fissare quelle stelle.
Elsa per lui era come una Farfalla ancora troppo insicura per distruggere la sua Crisalide.
Una Farfalla completa, grande, ma troppo fragile e timida per affrontare il mondo al di fuori della sua Crisalide, dove si sente protetta, dove può piangere liberamente e sa che nessuno vedrà le sue lacrime.
 
«E cosa pensi di fare?», domandò.
Elsa scosse la testa, mantenendo quel sorriso malinconico. «Niente… credo… Che cosa potrei fare? Non posso andare a cercarlo…».
«Le cose…», arrossì ad un certo punto, grattandosi appena il mento, imbarazzato. «Si sistemeranno, vedrai.». Era felice che Elsa si fosse aperta con lui, per la prima volta. 
Gray finalmente vide uno spiraglio di luce attraverso quella Crisalide d’armatura che la ragazza si era costruita in solitudine fin da piccola.
 
«Grazie… Gray.», gli sorrise, e al ragazzo mancò un battito, arrossendo visibilmente, tanto da girarci la faccia. «Quasi non riesco a credere che sei sempre lo stesso bambino arrogante che osava sfidarmi.», aggiunse in aria saccente. 
«Tsk!», fece per voltarsi, cominciando a dirigersi alla locanda. «Vado a dormire, che è tardi.».
Elsa si alzò dalla panchina per seguirlo, ma si voltò ancora una sola volta indietro, rivedendo in quel cielo di stelle il viso del Gray bambino, che a braccia a conserte sbuffava arrossato sul viso, dopo averla vista piangere per caso. Sorrise, riprendendo a seguirlo.
 
Aveva ancora un po’ paura, ma la Farfalla sapeva che col tempo e grazie all’aiuto di coloro che le stavano accanto, sarebbe riuscita a spiegare le sue ali, fuori da quella Crisalide.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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