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Autore: Human_    18/06/2010    8 recensioni
Regni il sonno sui tuoi occhi e la pace nel tuo petto.
Fossi io il sonno e la pace per riposare così dolcemente.
[W. Shakespeare]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I think we have an emergency.


I've seen love die so many, many times..
..when it deserved to be alive.
( Emergency - Paramore )


Il fatto è che mi manchi.
Mi manca ogni fibra del tuo essere, amore mio, e io tutta questa mancanza, questo vuoto, lo farei provare a tutti quelli che mi dicono che devo andare avanti.
Come posso, dimmi, continuare questo stupido cammino insensato, senza la bellissima sensazione che provavo nel voltarmi e vedere i tuoi passi accanto ai miei?
E tu mi dirai che posso, lo so, perché hai sempre avuto questo strano pensiero fisso che era la mia vita e la mia felicità, mi dirai che è un po' come le para-olimpiadi.
Ma scusami tanto, sai?, se io proprio non ce la faccio a infilarmi quella maledetta protesi al cuore. Il mio cuore non c'è, è stato amputato, e con lui fegato, pancreas, reni, polmoni e intestino.
Come posso vivere senza polmoni? Come posso respirare?
E neanche me li posso riprendere. I trapianti, in questo caso, non è che funzionino. E mi servirebbero i miei, ma per quello dovresti riportarmeli tu.
Quasi quasi ti maledico, ogni tanto, perché, caspita, va bene che te l'hanno detto così all'improvviso che in questo mondo non c'era più posto per te, e ci sarai pure rimasto male di uno sfratto così improvviso, e capisco pure che sapevi ti sarei mancata almeno quanto tu manchi a me.. però, amore mio, potevi evitare di portarti via così tanto di me. Tu, i miei organi interni.. a questo punto potevi direttamente portarmi con te, e saremmo stati contenti entrambi.
L'altro giorno -che son fuori lo sai pure tu- rileggendo l'opera di quell'uomo che così poco sopporto, e lo sai, mi sono soffermata sulla frase “Ai posteri l'ardua sentenza”.
Già la conoscevo, e la usavo pure fin troppo, ché me lo ricordo di quando una sera d'estate m'hai detto “Ma perché non possiamo giudicare noi? Cos'hanno i posteri che noi non abbiamo?” e t'ho risposto che probabilmente sarà l'esperienza che li renderà così saggi, e tu m'hai detto che non sempre l'esperienza è sinonimo di giudizio. Comunque dicevo, di questa frase, che sulla parola “posteri” ho riflettuto un bel po'. E sai quale devastante pensiero m'ha scosso le membra?
Che i posteri non vedranno mai i tuoi occhi.
Neanche io li vedo quasi più ormai -le tue foto le ha tutte tua madre, e chi sono io per chiedergliene una?- e mi dispiace, perché io mio figlio l'ho sempre immaginato con i miei capelli ed i tuoi occhi.
Sai che bello, sarebbe stato? Un bell'ometto con i capelli corvini e gli occhi verdazzurri. E magari la pelle sarebbe stata diafana come la mia, o forse meno pallida, come la tua. Non lo so. Però avrebbe di sicuro avuto i tuoi occhi.
Ed è una fitta allo stomaco sapere che se mai avrò un figlio, sarà con un uomo che non amerò mai quanto ho amato te, e che non avrà i tuoi occhi.
Ci pensi? Magari, per il bisogno di colmare questo vuoto, mi metterò accanto qualcuno con gli occhi piccoli ed anonimi, che magari soddisferà questo mio bisogno primordiale di braccia e di labbra e di mani, ma che darà pure un aspetto alieno al mio bambino, che avrei tanto voluto fosse tuo ma che mai lo sarà.
Comunque, dicevo, ci pensi a queste generazioni e generazioni che mai sapranno che tu sei esistito? Non te la prendere, eh, ma data la brevità della tua vita saremo in pochi, noi eletti che ti ricorderemo fino alla fine.
E mi vien rabbia, sai?, perché io lo so, sono sicura, che tu saresti diventata una di quelle persone che cambiano il mondo.
Chissà, magari avresti scoperto una cura definitiva contro il cancro, o magari avresti sfamato tutto il terzo mondo.
Non lo so. Fatto sta che tu la mia vita sì che l'hai sconvolta.
È che tu lo sai, che quando m'hai conosciuto ero solita nascondermi nell'armadio perché avevo paura del mondo. E di me. Di me, capisci?
E volevo scappare, scappare lontano, ma come ha detto qualcuno “Da te stesso non scappi neppure se sei Eddy Mercks”, ma io mica me lo volevo ficcare in questa testolina malata che mi ritrovo. E poi ecco che arrivi tu, strano ragazzo con gli occhi meravigliosi, che mi dici che occorre fidarsi.
Ma fidarsi di chi, t'ho chiesto un giorno ch'ero in crisi. “Di te stessa” mi hai risposto.
E te l'avrei voluto dire, che era come se tu m'avessi chiesto di fidarmi di te, ma che allora era inutile, perché eri l'unico di cui mi fidavo, dal basso dell'angolino buio in cui m'avevano metaforicamente rilegato, e invece son stata zitta, perché sono fatta così male che le cose importanti non riesco mai a dirle, maledetta me.
Come quando dovevo dirti che t'amavo, perché infondo, dai, come potevo e come posso chiamare quel che ci lega in un altro modo?, e c'ho messo così tanto che davvero non capisco con che coraggio tu m'hai aspettato.
Non serviva tu me lo dicessi” m'hai detto, “Te l'avevo già letto negli occhi tempo fa”.
E vaffanculo”, t'ho risposto, ricordi?, “Potevi evitarmi tutta 'sta fatica”.
La tua risata, che anche quella mi manca, non ti credere, non me la dimenticherò mai. “Maddai, vuoi mettere la soddisfazione?”.
E t'ho baciato, me lo ricordo, con una dolcezza che quasi non mi apparteneva.
È che tu hai sempre tirato fuori il meglio di me, ed adesso m'è quasi venuto il dubbio che tu te lo sia preso, ma che te lo sia pure tenuto senza mai restituirmelo.
L'hai vista, da lassù, cos'è stata la mia esistenza nell'ultimo anno?
L'hai visto quanto mi sei mancato e quanto, neanche un mese fa, t'ho cercato nelle braccia forti di quel ragazzo che diceva d'essersi innamorato di me? Lo vedevi, amore mio, quanto mentre lui mi baciava io gridavo che, cazzo!, non eri tu? Lo vedevi quando evitavo il suo sguardo, e mi nascondevo nel suo petto alla ricerca di qualcuno che mi scaldasse un po' dopo il gelo che m'ha avvolto esattamente un anno fa? Lo vedevi quanto mi sentivo in colpa, perché sapevo che tu sei sempre stato geloso e mi sentivo come se ti stessi tradendo? Lo vedevi quanto mi torturavo?
E l'hai visto quando lui poi m'ha alleggerito la coscienza, mollandomi non appena s'è accorto che di buono non ce n'è più, che te lo sei portato tutto via? L'hai visto?
Cos'hai pensato, amore mio? Hai pensato che fosse un bene, che finalmente avevo smesso di fare la più grande cazzata della mia vita? Hai pensato questo pure tu, come me? Oppure hai pensato che era un imbecille, come hanno detto i miei migliori amici, che uno poi era pure il tuo?
Ti sei sentito davvero tradito, amore?
È che io non lo so come devo comportarmi, perché tu, trecentosessantaquattro giorni fa, m'hai fatto promettere che sarei andata avanti, in caso qualcosa fosse andato storto, e allora, mi dispiace dirtelo con questo tono incazzoso, dovevi pure metterlo in conto, no?, che andare avanti significava finire in braccia altrui.
Ma io, che per questa promessa mi maledico ogni giorno, l'idea che tu abbia considerato l'ipotesi non voglio neanche che mi passi per la testa. Perché se così fosse, lo sai, no?, significherebbe che tu quel giorno m'hai lasciato, che m'hai messo nelle mani di un altro uomo, come fa il padre con lo sposo il giorno del matrimonio.
E allora no, voglio pensare che sei geloso. E che stai male.
Ma non stare male, amore mio, che io lo faccio perché sono così.. stupida e debole, e così maledettamente umana, che ho bisogno d'un abbraccio che mi tenga in piedi, sennò i miei pezzi si spargono automaticamente per il mondo, e allora come faccio a continuare a vivere?
Io amo te, e mi sento tremendamente simile a quelle donne che tradiscono il marito e poi inventano scuse su scuse, ma vorrai perdonarmi se penso che sia un pochino diverso. Perché se io t'avessi qui, ma col cazzo che cercherei altre braccia! Sono le tue che voglio, è te che voglio qui, sono i tuoi baci ed i tuoi abbracci che necessito come un albero necessita del sole per quella maledetta fotosintesi.
Come stai, amore? Come stai? Stai bene? Ti fanno mancare qualcosa, lì dove sei?
E soprattutto, davvero, dove sei? Dove sei capitato?
Aveva ragione Dante, ed è tutto organizzato in gironi neanche fosse uno stadio?
O magari è un po' come nel re leone, quel cartone che per amor mio ti sei sopportato più del dovuto, e tu sei davvero la stella che m'illumina ogni notte, illuminando la mia stanza, ed a cui auguro la buonanotte?
Non lo so, non lo so, non lo so.
Il fatto è che di te non so niente, so solo di me.
So solo che mi manchi, e che ti amo ancora come il primo giorno, e che l'altro giorno per poco non mi metto a piangere perché cercando di ricostruire il tuo volto nella memoria non mi son ricordata la forma delle tue orecchie, e ho guardato una tua foto e un po' mi sono rincuorata, salvo poi realizzare che era solo il primo passo, che magari col tempo dimenticherò cose più importanti, cose per cui una foto non basterà. Magari dimenticherò il battito del tuo cuore, o il suono della tua risata, o il tuo tono sarcastico, o la tua voce arrabbiata quando ti accorgevi che non credevo in me stessa. O magari dimenticherò il sapore dei tuoi baci o il calore del tuo abbraccio. E sarà tragedia, spero tu te ne renda conto.
Tu ti ricordi di me?
Non è che t'han fatto il lavaggio del cervello, vero? Perché già mi ci vedo, sì, a spaccare i denti a una bella angioletta bionda che ha osato toccarti.
Scusami, davvero. Perdona questo scatto di rabbia, è che ci sono tutti questi ricordi che mi corrono per la testa e io davvero sto perdendo il lume.
Che ricordi conservi, tu, dell'incidente?
Cosa ricordi dell'impatto, del viaggio all'ospedale, del ricovero? Cosa ricordi di quel maledetto giorno di un anno fa, quando sei diventato freddo tra le mie braccia?
Cosa ricordi? E soprattutto, ricordi? Mi piacerebbe sentirti rispondere “no”, sai?
Vorrei tu avessi dimenticato tutto, vorrei tu adesso conservassi solo il ricordo di quel che è stata la tua vita, ché me lo ricordo, e l'ho pure letto nei tuoi diari, tu dalla vita non volevi altro se non quello che già avevi, vorrei che tu sapessi solo che sei stato felice e vorrei tu lo fossi anche adesso, nonostante tutto.
Vorrei che la mia mancanza non ti devastasse come la tua fa con me, vorrei che vedere persone felici attorno a te non ti facesse sentire solo come accade a me.
Voglio tu sia felice, amore mio.
Voglio che tu lanci una stella ogni volta che mi pensi, e voglio ogni notte perdere il conto delle stelle cadenti che vedo dalla finestra. Voglio un'eterna notte di San Lorenzo.
Voglio che ti ricordi di me, ma che la mia immagine non ti lasci un senso di vuoto attraversandoti la mente, bensì che permei ogni tua cellula cerebrale di quella dolcezza che un po' mi prende, quando penso a quelle frecciatine che ci lanciavamo senza offenderci mai ed a quei baci che chiudevano ogni finto attrito.
Voglio che tu stia bene anche se per me non è così.
Voglio sapere che mi ami ancora, anche se il tuo corpo sarà ormai in decomposizione in quella cassa in frassino che tuo padre ha voluto per forza, nonostante tua madre premesse tanto per il mogano, perché tu negli ultimi tempi dicevi di volere la cucina in mogano, che il mogano era il legno più bello del mondo.
Voglio voglio voglio. Io che a te ripetevo in continuazione che “L'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re”, e che si dice “vorrei”, adesso voglio.
Vorrei te, ma alla fine voglio solo la tua felicità, perché io ti amo, e voglio far lo stesso sacrificio che tu hai fatto abbandonandomi alle braccia di qualcun altro, anche se poi io m'ostino a voler pensare che non l'hai fatto.
Voglio che oggi, ad un anno esatto dalla partenza -no, non la voglio dir quella parola che inizia per “m”, ché le cose morte se ne vanno per sempre e si dimenticano, prima o poi, e io voglio pensare che tu non te ne vai, che tu torni, che tu sei qui e che io non ti dimentico e che tu non mi dimentichi-, ad un anno esatto da quando ti sei addormentato per la notte più lunga di cui io abbia masi sentito parlare, tu venga qui anche solo per cinque minuti.
Abbracciami, amore mio, che sento freddo a partire dal centro del petto e tu che eri sempre caldo sei l'unico che può scaldarmi. Sorreggimi, che mi cedono le gambe e lo so che tu ce l'hai la forza di tenermi dai gomiti.
Ma amore mio, se anche non potessi farlo, per favore, lancia una stella.
Ho bisogno di sapere che mi pensi ancora un po'.
A me basta sapere che mi pensi anche un minuto, perché se così non fosse, sai, io potrei anche morire, ma morire davvero, qui, in questo letto troppo caldo ma che non mi scalda perché non sei tu. È che nessuno mi scalda, nessuno è te.
Tu non ci sei, ma infondo poi ci sei.
E questo susseguirsi infinito di “se” e “ma” e “perché” e “infondo” e “però” e “forse” m'ha già stancato. Voglio certezze. Voglio te.
Voglio che si possa viaggiare racchiusi in una bolla di pensieri e raggiungere il cielo e raggiungere te, e allora è un po' come dire che voglio volare, ma volare lontano, dove gli occhi non vedono e le orecchie non sentono, e tutto è affidato al cuore e alle mani e alle labbra, e allora te lo direi con le labbra che ti amo, ti amo senza aggettivi e senza descrizioni, e che mi manchi, mi manchi per tutto l'amore che mi manca da quando non ci sei e per tutto quello che vorrei tu sentissi, ma te lo direi senza parole. Te lo direi in uno di quei baci che non concedo e che conservo per te.
E ti farei sentire con le mani tra i tuoi capelli quanto ho bisogno di te, e ti farei sentire il battito del mio cuore per farti capire quanto è vero, stretti in un abbraccio che colmi la parte vuota dei nostri petti col battito dell'altro.
Ma quanti condizionali, amore mio. Quante cose che farei e che non posso fare.
E non ti mette tristezza? Spero di no, spero di no.
Non t'angosciar dei miei desideri, sai? Stai tranquillo, e stai sereno.
Che infondo, oggi, è un po' come se fosse il tuo compleanno.
E allora auguri, auguri. Spero tu stia facendo bei sogni, anche se vorrei tu ti svegliassi presto. Buonanotte, amore mio.
Aprirò le tendine, e lascerò che il sole colpisca i tuoi occhi, sperando stupidamente che tu mi sorrida, come quella sera che ti sei addormentato in spiaggia, e che tu mi chieda se hai russato, che ti capita quando fai brutti sogni, e al mio “no” voglio tu mi dica di nuovo che lo sapevi, perché avevi sognato me.
Chissà cosa stai sognando.. Spero di addormentarmi, così lo sogno anche io.
Buonanotte amore mio.
Lancia una stella, e io lancerò un bacio. E nel nostro scagliare oggetti per il cosmo, forse, ci ritroveremo.
Buonanotte mio Romeo, la tua Giulietta starà ogni notte sul balcone ad aspettarti.
Mille volte cattiva, la notte, ora che manca la tua luce.












Pensieri di una notte insonne, all'avvento di un giorno particolare.
Non l'ho riletta, spero questo basti a scusare eventuali errori. Perdonatemi, davvero, se ho sentito il bisogno di postarla qui, ma dicono che internet arrivi ovunque, no?

Human_
   
 
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