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Autore: Kisshou    18/06/2010    4 recensioni
C’erano una volta sue ragazzi. Uno di loro diceva di saper lottare, l’altro diceva di saper vincere.
C’erano una volta due amici che dicevano di sapere cosa fosse l’amore. Il primo grande errore di Riku. Le ombre non conoscono amore, solo vergogna.
C’erano una volta due rivali che dicevano di sapere cosa fosse la morte. Il primo grande errore di Sora. Gli innocenti non conoscono la morte, solo la felicità. È nel momento esatto in cui una lama preme contro la tua gola che conosci la cupa mietitrice, ma allora la tua anima non è più pura poiché tra i morti non vi sono né innocenti né peccatori.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*E vidi quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli,
e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono:
«Vieni».
e vidi
Ed ecco mi apparve un cavallo bianco
e colui che lo cavalcava aveva un arco,
gli fu data una corona
e poi egli uscì vittorioso
e per vincere ancora.

 

 

Non aveva mai preteso nemmeno una delle sue attenzioni.

Riku non dava attenzioni a nessuno se non a sé stesso. Riku era invincibile, Riku era un’ombra che Sora non faceva altro che inseguire.

Riku non si sarebbe fatto acchiappare, non si sarebbe fatto fermare.

Cosa celasse al di sotto delle sue candide palpebre, là, nel verde splendente dei suoi occhi, nessuno lo sapeva.

Riku era solo un’ipotesi. Nessuno conosce i cuori delle ombre (ma un’ombra ce l’ha, un cuore?)

Riku sapeva tutto di Sora, ma Sora non sapeva nulla di Riku. L’ombra è ciò che ti porti sempre dietro, l’unica cosa che non ti abbandona mai e della quale non sai nulla.

 

 

*Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo,
udii il secondo essere vivente che gridava:
«Vieni».
E uscì un altro cavallo rosso,
e a colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra
perché si sgozzassero a vicenda
e gli fu consegnata una grande spada.

 

Era una corsa perpetua, una corsa per salvarlo da sé stesso. Perché nemmeno Riku sapeva niente del suo cuore.

A dire il vero, in Riku aleggiava una perenne e indissolubile lotta interiore. Sora non sarebbe riuscito a fermarlo, a sentire tra le dita la timida consistenza dei suoi capelli argentei, la gentile bora che sembrava spirare tra le sue vene, nella sua pelle fresca.

Nel cuore di Sora non c’era spazio per la rassegnazione.

 

*Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo,
     udii il terzo essere vivente che gridava:
     «Vieni».
E vidi,
ed ecco, mi apparve un cavallo nero
e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.
E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi:
     «Una misura di grano per un danaro
e tre misure d'orzo per un danaro!
Olio
     e vino
     non siano sprecati».

 

Sangue.

Sora stentava a riconoscerlo. Il suo cuore era tornato alle tenebre dalle quali era nato, dalle quali tutti nasciamo.

Che colore aveva il suo sangue? Nero, nero come il mantello che lo avvolgeva, come la benda che gli ottenebrava lo sguardo.

Le ombre provano vergogna? Evidentemente sì…

 

*Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo,
     udii la voce del quarto essere vivente che diceva:
     «Vieni».
E vidi
ed ecco, un cavallo verdastro.
E colui che lo cavalcava si chiamava Morte
e gli veniva dietro l'Inferno.
E fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra
     per sterminare con la spada,
     e con la fame,
     e con la peste,
e con le fiere della terra.

 

C’erano una volta sue ragazzi. Uno di loro diceva di saper lottare, l’altro diceva di saper vincere.

C’erano una volta due amici che dicevano di sapere cosa fosse l’amore. Il primo grande errore di Riku. Le ombre non conoscono amore, solo vergogna.

C’erano una volta due rivali che dicevano di sapere cosa fosse la morte. Il primo grande errore di Sora. Gli innocenti non conoscono la morte, solo la felicità. È nel momento esatto in cui una lama preme contro la tua gola che conosci la cupa mietitrice, ma allora la tua anima non è più pura poiché tra i morti non vi sono né innocenti né peccatori.

 

*Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo,
vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio
     e della testimonianza che gli avevano resa.
E gridarono a gran voce:
«Fino a quando, Sovrano,
     santo
     e verace,
     non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?».
E fu data a ciascuno di essi una veste candida
e fu detto loro di pazientare ancora un poco,
finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli
     che dovevano essere uccisi come loro.

Per Sora non esisteva vendetta. Punire Riku non aveva senso, per lui. Non era colpa sua se le tenebre l’avevano assalito. Sora non conosceva vendetta, soltanto la sua stupida cocciutaggine. avrebbe ritrovato Riku, avrebbe salvato Kairi, avrebbe dimostrato che sapeva cosa fossero sia l’amore che la morte, avrebbe dimostrato che le ombre sanno cos’è l’amore e possono ripudiare la vergogna.  Sora voleva fare tante cose, senza badare al fatto che sono le ombre a seguire noi, non noi a seguire loro.

 

*E vidi quando l'Agnello aprì il sesto sigillo,
e fu un violento terremoto,
e il sole divenne nero come sacco di crine,
e la luna diventò tutta simile al sangue,
e le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra,
          come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi,
e il cielo si ritirò come un volume che si arrotola
e tutti i monti
          e le isole furono smossi dal loro posto.

 

E quando Sora ritrovò Riku, si convinse che le ombre conoscessero l’amore. Sora lo avrebbe aiutato, Sora l’avrebbe perdonato, Sora l’avrebbe sostenuto.  Perché Sora è troppo puro, troppo ingenuo, troppo stupido per temere la tenebra e le ombre sue figlie.  Il frutto non era più il sigillo alla loro amicizia, la loro amicizia che era nata e era caduta, e si era rialzata, barcollando, e aveva urlato, e era caduta di nuovo, e si era ripulita dal sangue e aveva urlato ancora, ululato ala luna, più forte, e si era inginocchiata, e si era presa la testa tra le mani, e aveva pianto.

 

*Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo,
          si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora.
E vidi che ai sette angeli
     ritti davanti a Dio
     furono date sette trombe.
E venne un altro angelo
     e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro,
e gli furono dati molti profumi
          perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi
     bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono.
E il fumo degli aromi salì insieme con le preghiere dei santi
          dalla mano dell'angelo
     davanti a Dio.
E l'angelo...
     E l'angelo prese l'incensiere,
     e lo riempì del fuoco preso dall'altare
     e lo gettò sulla terra:
     e ne seguirono scoppi di tuono,
     e clamori,
     e fulmini,
     e scosse di terremoto.

 

Seduti insieme, uno accanto all’altro, nel regno di ombre che Riku affermava essere perfetto per lui.

Vicini, il viso della luna vi scruta da lontano, lanterna della sera, con le nubi a farle da arruffati capelli.

Una lettere, una porta, la luce dell’aurora, e poi giù, verso il mare, verso la vita, verso la soglia di rugiada dell’orizzonte, verso gli occhi di cielo della fanciulla ferma, immobile, in piedi sulla spiaggia, che affermava di guardare il mare ma che in realtà vedeva oltre.

Forse Sora aveva ragione, forse aveva torto, forse aveva il più gran torto del mondo. Fu così.

L’espressione di Riku, costantemente adornata di educata indifferenza.

Il secondo grande errore di Sora.

 

*Cantavano un canto nuovo:
”Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
     perché sei stato immolato
e hai riscattato Dio con il tuo sangue”

 

 

Le ombre, in realtà, non conoscono l’amore.

 

 

*E i sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle.

 

 FINE

Le frasi contrassegnate dall’asterisco (*) sono tratte dai vari libri dell’Apocalisse

 

  
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