Anime & Manga > Elfen Lied
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiamma Drakon    19/06/2010    3 recensioni
Finale alternativo all'ultimo episodio dell'anime.
L’aria era carica di sudore, morte e dello sporco odore di polvere da sparo, quella già esplosa invano nei molteplici colpi che mi avevano inevitabilmente mancata.
Potevano essere i migliori tiratori di tutta la città, di tutto il Giappone addirittura, ma solo un'eccellente mira non li avrebbe aiutati a farmi fuori.
Io non ero umana. Per questo, semplici proiettili non potevano abbattermi, né tantomeno centrarmi. Al massimo potevano farmi soffrire, eppure... non avevo già sofferto abbastanza, io?

[Personaggi: Lucy, Kouta]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sangue sui petali di ciliegio Ero sola davanti a loro, uno squadrone di umani armati e protetti.
Gli elmetti rilucevano della languida luce che il tramonto gettava sulla strada. Le loro armi erano puntate contro di me, tutte quante.
L’aria era carica di sudore, morte e dello sporco odore di polvere da sparo, quella già esplosa invano nei molteplici colpi che mi avevano inevitabilmente mancata.
Potevano essere i migliori tiratori di tutta la città, di tutto il Giappone addirittura, ma solo un'eccellente mira non li avrebbe aiutati a farmi fuori.
Io non ero umana. Per questo, semplici proiettili non potevano abbattermi, né tantomeno centrarmi. Al massimo potevano farmi soffrire, eppure... non avevo già sofferto abbastanza, io?
Tutto quello che di più caro avevo era andato in fumo grazie alla mia parte assassina, all’istinto insito nel mio DNA. Stare vicino a me avrebbe significato morte certa, per questo io ero lì.
Avrei posto fine a tutto.
Li guardai tutti quanti, uno per uno: nessuno di loro sarebbe tornato a casa vivo. Nessuno di loro avrebbe più inseguito Kouta e la sua famiglia, né Nana o le altre.
Nessuno.
Il silenzio che permeava l’aria fu rotto dal flebile rumore delle dita che si posizionano sul grilletto e le armi che vengono spostate per mirare.
Sarebbe finito tutto.
Alzai il viso, fiera, mostrando loro la mia più decisa espressione: avrebbero visto la morte in tutta la sua grandezza e sarebbero morti lentamente, agonizzanti.
Poi, tutto divenne un unico boato assordante, mentre centinaia di armi facevano fuoco. Prontamente, rilasciai i miei vettori.
Li vidi cadere come bambole, uno dopo l’altro, mentre i proiettili venivano deviati e le mie “mani” si serravano attorno ai loro fragili corpi.
Sentivo le loro ossa spezzarsi nella mia presa, la carne lacerarsi al passaggio delle mie “mani”, il rumore di arti che venivano brutalmente strappati. Vedevo il sangue inondare la strada a fiotti, dipingendo macabre trame rosse sul freddo asfalto. In circoli schizzava in aria, a raggiera cadeva al suolo.
L’arte dell’assassino, di cui io ero divenuta pratica con gli anni.
Li stavo uccidendo tutti, cadevano a terra, morti, cerei, coperti del sangue loro e dei loro compagni.
Un proiettile mi colse alla sprovvista, lacerandomi la carne della spalla, strappandomi uno strozzato gemito di dolore.
Carica d’ira, fissai lo sguardo sul pazzo che aveva osato ferirmi: in pochi secondi smembrai il suo corpo e gettai i pezzi assieme agli altri.
Ne rimanevano solo due, gli ultimi sopravvissuti di quel massacro.
Mi accinsi a distruggerli: ormai mancava poco e poi tutto sarebbe valso a mio favore. Avrei ritrovato Kouta e lo avrei protetto.
Quei soldati mi puntarono con decisione le armi contro e fecero fuoco.
Un bang riecheggiò nel silenzio.

- Kouta? -.
Il ragazzo si volse sentendosi richiamare dalla familiare voce di sua cugina, ma rimase in silenzio.
Yuka si inginocchiò vicino a lui.
- Pensi ancora a... lei? - domandò, in tono preoccupato.
Lo sguardo di lui si fece più cupo.
- Non è ancora tornata... - replicò semplicemente, lasciando trasparire da quelle poche parole tutta l’amarezza e lo sconforto che provava.
Yuka gli posò una mano su una spalla: odiava vedere suo cugino così triste.
- Perché non vai a fare un giro? Forse la troverai... nuda e svenuta come quella volta sulla spiaggia... -.
Lui le rivolse un fugace sguardo, prima di alzarsi lentamente.
- Va bene... - esclamò, avviandosi verso la porta.
Yuka rimase ad osservare il suo profilo allontanarsi finché non ebbe svoltato l’angolo del corridoio.
In quei cinque giorni, Kouta era divenuto gradualmente più riservato e triste e la cosa non le piaceva affatto.
Tutto era cominciato dalla sparizione di Nyu e, a quanto sembrava, pareva uno stato d’animo che non era destinato a finire dimenticato in chissà quale angolo remoto della sua coscienza.
Lui teneva a Nyu tanto da iniziare ad auto-distruggersi, per questo lei l’aveva mandato a cercarla.
- Ti prego, trovala... - mormorò, mentre le sue guance venivano rigate di lacrime piene di dolore e compassione.
Kouta passeggiava tristemente attraverso il parco, diretto verso la spiaggia: se la fortuna gli arrideva, o il fato gli era un poco affezionato, forse l’avrebbe trovata davvero là, nuda e spaurita, come la prima volta.
O forse vi avrebbe trovato Lucy, l’altra personalità di Nyu, quella vera, capace di uccidere.
Quella che gli aveva rivolto parole d’addio durante il loro ultimo incontro, un addio che non era intenzionato ad accettare: lui voleva rivederla e voleva tornare a vivere con lei, come se tutto quello che era e che rappresentava non esistesse.
Come se fosse un comune essere umano.
Una folata di vento spazzò il vialetto su cui passeggiava, portandogli addosso i petali dei ciliegi in fiore e il loro profumo.
Si fermò, perplesso: assieme a quell’odore così dolce e meraviglioso ce n’era un altro, meno forte, un afrore che serpeggiava nell’aria e che pareva proprio di... sangue.
Si guardò intorno: i ciliegi erano ovunque, eppure era lì, da qualche parte, la fonte di quell’odore.
Il suo cuore mancò un battito quando la vide: un corpo appoggiato, no, aggrappato al tronco di un grosso ciliegio, i vestiti laceri e schizzati di sangue, gli occhi pieni di dolore e mite gioia.
- L-Lucy...?! - balbettò lui, incapace di credere a ciò che vedeva.
- Kouta... - mormorò lei, distendendo le labbra in un impercettibile sorriso.
Cadde a terra, in ginocchio.
- Lucy!!! - esclamò lui, correndole immediatamente incontro.
- Lucy, cosa è successo?! -.
Per tutta risposta, gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e gli gettò le braccia al collo.
Grazie al cielo, sei vivo... e sei qui!
- Kouta... è finita. È tutto finito. Quegli uomini... non ti inseguiranno più -
- Li hai...? -.
L’ultima parola gli morì in gola: non osava pronuziarla tanto aveva timore della risposta.
- Dovevo - rispose semplicemente Lucy, in tono duro.
Il contatto tra le sue mani e i suoi muscoli stanchi era piacevole, il tepore del suo corpo era la cosa che più aveva agognato in quei giorni di dolore e solitudine.
- Sei ferita - constatò lui, allarmandosi: il vestito era stato lacerato in corrispondenza del fianco, forato e sanguinante, così come la spalla sinistra.
- Non importa... - replicò la Diclonius.
Kouta serrò i pugni, quindi la afferrò e la tirò su, sorreggendola mentre si riavviava sui suoi passi.
- Dove...? - domandò Lucy, perplessa.
- A casa. Starai con noi, e non voglio obiezioni! - esclamò in tono deciso il ragazzo, cogliendola di sorpresa.
Un forte rossore si diffuse sulle sue guance, mentre lei stringeva la presa attorno alle spalle di lui.
Così forte, così fragile, così... umano.
Per questo io lo proteggerò, finché avrò vita e forze.
- Va bene, Kouta... - sussurrò, mentre il vento si alzava, facendo turbinare attorno a loro una moltitudine di scarlatti petali di ciliegio.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Elfen Lied / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Drakon