Mi guardi allibita, dall’altro lato della sala comune.

Mi rivolgi uno sguardo amaro, addolorato; ma ciò che mi fa più male è quel velo di compassione che riesco a scorgere dietro i tuoi occhi.

Compassione perché ho perso te, ciò che di più prezioso avevo al mondo.

Ti ho persa quella notte, lasciandomi sedurre da una banale sgualdrina.

Uno scroscio di emozioni invade il mio animo. Come ho potuto essere così stupido?

Perdonami amore…

Vorrei avere il coraggio di pronunciare queste parole ad alta voce, ma lo sguardo che ancora tieni fisso su me mi inibisce, impedendomi qualsiasi tipo di reazione.

Non hai detto una parola da quando sei entrata, ma dal tuo volto ferito ho capito all’istante che sapevi.

Ti ho tenuto a lungo nascosto  il mio sporco segreto, ma tu, orgoglioso amore mio, l’ hai scoperto.

E so che non perdonerai mai il mio errore di uomo; ormai sono una figura consacrata al tuo disprezzo.

Lascio indugiare il mio sguardo celeste nei tuoi occhi d’ambra, velati da lacrime crude.

Mi avvicino a te, allungando una mano verso quel volto amato. Ma tu arretri. Dove vai amore?

“Hermione…”

“Come hai potuto?”

“I-io… mi dispiace. Non so cosa mi sia preso. Io ti amo!”

Uno schiaffo in pieno viso, accompagnato da un grido carico di rancore.

“Con che coraggio mi dici che mi ami Ronald? Con che coraggio mi guardi ancora negli occhi?”

Fiamme d’oro trasfigurano i tuoi occhi d’angelo.

“Perché non parli, eh?? Hai paura? Sei davvero quel coniglio che hai dimostrato d’essere fino ad ora?”

Occhi celesti fissano la moquette lisa, un piede strofina nervoso il suo gemello.

Singhiozzi di donna inondano la stanza; un pianto disperato accompagna come una cupa ninna nanna i rimorsi nel cuore di un adolescente.

“Che ne sarà di noi, Ronald?”

Odi et amo.

Quare id faciam fortasse requiris.

Nescio, sed fieri sentio,

et excrucior.

Ti odio e ti amo.

Ti chiederai come faccia!

Non so, ma avviene

Ed è la mia tortura.