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Autore: SilviaPeyton    19/06/2010    15 recensioni
Elena rimane a casa da sola per un week-end... e chi dedide di farle compagnia se non Damon che si presenta a casa sua per preparare la cena?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: Attenzione attenzione, fic a capitoli! In realtà sarà breve, ho in programma 3 capitoli. Il rating arancio è più che altro per i capitoli futuri e per le idee che ho. Altre cose? Il POV è praticamente di Elena anche se non parla in prima persona. Anche questa fic è focalizzata su Damon e Elena quindi gli altri personaggi vengono solamente nominati. Volevo ringraziare Ainel, Valentina78, _EpicLove_ e erigre per i commenti alla mia seconda one-shot! Siete tutte gentilissime! Mi fa tanto piacere che vi sia piaciuta anche quella one-shot! E visto che Valentina mi aveva suggerito di fare qualcosa a capitoli ho deciso di farlo :) . Certo è di pochi capitoli, ma al momento tra esami e tutto non ho il tempo di gestire una fanfiction lunga :P .

Attendo vostri commenti! Buona lettura!

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BREATHE ME

 

Lo osservava mentre si dimesticava tra i fornelli nella sua cucina. Era completamente concentrato nel suo lavoro. Mentre mescolava un pentolino aggiungeva qualche spezia in un altro, e infine si spostava per andare a prendere gli ingredienti che gli servivano sapendo perfettamente dove si trovassero. Sembrava uno chef d’alta cucina, gli mancava solamente il cappello.

 

“Non sei obbligato a farlo” disse lei piano.

“Fare cosa?” chiese lui ancora intento a preparare la cena.

“Stare qui, fare da mangiare…”

“Adoro farlo”

“Potrei chiamare…”

Ma lui la interruppe “Oh sì… perché non ti metti anche un cartello con scritto ‘mangiami’? Sai di solito sono proprio gli umani il cibo preferito dei vampiri” Elena alzò gli occhi al cielo mentre Damon continuava con la sua ironia “E chiunque tu voglia chiamare diventerebbe un bocconcino prelibato per gli scagnozzi di Katherine” disse toccandole lievemente il collo con lei dita e poi tornò ai fornelli “Sono un ottimo cuoco, non hai nulla di cui preoccuparti”

 

Jenna era andata a fare un week-end romantico con Alaric e per qualche oscura ragione Jeremy era andato in campeggio con Tyler e Matt. Pensava finalmente di avere un po’ di tempo per sé, ma si sbagliava. Damon sembrava la sua ombra. Si era presentato a casa sua con tutti gli ingredienti per quella che lui aveva definito una “cenetta coi fiocchi”.

 

In realtà gli era riconoscente perché da quando lei e Stefan si erano lasciati lui aveva continuamente tentato di distrarla ronzandole attorno. Molte volte l’aveva considerato irritante, ma più passava il tempo più le faceva piacere stare in sua compagnia.

 

“Non mi hai ancora detto cosa stai cucinando” costatò lei mentre lo vedeva spremere mezzo limone nella padella con una noce di butto.

 

Lui si girò sorridendole furbescamente. E in quel momento fece comparire l’ingrediente principale come se l’avesse tirato fuori da un cilindro: gamberi.

 

“Gamberi flambè, cherie” rispose fingendo un accento francese che poteva essere scambiato tranquillamente per un accento reale.

 

“Stai cucinando gamberi?”

“Pensavo di aver accennato di essere un ottimo cuoco” rispose Damon sorridendole.

 

Se ne era vantato per almeno una buona mezzora.

 

In quel momento sentì il forno a microonde suonare.

 

“Puoi pensarci tu?” chiese Damon mentre era impegnato a sgusciare i gamberi.

 

Elena annuì e aprì lo sportello del microonde pronta a togliere la ciotola che c’era dentro. D’improvviso sentì una presenza dietro di lei e vide due enormi braccia avvolgerla e metterle i guantoni da cucina alle mani.

 

“Scottarsi non è una bella sensazione” disse lui facendo spallucce e tornando ai gamberi.

 

Elena tirò fuori la ciotola e un buonissimo profumo di cioccolato la invase. Damon osservò con piacere il sorriso che le si era dipinto sul volto mentre annusava la ciotola ad occhi chiusi.

 

“Cioccolato al peperoncino… è per le fragole birbanti” disse lui.

“Il nome ha un non so che di Damon”

Il vampiro rise un poco “Chissà magari si sono ispirati a me” e le fece un altro sorrisino mentre le scuoteva leggermente la testa.

“Puoi mescolare quella noce di burro laggiù con il cioccolato?” chiese lui che invece stava aggiungendo i gamberi sbucciati nella padella.

 

La brunetta prese il mestolo e iniziò a mescolare energicamente mentre la sua mente iniziava a vagare. Stefan l’aveva lasciata perché la loro relazione la metteva in pericolo, specialmente ora che Katherine era tornata. Aveva detto di amarla e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla anche a costo di allontanarla da sé perché Katherine avrebbe potuto ucciderla. Lei aveva tentato in ogni modo di fargli cambiare idea, non poteva accettare di non stare con lui perché la sua vita era in pericolo. Ma quando lui le aveva detto che c’era dell’altro le si era spezzato il cuore. In quel preciso istante sentire quelle parole le avevano mandato il cuore in frantumi. Perché lo sospettava da tempo. Perché dicendo quelle parole aveva reso i suoi dubbi reali.

 

“Elena, io… non ho dimenticato Katherine.”

 

E si era paralizzata. Non aveva fatto più nulla. Non aveva tentato di fargli cambiare idea. Lui non aveva superato quello che provava per Katherine nonostante amasse anche lei. Era seguito tutto un discorso su quanto fosse ingiusto da parte di lui stare con lei pur sapendo di amare contemporaneamente un’altra ma non aveva ascoltato. Tutti i suoi attorno a lei era ovattati.

 

Una mano le strinse la sua e tornò alla realtà sentendo nuovamente Damon dietro di lei. Era ancora più vicino della volta precedente. Sentiva il suo respiro vicino all’orecchio.

 

“Dovresti mescolare così…”

 

E si lasciò guidare dalla mano di lui che le insegnava come mescolare gli ingredienti in modo corretto.

 

Con il tempo si era abituata alla presenza di Damon. Stava diventando una costante nella sua vita. Le cose con Stefan andavano male da tempo e da quando si erano lasciati, sebbene Stefan tenesse sempre alla sua incolumità, era Damon che aveva iniziato a prendersi cura di lei. A starle accanto in ogni momento. E più si avvicinava a lui più sentiva qualcosa di magnetico spingerla verso di lui. Non aveva mai saputo ben definire quel “qualcosa” tra di loro. Se prima lo aveva chiamato “comprensione” ora c’era dell’altro. Sì, perché ogni volta che Damon la toccava era come se sentisse una scossa, una scarica elettrica percorrerle tutta la spina dorsale.

 

Quando lo sentì allontanarsi e tornare ai gamberi continuò a mescolare al ritmo che le aveva lasciato lui. Le piaceva che la coinvolgesse in quello che faceva. Alzò lo sguardo verso di lui e lo vide aggiungere lo “Spiz” ai gamberi. Osservò i movimenti fluidi delle braccia, delle gambe e del bacino mentre muoveva la padella. Vederlo cucinare le trasmetteva un non so che di sexy… scosse la testa. Ma cosa aveva in mente?

 

In quel momento lo vide tornare verso di lei con delle fragole infilzate negli spiedini e controllare l’impasto.

 

“Ora le immergi nel cioccolato e poi le lasci asciugare finché il cioccolato non si solidifica e dopo le mettiamo in frigorifero… ma prima…” le prese il polso e le percorse con l’indice la vena in rilievo per poi sfilarle un elastico per i capelli “E’ meglio se leghiamo questi bei capelli, non vogliamo che si sporchino” e le fece l’occhiolino.

 

Le tirò su i lunghi capelli setosi per farle la coda mentre li percorreva delicatamente con le dita. Le piaceva il suo tocco, le creava una piacevole sensazione tanto che chiuse gli occhi mentre lui le pettinava i capelli con le dita.

 

Quando ebbe fatto le bisbigliò in un orecchio “E’ meglio che vada a controllare i gamberi prima che brucino”.

 

In quel periodo così difficile e doloroso per lei non si ricordava un solo momento in cui Damon non ci fosse stato. Era abituata ad affrontare le cose da sola. Ad andare avanti a testa alta. A non arrendersi. Era forte, era una che combatteva sempre. Ma era bello sapere di avere qualcuno accanto che non ti avrebbe abbandonata.

 

L’aveva visto cambiare. Aveva visto quel lato umano che lei aveva sempre sentito ancora dentro di lui. E per l’ennesima volta lui era lì pronto a prendersi cura di lei.

 

“Sono quasi pronti, direi che è meglio mettersi a tavola” disse Damon tirando indietro la sedia per lei e facendola accomodare mentre lei gli sorrideva.

 

Aveva apparecchiato lui e non era difficile immaginare che sapesse come addobbare una tavola. La tovaglia era bianca e ricamata, le posate d’argento lucido brillavano, c’erano due calici, uno per il vino e uno per l’acqua, i piatti avevano delle deliziose decorazioni sui bordi e c’era pure un piccolo vaso con dentro un’unica rosa rossa.

 

In quel momento Damon diede fuoco al liquore e portò a tavola i gamberi mentre ancora flambeggiavano. Posati quelli prese una bottiglia di vino bianco e la stappò per poi versare il contenuto in due bicchieri.

 

La fiamma si era spenta e servì i gamberi ad Elena e poi li mise anche nel suo piatto. Quando finalmente anche lui era seduto al tavolo alzò uno dei calici e Elena fece altrettanto guardandolo curiosa. A cosa voleva brindare?

 

“Direi che possiamo brindare ad questa cenetta romantica” disse lui mettendo in mostra un ampio sorriso furbesco.

 

Elena gli lanciò un’occhiata che lo fece ridere. Era divertente prenderla un po’ in giro. Era sempre pronta a ribattere a tutto quello che diceva o a guardarlo male.

 

“D’accordo, d’accordo… allora facciamo un più generico… a questa serata?” propose lui.

Si immerse in quei grandi occhi azzurri così magnetici e in quel momento speranzosi di ricevere un sì da parte di lei.

“A questa serata” acconsentì lei con un piccolo sorriso.

“Allora buon appetito!” esclamò lui strofinandosi le mani per poi dare tutta la sua attenzione al gambero nel piatto.

 

Quando Elena provò il gambero rimase sorpresa. Non era buono, era squisito. Era davvero una delle cose migliori che avesse provato in vita sua. Guardò automaticamente Damon che sorrideva compiaciuto. Le posate erano ancora in tavola e il gambero era intatto. Aveva aspettato di vedere la reazione di lei.

 

“Credo che sia una delle cose più buone che io abbia mai assaggiato”

“Oh sì… penso che ci sia una sola cosa al mondo che possa battere i miei gamberi flambè” Elena lo guardò curiosa “Tu” rispose semplicemente lui.

 

L’aveva presa in contropiede. Non si era aspettata una risposta del genere. E non si aspettava quello sguardo mentre diceva “tu” e la guardava come se fosse la cosa che più volesse al mondo ma che non potesse avere. Deglutì a fatica e spostò gli occhi non riuscendo più a reggere il suo sguardo.

 

“Allora riesco a renderti nervosa…” la stuzzicò lui.

“Non penso proprio. E’ che tu hai quel modo di…”

“Sì?”

“Essere sempre inappropriato” concluse lei.

“Cosa che ti rende nervosa”

“Cosa che ti rende insopportabile”

Damon rise “D’accordo, d’accordo, ora mangia prima che si raffreddi”

 

La cena procedette davvero bene. Elena scoprì che era piacevole parlare con Damon. Aveva ascoltato con interesse tutto ciò che lei gli aveva detto. Era stato attento a non nominare Stefan a meno che non fosse lei a farlo. E più mangiavano e bevevano bicchieri di vino più le chiacchiere aumentavano al punto che lei si ritrovò ad aprirsi riguardo i suoi genitori. Non era mai un argomento che tirava fuori. La loro morte l’aveva profondamente segnata.

 

“Quand’ero bambina odiavo il pesce, i miei genitori dovettero obbligarmi a forza a mangiarlo. Ero rimasta inorridita quando li avevo visti al mercato del pesce con quegli occhi spalancati”

 

Damon si mise a ridere di gusto ad immaginarsi una piccola Elena con gli occhioni nocciola sgranati e inorriditi da quelle creature chiamate pesci.

 

“Deduco che non hai mai avuto un pesce rosso”

“Solo uno… Goldie… quando è morto non ne ho voluto nessun altro”

“Avevi un pesce rosso di nome Goldie?” (pesce rosso in inglese si dice “gold fish” –ndr)

 

E il vampiro scoppiò a ridere di gusto mentre lei diventava rossa e cercava di spiegargli.

 

“Avevi una fervida immaginazione”

“Oh immagino che Mr Fantasia avrebbe trovato un nome più appropriato da dare ad un pesce rosso a cinque anni”

 

Ma lui continuava a ridere. In quel momento le venne in mente che quando era nato lui i bambini non avevano sicuramente dei pesci rossi in una boccia di vetro. Era diventato nostalgica dei suoi genitori, ma anche lui non li aveva da molto tempo. In realtà tutto ciò che aveva era Stefan e avevano un rapporto complicato. Non aveva una vera famiglia, era rimasto solo per molto tempo della sua vita. Se una volta si era sentita vicino a Stefan per questo, ora era come rendersi conto che probabilmente Damon sentiva lo stesso vuoto.

 

Quando Damon smise di ridere notò lo sguardo triste che lei gli stava rivolgendo. Non sapendo se aveva esagerato o se stava ripensando a Stefan o altro la fece alzare e la trascinò con sé a vedere se il cioccolato si era solidificato per bene sulle fragole. Come immaginava era ben compatto e ora poteva metterle in frigorifero.

 

“Chi ti ha insegnato a cucinare?” chiese improvvisamente lei.

“Beh… mentre tu da bambina avevi una passione per i pesci” iniziò lui sorridendole mentre lei lo guardava male “a me piaceva guardare mia madre in cucina”.

 

Elena rimase colpita. Non aveva mai sentito alcun accenno della signora Salvatore. Aveva sempre sentito solamente parlare del padre.

 

“Dev’essere stata bellissima…” disse piano Elena.

Damon sorrise “Lo era. Bella e buona…”

“Hai preso qualcosa da lei? I capelli? Le mani?” era curiosa di sapere di più sulla sua vita passata e sulla sua famiglia. Era sempre così cupo e misterioso riguardo l’argomento.

“Gli occhi”

 

E lo guardò. Ogni volta che si specchiava vedeva gli occhi della madre. Quei bellissimi occhi azzurri in cui potevi tranquillamente perderti dentro.

 

“Infatti mi diceva sempre che i nostri occhi erano un vantaggio e una dannazione allo stesso tempo. E che avrei fatto stragi di cuore”

 

Elena rise immaginando la donna dire ad un Damon in miniatura che da grande avrebbe avuto qualunque ragazza ai suoi piedi. Era una donna sicuramente molto sveglia.

 

“Hai una risata simile alla sua” si lasciò sfuggire Damon “Anche lei rideva apertamente”

 

Si guardarono per un lungo istante. Quegli occhi così tristi la spezzavano. Poche volte aveva visto Damon vulnerabile e ogni volta le veniva naturale abbracciarlo come quella volta quando aveva scoperto che Katherine non era nella tomba.

 

I suoi piedi si mossero da soli e le sua braccia gli circondarono il collo mentre affondava la testa nella sua spalla e cercava di trasmettergli il maggior conforto possibile. Delicatamente sentì le mani di Damon sulla schiena e a mano a mano lo sentiva lasciarsi andare mentre nascondeva il viso tra i suoi capelli e le braccia di lui la avvinghiavano a sé stringendola sempre più forte.

 

Quando allentò la presa tenne ancora le mani sulle braccia di lui come se dovesse staccarsi a piccoli passi perché di botto sarebbe stato… doloroso.

 

“Io invece non ho preso niente dai miei genitori adottivi” disse Elena con una piccola risata cercando in qualche modo di cambiare argomento.

“Non penso”

 

Lei lo guardò stupita mentre lui continuava a fissarla.

 

“Magari non avrai somiglianze estetiche… ma ciò che sei, la tua anima, la tua gentilezza… è merito loro e di quello che ti hanno dato”

 

Erano le parole più belle che le avessero mai detto e sentirle da Damon avevano una bellezza tutta loro. Era abituata al Damon ironico, a quello che non aveva una parola buona per nessuno, ma per lei sì. E le aveva detto la cosa che più al mondo le aveva toccato il cuore. Più di un “ti amo”.

 

Lo vide tirare fuori le fragole dal frigo e sorridere.

 

“Direi che è ora di mangiarle” disse lui e si avvicinò al tavolo a prendere il vino e i loro due calici per poi tornare verso di lei “Sul divano saremo più comodi”

 

Elena annuì e lo seguì verso il divano. Damon riempì nuovamente i calici e bevvero un lungo sorso mentre lui le raccontava di un suo incidente con il vino in Europa ad inizio 1900. La ragazza scoppiò a ridere non riuscendo a trattenersi.

 

Era in grado di farle dimenticare qualsiasi cosa. Qualsiasi sofferenza, agonia, lui era capace di farla sparire con la sua presenza. Era in grado di assorbirla e catturarla. E ancora una volta si ritrovò a ridere e a divertirsi insieme a lui come era successo ad Atlanta.

 

“Ok!” esclamò lui battendo le mani “E’ arrivata l’ora delle fragole birbanti”

“Sembrano invitanti…”

“Oh sì… lo sono” rispose lui facendo un sorrisino e porgendole un bastoncino.

 

Elena tentò di sfilare con i denti una fragola ma non le riuscì molto bene. Damon si mise a ridere e gli diede uno schiaffo sulla spalla.

 

“Provaci tu Mr-Io-So-Fare-Tutto”

“Con vero piacere”

 

E addentò una fragola birbante con estrema naturalezza e sensualità allo stesso tempo. Lei lo osservò rapita. Si sentì avvampare e non era del tutto lucida. L’effetto del vino iniziava a farsi sentire per bene. Quanti bicchieri avevano bevuto? Aveva perso il conto.

 

Lui tolse una fragola dallo spiedino e si avvicinò maggiormente a lei con fare sensuale. Lei rise un poco anche con gli occhi. Le mise la fragola ricolma di cioccolato appena sulle labbra e lei le dischiuse mordendo la fragola con gusto mentre lui osservava decisamente compiaciuto.

 

Infine quando la mangiò tutta, non gli permise di allontanare la mano perché la prese tra le sue. Sentiva che qualsiasi inibizione non c’era affatto. Quando lo guardò vide come la fissava e la tensione da sempre esistente tra di loro era sempre più alta. La percepiva, la avvolgeva.

 

Notò le sue dita sporche di cioccolato e non riuscì a resistere. Non riuscì a frenare l’impulso e leccò l’indice di lui togliendo lo strato di cioccolato. Sentì Damon sempre più vicino. E quella vicinanza era una tortura. Voleva accorciare le distanze.

 

Alzò il volto per guardarlo. Per guardare quelle labbra che ogni volta era tentata di baciare. Lo vide avvicinarsi ancora di più e sentì le sue labbra e poi la sua lingua all’estremità delle sue. Le aveva tolto un po’ di cioccolato che le era rimasta.

 

I loro visi erano ancora vicini mentre lui si tirava un po’ indietro. I loro nasi si toccavano, sentivano l’uno il respiro dell’altra. Le bocche così vicine. Mancava così poco.

 

Ma furono risvegliati da qualcosa che si frantumava sul pavimento. Avvicinandosi avevano urtato il tavolino e uno dei bicchieri era caduto a terra. Elena fece per alzarsi, ma Damon la precedette.

 

“Lascia, faccio io, rischi di tagliarti” disse lui mentre apriva lo sgabuzzino per prendere scopa e paletta e raccogliere tutti i vetri.

 

Si erano quasi baciati. E lei lo voleva. Eccome se lo voleva. Ma… era confusa… era in preda ad una confusione totale nella sua testa. Cosa provava per Damon? Perché voleva baciarlo? Perché stava così bene accanto a lui? Come poteva avere dei sentimenti per lui se ancora soffriva per Stefan?

 

Lo guardò sedersi sul divano e accendere la tele e passarle il telecomando.

 

“Scegli tu… sono bravo a sopportare i film romantici”

 

Elena gli lanciò un’occhiata mentre lui le sorrideva. E ancora una volta riusciva a rimetterla a proprio agio e a non costringerla a fare nulla che non volesse.

 

“Se vuoi puoi appoggiare la testa alla mia spalla” la ragazza si voltò verso di lui “Prometto di non morderti” disse sorridendo.

 

La brunetta alzò gli occhi al cielo ma poi si distese lungo il divano e appoggiò la testa alla spalla di Damon mentre lui la avvolgeva con un braccio e le posava la mano su un fianco.

 

Rimasero lì a guardare la tele senza parlare. Solo con il tepore dei loro corpi a farli stare bene. Ancora una volta essere a contatto con lui le provocava una bella sensazione. Riusciva a rilassarsi… e a poco a poco chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal calore del corpo di Damon.

 

Quando il vampiro la vide allungare un braccio lungo il suo addome la guardò e la vide addormentata. Fece un piccolo sorriso e appoggiò la testa su quella di lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.

  
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