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Autore: Lady Numb    09/09/2005    6 recensioni
One shot sui Green Day...scrivendo alcune parti di “Revenge” (NDA,non è necessario averla letta per capire!) ho riflettuto sui sentimenti che un genitore può provare sapendo il proprio figlio in pericolo e non potendo fare nulla per cambiare la situazione e ho preso in prestito i Green Day per esplicitare queste sensazioni... DEDICATA A MEGGIE PER I SUOI 18 ANNI!!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NDA:

Prima di tutto,un saluto a coloro che decideranno di leggere questa mia fic!

Se avete letto la mia fic,sempre sui Green Day, “Revenge”,forse troverete delle somiglianze nell’argomento,ma il perché c’è e ve lo spiego subito.

Mentre scrivevo la parte in cui il cattivo della situazione minaccia di fare del male ai figli di Billie Joe, mi sono soffermata a pensare a quali terribili sensazioni deve provare un genitore in una circostanza del genere,ossia sapendo che i propri figli rischiano la vita,ma avendo la consapevolezza di essere assolutamente impotente,di non poter fare nulla per evitarlo e ho deciso di approfondire la questione con questa storia.

L’avvenimento l’ho tratto da una delle puntate di “Sei forte maestro”...non so se lo avete mai visto,ma la puntata a cui mi riferisco è quella in cui un uomo sequestra una classe.

Vorrei inoltre ricordarvi che tutto quello che state per leggere è assolutamente INVENTATO,non c’è una briciola di verità,è tutto un prodotto della mia immaginazione,per quel che mi è concesso di sapere i Green Day,le loro mogli/fidanzate/ex mogli e i loro figli/e vivono tranquillamente e felicemente in California e,soprattutto,tutti appartengono a loro stessi.

Detto tutto quello che c’era da dire,vi auguro una buona lettura e vi invito,una volta alla fine,a lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate!

Lady Numb

 

Children

 

 

Dedicata a Meggie per i suoi 18 anni

AUGURISSIMI CARISSIMA!

 

I Green Day si trovavano nel loro studio a Berkeley e stavano provando le canzoni del loro nuovo album, “American Idiot”,in vista del tour che sarebbe iniziato di lì a pochi giorni e che li avrebbe portati in giro per il mondo.

Stavano suonando “Jesus of Suburbia” e avevano deciso che quella sarebbe stata l’ultima canzone della giornata,infatti quel pomeriggio tutti e tre dovevano recarsi a scuola per la recita in cui erano coinvolte le classi di Joey,il figlio di dieci anni di Billie,Ramona,coetanea di Joey,figlia di Tré,e di Estelle,la figlia di Mike,otto anni.

Tutti e tre sapevano quanto i bambini ci tenessero,tutti e tre sapevano che le madri delle creature li avrebbero uccisi se avessero deluso i bambini e nessuno dei tre d’altronde sarebbe mancato a quell’appuntamento,per nulla al mondo.

Erano quasi alla fine,a “Tales from another broken home”,quando videro Adrienne correre nello studio,stravolta,in lacrime.

Billie lasciò immediatamente cadere a terra la chitarra e corse verso di lei e contemporaneamente i cellulari di Mike e Tré iniziarono a squillare.

Il cantante riuscì finalmente a calmare la moglie e non appena la ragazza riuscì a parlare,capì perché i suoi due amici avevano due espressioni atterrite.

Adrienne ‘c’è...un pazzo...ha preso in ostaggio i bambini...nel teatro...’.

I tre ragazzi non ebbero bisogno di pensarci:Trè lanciò bacchette e sgabello,Mike lasciò,o meglio,lanciò,il basso nel primo posto che trovò,Billie prese per mano Adrienne e tutti e tre si diressero fuori dallo studio,verso le rispettive automobili.

Dopo neanche dieci minuti si trovavano davanti al cortile del teatro della scuola elementare insieme ai genitori degli altri bambini che erano chiusi nell’edificio nelle mani del sequestratore.

Immediatamente Billie si rivolse ad un agente per chiedere se ci fosse qualche novità e con lui Mike e Tré e l’uomo disse loro che il sequestratore si era barricato nell’edificio insieme ai bambini,che dovevano essere circa quaranta,e a quattro delle sette maestre e che per il momento aveva rifiutato qualsiasi contatto con la polizia.

I tre si diressero verso il settore del cortile dove si erano radunati tutti i genitori.

Mike vide subito la sua ex moglie,Anastasia,e andò da lei e lo stesso fece Tré non appena vide Lisea,mentre Billie andò a sedersi su un muretto accanto ad Adrienne.

Il cantante fissava la moglie piuttosto preoccupato,perché da quando erano usciti dallo studio non aveva ancora detto una parola,si era chiusa in un ostinato mutismo e si era accorto che evitava accuratamente di incrociare lo sguardo di chiunque.

Le mise un braccio sulle spalle e si accorse che stava tremando,allora l’abbracciò e finalmente la ragazza scoppiò in lacrime.

Adrienne ‘se gli dovesse succedere qualcosa...io non posso...non voglio nemmeno immaginarlo...’.

Il ragazzo la strinse più forte,accarezzandole delicatamente le spalle e ricacciando indietro le lacrime che stavano per uscire anche dai suoi occhi.

Billie ‘andrà tutto bene,vedrai...tutto bene...Jakob dov’è?’

Adrienne ‘tua madre...è venuta...a prenderlo prima...’.

In quel momento un gelido silenzio calò in tutto il cortile.

Nel teatro qualcuno aveva sparato.

In quel preciso istante sui volti e negli occhi di tutte le persone radunate in quel cortile si potevano leggere le stesse emozioni,la stessa paura,lo stesso terrore,a stessa angoscia e la stessa domanda,tutti si stavano chiedendo se alla fine di quella giornata avrebbero di nuovo riabbracciato i loro bambini,perché fino a pochi secondi prima tutti potevano ancora sperare che chiunque stesse tenendo in ostaggio i loro figli non avesse cattive intenzioni,ma ora,dopo quello sparo,tutti si rendevano conto che non era così e temevano che qualcuno fosse stato vittima di quel colpo che aveva gelato il sangue nelle vene a tutti,nessuno escluso.

Nel silenzio si sentì l’urlo terrorizzato dei bambini e una nuova speranza si poté leggere sul volto di ogni singolo genitore radunato in quel posto,una speranza che,tutti se ne rendevano conto,era quanto di più crudele ed egoista potesse esistere,ma al tempo stesso nessuno poteva fare a meno di confidare in essa: fai che sia il figlio di qualcun’altro.

Ci volle qualche istante prima che qualcuno si muovesse,ma finalmente alcuni genitori si mossero,molte madri iniziarono a singhiozzare ancora più forte di quanto non facessero poco prima e altri ancora si radunarono in piccoli gruppi.

Quest’ultimo caso fu quello dei Green Day,i quali si ritrovarono tutti seduti sullo stesso muretto,incapaci di fissarsi in faccia per qualche minuto,così come tutti i genitori erano incapaci di guardare gli altri,perché tutti si sentivano colpevoli per aver sperato che fosse stato il figlio di qualcun’altro a morire e il senso di colpevolezza era acuizzato dal fatto che in quel frangente,con l’angoscia e la paura che attanagliavano i loro cuori,non riuscivano a pentirsene.

Quando uno dei poliziotti comunicò che si era trattato solo di un colpo di avvertimento sparato in aria,tutti poterono tirare un sospiro di sollievo,liberati dal senso di colpa e da parte dell’angoscia che li stava consumando e poterono finalmente ricominciare a guardarsi in faccia l’un l’altro.

Billie osservò i suoi due amici,Mike era seduto di fianco ad Anastasia e tentava di tranquillizzarla e lo stesso faceva Tré con Lisea e il cantante si ritrovò a pensare a quanto potere tenessero dei semplici bambini nelle loro mani,da soli erano capaci di far andare d’accordo adulti che sembravano non poter condividere più nulla se non un rapporto di amicizia a distanza di sicurezza fino al minuto prima.

A dire la verità,quello non era l’unico pensiero che stava passando per la sua mente in quel momento,in realtà nemmeno lui avrebbe saputo dire con esattezza quante cose stesse pensando,in testa aveva solo una gran confusione,un groviglio di paura,angoscia,preoccupazione e rabbia:esatto,proprio rabbia,un astio profondo verso quella persona,chiunque essa fosse,che stava tenendo suo figlio e tutti gli altri bambini prigionieri là dentro,un perfetto sconosciuto che nel giro di pochi minuti era riuscito ad esercitare su tutti loro un controllo assoluto,a diventare il padrone delle loro vittime,il loro burattinaio,poteva fargli fare tutto quello che voleva,poteva chiedere qualunque cosa con la certezza di ottenerla,perché aveva nelle sue mani i bambini,le cose più belle ed importanti di tutte le persone radunate in quel cortile.

Odiava quella sensazione,sentirsi completamente impotente,sapeva quello che stava succedendo e si rendeva conto di quanto quella situazione fosse pericolosa,ma non poteva fare nulla per porvi fine:là dentro c’era suo figlio,la sua ragione di vita,la cosa più bella che la vita gli avesse dato,l’unica persona in grado di legarlo a sé in modo tanto profondo e lui avrebbe dovuto proteggerlo da tutta quell’assurda situazione,avrebbe dovuto stringerlo e tranquillizzarlo,dirgli che andava tutto bene,ma non poteva farlo, avrebbe dovuto impedire a quel sequestratore di terrorizzarlo,minacciarlo,anche solo di stare nella stessa stanza con lui e invece tutto quello che poteva fare era guardare,osservare,pregare e sperare che tutto andasse bene,che alla fine di quell’incubo avrebbe rivisto il suo bambino correre fuori da quel maledetto teatro.

Un pensiero che apparentemente non c’entrava nulla con quelli precedenti gli balenò improvvisamente in testa:Joey aveva il terrore delle armi da fuoco.

Era strano per un bambino di dieci anni,i suoi coetanei passavano la metà del loro tempo a giocare a guardie e ladri,oppure passavano ore a fissare pistole giocattolo nei negozi o ancora si divertivano un mondo guardando film polizieschi,ma Joey non era così,per qualche strano motivo aveva il terrore delle pistole,forse perché si rendeva effettivamente conto di quanto fossero pericolose,fatto sta che quando Jakob,che al contrario del fratello non aveva alcun problema con quel tipo di giochi, stava usando la sua pistola giocattolo,Joey correva da lui o da Adrienne e restava con loro finchè Jakob non decideva di dedicarsi a qualcosa di più tranquillo.

Billie si ricordava perfettamente di una sera in cui si era addormentato davanti alla televisione insieme al bambino,stavano guardando un cartone animato,ma quando Joey si era svegliato il cartone era finito ed era iniziato un western.

Billie aveva avvertito la presa del bambino su di lui farsi più stretta,si era svegliato del tutto e aveva immediatamente spento la televisione,ma nonostante questo ci era voluto un po’ di tempo per tranquillizzare Joey.

Pensare a tutto questo in quel momento non era certo di grande aiuto,sicuramente il bambino era già abbastanza terrorizzato dalla situazione in sé,ma se ci si aggiungeva anche quest’altro fattore per Billie Joe diventava davvero difficile mantenere il controllo ed impedire a se stesso di entrare nel teatro e fare seriamente male a quel pazzo,pensiero che lo aveva già sfiorato più volte e da cui era stato dissuaso solo grazie ad Adrienne,che,se ne rendeva conto,aveva un disperato bisogno di lui in quel momento,perché mai aveva visto sua moglie a pezzi come la stava vedendo ora.

Perso fra questi pensieri non si era nemmeno accorto che il pomeriggio era lentamente scivolato nella sera,quando finalmente Billie Joe tornò alla realtà erano quasi le nove e ancora non c’era nessuna novità,nessun passo avanti era stato fatto,il sequestratore teneva ancora nelle sue mani la vita dei bambini e rifiutava qualsiasi dialogo con l’esterno,per cui nessuno aveva la più pallida idea di quali fossero le sue intenzioni.

La polizia stava invitando tutti a lasciare libero il cortile,ma nessuno sembrava dar retta agli agenti,anzi,i pochi genitori che ancora erano in piedi si sedettero e tutti si rifiutavano di muoversi,perché nessuno poteva pensare di andare a casa mentre il proprio figlio o la propria figlia stava rischiando la vita,era assolutamente inconcepibile,nessuno di loro lo avrebbe mai fatto e dopo mezz’ora probabilmente lo capirono anche i poliziotti,perché desistettero e permisero a tutti di restare.

Billie si voltò verso Adrienne e vide che la ragazza si era un po’ calmata.

Billie ‘come va?’

Adrienne ‘meglio...tu stai bene?’

Billie ‘sì,più o meno...’.

Il ragazzo fece scorrere lo sguardo intorno a lui e vide Mike seduto a terra,stravolto quanto lui e Tré seduto poco distante da lui che parlava al telefono e aveva tutta l’aria di essere nel pieno di un’accesa discussione con il suo interlocutore.

Quando riattaccò lo vide prendersi la testa fra le manie scuoterla ripetutamente:non era rabbia quella che aveva sfogato con lo sfortunato che lo aveva chiamato, era semplicemente nervosismo,angoscia,preoccupazione.

Quante volte in quelle ore aveva ritrovato nei suoi pensieri quelle parole?

Angoscia,preoccupazione:una costante per tutti per tutto il tempo.

Billie ‘tutto ok,Tré?’.

Il ragazzo si voltò con uno scatto verso l’amico,come se fosse stato improvvisamente richiamato da un mondo completamente estraneo,poi gli sorrise,un sorriso che poteva sembrare quasi ironico,ma Billie pensò che la definizione più appropriata fosse amaro.

Un sorriso amaro.

Tré ‘sì...tutto ok...voi?’.

Billie vide dipingersi sul volto di Mike un’espressione simile a quella che aveva visto poco prima sul viso di Tré  che,ne era sicuro,si poteva leggere in faccia a lui stesso.

Mike ‘andrebbe meglio se Estelle fosse a casa con me,ma va’

Billie ‘già...’.

Ed ecco che come sempre Mike metteva le carte in tavola.

Sarebbero inevitabilmente finiti a parlarne se qualcosa non li avesse distratti.

Un urlo.

Uno sparo.

Di nuovo fu il gelo.

Quasi inconsciamente i tre scattarono in piedi,ma nessuno si mosse,sebbene volessero sapere cosa fosse successo erano come incollati a quel metro quadrato di cortile in cui si trovavano.

Di nuovo le speranze più egoiste e crudeli si impadronirono di ogni singolo individuo presente,di nuovo preghiere e speranze raggiunsero il cielo,di nuovo si poté leggere la disperazione e il terrore negli occhi di tutti.

Immobili,i presenti seguivano con gli occhi i movimenti della polizia,che stava cercando di capire cosa stesse accadendo all’interno dell’edificio e tutti,nessuno escluso,tremarono quando videro il commissario dirigersi verso di loro,perché ciascuno temeva che di lì a poco avrebbe detto il nome del loro figlio o della loro figlia.

Il commissario li fissò uno per uno e sentì una morsa al cuore,perché anche lui aveva una figlia e non poteva nemmeno immaginare cosa avrebbe sentito se anche lei fosse stata là dentro,nelle mani di quel pazzo.

Cercando di usare il tono più rassicurante possibile comunicò ai genitori cos’era accaduto.

‘Ha sparato ad un’insegnante,l’ha solo ferita,i bambini stanno tutti bene’.

Sebbene tutti fossero sollevati nel sapere che i bambini stavano bene,una nuova,acuta inquietudine cominciò a farsi largo nei loro animi:aveva sparato.

Non uno sparo intimidatorio,non un errore,non un gioco pericoloso.

Stavolta voleva fare del male e lo aveva fatto,stavolta era toccato ad una maestra,la volta dopo a chi sarebbe toccato?

Billie Joe aveva l’impressione di trovarsi nel bel mezzo di una grande partita alla roulette russa e la sensazione non gli piaceva,per niente.

La folla tornò a sedersi,ormai si erano formati dei gruppetti più o meno distinti,sembrava una grande seduta in cui tutti si consolavano a vicenda.

Billie si sedette di nuovo vicino ad Adrienne,a poca distanza da Mike e Tré,e la ragazza si avvicinò a lui,incapace di dire una parola,appoggiò semplicemente la testa sulle sue spalle e gli prese la mano,stringendola come se fosse la sua sola ancora di salvezza.

Il cantante ricambiò la stretta e le circondò la vita con il braccio libero,mentre la sua mente si perdeva di nuovo in altri pensieri.

Improvvisamente si era reso conto di quanto fosse alta la probabilità che là dentro succedesse qualcosa di davvero terribile:non che prima non lo sapesse,ma in fondo, come tutti,sperava che si trattasse solo di un pazzo innocuo,ma ora sapevano che non avrebbe esitato a usare quella maledetta pistola sulle persone,sui bambini,sul suo bambino.

Come avrebbe reagito se fosse successo qualcosa a suo figlio?

Non riusciva nemmeno ad immaginarlo,non voleva nemmeno pensarci,perché il solo pensiero sarebbe stato in grado di ucciderlo.

Si ritrovò a pensare al tre luglio di undici anni prima,quando Adrienne gli aveva detto di aspettare un bambino,il loro primo bambino:in quel momento Billie aveva sperimentato personalmente che era possibile toccare il cielo con un dito,aveva sperimentato che nella vita tutto può esserti andato male,puoi aver perso un padre che amavi quando avevi dieci anni,puoi aver avuto un’adolescenza difficile,puoi essere uno scriteriato,ma nonostante questo puoi davvero essere felice,anche solo per un istante,ma lo puoi essere.

I suoi ricordi si spostarono al marzo dell’anno successivo,quando il piccolo Joseph Marciano aveva visto per la prima volta la luce:anche in quel momento,Billie si era sentito così infinitamente felice da non poterlo descrivere,era una sensazione,quella gioia,che non poteva essere capita se non da chi l’aveva già provata almeno una volta,perché nient’altro al mondo poteva essere equiparato a quella piccola vita,a quella minuscola creatura che ti guarda con i suoi grandi occhi e che dipende da te,in tutto e per tutto e che,lo sai,si fida ciecamente di te.

La prima volta che lo aveva preso in braccio,Billie aveva quasi avuto paura,era così piccolo,fragile,improvvisamente aveva sentito tutto il peso di quella responsabilità sulle sue spalle:non era un gioco,ora aveva una vita,quella di suo figlio,che dipendeva dalle sue scelte e dalle sue azioni e si rese conto che sarebbe dovuto cambiare, diventare una persona più responsabile,seria,insomma,un genitore e Dio solo sapeva se tutto questo non lo terrorizzava,ma poi lo aveva guardato,aveva fissato la sua bocca,così piccola,contorta in una smorfia buffissima,le sue manine che sembravano non volersi fermare mai, gli occhi spalancati che fissavano i suoi e aveva capito che mai cambiamento sarebbe stato più facile,perché quella creaturina così infinitamente fragile era in grado di ottenere da lui tutto ciò che desiderava.

Da allora la sua vita era effettivamente cambiata,ma in meglio:quel bambino aveva portato una nuova luce ai suoi giorni,ora le sue giornate allo studio sembravano essere ancora più lente di quanto non lo fossero precedentemente,Billie contava le ore che lo separavano dal momento in cui sarebbe tornato a casa dalla sua Adrienne e dal suo piccolo Joey,passava serate intere a giocare con lui,ad osservarlo mentre giocava da solo o semplicemente a guardarlo mentre dormiva placido nel suo lettino.

Adrienne si divertiva un mondo a vederlo così,il ragazzo scatenato,il cantante dei Green Day,in quelle occasioni sembrava non esistere più,quello che lei poteva vedere era un padre dolcissimo,una persona meravigliosa che amava con tutto il suo cuore,che non perdeva occasione per scattare foto su foto al suo piccolo.

A casa avevano album pieni di foto dove Joey dormiva,giocava,mangiava,faceva smorfie,guardava la televisione,usava papà o mamma come tappeti,c’erano scatti di ogni genere e spesso Billie si chiudeva nel suo studio a rivederli,a ripensare a quanto quel bambino avesse cambiato la sua vita,a quanto migliore l’avesse resa.

Molte di quelle foto erano state ingrandite,incorniciate e appese qua e là nella loro casa,insieme a quelle successive di Jakob.

Billie ne teneva alcune nel suo studio,quelle che amava particolarmente e in quel momento una apparve nella sua mente:l’aveva scattata quando Joey aveva due anni,stava giocando insieme a Ramona nella piscina di gomma che lui ed Adrienne avevano comprato qualche giorno prima.

Istintivamente spostò lo sguardo su Tré,seduto a poca distanza da lui,forse il più distrutto dei tre in quel momento:solo lui,Mike e poche altre persone sapevano cosa aveva significato Ramona per lui quando era nata.

Mai come quell’anno lui e Mike erano stati in pena per il loro batterista,era terribilmente depresso,senza alcun apparente motivo,non riuscivano a capire cosa gli stesse accadendo,ma lo vedevano spegnersi ogni giorno che passava ed era una delle cose più brutte che Billie Joe ricordasse.

Improvvisamente tutto era cambiato:Ramona era nata ed era stato come se avesse dato una scossa al ragazzo,quella bambina era riuscita in ciò che nessuno era stato in grado di fare,aveva rimesso in riga suo padre,lo aveva strigliato per bene,pur senza parlare,e gli aveva imposto di dedicare tutta la sua attenzione ad un unico soggetto,a lei.

Trè sembrava rinato,era felice,era tornato ad essere il pazzo della band,con grande sollievo di tutti,suo e di Mike soprattutto.

Ramona era il suo ricostituente,se così si voleva dire,la fonte di tutti i suoi sorrisi,della sua allegria,della sua felicità e non era quindi strano che in quel momento Tré sembrasse estraneo a tutte quelle sensazioni.

Non sembrava più nemmeno lui,Billie avrebbe giurato che fosse sull’orlo delle lacrime,cosa che non lo avrebbe sorpreso più di tanto,in fondo si rendeva conto di versare nella stessa condizione più o meno da quando Adrienne era piombata allo studio.

Ormai si era fatto tardi,erano quasi le dieci e tutti i piccoli lampioni disseminati per il cortile erano accesi.

Ciascuno si stava preparando a modo suo per passare la notte lì,perché nessuno aveva la benché minima intenzione di levare le tende e in questo modo anche l’ultima speranza degli agenti che la zona si liberasse andò in fumo.

Ogni tanto un agente passava in mezzo a loro per controllare che tutto andasse bene,cosa che stava facendo innervosire tutti.

Mike ‘che vadano là dentro gli agenti,sembra che siamo noi,i criminali!’

Trè ‘esattamente’

Mike ‘non capisco perché non fanno nulla,accidenti,non l’hanno capito che quello è pazzo furioso?’.

Tutti annuirono in silenzio,era esattamente la stessa cosa che stavano pensando tutti.

Billie non riusciva proprio a rimanere concentrato sulla situazione,forse perché aveva la consapevolezza che se lo avesse fatto sarebbe impazzito e di nuovo si ritrovò a pensare a tutt’altro.

Quello scatto nervoso di Mike lo aveva fatto pensare al suo amico otto anni prima,esattamente quando era nata Estelle.

Di tutti e tre,Mike era sempre stato quello più impulsivo e più facilmente irascibile,era così da quando lo aveva conosciuto,ormai quasi ventitre anni prima,non era capace di tacere,diceva sempre quello che pensava e bastava un nulla per fargli perdere le staffe,gli unici che sapevano come prenderlo erano Billie,Tré,il loro manager e un’altra cerchia ristrettissima di persone,ma ciò non toglieva che molte volte se la prendesse anche con loro.

In effetti c’era una sola persona con cui Mike mai si sarebbe arrabbiato,un’unica persona che poteva fargli praticamente di tutto senza nessuna conseguenza e questa persona era Estelle Desirée Pritchard.

Mike praticamente venerava quella bambina,perché lei non era solo sua figlia,era la sua unica figlia,la sua piccola stella,la cosa migliore che gli potesse capitare in tutta la vita,come diceva sempre lui,per lei avrebbe fatto davvero di tutto,Billie era certo che se Estelle gli avesse detto di lasciare il gruppo lui lo avrebbe fatto,come tutti i bambini sapeva benissimo quello che voleva e sapeva benissimo come lavorarsi suo padre per ottenerlo.

Billie e Tré ridevano come dei disperati quando assistevano ai dialoghi fra Mike e la bambina,lo avrebbe capito anche un cieco che Estelle se lo stava rigirando intorno al dito come più le piaceva,ma se era vero che l’amore rende ciechi,era altrettanto vero che l’amore per i propri figli molte volte oltre che ciechi rende anche completamente incapaci di ragionare e Mike era l’incarnazione perfetta di questo atteggiamento,pendeva dalle labbra della piccola esattamente come se a parlare fosse Dio in persona.

Anche qui quindi nulla di strano nel fatto che Mike in quel momento fosse particolarmente irascibile,anche più del normale.

Fortunatamente sembrava che Anastasia fosse riuscita a calmarlo,perché era qualche secondo che il suo amico stava seduto senza dire una parola.

Seguì lo sguardo del suo migliore amico e vide che stava fissando l’unica finestra illuminata nel teatro,quella del salone principale,dove i bambini erano stati sorpresi nel pomeriggio da sequestratore durante le prove.

Billie si ricordò della sera prima,quando era andato a prendere Joey proprio in quel teatro dopo che le classi avevano terminato la prova generale.

In realtà era arrivato leggermente in anticipo e aveva potuto assistere alle fasi finali.

Non sapeva di cosa parlasse la recita,Joey voleva che fosse una sorpresa e non gli aveva detto nulla,ma se non si sbagliava quello che aveva addosso suo figlio era un vestito da meccanico.

Più tardi,mentre aspettava che Joey si cambiasse,si chiese come fosse possibile che sullo stesso palco si trovassero un meccanico,una margherita,costume che aveva visto addosso ad Estelle,e una sorta di fata,costume che aveva visto a Ramona,ma concluse che non era il caso di scervellarsi su quel quesito,dal momento che lo avrebbe scoperto il giorno successivo.

Ecco che un sorriso amaro compariva di nuovo sul suo volto.

Il giorno successivo era arrivato,ma non era andata come aveva immaginato.

Insieme ad Adrienne,a Mike e a Tré avevano programmato di portare i bambini al Luna Park dopo la recita,soprattutto Estelle e Joey adoravano andarci di sera ed erano certi che anche Jakob e Ramona non avrebbero fatto tante storie,anzi,conoscendoli probabilmente avrebbero dovuto implorarli di poter tornare a casa.

In quel momento si rese conto che si era alzato un po’ di vento,leggero ma piuttosto fresco,e notò che di fianco a lui Adrienne tremava leggermente,allora le mise sulle spalle la sua giacca.

Adrienne ‘grazie’

Billie ‘prego tesoro...sicura di stare bene?’

Adrienne ‘sì,sto bene...vorrei solo poter andare a casa con Joey,adesso’

Billie ‘lo so...lo vorrei anch’io...’

Adrienne ‘perché non fanno niente,accidenti? È tutto il giorno che siamo qui,ad aspettare che succeda qualcosa...’

Trè ‘hanno detto che hanno paura che faccia follie’

Adrienne ‘ok,ma a che serve aspettare? Quello se vuole le fa anche senza che lo istighino,le follie’

Mike ‘mi trovi pienamente d’accordo’

Billie ‘manteniamo la calma,ragazzi...voglio sperare che sappiano quello che stanno facendo’

Mike ‘speriamo che lo sappiano...’.

Nessuno ci credeva davvero,tutti erano convinti che la polizia non avesse la più pallida idea di come comportarsi,non sapevano perché la persona stava tenendo in ostaggio i bambini,di conseguenza non sapevano come agire nei suoi confronti,lo avevano capito tutti,ma nessuno aveva il coraggio di ammetterlo,perché sperare che almeno loro avessero un piano al momento era la maggiore delle speranze,se avessero ammesso che nemmeno le forze dell’ordine sapevano cosa fare,sarebbe stato come dire che i bambini erano lasciati unicamente nelle mani di quel pazzo che li stava terrorizzando e il senso di impotenza sarebbe cresciuto a dismisura,fino a schiacciarli.

Improvvisamente Tré scattò in piedi e si mise a camminare avanti e indietro.

Billie fece un salto sul muretto dove era seduto,era sovrappensiero e non si aspettava di vedere il suo amico balzare in piedi,mentre Mike lo fissò curioso.

Tré ‘sto bene,ma se non mi muovo divento scemo’

Mike ‘chiaro’

Billie ‘ok’

Trè ‘io non ce la faccio più a stare qui a guardare senza fare nulla,dannazione!’

Mike ‘lo so’

Billie ‘non ci stiamo divertendo nemmeno noi Tré,ma non possiamo fare nient’altro...che ci piaccia o no,quello ha il potere,ha i bambini,prima ancora che ce ne rendiamo conto può fargli del male...è snervante aspettare,credimi,sto seriamente sfiorando l’esaurimento nervoso,ma non possiamo fare nient’altro,basta una sola piccola mossa falsa e non sarà servito a niente...’

Tré ‘il problema è che lo so,Billie,è questo che mi fa impazzire’

Mike ‘ora calmati Tré,perdere il controllo non serve a niente...’.

Sia Tré sia Billie lo fissarono con tanto d’occhi e per la prima volta nella giornata Mike si lasciò scappare un sorriso.

Mike ‘lo so che suona strano detto da me ragazzi,ma ho o non ho ragione?’.

Il batterista sorrise a sua volta mentre Billie stentava a credere alle sue orecchie,poi vide che Trè si sedeva di nuovo e sia lui sia Mike tirarono un sospiro di sollievo: anche se poteva apparire come un pazzo scatenato da fuori,il bassista e il cantante sapevano bene che nella vita privata il batterista era una persona piuttosto tranquilla,molto allegra ed anche euforica volendo esagerare,ma senza eccessi,però se perdeva il controllo non ce n’era per nessuno.

Billie controllò l’orologio:quasi le undici.

I bambini si trovavano chiusi lì dentro dalle tre di quel pomeriggio,per cui erano già passate otto ore.

Otto ore in cui non aveva saputo nulla di suo figlio,non sapeva se stesse bene,se fosse ferito,poteva solo immaginare che fosse spaventato,spaventato a morte.
Otto ore in cui non aveva udito nessun segno da parte di nessuno dei bambini,se non quei due urli di terrore dovuti agli spari del sequestratore.

Otto ore in cui non aveva fatto altro che sperare che tutta quella storia fosse un incubo da cui presto si sarebbe svegliato.

Un attimo dopo nel cortile riecheggiarono delle urla,urla di bambini e subito dopo una serie di spari.

Uno,due,tre,quattro,cinque,sei colpi e non accennavano a smettere.

Questa volta la paura era tangibile,nessuno era capace di muoversi,dire una parola,sembrava persino che tutti avessero smesso di respirare,l’unica cosa che erano capaci di fare era fissare quel maledetto teatro e seguire con gli occhi i movimenti delle ombre che si potevano intravedere attraverso quell’unica finestra illuminata.

Nella mente di Billie riapparve la scena a cui aveva assistito quella mattina:poco prima che lui uscisse,Joey e Jakob si erano alzati e non appena lo avevano visto,come sempre,gli erano corsi incontro per salutarlo.

Rivide il piccolo Jakob dirigersi verso di lui ancora assonnato,dargli un bacio sulla guancia e dirigersi sbadigliando verso la sala da pranzo,poi rivide Joey,troppo eccitato per la recita del pomeriggio per avere ancora sonno,gli occhi verdi illuminati dall’emozione.

Gli aveva fatto promettere per l’ennesima volta che sarebbe andato a vederlo e Billie aveva garantito che non sarebbe mai mancato,per nulla al mondo e il bambino lo aveva abbracciato felice,poi aveva raggiunto il fratello,non prima di lanciargli un altro sguardo euforico.

In quell’attimo,Billie si chiese se avrebbe rivisto di nuovo quello sguardo,ma stavolta i dubbi erano maggiori delle certezze.

Lesse quella stessa paura negli occhi di Adrienne,in quelli di Mike,in quelli di Tré e in quelli di tutti quei genitori che stavano fissando il teatro.

Dopo qualche minuto ci fu il silenzio assoluto.

Gli sguardi cambiarono,stavolta erano sguardi confusi:perché quel silenzio,cosa significava,era un buon segno?

La risposta arrivò poco dopo,el più esplicito dei modi:videro un agente fare capolino dalla porta principale e subito dopo i bambini cominciarono ad uscire.

In un attimo la folla di genitori che affollava il cortile fu davanti a quella porta e ben presto tutti i bambini stavano con le loro famiglie.

Billie ed Adrienne stringevano il piccolo Joey al settimo cielo,per un attimo avevano davvero creduto che non lo avrebbero pi rivisto ed ora non gli sembrava vero di averlo lì.

Il bambino era in lacrime,abbracciato al padre e Billie sentiva che la maglietta era bagnata nel punto in cui il viso del bambino era appoggiato,ma in quel momento non riusciva a pensare a nulla se non al fatto che era vivo,era vivo e stava bene,certo,era sconvolto,ma stava bene e questa era la cosa più importante.

Mentre Adrienne cercava di tranquillizzarlo,Billie fece scorrere lo sguardo nel cortile alla ricerca dei suoi amici,per sincerarsi che andasse tutto bene.

Il primo che vide fu Mike,che teneva stretta la piccola Estelle,anch’essa in lacrime,ma apparentemente senza nessuna ferita.

Il suo amico stringeva la bambina come se non dovesse più lasciarla andare e probabilmente era così,lui stesso aveva la tentazione di non lasciare più andare Joey.

Poco distante si trovava Tré,che stava cercando di tranquillizzare Ramona,che teneva la testa nascosta fra i capelli della madre e una mano stretta in quella del padre.

In quel momento,Billie sentì che non poteva più trattenersi,era tutto il pomeriggio che ricacciava indietro le lacrime,ma ora non ce la faceva veramente più,era tutto finito,faceva fatica a crederci davvero,stringeva forte suo figlio,temendo che potesse sparire di nuovo e tutto attorno a lui si annebbiò.

Sbatté un paio di volte le palpebre e riuscì a vedere sua moglie che gli sorrideva e sentì che gli stringeva la mano e lui ricambiò.

Una volta che la polizia si fu accertata che tutti i bambini stessero bene ed ebbe espletato tutte le procedure che la situazione richiedeva,tutti furono liberi di tornare a casa.

Billie salutò Mike e Tré,dopo aver chiesto come stessero le bambine e aver risposto alle loro domande su Joey,poi si diresse verso Adrienne,che si trovava poco distante con Joey e si diressero verso la macchina.

Il ragazzo salì al posto di guida,mentre Adrienne si sedette sul sedile posteriore col bambino e dopo essere passati a prendere Jakob tornarono finalmente a casa.

 

***************

Ciao!

Lo so,lo so,sono tragica,drammatica,tutto quello che volete,non è colpa mia,sono nata così!^__^

Ad ogni modo,personalmente ci tengo molto a questa one shot,mi sono lanciata sul genere introspettivo,se ci avete fatto caso c’è molto meno dialogo rispetto alle altre storie che ho pubblicato,ma come ho detto all’inizio il mio vero intento era concentrami sulle sensazioni del genitore!

Ho scelto Billie Joe perché come personaggio è quello che mi piace di più,per come me lo sono idealizzata,ed è anche,nei Green Day,quello su cui ho più informazioni,ma ho fatto in modo di inserire in modo indiretto anche Mike e Tré.

Bene,detto questo,arriviamo alla parte più importante della giornata...

 

AUGURISSIMI A MEGGIE CHE L’11 SETTEMBRE COMPIE 18 ANNI!!

Tanti auguri a te, Tanti auguri a te, Tanti auguri a Meggie, Tanti auguri a te!

 

Considera questa one shot come il mio piccolo regalo personale...

Spero che ti sia piaciuta...io ci ho messo tanto impegno!^__^

Un bacione!!!

Lady Numb

 

P. S. visto che compie gli anni,glielo fate tutti un regalo a Meggie?

Andate a leggere le sue storie,parola mia,è una scrittrice fantastica e ha un’immaginazione che non vi dico...non sapete quante volte ho la tentazione di rubargliela...^__^

Datemi retta,non ve ne pentirete!! ^__-

   
 
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