NDA:
Prima di tutto,un saluto a coloro che decideranno di leggere
questa mia fic!
Se avete letto la mia fic,sempre sui Green Day,
“Revenge”,forse troverete delle somiglianze nell’argomento,ma il perché c’è e
ve lo spiego subito.
Mentre scrivevo la parte in cui il cattivo della situazione
minaccia di fare del male ai figli di Billie Joe, mi sono soffermata a pensare
a quali terribili sensazioni deve provare un genitore in una circostanza del
genere,ossia sapendo che i propri figli rischiano la vita,ma avendo la
consapevolezza di essere assolutamente impotente,di non poter fare nulla per
evitarlo e ho deciso di approfondire la questione con questa storia.
L’avvenimento l’ho tratto da una delle puntate di “Sei forte
maestro”...non so se lo avete mai visto,ma la puntata a cui mi riferisco è
quella in cui un uomo sequestra una classe.
Vorrei inoltre ricordarvi che tutto quello che state per
leggere è assolutamente INVENTATO,non c’è una briciola di verità,è tutto un
prodotto della mia immaginazione,per quel che mi è concesso di sapere i Green
Day,le loro mogli/fidanzate/ex mogli e i loro figli/e vivono tranquillamente e
felicemente in California e,soprattutto,tutti appartengono a loro stessi.
Detto
tutto quello che c’era da dire,vi auguro una buona lettura e vi invito,una
volta alla fine,a lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate!
Lady
Numb
Children
Dedicata a Meggie per i suoi 18 anni
AUGURISSIMI CARISSIMA!
I
Green Day si trovavano nel loro studio a Berkeley e stavano provando le canzoni
del loro nuovo album, “American Idiot”,in vista del tour che sarebbe iniziato
di lì a pochi giorni e che li avrebbe portati in giro per il mondo.
Stavano
suonando “Jesus of Suburbia” e avevano deciso che quella sarebbe stata l’ultima
canzone della giornata,infatti quel pomeriggio tutti e tre dovevano recarsi a
scuola per la recita in cui erano coinvolte le classi di Joey,il figlio di
dieci anni di Billie,Ramona,coetanea di Joey,figlia di Tré,e di Estelle,la
figlia di Mike,otto anni.
Tutti
e tre sapevano quanto i bambini ci tenessero,tutti e tre sapevano che le madri
delle creature li avrebbero uccisi se avessero deluso i bambini e nessuno dei
tre d’altronde sarebbe mancato a quell’appuntamento,per nulla al mondo.
Erano
quasi alla fine,a “Tales from another broken home”,quando videro Adrienne
correre nello studio,stravolta,in lacrime.
Billie
lasciò immediatamente cadere a terra la chitarra e corse verso di lei e
contemporaneamente i cellulari di Mike e Tré iniziarono a squillare.
Il
cantante riuscì finalmente a calmare la moglie e non appena la ragazza riuscì a
parlare,capì perché i suoi due amici avevano due espressioni atterrite.
Adrienne
‘c’è...un pazzo...ha preso in ostaggio i bambini...nel teatro...’.
I
tre ragazzi non ebbero bisogno di pensarci:Trè lanciò bacchette e sgabello,Mike
lasciò,o meglio,lanciò,il basso nel primo posto che trovò,Billie prese per mano
Adrienne e tutti e tre si diressero fuori dallo studio,verso le rispettive
automobili.
Dopo
neanche dieci minuti si trovavano davanti al cortile del teatro della scuola
elementare insieme ai genitori degli altri bambini che erano chiusi
nell’edificio nelle mani del sequestratore.
Immediatamente
Billie si rivolse ad un agente per chiedere se ci fosse qualche novità e con
lui Mike e Tré e l’uomo disse loro che il sequestratore si era barricato
nell’edificio insieme ai bambini,che dovevano essere circa quaranta,e a quattro
delle sette maestre e che per il momento aveva rifiutato qualsiasi contatto con
la polizia.
I
tre si diressero verso il settore del cortile dove si erano radunati tutti i
genitori.
Mike
vide subito la sua ex moglie,Anastasia,e andò da lei e lo stesso fece Tré non
appena vide Lisea,mentre Billie andò a sedersi su un muretto accanto ad
Adrienne.
Il
cantante fissava la moglie piuttosto preoccupato,perché da quando erano usciti
dallo studio non aveva ancora detto una parola,si era chiusa in un ostinato
mutismo e si era accorto che evitava accuratamente di incrociare lo sguardo di
chiunque.
Le
mise un braccio sulle spalle e si accorse che stava tremando,allora l’abbracciò
e finalmente la ragazza scoppiò in lacrime.
Adrienne
‘se gli dovesse succedere qualcosa...io non posso...non voglio nemmeno
immaginarlo...’.
Il
ragazzo la strinse più forte,accarezzandole delicatamente le spalle e
ricacciando indietro le lacrime che stavano per uscire anche dai suoi occhi.
Billie
‘andrà tutto bene,vedrai...tutto bene...Jakob dov’è?’
Adrienne
‘tua madre...è venuta...a prenderlo prima...’.
In
quel momento un gelido silenzio calò in tutto il cortile.
Nel
teatro qualcuno aveva sparato.
In
quel preciso istante sui volti e negli occhi di tutte le persone radunate in
quel cortile si potevano leggere le stesse emozioni,la stessa paura,lo stesso
terrore,a stessa angoscia e la stessa domanda,tutti si stavano chiedendo se
alla fine di quella giornata avrebbero di nuovo riabbracciato i loro
bambini,perché fino a pochi secondi prima tutti potevano ancora sperare che
chiunque stesse tenendo in ostaggio i loro figli non avesse cattive
intenzioni,ma ora,dopo quello sparo,tutti si rendevano conto che non era così e
temevano che qualcuno fosse stato vittima di quel colpo che aveva gelato il
sangue nelle vene a tutti,nessuno escluso.
Nel
silenzio si sentì l’urlo terrorizzato dei bambini e una nuova speranza si poté
leggere sul volto di ogni singolo genitore radunato in quel posto,una speranza
che,tutti se ne rendevano conto,era quanto di più crudele ed egoista potesse
esistere,ma al tempo stesso nessuno poteva fare a meno di confidare in essa:
fai che sia il figlio di qualcun’altro.
Ci
volle qualche istante prima che qualcuno si muovesse,ma finalmente alcuni
genitori si mossero,molte madri iniziarono a singhiozzare ancora più forte di
quanto non facessero poco prima e altri ancora si radunarono in piccoli gruppi.
Quest’ultimo
caso fu quello dei Green Day,i quali si ritrovarono tutti seduti sullo stesso
muretto,incapaci di fissarsi in faccia per qualche minuto,così come tutti i
genitori erano incapaci di guardare gli altri,perché tutti si sentivano
colpevoli per aver sperato che fosse stato il figlio di qualcun’altro a morire
e il senso di colpevolezza era acuizzato dal fatto che in quel frangente,con
l’angoscia e la paura che attanagliavano i loro cuori,non riuscivano a
pentirsene.
Quando
uno dei poliziotti comunicò che si era trattato solo di un colpo di
avvertimento sparato in aria,tutti poterono tirare un sospiro di
sollievo,liberati dal senso di colpa e da parte dell’angoscia che li stava
consumando e poterono finalmente ricominciare a guardarsi in faccia l’un
l’altro.
Billie osservò i suoi due amici,Mike era seduto di fianco ad Anastasia e tentava di tranquillizzarla e lo stesso faceva Tré con Lisea e il cantante si ritrovò a pensare a quanto potere tenessero dei semplici bambini nelle loro mani,da soli erano capaci di far andare d’accordo adulti che sembravano non poter condividere più nulla se non un rapporto di amicizia a distanza di sicurezza fino al minuto prima.
A
dire la verità,quello non era l’unico pensiero che stava passando per la sua
mente in quel momento,in realtà nemmeno lui avrebbe saputo dire con esattezza
quante cose stesse pensando,in testa aveva solo una gran confusione,un
groviglio di paura,angoscia,preoccupazione e rabbia:esatto,proprio rabbia,un
astio profondo verso quella persona,chiunque essa fosse,che stava tenendo suo
figlio e tutti gli altri bambini prigionieri là dentro,un perfetto sconosciuto
che nel giro di pochi minuti era riuscito ad esercitare su tutti loro un
controllo assoluto,a diventare il padrone delle loro vittime,il loro
burattinaio,poteva fargli fare tutto quello che voleva,poteva chiedere
qualunque cosa con la certezza di ottenerla,perché aveva nelle sue mani i
bambini,le cose più belle ed importanti di tutte le persone radunate in quel
cortile.
Odiava
quella sensazione,sentirsi completamente impotente,sapeva quello che stava
succedendo e si rendeva conto di quanto quella situazione fosse pericolosa,ma
non poteva fare nulla per porvi fine:là dentro c’era suo figlio,la sua ragione
di vita,la cosa più bella che la vita gli avesse dato,l’unica persona in grado
di legarlo a sé in modo tanto profondo e lui avrebbe dovuto proteggerlo da
tutta quell’assurda situazione,avrebbe dovuto stringerlo e
tranquillizzarlo,dirgli che andava tutto bene,ma non poteva farlo, avrebbe
dovuto impedire a quel sequestratore di terrorizzarlo,minacciarlo,anche solo di
stare nella stessa stanza con lui e invece tutto quello che poteva fare era
guardare,osservare,pregare e sperare che tutto andasse bene,che alla fine di
quell’incubo avrebbe rivisto il suo bambino correre fuori da quel maledetto
teatro.
Un
pensiero che apparentemente non c’entrava nulla con quelli precedenti gli
balenò improvvisamente in testa:Joey aveva il terrore delle armi da fuoco.
Era
strano per un bambino di dieci anni,i suoi coetanei passavano la metà del loro
tempo a giocare a guardie e ladri,oppure passavano ore a fissare pistole
giocattolo nei negozi o ancora si divertivano un mondo guardando film
polizieschi,ma Joey non era così,per qualche strano motivo aveva il terrore
delle pistole,forse perché si rendeva effettivamente conto di quanto fossero
pericolose,fatto sta che quando Jakob,che al contrario del fratello non aveva
alcun problema con quel tipo di giochi, stava usando la sua pistola
giocattolo,Joey correva da lui o da Adrienne e restava con loro finchè Jakob
non decideva di dedicarsi a qualcosa di più tranquillo.
Billie
si ricordava perfettamente di una sera in cui si era addormentato davanti alla
televisione insieme al bambino,stavano guardando un cartone animato,ma quando
Joey si era svegliato il cartone era finito ed era iniziato un western.
Billie
aveva avvertito la presa del bambino su di lui farsi più stretta,si era
svegliato del tutto e aveva immediatamente spento la televisione,ma nonostante
questo ci era voluto un po’ di tempo per tranquillizzare Joey.
Pensare
a tutto questo in quel momento non era certo di grande aiuto,sicuramente il
bambino era già abbastanza terrorizzato dalla situazione in sé,ma se ci si
aggiungeva anche quest’altro fattore per Billie Joe diventava davvero difficile
mantenere il controllo ed impedire a se stesso di entrare nel teatro e fare
seriamente male a quel pazzo,pensiero che lo aveva già sfiorato più volte e da
cui era stato dissuaso solo grazie ad Adrienne,che,se ne rendeva conto,aveva un
disperato bisogno di lui in quel momento,perché mai aveva visto sua moglie a
pezzi come la stava vedendo ora.
Perso
fra questi pensieri non si era nemmeno accorto che il pomeriggio era lentamente
scivolato nella sera,quando finalmente Billie Joe tornò alla realtà erano quasi
le nove e ancora non c’era nessuna novità,nessun passo avanti era stato
fatto,il sequestratore teneva ancora nelle sue mani la vita dei bambini e
rifiutava qualsiasi dialogo con l’esterno,per cui nessuno aveva la più pallida
idea di quali fossero le sue intenzioni.
La
polizia stava invitando tutti a lasciare libero il cortile,ma nessuno sembrava
dar retta agli agenti,anzi,i pochi genitori che ancora erano in piedi si
sedettero e tutti si rifiutavano di muoversi,perché nessuno poteva pensare di
andare a casa mentre il proprio figlio o la propria figlia stava rischiando la
vita,era assolutamente inconcepibile,nessuno di loro lo avrebbe mai fatto e
dopo mezz’ora probabilmente lo capirono anche i poliziotti,perché desistettero
e permisero a tutti di restare.
Billie
si voltò verso Adrienne e vide che la ragazza si era un po’ calmata.
Billie
‘come va?’
Adrienne
‘meglio...tu stai bene?’
Billie
‘sì,più o meno...’.
Il
ragazzo fece scorrere lo sguardo intorno a lui e vide Mike seduto a
terra,stravolto quanto lui e Tré seduto poco distante da lui che parlava al
telefono e aveva tutta l’aria di essere nel pieno di un’accesa discussione con
il suo interlocutore.
Quando
riattaccò lo vide prendersi la testa fra le manie scuoterla ripetutamente:non
era rabbia quella che aveva sfogato con lo sfortunato che lo aveva chiamato,
era semplicemente nervosismo,angoscia,preoccupazione.
Quante
volte in quelle ore aveva ritrovato nei suoi pensieri quelle parole?
Angoscia,preoccupazione:una
costante per tutti per tutto il tempo.
Billie
‘tutto ok,Tré?’.
Il
ragazzo si voltò con uno scatto verso l’amico,come se fosse stato
improvvisamente richiamato da un mondo completamente estraneo,poi gli
sorrise,un sorriso che poteva sembrare quasi ironico,ma Billie pensò che la
definizione più appropriata fosse amaro.
Un
sorriso amaro.
Tré
‘sì...tutto ok...voi?’.
Billie
vide dipingersi sul volto di Mike un’espressione simile a quella che aveva
visto poco prima sul viso di Tré che,ne
era sicuro,si poteva leggere in faccia a lui stesso.
Mike
‘andrebbe meglio se Estelle fosse a casa con me,ma va’
Billie
‘già...’.
Ed
ecco che come sempre Mike metteva le carte in tavola.
Sarebbero
inevitabilmente finiti a parlarne se qualcosa non li avesse distratti.
Un
urlo.
Uno
sparo.
Di
nuovo fu il gelo.
Quasi
inconsciamente i tre scattarono in piedi,ma nessuno si mosse,sebbene volessero
sapere cosa fosse successo erano come incollati a quel metro quadrato di
cortile in cui si trovavano.
Di
nuovo le speranze più egoiste e crudeli si impadronirono di ogni singolo
individuo presente,di nuovo preghiere e speranze raggiunsero il cielo,di nuovo
si poté leggere la disperazione e il terrore negli occhi di tutti.
Immobili,i
presenti seguivano con gli occhi i movimenti della polizia,che stava cercando
di capire cosa stesse accadendo all’interno dell’edificio e tutti,nessuno
escluso,tremarono quando videro il commissario dirigersi verso di loro,perché
ciascuno temeva che di lì a poco avrebbe detto il nome del loro figlio o della
loro figlia.
Il
commissario li fissò uno per uno e sentì una morsa al cuore,perché anche lui
aveva una figlia e non poteva nemmeno immaginare cosa avrebbe sentito se anche
lei fosse stata là dentro,nelle mani di quel pazzo.
Cercando
di usare il tono più rassicurante possibile comunicò ai genitori cos’era
accaduto.
‘Ha sparato ad un’insegnante,l’ha solo ferita,i bambini stanno tutti bene’.
Sebbene
tutti fossero sollevati nel sapere che i bambini stavano bene,una nuova,acuta
inquietudine cominciò a farsi largo nei loro animi:aveva sparato.
Non
uno sparo intimidatorio,non un errore,non un gioco pericoloso.
Stavolta
voleva fare del male e lo aveva fatto,stavolta era toccato ad una maestra,la
volta dopo a chi sarebbe toccato?
Billie
Joe aveva l’impressione di trovarsi nel bel mezzo di una grande partita alla
roulette russa e la sensazione non gli piaceva,per niente.
La
folla tornò a sedersi,ormai si erano formati dei gruppetti più o meno
distinti,sembrava una grande seduta in cui tutti si consolavano a vicenda.
Billie
si sedette di nuovo vicino ad Adrienne,a poca distanza da Mike e Tré,e la
ragazza si avvicinò a lui,incapace di dire una parola,appoggiò semplicemente la
testa sulle sue spalle e gli prese la mano,stringendola come se fosse la sua
sola ancora di salvezza.
Il
cantante ricambiò la stretta e le circondò la vita con il braccio libero,mentre
la sua mente si perdeva di nuovo in altri pensieri.
Improvvisamente
si era reso conto di quanto fosse alta la probabilità che là dentro succedesse
qualcosa di davvero terribile:non che prima non lo sapesse,ma in fondo, come
tutti,sperava che si trattasse solo di un pazzo innocuo,ma ora sapevano che non
avrebbe esitato a usare quella maledetta pistola sulle persone,sui bambini,sul
suo bambino.
Come
avrebbe reagito se fosse successo qualcosa a suo figlio?
Non
riusciva nemmeno ad immaginarlo,non voleva nemmeno pensarci,perché il solo
pensiero sarebbe stato in grado di ucciderlo.
Si
ritrovò a pensare al tre luglio di undici anni prima,quando Adrienne gli aveva
detto di aspettare un bambino,il loro primo bambino:in quel momento Billie
aveva sperimentato personalmente che era possibile toccare il cielo con un
dito,aveva sperimentato che nella vita tutto può esserti andato male,puoi aver
perso un padre che amavi quando avevi dieci anni,puoi aver avuto un’adolescenza
difficile,puoi essere uno scriteriato,ma nonostante questo puoi davvero essere
felice,anche solo per un istante,ma lo puoi essere.
I
suoi ricordi si spostarono al marzo dell’anno successivo,quando il piccolo Joseph
Marciano aveva visto per la prima volta la luce:anche in quel momento,Billie si
era sentito così infinitamente felice da non poterlo descrivere,era una
sensazione,quella gioia,che non poteva essere capita se non da chi l’aveva già
provata almeno una volta,perché nient’altro al mondo poteva essere equiparato a
quella piccola vita,a quella minuscola creatura che ti guarda con i suoi grandi
occhi e che dipende da te,in tutto e per tutto e che,lo sai,si fida ciecamente
di te.
La
prima volta che lo aveva preso in braccio,Billie aveva quasi avuto paura,era
così piccolo,fragile,improvvisamente aveva sentito tutto il peso di quella
responsabilità sulle sue spalle:non era un gioco,ora aveva una vita,quella di
suo figlio,che dipendeva dalle sue scelte e dalle sue azioni e si rese conto
che sarebbe dovuto cambiare, diventare una persona più
responsabile,seria,insomma,un genitore e Dio solo sapeva se tutto questo non lo
terrorizzava,ma poi lo aveva guardato,aveva fissato la sua bocca,così
piccola,contorta in una smorfia buffissima,le sue manine che sembravano non
volersi fermare mai, gli occhi spalancati che fissavano i suoi e aveva capito
che mai cambiamento sarebbe stato più facile,perché quella creaturina così
infinitamente fragile era in grado di ottenere da lui tutto ciò che desiderava.
Da
allora la sua vita era effettivamente cambiata,ma in meglio:quel bambino aveva
portato una nuova luce ai suoi giorni,ora le sue giornate allo studio
sembravano essere ancora più lente di quanto non lo fossero precedentemente,Billie
contava le ore che lo separavano dal momento in cui sarebbe tornato a casa
dalla sua Adrienne e dal suo piccolo Joey,passava serate intere a giocare con
lui,ad osservarlo mentre giocava da solo o semplicemente a guardarlo mentre
dormiva placido nel suo lettino.
Adrienne
si divertiva un mondo a vederlo così,il ragazzo scatenato,il cantante dei Green
Day,in quelle occasioni sembrava non esistere più,quello che lei poteva vedere
era un padre dolcissimo,una persona meravigliosa che amava con tutto il suo cuore,che
non perdeva occasione per scattare foto su foto al suo piccolo.
A
casa avevano album pieni di foto dove Joey dormiva,giocava,mangiava,faceva
smorfie,guardava la televisione,usava papà o mamma come tappeti,c’erano scatti
di ogni genere e spesso Billie si chiudeva nel suo studio a rivederli,a
ripensare a quanto quel bambino avesse cambiato la sua vita,a quanto migliore
l’avesse resa.
Molte
di quelle foto erano state ingrandite,incorniciate e appese qua e là nella loro
casa,insieme a quelle successive di Jakob.
Billie
ne teneva alcune nel suo studio,quelle che amava particolarmente e in quel
momento una apparve nella sua mente:l’aveva scattata quando Joey aveva due
anni,stava giocando insieme a Ramona nella piscina di gomma che lui ed Adrienne
avevano comprato qualche giorno prima.
Istintivamente
spostò lo sguardo su Tré,seduto a poca distanza da lui,forse il più distrutto
dei tre in quel momento:solo lui,Mike e poche altre persone sapevano cosa aveva
significato Ramona per lui quando era nata.
Mai
come quell’anno lui e Mike erano stati in pena per il loro batterista,era
terribilmente depresso,senza alcun apparente motivo,non riuscivano a capire
cosa gli stesse accadendo,ma lo vedevano spegnersi ogni giorno che passava ed
era una delle cose più brutte che Billie Joe ricordasse.
Improvvisamente
tutto era cambiato:Ramona era nata ed era stato come se avesse dato una scossa
al ragazzo,quella bambina era riuscita in ciò che nessuno era stato in grado di
fare,aveva rimesso in riga suo padre,lo aveva strigliato per bene,pur senza
parlare,e gli aveva imposto di dedicare tutta la sua attenzione ad un unico
soggetto,a lei.
Trè
sembrava rinato,era felice,era tornato ad essere il pazzo della band,con grande
sollievo di tutti,suo e di Mike soprattutto.
Ramona
era il suo ricostituente,se così si voleva dire,la fonte di tutti i suoi
sorrisi,della sua allegria,della sua felicità e non era quindi strano che in
quel momento Tré sembrasse estraneo a tutte quelle sensazioni.
Non
sembrava più nemmeno lui,Billie avrebbe giurato che fosse sull’orlo delle
lacrime,cosa che non lo avrebbe sorpreso più di tanto,in fondo si rendeva conto
di versare nella stessa condizione più o meno da quando Adrienne era piombata
allo studio.
Ormai
si era fatto tardi,erano quasi le dieci e tutti i piccoli lampioni disseminati
per il cortile erano accesi.
Ciascuno
si stava preparando a modo suo per passare la notte lì,perché nessuno aveva la
benché minima intenzione di levare le tende e in questo modo anche l’ultima
speranza degli agenti che la zona si liberasse andò in fumo.
Ogni
tanto un agente passava in mezzo a loro per controllare che tutto andasse
bene,cosa che stava facendo innervosire tutti.
Mike
‘che vadano là dentro gli agenti,sembra che siamo noi,i criminali!’
Trè
‘esattamente’
Mike
‘non capisco perché non fanno nulla,accidenti,non l’hanno capito che quello è
pazzo furioso?’.
Tutti
annuirono in silenzio,era esattamente la stessa cosa che stavano pensando
tutti.
Billie
non riusciva proprio a rimanere concentrato sulla situazione,forse perché aveva
la consapevolezza che se lo avesse fatto sarebbe impazzito e di nuovo si
ritrovò a pensare a tutt’altro.
Quello
scatto nervoso di Mike lo aveva fatto pensare al suo amico otto anni
prima,esattamente quando era nata Estelle.
Di
tutti e tre,Mike era sempre stato quello più impulsivo e più facilmente
irascibile,era così da quando lo aveva conosciuto,ormai quasi ventitre anni
prima,non era capace di tacere,diceva sempre quello che pensava e bastava un
nulla per fargli perdere le staffe,gli unici che sapevano come prenderlo erano
Billie,Tré,il loro manager e un’altra cerchia ristrettissima di persone,ma ciò
non toglieva che molte volte se la prendesse anche con loro.
In
effetti c’era una sola persona con cui Mike mai si sarebbe arrabbiato,un’unica
persona che poteva fargli praticamente di tutto senza nessuna conseguenza e
questa persona era Estelle Desirée Pritchard.
Mike
praticamente venerava quella bambina,perché lei non era solo sua figlia,era la
sua unica figlia,la sua piccola stella,la cosa migliore che gli potesse
capitare in tutta la vita,come diceva sempre lui,per lei avrebbe fatto davvero
di tutto,Billie era certo che se Estelle gli avesse detto di lasciare il gruppo
lui lo avrebbe fatto,come tutti i bambini sapeva benissimo quello che voleva e
sapeva benissimo come lavorarsi suo padre per ottenerlo.
Billie
e Tré ridevano come dei disperati quando assistevano ai dialoghi fra Mike e la
bambina,lo avrebbe capito anche un cieco che Estelle se lo stava rigirando
intorno al dito come più le piaceva,ma se era vero che l’amore rende ciechi,era
altrettanto vero che l’amore per i propri figli molte volte oltre che ciechi
rende anche completamente incapaci di ragionare e Mike era l’incarnazione
perfetta di questo atteggiamento,pendeva dalle labbra della piccola esattamente
come se a parlare fosse Dio in persona.
Anche
qui quindi nulla di strano nel fatto che Mike in quel momento fosse
particolarmente irascibile,anche più del normale.
Fortunatamente
sembrava che Anastasia fosse riuscita a calmarlo,perché era qualche secondo che
il suo amico stava seduto senza dire una parola.
Seguì
lo sguardo del suo migliore amico e vide che stava fissando l’unica finestra
illuminata nel teatro,quella del salone principale,dove i bambini erano stati
sorpresi nel pomeriggio da sequestratore durante le prove.
Billie
si ricordò della sera prima,quando era andato a prendere Joey proprio in quel
teatro dopo che le classi avevano terminato la prova generale.
In
realtà era arrivato leggermente in anticipo e aveva potuto assistere alle fasi
finali.
Non
sapeva di cosa parlasse la recita,Joey voleva che fosse una sorpresa e non gli
aveva detto nulla,ma se non si sbagliava quello che aveva addosso suo figlio
era un vestito da meccanico.
Più
tardi,mentre aspettava che Joey si cambiasse,si chiese come fosse possibile che
sullo stesso palco si trovassero un meccanico,una margherita,costume che aveva
visto addosso ad Estelle,e una sorta di fata,costume che aveva visto a
Ramona,ma concluse che non era il caso di scervellarsi su quel quesito,dal
momento che lo avrebbe scoperto il giorno successivo.
Ecco che un sorriso amaro compariva di nuovo sul suo volto.
Il
giorno successivo era arrivato,ma non era andata come aveva immaginato.
Insieme
ad Adrienne,a Mike e a Tré avevano programmato di portare i bambini al Luna
Park dopo la recita,soprattutto Estelle e Joey adoravano andarci di sera ed
erano certi che anche Jakob e Ramona non avrebbero fatto tante
storie,anzi,conoscendoli probabilmente avrebbero dovuto implorarli di poter
tornare a casa.
In
quel momento si rese conto che si era alzato un po’ di vento,leggero ma
piuttosto fresco,e notò che di fianco a lui Adrienne tremava leggermente,allora
le mise sulle spalle la sua giacca.
Adrienne
‘grazie’
Billie
‘prego tesoro...sicura di stare bene?’
Adrienne
‘sì,sto bene...vorrei solo poter andare a casa con Joey,adesso’
Billie
‘lo so...lo vorrei anch’io...’
Adrienne
‘perché non fanno niente,accidenti? È tutto il giorno che siamo qui,ad
aspettare che succeda qualcosa...’
Trè
‘hanno detto che hanno paura che faccia follie’
Adrienne
‘ok,ma a che serve aspettare? Quello se vuole le fa anche senza che lo
istighino,le follie’
Mike
‘mi trovi pienamente d’accordo’
Billie
‘manteniamo la calma,ragazzi...voglio sperare che sappiano quello che stanno
facendo’
Mike
‘speriamo che lo sappiano...’.
Nessuno
ci credeva davvero,tutti erano convinti che la polizia non avesse la più
pallida idea di come comportarsi,non sapevano perché la persona stava tenendo
in ostaggio i bambini,di conseguenza non sapevano come agire nei suoi
confronti,lo avevano capito tutti,ma nessuno aveva il coraggio di
ammetterlo,perché sperare che almeno loro avessero un piano al momento era la
maggiore delle speranze,se avessero ammesso che nemmeno le forze dell’ordine
sapevano cosa fare,sarebbe stato come dire che i bambini erano lasciati
unicamente nelle mani di quel pazzo che li stava terrorizzando e il senso di
impotenza sarebbe cresciuto a dismisura,fino a schiacciarli.
Improvvisamente
Tré scattò in piedi e si mise a camminare avanti e indietro.
Billie
fece un salto sul muretto dove era seduto,era sovrappensiero e non si aspettava
di vedere il suo amico balzare in piedi,mentre Mike lo fissò curioso.
Tré
‘sto bene,ma se non mi muovo divento scemo’
Mike
‘chiaro’
Billie
‘ok’
Trè
‘io non ce la faccio più a stare qui a guardare senza fare nulla,dannazione!’
Mike
‘lo so’
Billie
‘non ci stiamo divertendo nemmeno noi Tré,ma non possiamo fare
nient’altro...che ci piaccia o no,quello ha il potere,ha i bambini,prima ancora
che ce ne rendiamo conto può fargli del male...è snervante
aspettare,credimi,sto seriamente sfiorando l’esaurimento nervoso,ma non
possiamo fare nient’altro,basta una sola piccola mossa falsa e non sarà servito
a niente...’
Tré
‘il problema è che lo so,Billie,è questo che mi fa impazzire’
Mike
‘ora calmati Tré,perdere il controllo non serve a niente...’.
Sia
Tré sia Billie lo fissarono con tanto d’occhi e per la prima volta nella
giornata Mike si lasciò scappare un sorriso.
Mike
‘lo so che suona strano detto da me ragazzi,ma ho o non ho ragione?’.
Il
batterista sorrise a sua volta mentre Billie stentava a credere alle sue
orecchie,poi vide che Trè si sedeva di nuovo e sia lui sia Mike tirarono un
sospiro di sollievo: anche se poteva apparire come un pazzo scatenato da
fuori,il bassista e il cantante sapevano bene che nella vita privata il
batterista era una persona piuttosto tranquilla,molto allegra ed anche euforica
volendo esagerare,ma senza eccessi,però se perdeva il controllo non ce n’era
per nessuno.
Billie
controllò l’orologio:quasi le undici.
I
bambini si trovavano chiusi lì dentro dalle tre di quel pomeriggio,per cui
erano già passate otto ore.
Otto
ore in cui non aveva saputo nulla di suo figlio,non sapeva se stesse bene,se
fosse ferito,poteva solo immaginare che fosse spaventato,spaventato a morte.
Otto ore in cui non aveva udito nessun segno da parte di nessuno dei bambini,se
non quei due urli di terrore dovuti agli spari del sequestratore.
Otto
ore in cui non aveva fatto altro che sperare che tutta quella storia fosse un
incubo da cui presto si sarebbe svegliato.
Un
attimo dopo nel cortile riecheggiarono delle urla,urla di bambini e subito dopo
una serie di spari.
Uno,due,tre,quattro,cinque,sei
colpi e non accennavano a smettere.
Questa
volta la paura era tangibile,nessuno era capace di muoversi,dire una
parola,sembrava persino che tutti avessero smesso di respirare,l’unica cosa che
erano capaci di fare era fissare quel maledetto teatro e seguire con gli occhi
i movimenti delle ombre che si potevano intravedere attraverso quell’unica
finestra illuminata.
Nella
mente di Billie riapparve la scena a cui aveva assistito quella mattina:poco
prima che lui uscisse,Joey e Jakob si erano alzati e non appena lo avevano
visto,come sempre,gli erano corsi incontro per salutarlo.
Rivide
il piccolo Jakob dirigersi verso di lui ancora assonnato,dargli un bacio sulla
guancia e dirigersi sbadigliando verso la sala da pranzo,poi rivide Joey,troppo
eccitato per la recita del pomeriggio per avere ancora sonno,gli occhi verdi
illuminati dall’emozione.
Gli
aveva fatto promettere per l’ennesima volta che sarebbe andato a vederlo e
Billie aveva garantito che non sarebbe mai mancato,per nulla al mondo e il
bambino lo aveva abbracciato felice,poi aveva raggiunto il fratello,non prima
di lanciargli un altro sguardo euforico.
In
quell’attimo,Billie si chiese se avrebbe rivisto di nuovo quello sguardo,ma
stavolta i dubbi erano maggiori delle certezze.
Lesse
quella stessa paura negli occhi di Adrienne,in quelli di Mike,in quelli di Tré
e in quelli di tutti quei genitori che stavano fissando il teatro.
Dopo
qualche minuto ci fu il silenzio assoluto.
Gli
sguardi cambiarono,stavolta erano sguardi confusi:perché quel silenzio,cosa
significava,era un buon segno?
La
risposta arrivò poco dopo,el più esplicito dei modi:videro un agente fare
capolino dalla porta principale e subito dopo i bambini cominciarono ad uscire.
In
un attimo la folla di genitori che affollava il cortile fu davanti a quella
porta e ben presto tutti i bambini stavano con le loro famiglie.
Billie
ed Adrienne stringevano il piccolo Joey al settimo cielo,per un attimo avevano
davvero creduto che non lo avrebbero pi rivisto ed ora non gli sembrava vero di
averlo lì.
Il
bambino era in lacrime,abbracciato al padre e Billie sentiva che la maglietta
era bagnata nel punto in cui il viso del bambino era appoggiato,ma in quel
momento non riusciva a pensare a nulla se non al fatto che era vivo,era vivo e
stava bene,certo,era sconvolto,ma stava bene e questa era la cosa più
importante.
Mentre
Adrienne cercava di tranquillizzarlo,Billie fece scorrere lo sguardo nel
cortile alla ricerca dei suoi amici,per sincerarsi che andasse tutto bene.
Il
primo che vide fu Mike,che teneva stretta la piccola Estelle,anch’essa in
lacrime,ma apparentemente senza nessuna ferita.
Il
suo amico stringeva la bambina come se non dovesse più lasciarla andare e
probabilmente era così,lui stesso aveva la tentazione di non lasciare più
andare Joey.
Poco
distante si trovava Tré,che stava cercando di tranquillizzare Ramona,che teneva
la testa nascosta fra i capelli della madre e una mano stretta in quella del
padre.
In
quel momento,Billie sentì che non poteva più trattenersi,era tutto il
pomeriggio che ricacciava indietro le lacrime,ma ora non ce la faceva veramente
più,era tutto finito,faceva fatica a crederci davvero,stringeva forte suo
figlio,temendo che potesse sparire di nuovo e tutto attorno a lui si annebbiò.
Sbatté
un paio di volte le palpebre e riuscì a vedere sua moglie che gli sorrideva e
sentì che gli stringeva la mano e lui ricambiò.
Una
volta che la polizia si fu accertata che tutti i bambini stessero bene ed ebbe
espletato tutte le procedure che la situazione richiedeva,tutti furono liberi
di tornare a casa.
Billie
salutò Mike e Tré,dopo aver chiesto come stessero le bambine e aver risposto
alle loro domande su Joey,poi si diresse verso Adrienne,che si trovava poco
distante con Joey e si diressero verso la macchina.
Il
ragazzo salì al posto di guida,mentre Adrienne si sedette sul sedile posteriore
col bambino e dopo essere passati a prendere Jakob tornarono finalmente a casa.
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Ciao!
Lo so,lo so,sono
tragica,drammatica,tutto quello che volete,non è colpa mia,sono nata così!^__^
Ad ogni modo,personalmente ci
tengo molto a questa one shot,mi sono lanciata sul genere introspettivo,se ci
avete fatto caso c’è molto meno dialogo rispetto alle altre storie che ho
pubblicato,ma come ho detto all’inizio il mio vero intento era concentrami
sulle sensazioni del genitore!
Ho scelto Billie Joe perché come
personaggio è quello che mi piace di più,per come me lo sono idealizzata,ed è
anche,nei Green Day,quello su cui ho più informazioni,ma ho fatto in modo di
inserire in modo indiretto anche Mike e Tré.
Bene,detto questo,arriviamo alla
parte più importante della giornata...
AUGURISSIMI A MEGGIE CHE L’11 SETTEMBRE
COMPIE 18 ANNI!!
Tanti auguri a te, Tanti auguri a te, Tanti
auguri a Meggie, Tanti auguri a te!
Considera questa one shot come il
mio piccolo regalo personale...
Spero che ti sia piaciuta...io ci
ho messo tanto impegno!^__^
Un bacione!!!
Lady Numb
P. S. visto che compie gli anni,glielo fate tutti un regalo
a Meggie?
Andate a leggere le sue storie,parola mia,è una scrittrice
fantastica e ha un’immaginazione che non vi dico...non sapete quante volte ho
la tentazione di rubargliela...^__^