Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Ricorda la storia  |      
Autore: NarakuNoHana    20/06/2010    3 recensioni
La storia di M-chan, ultimo personaggio che compare nel manga di Kodomo No Omocha, come ho immaginato che potesse essere. Rossana è stato il mio primo manga, quindi per la mia prima fan fiction ho deciso di sviluppare la storia che mi aveva affascinata di più. Spero che piaccia!! ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-C’è. Con la maglietta arancione.
-E’ lei, M-chan!


Togliendosi il cappello che portava per nascondersi dall’assalto continuo dei suoi numerosi fan Sana cominciò a correre, verso quel tavolino isolato dagli altri, verso quel bar non proprio in centro città dove la ragazza le aveva dato appuntamento.

-Buongiorno! Sono Sana.

M-chan sobbalzò, perchè Sana era arrivata dietro di lei e aveva urlato come era solita fare, incurante questa volta di farsi notare perché voleva farsi notare. Dopo averla guardata bene il suo volto si distese in un timido sorriso, appena accennato, ma che costituiva un primo segno di fiducia verso Sana.
Non appena Sana lo vide si rilassò, ancora ansimando per la corsa, e fece cenno agli altri di avvicinarsi. “M-chan, ti presento i miei amici più cari, Fuka-chan, Aya-chan, Tsuyoshi-kun, e il mio ragazzo, Hayama-kun.”

Tutti loro fecero un piccolo inchino e sorrisero non appena furono nominati, tutti tranne Akito che, dopo un anno in America, si era ormai abituato alla meno formale stretta di mano e che quindi fece solo un cenno col capo.
Dopo le presentazioni si sedettero tutti al tavolino di M-chan, la misteriosa ragazza che Sana aveva voluto a tutti i costi incontrare e con cui era entrata in contatto grazie al suo sportello radiofonico. All’inizio ci fu un momento di silenzio, interrotto solo dall’arrivo del cameriere per le ordinazioni, e a romperlo definitivamente fu, come era prevedibile, l’esuberante Sana.
“Allora M-chan, spero non ti dispiaccia se ho portato anche i miei amici al nostro incontro. Ho pensato che più siamo, meglio è, soprattutto se l’obbiettivo è quello di farti sorridere!”
Con il suo solito fare sincero e pulito Sana fece sorridere ancora la ragazza, che finalmente cominciò a parlare.

Aveva contattato Sana alcuni mesi prima, come facevano ormai tanti ragazzi che la vedevano come un punto di riferimento, una persona a loro vicina a cui poter raccontare le proprie ansie e paure, ma non era rimasta una dei tanti. M-chan, con il suo carattere così fragile e il suo estremo bisogno di essere ascoltata aveva colpito tantissimo Sana, da sempre circondata da persone che la amavano e che non le avevano mai fatto mancare nulla, e che con questo “lavoro” si scontrava sempre più spesso con realtà totalmente opposte dalla sua, e che la facevano riflettere.
Mentre M-chan, che non aveva mai rivelato il suo vero nome, cominciava esitante a parlare Fuka, Akito, Aya e Tsuyoshi la osservarono.
Osservarono le sue spalle strette, un po’ ricurve, come se la ragazza si volesse continuamente nascondere.
Osservarono quel corpo così fragile, che a volte aveva dei sussulti involontari, a cui M-chan non sembrava ormai fare caso.
Osservarono le piccole mani, che teneva unite e che tormentava alla ricerca delle parole giuste.
E osservarono infine con difficoltà il volto della ragazza, che lei teneva sempre basso, nascosto anche dalla frangia dei capelli. Era il volto pulito di una comune ragazza di 15 anni, in cui spiccavano grandi occhi marroni, gote rosee che facilmente diventavano rosse, e labbra sottili, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di diverso, una malinconia latente che sembrava non potere essere guarita.

M-chan raccontò a Sana e agli altri tante cose di sé stessa. All’inizio con molta difficoltà, poi via via acquistando più scioltezza parlò del suo bisogno di affetto. Quell’affetto che non poteva provenire dai genitori, entrambi troppo impegnati nel lavoro per poter badare alla figlia; che non era mai arrivato da nessun coetaneo, da nessuna amica o compagna di giochi, perché a causa del suo carattere così timido e riservato non aveva mai stretto forti legami; quell’affetto che aveva creduto di trovare nell’unico ragazzo che l’avesse mai considerata, il ragazzo di cui M-chan era segretamente innamorata e che aveva giocato con lei, come con tante altre ragazze, acuendo la sua ormai totale e volontaria solitudine.
Parlò delle tante volte in cui aveva provato lei stessa ad aprirsi, per poi vedersi chiudere ogni porta oppure trovare persone che volevano solo approfittare di lei.
E confessò a Sana la sua grandissima ammirazione verso di lei, sua coetanea eppure già così famosa, sempre sorridente, che sapeva già muoversi nel mondo degli adulti e del lavoro e che aveva sempre il sorriso sulle labbra e una buona parola per tutti. E soprattutto in quel momento la ammirava, anche se questo non lo disse, per i suoi amici e per il suo ragazzo, per questi punti di riferimento che Sana aveva e che lei, in fondo, non aveva mai avuto.
Sana stava in realtà pensando la stessa cosa mentre M-chan parlava. Ancora una volta si rendeva conto della sua fortuna, quasi si vergognò pensando all’atmosfera festosa che sempre regnava in casa sua, alla sua solidissima rete di amicizie e al suo rapporto con Akito, che non si era logorato nonostante l’enorme distanza che da un anno li separava. Si rese conto di avere già provato queste sensazioni, e incrociando il suo sguardo con quello di Akito ne ebbe la conferma. Era la stessa sensazione che aveva provato quando era venuta a conoscenza della realtà della famiglia Hayama, così diversa dalla sua che non ne poteva concepire la reale esistenza. E insieme a un certo senso di impotenza era nato, allora come ora davanti a M-chan, lo stesso irrefrenabile desiderio di cambiare le cose, forse un po’ infantile, ma che faceva da sempre parte del suo carattere. E a vedere la nota determinazione affiorare sul volto della ragazza Akito sorrise, pensando che in fondo Sana era rimasta la stessa testarda di cui era sempre stato innamorato.

Mentre M-chan ancora parlava Sana si sporse dalla sedia e le prese le mani tormentate, in una stretta così calda e vigorosa che la timorosa ragazza ebbe un tuffo al cuore.
“Devi credere in te stessa, M-chan. E questa è una cosa che nessun legame ti può insegnare. Io so di essere sempre stata molto fortunata. Ho la mia mammina, che mi vuole così bene ed è così divertente; ho Rei, il mio manager, che mi sostiene sempre; ho i miei amici, su cui posso sempre contare, e il mio ragazzo, che è un po’ maniaco e anche un po’ leopardo ma che mi vuole tanto bene.” A queste parole tutti i presenti scoppiarono a ridere, anche Akito, che per non darlo a vedere si nascose nella felpa.
“Eppure anche io mi sono trovata di fronte a varie situazioni difficili in cui ero sola. In quei momenti ciò che conta di più non è il numero di persone che hai accanto, anche se riconosco che ti possono fornire un validissimo aiuto. Quello che più conta è la tua forza d’animo, la voglia di farcela, e la tua fiducia in te stessa. Tu sei una ragazza come me, M-chan, come Fuka e come Aya. Abbiamo tutte le nostre paure e abbiamo vissute tutte, chi più chi meno, varie difficoltà. Però siamo qui, sorridenti e ottimiste, o almeno io lo sono! Devi riuscire ad acquisire la forza d’animo necessaria per camminare a testa alta, per camminare da sola, anche se sola non sei.”
A queste ultime parole M-chan la guardò con aria interrogativa, piegando appena il capo. Indovinando i suoi pensieri Sana, con un enorme sorriso, disse: “Ho deciso di incontrarti perché voglio essere tua amica, voglio essere una persona su cui tu puoi contare, e darti quello che finora ho sempre ricevuto dagli altri. E dato che una persona non può bastare, anche se si parla di me, eccoti qui tutti i miei amici più cari, che ora diventeranno anche i tuoi. Però non legare troppo con Hayama, lui è solo mio!”
E con quest’ultima battuta finale Sana provocò ancora una volta il riso nel gruppetto, anche in M-chan che aveva le lacrime agli occhi, sia perché contagiata dall’allegria di Sana sia perché era la prima volta che qualcuno voleva sinceramente esserle amico. Aveva incontrato Sana per parlare un po’ con lei, ma l’aveva sempre vista come una persona completamente fuori dalla sua portata, su un altro pianeta, e non si era mai illusa che si sarebbero veramente avvicinate. Invece si rese conto che in fondo era una ragazza uguale a lei, forse un po’ più sicura di sé, ma che comunque aveva paure e ansie proprio come lei. E guardando Aya, così pacata, Fuka, così simile a Sana, Tsuyoshi, che dava l’aria di essere un bravissimo ragazzo, e il silenzioso Akito, così diverso da Sana eppure così unito a lei, sentì per la prima volta nella sua vita il cuore allargarsi, e provò la sensazione di non essere più sola.

M-chan entrò nel gruppo di Sana con facilità. All’inizio aveva ancora un po’ di insicurezza e non parlava spesso, poi abbassò definitivamente tutte le sue barriere e si rivelò una ragazza brillante e divertente, con un prontezza di spirito che spesso lasciava senza parole anche Sana e Fuka, famose per le loro infinite discussioni per avere l’ultima parola, con grande divertimento soprattutto di Tsuyoshi. Legò soprattutto con Aya, che trovava molto simile a lei, e con cui molte volte ancora si confidò.
E Sana si sentì orgogliosa di sé per l’aiuto che era riuscita a darle, e si gettò in questa nuova amicizia con l’entusiasmo e la spensieratezza che le erano sempre appartenuti.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: NarakuNoHana