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Autore: TonyCocchi    20/06/2010    1 recensioni
Piccola fic, romantica e un pò piccantina su quella grande coppia-non coppia che sono Ichigo e Rukia! Amore, amicizia, sentimenti... e divertimento! Il tutto a cominciare da una semplice proposta... o no?
Genere: Romantico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ichiruki capitolo 3

Ciao a tutti dall’estivo NaruXHina!
Innanzitutto grazie dei commenti che continuo a ricevere, mi mancavano! Dopo un lungo periodo di silenzio d’altronde… Ah, che bei tempi quando scrivevo come una locomotiva! ^__^

Sono riuscito ad emozionarvi e incuriosirvi sembra, e l’intervento di Kon ha suscitato più di un applauso. Cosa vi aspettate ora da questo capitolo? Altre riflessioni o non vedete l’ora che si passi… all’azione?

Credo di saperlo (XD), ma prima Ichigo deve sbrogliare la sua matassa, e capire finalmente che anche per lui le cose sono cambiate, e che è giunto il momento di aprirsi a nuove emozioni…

Preparatevi a romanticismo e divertimento, ecco a voi il terzo capitolo!

Buona lettura, spero vi piaccia! ^__^

 

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

 

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Il tempo passava, e lui, seduto sul letto, fissava l’armadio.

 

I ricordi della loro incrociata esistenza fino a quel momento gli piombarono tutti addosso: il loro incontro, le prime missioni insieme, il salvataggio dalle fiamme del patibolo… Tutto gli trasmetteva un senso di errato, di colpa, di tradimento.

Ma oltre che lasciarsi frenare stavolta fece altro.

 

Pensò che tutto ciò aveva finito col significare qualcosa, e che era il momento di continuare, seppure in modo diverso.

Il loro passato non era una catena. Avrebbe potuto esserlo, ma lei aveva deciso di non pensarci, di dire di no.

Di usarlo come spunto per qualcos’altro…

Lui cosa avrebbe fatto?

 

<< Riepiloghiamo… >>

 

Rukia si era fatto avanti senza alcun segnale di preavviso da un giorno all’altro.

Certe cose non si preparano, vengono e basta, anche lui poteva arrivare a capirlo.

 

Non lo aveva mai fatto prima, era inesperto e in alto mare.

Se non imparava a nuotare sarebbe andato a fondo per sempre.

 

Era un “bamboccio” che dimostrava più innocenza del necessario, per parafrasare Yoruichi.

Provò a rievocare di quelle volte che erano stati al mare coi loro amici e l’aveva vista in costume…

 

<< Non pensavo di arrivare a tanto… >>

 

Se non il corpo, poteva concentrarsi sul viso e sugli occhi, che già prima quella sera lo avevano messo alle strette, come incantato.

 

Non voleva farlo con qualcuna per cui non provasse niente…

Il loro legame era forte, paradossalmente, in quell’occasione stava dimostrando tutta la sua solidità.

 

Non poteva dire che non apprezzasse le qualità di Rukia, la sua personalità, quella grinta racchiusa in un esserino tanto piccolo quanto pieno di vitalità ed entusiasmo.

Non poteva di non adorare lo starle vicino, parlarle, litigarci…

Non poteva dire di non sentire nulla per lei.

Almeno, sentiva abbastanza da poterla considerare una prima volta degna di questo nome: ovvero con qualcuno a cui voleva bene in maniera speciale.

 

Se non voleva chiamarlo in quel modo, la parola con la A, poteva benissimo non farlo.

Non doveva passare da zero a mille prima che spuntasse il sole.

 

Per il momento, quel “qualcosa” a cui rifiutava di dare un nome, era sufficiente a fargli battere il cuore all’impazzata.

 

Ce l’aveva fatta.

 

Senza che se ne accorgesse c’era riuscito: vedere Rukia come una ragazza.
Che in quel momento aveva un gran bisogno di lui.

E lui di lei, per la sua… no, la loro prima volta.

 

 

 

Le previsioni di Ichigo erano state in effetti eccessivamente catastrofiche.

Rukia non aveva pianto, si era semplicemente rannicchiata al fondo dell’armadio, dando le spalle al resto del mondo e si era imposta di dormire.

La stanchezza l’aveva precipitata come un sasso nel mondo dei sogni.

Ma il suo viaggio quella sera non fu tranquillo.

Aveva caldo, aveva prurito, come tormentata da un’orda di zanzare; cambiava continuamente posizione nel sonno e stava comunque scomoda. Aveva troppi pensieri per la testa.

Finché, inevitabilmente, si ritrovò con gli occhi aperti.

<< Accidenti! Perché faccio tante storie? Ci siamo chiariti… Ho ascoltato la sua opinione e ho deciso di rispettarla. E poi, non posso costringerlo. Non è questo che voglio. >>

Del resto, se anche avesse detto di si dopo avergli detto del gigai, neanche quello sarebbe stato un grande successo.

<< Sono stata una stupida… Forse dovevo… parlargli chiaro… >>

Scosse il capo. Che differenza avrebbe fatto?

Non poteva vederla come una ragazza. Così aveva detto.

Sbuffò. Chiuse gli occhi ma il sono se ne era andato: che fastidio!

Era tutta sudata; eppure di solito lì dentro si era sempre trovata bene. Anche se, a pensarci bene, lì non faceva caldo, era lei che bolliva tutta.

E tra le gambe era quasi un bruciore…

Notò che la sua mano era scesa lì a sua insaputa, quasi avesse volontà propria!

<< Accidenti… di nuovo! D’altronde non riesco a dormire… Però… ci ho fatto un’enorme figuraccia con Ichigo prima… >>

Si sfiorò. Tutto come le altre volte: la testa che le girava, le vampate, il pensiero fisso di consolarsi… Il gigai reclamava i bisogni di un corpo vero, specie quelli di cui l’anima sentiva la mancanza.

<< Beh… un’altra volta non farà differenza credo… >>

Strinse le gambe, intrappolandovi la mano.

<< Stupido gigai, non servi a niente! >>

 

 

SBAM!

 

 

!!!

Lo spalancarsi improvviso delle ante la portò vicinissima all’infarto! Tra l’altro il passaggio repentino dal buio alla luce, ancora accesa nella stanza, le mise fuori gioco la vista per qualche secondo, nei quali si sentì afferrare e sollevare.

Ichigo l’aveva tirata su come una bambina: lui non era esattamente un palestrato, ma le dimensioni ridotte facevano di lei una piuma!

“Ehi! Ma… Ichigo… CHE COSA FAI?!”

La lanciò, affidandola alla morbidezza del proprio letto e del cuscino su cui aveva meditato fino a un attimo prima.

“EHI!”

Prima che potesse dire altro si ritrovò con la sua ombra sopra di lui. La copriva completamente, come una coperta che la fissava con uno strano ghigno.

Dapprima confusa, guardandolo non riuscì a credere a ciò che stava accadendo. A ciò che stava facendo.

“Non dirmi che adesso hai cambiato idea!!!”

“Beh, direi di si.” rispose lui, lasciando uscire involontariamente una risatina.

Ammutolì. I suoi occhi, nello sbalordirsi, si erano fatti ancora più grandi.

“E perché?”

Si sentiva come intrappolata dal suo corpo, letteralmente incollata al materasso.

“Beh, di solito tu non chiedi il mio aiuto e io te lo do comunque, anche cacciandomi nei guai. Una volta tanto che me lo chiedi, non può mica essere l’unica volta che ti lascio sola.”

Rise.

Lei no.

Nemmeno lei voleva approfittare di lui; sebbene prima ci avesse provato, ora si era convinta di aver sbagliato.

“Ichigo, piantala!”

“EH!?!?”

“Levati di dosso, su!”

Una vena esplose sulla tempia del pel di carota!

“CHE CAVOLO DICI!?!?!? PRIMA FAI TUTTO QUEL CASINO E POI TE NE ESCI COSÌ?!?!?”

“IDIOTA!”

Urlò così forte che pareva riuscire a scollarselo di dosso solo con la forza della sua voce.

“Ichigo, non devi farlo con me perché devi aiutarmi o…”


“Rukia, io voglio farlo con te perché lo voglio!”

!!!

 

“Scusa se rigiro la frittata, ma… è così!”

L’aveva visto sicuro di sé tante volte, ma stavolta sul suo volto, e nei suoi occhi, c’era qualcosa di nuovo, che stava rivolgendo proprio a lei.

“Proprio non ti riesce di darmi retta, vero?”

Non lo aveva mai fatto. E proprio per questo era riuscita a sopravvivere.

Il suo rossore aumentò.

“Perché?” balbettò.

Ichigo si strinse nelle spalle: “Vedi, come quell’hollow ti ha fatto pensare, così una… conoscenza in comune ha fatto pensare me.”
“Chi?”

“……”

Poteva farcela… Non era la fine del mondo…

“… Kon…”
Rukia serrò le labbra per bloccare un inopportuno scoppio di ilarità!

“Insomma, quello che sto cercando di dirti è che dopo averci riflettuto un po’ ho capito… che una prima volta con te non sarebbe affatto male. Anzi, in questo momento sei l’unica con cui mai lo farei. L’unica capisci? L’unica.”

“… Sul serio?”

“Sul serio… Ora Rukia, per favore, non farmi dire altro di imbarazzante…”

Lei roteò gli occhi e sorrise: era difficile anche per lui, diamine! Si poteva dire aveva appena compiuto una grande impresa.

“Rispondi semplicemente si o no: vuoi ancora che io… ti risolva questo problemino col gigai?”

Non era certo così che si era immaginata il loro prossimo dialogo mentre era nell’armadio.

 

“… Si.”

Non le stava mentendo. Voleva davvero essere lì, sopra di lei, a sentirsi dire cose che mai pensava sarebbero uscite dalla sua bocca…

Le riusciva difficile crederlo; ma ciascuno, senza dire praticamente nulla, aveva fatto capire all’altro esattamente ciò che sentiva e voleva sentirsi dire.

 

Ichigo si fece indietro, consentendole di sollevarsi.

Le punte dei loro nasi si sfioravano.

Ma restarono immobili, ancora per qualche secondo. La mente era ancora troppo piena, troppo disordinata, e non sapevano che filo tirare per sciogliere i loro nodi.

“Ehm… di solito… quando si inizia ci si bacia… Giusto?” chiese lui.

Nei film era così, e veniva spontaneo; con loro no. Come si vedeva che erano due imbranati!

“Sei sicuro che a te stia bene?” le domandò lei, conoscendolo.

“A te?”

 

Si risposero agendo.

 

Si abbracciarono, senza lasciare le labbra dell’altro.

 

Ora la mente è vuota e galleggia tranquilla sul turbolento mare che è la passione, che si fa più agitato ogni secondo che passa.

 

Non facevano più riferimento a scene simili che avevano visto altrove, con altri coinvolti: ora riguardava loro, e quando riprender fiato staccandosi, dove e come sfiorare l’altro, era del tutto automatico, come un bellissimo gioco senza regole.

Fermarsi richiese molto tempo, specie perché subito dopo si ricordarono che la parte difficile veniva ora.

Fu Ichigo a iniziare, togliendosi la maglietta. Fin qui tutto ok, erano andati anche al mare insieme, lo aveva già visto fare l’adone.

Rispose senza fretta, sbottonandosi la camicetta-pigiama gialla e indugiando a piegarla. Un’occhiata di Ichigo le face intendere che non ce ne era affatto bisogno.

Si grattò dietro la testa con aria ebete e la gettò sul pavimento: l’abitudine all’etichetta, impossibile da evitare vivendo in una famiglia di nobile lignaggio, fa strani scherzi a volta.

<< Non ti bloccare proprio ora. Se avrà qualcosa da ridire dopo se ne pentirà amaramente, ma adesso devi farlo! >>

Sganciare il reggiseno. A Soul Society si era un po’ all’antica al riguardo, le donne erano solite usare delle semplici fasce sotto il kimono; ma frequentando il mondo reale aveva avuto modo di introdurre quella novità anche nel mondo spirituale (l’Associazione Femminile Shinigami l’aveva molto apprezzata!).

Tuttavia, aveva sperato che almeno l’aspetto “pratico” del gesto fosse semplice…

“Serve una mano?”
“NO!” –fece lei imbarazzatissima, mentre con le mani dietro la schiena tentava un’inutile prova di forza col suo intimo- “Ce la faccio… ce la faccio… ACCIDENTI! STUPIDO GANCIO!”

“Forse dovevi fare più pratica, non sei abituata a portarli… Provo io?”
“NO! No, no e no! Io… Ecco!”

Appena riuscì nel suo intento gli diede le spalle.

Perplesso si chiese che le passasse per la testa, ma Rukia stava solo “preparandosi psicologicamente”.

<< Come minimo riderà della mia taglia e io dovrò prenderlo di nuovo a calci in faccia! Forse posso sperare che si imbamboli e resti a bocca aperta come un fesso… >>

Non che avesse complessi di inferiorità (la vicinanza di Rangiku all’Associazione non le aveva mai causato fastidi…), ma l’ultima cosa che voleva, la prima volta che mostrava il proprio corpo a un uomo, era che questi ridesse di lei.

<< Starà pensando che come vedrò che è piatta la prenderò in giro. Che razza di scema. >>

 

Non ci voleva una vista d’aquila, o di vederla spogliata per accorgersene, e poi figurarsi quanto potessero fare la differenza per lui delle tette grosse; servivano solo ad imbarazzarlo ancora di più, come quando quella nudista di Yoruichi gliele sbatté in faccia la prima volta che si ritrasformò in shinigami. La vera sorpresa, quando si decise, fu quella di scoprirla stranamente attraente.

Solo il pensiero che la Rukia che aveva di fronte stava esponendosi per lui aveva un che di eccitante, indipendentemente dal fatto che non sarebbe mai stata una diva del cinema o una idol.

Il suo fisico era minuto, esile ma non scheletrico, dolce, morbido, come una giovane non ancora maturata del tutto, o come una coniglietta, l’animaletto che le piaceva tanto.

Si coprì con le braccia rompendo l’incantesimo.

“EHI! Piantala di fissare! Cos’è la prima volta che ne vedi dal vivo?”

“A dire il vero…”

“… Già, lo è…”

Si diede della stupida: da quando in qua lui giudicava per le apparenze?

“Se ti da problemi puoi rimetterti la camicetta, io…”
“Guardami.”

“CHE?!”

“Voglio che mi guardi!”

<< Ma che le prende? Stasera è sempre più strana... e oscena. Meglio obbedire… >>

Aveva come il fiato corto: un’espressione serissima gli ordinava di non distogliere lo sguardo dal suo piccolo seno, i famosi “sassi”, come le aveva apostrofate una volta quel maniaco di Kon cercando di gettarcisi addosso.

“To… to…”

“Eh? Non ho capito niente.”
“Toccami…”

“Sicura che…”

Non finì la frase che gli si gettò addosso, stringendosi con le braccia al suo collo. Ichigo avvertì il tocco di due turgidi capezzoli punzecchiargli il petto.

Rukia era bollente, e bollente era il suo respiro che sentiva dietro il collo.

“Ti prego Ichigo, basta fermarsi per ogni sciocchezza… Facciamolo così come ci viene, e sono certa andrà tutto benissimo.”

L’afferrò delicatamente, scostandosela di dosso, per poi baciarla di nuovo.

“Va bene.”

 

Per la prima volta le sue dita e i palmi delle mani osavano indugiare su quelle che fino ad allora erano state le “zone proibite” delle donne.

Di quelle che non sono cotte di te, e che un gigai stava praticamente arrostendo.

Per la prima volta la udì gemere, contenta ma insoddisfatta: afferrava la sua mano, trascinandola sui propri fianchi, invitandolo a sentire il tocco liscio e sudaticcio della sua pelle in qualunque parte del corpo volesse.

Non gli pareva neanche fosse lei. E neanche lui si sarebbe riconosciuto al vedersi in terza persona quella sera: vedersi stringere senza troppa forza i suoi capezzoli tra due dita, passare con la mano sulle sue non troppo accennate curve…

Farle un succhiotto sul collo: questo come gli era venuto in mente? Sentiva la carne di Rukia fremere tutta contenta sotto le sue labbra; eppure lui era quello impreparato.

Erano stati i porno?

Ad ogni modo, se per davvero si fosse visto in quei momenti, avrebbe pensato che in quei film gli attori non sembravano divertirsi tanto quanto loro.

 

Anche lei ci dava dentro. Si stringeva a lui, come a voler sprofondare nei suoi muscoli, gli scompigliava i capelli, provando un piacevole solletico, lo guardava accettare il suo corpo, pur finto, provando incredulità verso sé stessa, ma anche il desiderio di non fermarlo, qualunque cosa potesse farle. Aveva completa fiducia in lui, non c’era niente da temere.

 

 

Cosa senti?

Chiese una voce lontana nella mente di Ichigo.

Che sembrava provenire da qualcun altro.

 

Sentiva Rukia che si lasciava avvolgere e inebriarsi tra le sue braccia, la sentiva lasciarsi andare sempre di più, senza curarsi del come e del quanto, ma solo del gesto. Allo stesso modo, man mano, si rilassava anche lui, e un senso di soddisfazione lo pervadeva, poiché si dimostrava ancora una volta all’altezza del suo nome: << Colui che protegge >>, colui che aiuta, colui che salva.

 

 

Cosa senti?

Chiese una voce lontana nella mente di Rukia.

Che sembrava provenire da qualcun altro.

 

Sentiva i rimpianti di un esistenza non vissuta venir lavati via, le pietre sul suo cuore diventare polvere, le fiamme che la bruciavano spegnarsi. Attraverso quell’involucro, la sua anima vibrava tutta. Le febbre andava via, e più la situazione si faceva “incandescente”, più avvertiva un fresco sollievo.

Non aveva mai pensato al sesso come ad un’esperienza rinfrescante. L’estate là fuori più che una controindicazione era un incentivo allora.

<< Dunque è questo che mi sono persa… È qualcosa di nuovo, di strano… Eppure mi sento sicura, forte, come se lo avessi fatto da sempre… Sono contenta che sia tu, Ichigo. >>

 

Ichigo la lasciò distendersi: aveva una mano sul petto, per dire al cuore di non scappare. Il bello doveva ancora venire.

Si misero ciascuno a un capo del letto, togliendosi l’uno il jean, l’altra il resto del pigiama. Il pel di carota aveva dei boxer blu scuro con una riga bianca sul lato; le prime mutandine di Rukia che aveva l’onore di vederle indosso erano rosa chiaro e avevano un coniglietto stilzzato sul davanti…

Al vederlo Ichigo ridacchiò e andò sopra di lei, coprendola come prima aveva fatto. La sua risatina la contagiò. Ma quando smisero, erano entrambi bloccati, di nuovo.

La ragazza allora fece un cenno col capo, e, lentamente, con un leggerissimo tremore, Ichigo agganciò con gli indici il suo ultimo indumento.

Non riuscì a guardarla in faccia mentre si accingeva ad abbassargliele, e anche per lei era forse meglio così.

Quando iniziarono a scivolare giù, Rukia d’istinto serrò gli occhi.

 

 

“UH!?!?”

Ichigo si sollevò di scatto sulle ginocchia.

“Ichigo… che succede?”

Strizzò gli occhi e sussurrò: “Credo… che ci sia qualcuno qui fuori.”

Rukia sbiancò! Ora che ci faceva caso (prima sarebbe stato un po’ difficile accorgersi persino di un incendio in casa!) poteva sentirli anche lei: due reiatsu, due forze spirituali. Una piccola, un’altra più grande, appena fuori la porta della stanza.

“M-ma chi è?” domandò lei coprendosi col lenzuolo.

“Credo di saperlo…”

Si alzò. Era più nero di un temporale, una faccia da chi sta per uccidere qualcuno, ma fu abbastanza furbo e controllato da reprimere la sua furia e camminare in punta di piedi, per non farsi beccare, fino alla porta.

 

Poi la spalancò di botto e senza nemmeno darsi il tempo di guardare o dar loro il tempo di accorgersene, mollò un calcione stile karate che spiaccicò un pupazzo e un uomo sulla quarantina contro il muro dalla parte opposta del corridoio.

 

Rukia: O___O

Ichigo -___- “Solo un attimo…” disse richiudendo la porta.

 

Il primo dei due a staccarsi dal muro fu Kon.
“Ehi, ma che modi sono?!”

Poi vide l’aura di tuoni e fulmini che lo circondava e per una volta fu contento che non gli prestasse la benché minima attenzione.

Era l’altro il suo obiettivo…

Isshin Kurosaki, suo padre, medico, capelli neri e solito barba in disordine, che in quel momento, col sedere per terra, si massaggiava la mandibola fortunosamente ancora in sede!

“Bel colpo…” mormorò tra sé e sé prima che suo figlio si chinasse su di lui prendendolo per la collottola!

“HAI UNA BELLA FACCIA TOSTA, VECCHIO MANIACO!”
“Ehi, “vecchio” è una parola grossa, vacci piano! E poi non urlare, non vorrai svegliare Karin e Yuzu.”

Vista la situazione in corso, non era il caso di coinvolgere le sue ancora innocenti sorelline!

Kon intanto cercava di defilarsi in punta di zampette…

“Lo hai avvertito tu, vero? Dopo faccio i conti anche con te!”
Tentativo fallito…

“Su, lascialo stare, ha fatto un ottimo lavoro!”

Fece l’occhiolino al pupazzo che rispose col pollice in su: non poteva non avvertire un padre il cui figlio andava incontro ad un primo disastro amoroso!

Ma alla fine i due erano stati piacevolmente sorpresi da Ichigo!

“Da quanto eravate lì?”
“Oh, non più di un paio di minuti…”

“Bastano e avanzano! Che razza di padre che ho: mettersi a spiare suo figlio mentre… mentre...”
“Mentre giace per la prima volta nel talamo con una donna?”

“QUELLO!”

Kon scosse il capo: imbranato era e imbranato restava, anche se si era deciso.

Isshin si tirò su, liberandosi facilmente della presa di Ichigo: “Umpf!”

Ichigo aveva sempre più un diavolo per capello: rabbia comprensibile la sua.

“Ma che hai da ridere?”

“Sciocco sempliciotto sangue del mio sangue, non potevo proprio non essere qui. Io contavo che tu mi scoprissi.”

“Aggiungiamone un’altra alle tue idiozie. E perché mai?”

“Ovvio, per ricordarti la lezione che ti insegno da anni cioè…”

Gli pestò il piede, per giunta scalzo!

“AHIOOOO!”
“SEMPRE IN GUARDIA! AH AH AH!”

Ichigo lo stese con un calcio laterale al petto, rimandandolo contro il muro.

<< Che fortuna essere piccolo e inosservato. >> pensava intanto il minore dei due incomodi, tagliato fuori dalla lotta.

“In secondo luogo…” –fece Isshin ancora in piedi (era abituato a livelli ben più alti contro suo figlio!)- “… per darti questo.”

Il giovane strabuzzò gli occhi.

 

Un preservativo, avvolto in un incarto arancione.

 

“Su, prendilo!”

Il tempo di accettare il regalo che il padre gli passò un braccio dietro il collo e lo strinse, fiero, al proprio petto.

“Ah, che momento gioioso per un padre quando suo figlio finalmente si accinge a conoscere donna! Doppiamente gioioso se si accinge a farlo con una ragazza onesta, simpatica e rigorosa (e di buona famiglia) come quella Kuchiki! Sono fierissimo di te, figliolo!”

“……”

Ichigo rispose con un leggero uppercut al mento in modo da fargli mollare la presa: “E lo spiarci? Faceva parte anche quello dell’orgoglio paterno?”

“Tsk, che figlio poco sveglio! Non lo capisci che l’ho fatto per non disturbarti? Potevo mica bussare e interrompervi sul più bello? Invece ho aspettato che faceste una pausa per fami beccare, incassare il tuo calcio e darti i miei migliori auguri. Vedi cosa è disposto a fare un padre per il proprio figlio?”

Ichigo si spiattellò una mano sulla faccia.

“Oh, beh…”

Guardò il preservativo, poi suo padre che gli diceva con lo sguardo: << Vai, gagliardo, e datti una prima volta da dio! >>

“Grazie, papà.”

Isshin spalancò le braccia: “Abbracciami, su!”
“COL CAVOLO!”

Riaprì la porta e la sbatté dietro di sé.

 

Il patriarca Kurosaki poteva finalmente scoppiare in lacrime!

“Kon… quello era mio figlio… Sigh! COME SONO CONTENTO PER LUI! BUAAAHH! Oggi sono un padre felice! Grazie per avermi avvertito!”

“Si figuri, grande capo, ho fatto solo il mio dovere.”

Isshin tolse il braccio dagli occhi: i segni delle lacrime erano già scomparsi, sostituiti da un cipiglio da vero tosto.

“Buona fortuna, figlio mio.”

“Su, avanti, vediamo come se la cava!”

 

Kon fece un salto con l’intenzione di aggrapparsi al pomello e tornare a spiare dal buco della serratura, ma il suo volo si concluse a mezz’aria!

“ALT!”

“EEEH?!?!”

 

Sollevò il pupazzo per un braccio e portò la sua testa tonda e imbottita davanti i suoi occhi: “Che intenzioni avresti tu?”

“Di fare quello che stavamo facendo poco fa!”
Ma l’altro gli rise in faccia: “Ormai non abbiamo più motivo per essere qui.”

“C-cosa?!”

“Credi sul serio che un padre lasci che il proprio figlio venga spiato mentre fa l’amore per la prima volta nella vita?”

“M-m-m-ma tu allora?!?!?”

“Io ero qui per dargli la classica pacca sulle spalle, oltre che per rammentargli di farlo con sicurezza: sono troppo giovane per fare il nonno e le mie piccole sono troppo giovani per fare le zie! Ed ora, caro mio, togliamo il disturbo.”

E così Isshin Kurosaki si avviò fischiettando per il corridoio, stringendo in mano un pupazzo alquanto irrequieto e deluso!

“Noooo! Non puoi farmi questo! Mettimi giù! Nee-san è lì dentro da sola con quell’incapace! Devo controllare non le accada niente!”
“Oh, che rottura che sei, vedrai che se la caveranno.”
“Ma io avevo il posto in prima fila! Lasciami andare, potrebbero aver ancora bisogno di me! NEE-SAAAAAAAAN!”

E intanto i due si facevano sempre più piccoli al fondo del corridoio!

 

Ichigo rientrò con in mano il profilattico, ancora nell’incarto dello stesso colore dei capelli: l’aveva scelto intonato.

“Tutto a posto?”

“Si, sono andati via.”

“E quello?”

“Un regalo d’incoraggiamento.”

“I gigai non restano incinti.” spiegò Rukia, nascosta dietro il lenzuolo.

La mutandina era già lì a terra, vicino i piedi di lui.

“Mah, si vede che non lo sapeva…”
Ma anche sapendolo, era certo che glielo avrebbe dato lo stesso: figurarsi se suo padre si lasciava sfuggire un simile importantissimo mento padre-figlio!

Ci sarebbe stato da stupirsi se, avendolo sotto lo stesso tetto, non si fosse fatto vedere!

Nonostante l’imprevisto, il ragazzo era visibilmente di ottimo umore.

Rukia era lì che lo aspettava, e rideva anche lei.

 

Senza alcuna paura si fece avanti, e la sua lunghissima attesa ebbe termine.

 

 

 

Che carini! E che grand’uomo che è Isshin! U__U

A questo punto qualcuno di voi starà pensando: ma come, si interrompe così sul più bello? Risposta: si.

E non contate sul fatto di aspettare il prossimo capitolo, perché benché la calda notte di Rukia e Ichigo abbia ancora moooolto da raccontare… semplicemente non lo farò! XD

Questa fic non è mica VM18, no? U__U

Eh, si, stavolta faccio il bastardo! XD

Scusate lettori pervertiti, ma un autore deve cercare di non rendersi sempre scontato! Del resto, se siete anche dei romanticoni e/o fan di quei grandiosi personaggi che sono Isshin Kurosaki e Kon, di sicuro non sarete rimasti del tutto delusi!

Mi piace la parte del “Cosa senti?”, sono riuscito a rendere l’idea delle loro anime che si parlano? Forse era forzata… ma il senso era quello. ^^

Aspetto molti commenti, mi raccomando! Spero di rallegrarvi un po’ viste le prestazioni della nazionale in questi mondiali africani… ^__^”

Al prossimo capitolo con la fine di questa fanfic! Buon proseguimento d’estate!

 

PS: ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

 

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
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