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Autore: sonounaspugna    21/06/2010    3 recensioni
I due piccioncini erano uno di fronte all’altro e io in mezzo, come una carota su una torta.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Baciata

«Il cuore ha ragioniche la ragione non conosce.» Blaise Pascal

il Ballo della lingua

 

Il sole era già basso, nascosto dietro le case e non più accecante come lo era stato per tutta la giornata. Finalmente quel giorno sembrava giunto al termine, solo una cena con il mio migliore amico e la sua fidanzata mi separava dal mio letto. Ad aspettarmi c’erano due ore di inferno come “terzo incomodo”, ma non avevo potuto rifiutare il loro invito e tutto sommato, niente poteva andare peggio di così.. in quel momento ben poco mi interessava ed era capace di terrorizzarmi. Il ristorante si presentava bene ed aveva un’aria dannatamente allegra. Un pozzo al centro del giardino circondato di gerani fucsia e rossi, un cespuglio di margherite e una betulla enorme, con dei rami che toccavano il terreno.

“Kate!” mi sentii chiamare “da questa parte”

Era lui, David, il migliore amico di cui vi stavo parlando. Era mano nella mano con la sua tipa, Angeline, così si faceva chiamare: “alla francese.” Erano impeccabili come sempre, due angeli caduti dal cielo, non c’è che dire. Lui capelli neri scompigliati e occhi verde acceso, lei bionda e occhi scuri. Si contrastavano, ma i loro erano degli abbinamenti senza dubbio fantastici. Chiaro-scuro. Anche i loro abiti erano divini: jeans chiari e camicia celeste per lui e un corpetto lilla per lei.

Mi avvicinai a loro trascinando i piedi come non ero affatto solita fare.

“Tesoro!” mi strillò Angi, con un po’ troppo entusiasmo, evidentemente David le aveva raccontato tutto..

“Ciao” dissi in risposta sorridendo appena.

Ci avviammo per entrare nel ristorante, Angeline con la sua camminata talmente sexy da farti accapponare la pelle, David con la sua “eleganza nascosta” che preservava solo per occasioni simili e io, mingherlina senza ne petto ne culo, con quei capelli rossi che non riuscivano mai a passare inosservati e quelle diavolo di lentiggini che mi punteggiavano il naso e gli zigomi.

“Un tavolo per tre, grazie” disse David a un cameriere più simile ad un pinguino che a un umano.

Ci accomodammo in un tavolino nell’angolo est della sala, stretto e ben poco illuminato: anche quella stupida serata non prometteva nulla di buono. Era impossibile essere in grado di leggere il menù, così fummo costretti a farcelo dire a voce dal Pinguino. Penne panna e speck, presi, ovvero il primo piatto che aveva nominato.

I due piccioncini erano uno di fronte all’altro e io in mezzo, come una carota su una torta. Cosa ci fa una carota sulla torta? Appunto..

Chiariamo bene, io non ero mai stata una che odiava la vita e tutto quello che la circonda, ma quando il mondo ti cade addosso ti rendi conto di quanto è pesante e non guardi più se una cosa è bella o brutta. “È pesante?” ti chiedi “Allora fa schifo.” Per farvi capire pensate a un sasso che vi cade se un piede.. vi farebbe piacere? Certo che no, e non avrebbe importanza se è del colore che preferite. A me era andata praticamente così..

Il cibo era troppo salato e ne avanzai più della metà, cosa non da me. Per niente.

“Mangia, Kate! La vita deve andare avanti..”

“Non per forza, D” risposi in un sussurro.

“E invece sì, passerà un nuovo treno a prenderti e tu dovrai salire in tempo. Fatti trovare pronta e ce la farai”

“non usare stupide metafore, per favore!” mi innervosii.

“Dov’è finita la mia migliore amica? Quella che diceva che se le cose, anche tristi, si spiegano con delle immagini si capiscono e comprendono meglio?” si fermò. “dov’è Kate?” disse con la voce piena di dolore.

“Sono qui. Davanti a te.” Gli risposi decisa. Quello che una volta ero stata non aveva più importanza.

“dimostramelo.”

“Hai gli occhi per vedere, sono sempre io. Pelle pallida, puntini sulle guance, occhiali perché sono orba, capelli pel di carota e occhi azzurro sbiadito.” Gli ringhiai contro.

“La tua è una descrizione come un’altra, potrei confonderti tra centinaia di ragazze. Io voglio sapere dove sono i caratteri che ti rendono unica, diversa da tutte le altre, diamine.”

“probabilmente gli ho persi quei caratteri.”

“impossibile” insistette.

“Le cose cambiano David. Cambiano” sillabai l’ultima parola. “e ora scusate ma devo andare in bagno.”

Mi alzai senza aspettare risposta e uscii all’aria aperta. Avrei voluto scappare, avrei voluto cancellare tutto da quel giorno. Il giorno in cui l’avevo incontrato. Il giorno in cui mi aveva fatto appassionare alla danza. Il giorno in cui le nostre mani, incapaci, si erano toccate la prima volta in attesa dell’inizio della canzone. Se non avessi insistito tanto per andare a quel campo estivo, tredici anni prima, ora forse avrei avuto una vita serena e non un sogno irrealizzabile.

La mia depressione era causata tutta da quello. Perché avevo perso il concorso, quel dannato concorso che mi avrebbe portata da qualche parte.. e io sapevo perché non l’avevo vinto. Tutto, al provino, era perfetto. I miei capelli raccolti in una complicata treccia, il trucco sugli occhi non troppo pesante ma ben visibile, l’abito con pailette ramate in abbinamento con la mia chioma.. anche il vestito del mio partner, camicia rossa e pantaloni neri con una fiamma su un lato, era perfetto, i suoi capelli “gellati” al massimo non sembravano per nulla unticci.

L’unico problema era che era Lui a essere sbagliato. Lui non era il Mio partner.

Il Mio partner, colui che mi aveva insegnato inizialmente e con cui avevo ballato la mia prima volta, non c’era.

Ero sola tra le braccia di quello sconosciuto.

Mi asciugai le lacrime e mi preparai a rientrare, anche se forse la cosa migliore era davvero andarsene. Avrei rovinato la serata ad entrambi.

“Kate!” sospirò di sollievo Angi. “Credavamo fossi caduta nel gabinetto” ridacchiò.

“mmm..” mi limitai.

Nell’aria c’era qualcosa di diverso rispetto a prima che uscissi.

“Senti? Hanno messo la musica!” strillò ancora la bionda. Ecco cos’era, la Musica. La Mia Musica. In quel momento c’era una salsa, era una vecchia, che però sembra sempre eccezionale anche se l’ascolti cinquanta volte. Era dal concorso che non ascoltavo musica del genere..

“Angeline? Vuole regalarmi questo ballo?” fece ridendo David.

“ooh! Ma così mi metti in imbarazzo, Dadi.. no, non credo che sia il caso..” accettò. Quanto odio quando fanno finta di fare le difficili. Li guardai avvicinarsi alla pista. Non avevo mai visto ballare lei, ma senza dubbio sarebbe stata fantastica come la sua camminata. O forse no. Era un vero e proprio pezzo di legno, continuava a pestare i piedi a David, che cercava in tutti i modi di guidarla, di farle capire cosa avrebbe fatto dopo.. ma i suoi sforzi erano inutili. Scoppiai a ridere di gusto come da settimane non facevo e devo dire che mi sentii più leggera, almeno un poco. Sembrava che David stesse ballando con una scopa animata, terribilmente buffo.

La musica cessò, i due ragazzi smisero di ballare e il mio sorriso disteso si alleviò come era arrivato. Forse stavo davvero andando fuori di matto. Seguii con lo sguardo Angeline e vidi che stava andando ai servizi.

Iniziò un’altra melodia, ma questa fu come un pugno nello stomaco.

Baciata, di Justin Hole, 1984.

La Mia Prima Baciata.

Questa non ci voleva proprio.

Qualcuno mi picchiettò sulla spalla. Mi girai di scatto e vidi quello che temevo di vedere, David. Quella musica e lui insieme non andavano affatto bene. Distolsi lo sguardo da lui per timore di scoppiare a piangere e puntai i miei occhi sul piatto ancora pieno di pennette.

“ei!” mi sgridò. “ok, scusa per prima” mi disse più tranquillamente. “ma ora..” mi porse la mano, più grande, ma nella stessa maniera che aveva fatto tredici anni prima, per invitarmi a ballare.

Era la mia occasione, il mio desiderio di poter ritornare indietro e ricominciare si era avverato. Potevo scegliere ora, come avevo fatto in quell’anno passato. Anzi, non proprio, perché adesso sapevo a cosa sarei andata incontro, cosa avrei rischiato, quanto avrei sofferto.

Ero impietrita sulla sedia, proprio come quella prima volta. “E Angeline?” gli chiesi per vedere se si sarebbe tirato indietro.

“Lei non mi interessa” disse in maniera talmente decisa e familiare che mi fece venire la pelle d’oca.

Tempo prima gli avevo chiesto: “e tua sorella?” (poiché l’avevo visto ballare con lei) e la risposta era stata la stessa.

E così feci la cosa meno ragionevole, meno sensata che avessi fatto in vita mia. Gli allungai anche io la mano, lui l’afferrò saldamente e protettivo e mi trascinò in pista, desideroso di ballare con me.

Con me?

Si, con me.

Ne ero certa, sicura.

Lui Voleva Ballare con Me.

La canzone durò troppo poco e quando ci fermammo lui mi fissò preoccupato.

“Che c’è?” gli sorrisi, ma mi accorsi che stavo singhiozzando.

“P..Piangi.” e mi asciugò con un dito la lacrima che mi stava rigando la guancia.

“Si!” gli risposi decisa. “sono felice, grazie a te.”

E poi fu un attimo, un solo secondo, e mi resi conto che non potevo più parlare.

Le mie labbra erano troppo impegnate su quelle di lui..

Non era della danza che mi ero innamorata, ecco perché senza il Mio Partner quella non aveva significato.

Stupida, stupida, stupida..

“Angeline!” ansimai quando mi staccai da lui.

“è l’unica cosa che sai dire?” sbottò. “non fai che preoccuparti di lei! Te l’ho detto, non mi importa di lei. Ma non perché la odio, non perché la disprezzo, ma perché non è nulla rispetto a te!”

“no è che.. bhe, è dietro di te..” gli dissi piano. I suoi occhi si sbarrarono in contemporanea a quelli di Angi, che, al contrario, si serrarono. David sbiancò e Angi diventò rossa di rabbia. Oddio.

“ok, devo solo mostrarmi maturo..” disse D a bassa voce, cercando di darsi forza.

“tanto non ti ha sentito parlare, lascia fare a me.” Lo bloccai mentre si girava.

“Angi, ecco.. David ora è tutto per te!”

“David ora è tutto per me?” strillò. “non ho intenzione di dividermi il ragazzo con una ragazzina, o no di certo!”

“uno non sono una ragazzina, ho 19 anni.. e due stavamo solo ballando” mi difesi. “se non vuoi che io balla con lui basta che me lo dici!”

“ma non dirmi cazzate! Ora stavate facendo di tutto tranne che ballare!”

“non è vero!” le ringhiai contro.

“ah sì? E allora che ballo era, Quello?” mi chiese sfottendomi.

“La Baciata!” fregata cara mia..

“appunto, la Baciata!”

“si, e cosa ci sarebbe di male?”

“Che la stavate facendo nel Vero senso della parola, forse?”

“Tu non sai nulla della danza, vero?”

“si.. ma..” dai che è in difficoltà, il colpo finale, Kate!

“quella faceva parte della danza. La conosci la danza della lingua?” le sputai in faccia, no, ma ci mancò poco.

“io..”

“se ti dà fastidio non faccio più nulla, ma quello che hai visto era una cosa solo professionale. Ne David?”

“assolutamente” disse più deciso di quanto avessi sperato.

Mi sarei immaginata una scena del genere: “No, non è vero! quello era Amore, ne più ne meno!”

Ma, o mi ero innamorata di un codardo oppure di uno che non ricambiava ma sparava un sacco di balle..

Me ne andai senza degnarlo di uno sguardo, con il cuore che mi scoppiava di odio, ma anche di amore.

   
 
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