Crossover
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Autore: Robotech90    21/06/2010    0 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                       L’ora si avvicina

 

Faramir osservava il Cavaliere Nero, mentre questi roteava la spada nella mano destra. La creatura effettuò uno slancio in avanti e mancò per poco il viso del Capitano di Gondor che sentì la lama dell’arma sfiorargli i capelli.

“Sei uno sciocco a metterti contro di me”- disse il Nazgul girando attorno all’uomo che non smetteva di fissarlo. In quel momento, Mark spuntò alle spalle del Cavaliere Nero e lo infilzò alla schiena con violenza, venendo , subito dopo, sballottato lontano da una forza invisibile. La creatura emise un verso acuto e sibilante e si strappò la spada dalla ferita con un gemito, ma Faramir ne approfittò per colpirla di nuovo al ventre: una scarica elettrica attraverso il corpo del Capitano di Gondor che fu costretto a ricordare che nessun uomo può uccidere un Nazgul. Il Cavaliere Nero colpì l’uomo in viso con una mano ferrata e Faramir sentì il sangue caldo inondargli la guancia dove era stato ferito. Mark si era appena rialzato e correva verso i due, ma il Nazgul salì sulla sua cavalcatura e spiccò il volo, in direzione dei suoi compagni. Il ragazzo raggiunse il Capitano di Gondor e, mentre Zarthan iniziava a riprendersi, lo aiutò ad alzarsi:

“Come hai fatto a colpirlo senza sentire dolore?”- chiese Faramir, mentre Mark lo trasportava a spalla attraverso Osghiliat.

“Ho sentito dolore, non preoccuparti. Ma noi Cavalieri siamo leggermente più resistenti alla magia e alle creature oscure”- rispose il giovane.

Faramir emise un sospiro, per cercare di alleviare il dolore interno che lo opprimeva, dovuto alla scarica di energia rilasciata dal Nazgul, ma poi si ricordò dei due cartoni che aveva avvistato prima:

“Mark, c’è una cosa che devo dirti: i tuoi amici cartoni sono al comando dell’esercito di Sauron e Galbatorix. Li ho visti combattere contro i nostri uomini…anche se non mi sembravano molto lieti delle loro azioni”

Mark rimase stupito per qualche secondo:

“Sei sicuro che siano loro?”

Il Capitano delineò una perfetta descrizione dei due cartoni e Mark non poté far altro che annuire ad ogni particolare che l’uomo gli riferiva.

“Sono loro”- affermò il Cavaliere, poi notò che un tizio vestito di bianco e senza corazza correva nella loro direzione: un messaggero.

“Capitano Faramir – disse non appena li raggiunse- Aragorn ha approntato le difese di Minas Tirith, potete ritirarvi”

Il Capitano di Gondor disse a Mark che ora poteva camminare da solo e cominciò ad urlare la ritirata generale. I soldati e gli Haradrim lasciarono le loro postazioni e si diedero alla fuga, mentre gli Orchi e gli uomini di Galbatorix devastavano la città e uccidevano coloro i quali non erano abbastanza rapidi da scappare in tempo. I tre Nazgul, sopra di loro, scesero in picchiata e si gettarono sulle truppe in ritirata, sfoltendone i ranghi e scagliando via i guerrieri urlanti. Mark si guardò intorno e disse a Faramir:

“Comincia ad andare, cerca di far arrivare più soldati possibili a Minas Tirith. Io devo sistemare una faccenda”

“Cosa devi fare, Cavaliere? Non metterti nuovamente in pericolo”

“Fidati di me”- esclamò il ragazzo e si mise a correre. Doveva trovare i cartoni, parlargli se necessario…ma come poteva fare se c’era una guerra in atto? Rivoltosi a Zarthan con la mente, il ragazzo disse:

“Zarthan, vola sempre sopra di me, ma attento ai Nazgul”

“Ci sono, Mark”- rispose la creatura dorata.

Il Cavaliere chiuse il contatto mentale e, dopo aver setacciato la città, vide Kovu e Stitch su un edificio in rovina.

“Kovu, Stitch”- urlò il ragazzo e i due cartoni si girarono. Sfortunatamente, quelle grida avevano attirato anche l’attenzione delle truppe avversarie che non persero tempo a circondare il Cavaliere con una foresta di armi. Mark rimase immobile, osservando la reazione dei due cartoni e, mentre un Orco stava per infilzarlo con la sua lancia, Kovu urlò:

“Fermo”

Mark vide il cartone scendere dall’edificio in rovina con Stitch sulla spalla destra. Con un agile balzo, il Comandante delle truppe di Mordor atterrò di fronte a Mark:

“Sei incauto a consegnarti al nemico, Cavaliere”

In quel momento Mark si sentì la persona più stupida dell’universo: era circondato, non poteva fuggire e si era letteralmente consegnato alle truppe avversarie, a meno che…

“Kovu, Stitch, dovete ascoltarmi. C’è un modo per potersi liberare dall’incantesimo di Galbatorix…”

“Tu menti”- ringhiò Kovu e gli puntò la spada alla gola, gli Orchi urlarono divertiti e saltellarono, incitando il loro Comandante a colpire il Cavaliere.

“No, lo posso giurare sulla mia vita. Angel è stata liberata, non è più al servizio del Re”

Gli occhi di Stitch si illuminarono di commozione e , insieme, di felicità:

“Angel è libera? Dove- dove si trova adesso?”

Mark avrebbe voluto rispondere, ma si rese conto che Stitch era ancora sotto il controllo di Galbatorix e c’erano decine di nemici intorno a lui…non poteva spifferare tutto davanti a loro.

“Non posso dirtelo, Stitch”

Un Orco, che sembrava essere il secondo in comando, urlò:

“Comandante, cosa stai aspettando? Uccidi quell’umano”

Kovu puntò lo sguardo su di lui e rispose:

“Kraghat, chiudi il becco. Sono io che do gli ordini qui”

Kraghat si nascose nuovamente tra la folla, ma Mark notò un ringhiò di rabbia e una strana luce scintillare negli occhi dell’Orco.

“Avrei tanto voluto rivederla”- disse Stitch singhiozzando, quando, improvvisamente sia lui che Kovu urlarono di dolore e si tennero la testa tra le mani: il Re stava dando loro qualche ordine….Mark immaginò quale e chiamò Zarthan. Kovu stava ancora lottando con sé stesso, come se non volesse parlare, ma, alla fine le sue parole rimbombarono nella città:

“Uccidetelo”- gridò il cartone, indicando Mark.

Un boato di approvazione risuonò tra le rovine di Osghiliat e i nemici si scagliarono sul Cavaliere.

“THRYSTA VINDR”- urlò Mark e molti dei suoi assalitori vennero scagliati lontano. Zarthan atterrò e gettò una fiammata sul terreno, creando una barriera di fuoco tra Mark e le truppe di Mordor. Il Cavaliere montò sul drago e spiccò il volo, mentre , dal basso, li inseguivano decine di dardi, uno dei quali si conficcò nella zampa posteriore sinistra di Zarthan. Il drago emise un flebile ringhio e si rivolse al suo Cavaliere:

“Sei un incosciente, da oggi non seguirò più i tuoi consigli. Consegnarsi così al nemico è una pazzia…che cosa ti è passato per la testa?”

“Andiamo, Zarthan, sono vivo,non vedi?”

“Per merito mio, non certo grazie a te”- replicò il drago.

I due sorvolarono la devastata Osghiliat e, subito dopo, atterrarono nel cortile di Minas Tirith, dove Faramir, Aragorn, Eomer e Arnold li stavano aspettando.

“Matto”- si limitò a dire Arnold non appena lo vide.

“Ehi, che benvenuto”- sorrise Mark e l’altro Cavaliere fece lo stesso. I due si abbracciarono e Mark notò che l’arto di Arnold era stato ben guarito:

“Hanno fatto un ottimo lavoro, devo ringraziare Legolas, per questo”- disse il Cavaliere arciere al suo amico.

Mark si voltò e vide lo sguardo di Aragorn su di lui:

“Cavaliere, sei stato alquanto ingenuo, oggi”

“Lei crede?”- rispose il ragazzo, sorridendo

 

                                              *

 

Kovu era seduto su uno sgabello, e osservava gli Orchi e i soldati Imperiali, mentre raccoglievano le armi e depredavano i corpi dei nemici uccisi. Alcuni servi di Sauron erano stati così violenti verso dei guerrieri moribondi che il cartone fu costretto a voltarsi più di una volta. Stitch non aveva più parlato con lui da quando aveva sentito il nome di Angel per bocca di Mark, il cartone blu era accovacciato a terra e , di tanto in tanto, sospirava. Non era quella la sua vera natura, Kovu lo sapeva. Stitch era sempre stata una creatura allegra, vivace e testarda, ma ora era esattamente il contrario…Galbatorix lo aveva letteralmente distrutto, rendendolo suo schiavo. Alzandosi, Kovu si avvicinò al piccolo cartone e disse:

“Pensi ancora a lei?”

“Non lo so…”- rispose l’altro. Questo fu inteso come un ‘SI’ netto da parte di Kovu che si sedette vicino all’altro cartone e lo picchiettò con una mano.

“Dovrò combattere anche contro di lei, ti rendi conto? Potrei anche essere costretto ad ucciderla, se il Re me lo ordinerà….non sapevo neanche cosa significasse ‘uccidere’, prima di arrivare qui”

Kovu serrò le labbra con forza e cercò di farsi venire qualcosa in mente:

“Mark ha detto che esiste un modo per liberarci da Galbatorix, no?”

Stitch sbuffò.

Kraghat si avvicinò ai due, portando con sé il suo puzzo da Orchetto e disse:

“Di che parlate, voi due? C’è una guerra da intraprendere”

Kovu si voltò, irato, e rispose:

“Lo so, Kraghat, attaccheremo Minas Tirith tra qualche ora. Stavamo decidendo quale strategia usare”

Kraghat rise con la sua voce stridula:

“Ragazzi, ero nascosto qui dietro da un pezzo e ho sentito tutto…non sono mica stupido”

“Di più”- pensò Kovu.

“Chi è Angel?”- chiese poi l’Orco. Stitch, voltandosi, saltò su Kraghat e lo atterrò alzando una mano artigliata per finirlo. L’Orchetto urlò impaurito e il cartone gli disse:

“Non nominarla neanche…..non- non nominarla”

Kovu afferrò il cartone e lo allontanò da Kraghat che si rialzò e li guardò in cagnesco:

“Mi chiedo perché il padrone mi faccia prendere ordini da voi- poi si rivolse a Stitch con un ghigno - Spero di incontrarla in battaglia, quella lì. Tu la rivuoi vero? Bene, ti porterò la sua testa”- e si allontanò ridendo a crepapelle.

 

 

 

  
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