Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: sailormoon81    21/06/2010    9 recensioni
Bella. Edward. Jacob.
Un matrimonio da organizzare e la consapevolezza di desiderare altro...
Storia partecipante al contest "Spicchi di sole" indetto da Kukiness e Saorio sul forum di EFP
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

If…

 

Non so cosa mi stia prendendo, ma non riesco a controllare il mio stesso corpo.

Jacob è qui, davanti a me, e le sue parole sono una promessa di addio.

«Non voglio» mormoro, facendomi più vicina a lui. «Promettimi che tornerai, Jake. Promettimelo, ti prego.»

«Senza di me, saresti più felice.»

«Come puoi anche solo pensare una cosa simile?»

Piango e non me ne vergogno. Davanti a lui non devo nascondere le mie debolezze.

«Tra meno di un’ora scoppierà una battaglia, laggiù. Non mi sarà difficile uscire di scena.»

Scuoto violentemente il capo. «No» mormoro, e in pochi istanti la distanza tra noi è inesistente.

Il suo sguardo è ferito, ma non accusatore.

È convinto di poter rimettere le cose a posto, ma non riesco neanche a immaginare una vita senza di lui.

Eppure è quello che stai per fare, mi ammonisce una vocina  nella mia testa. Stai per prendere una strada che ti allontanerà per sempre dal tuo sole.

«Jake, ti prego. Parlami. Di’ qualcosa.»

Non sopporto il suo silenzio: è lui quello che ha sempre saputo far tornare il sereno, ma se anche il mio sole si è oscurato non so che cosa fare.

Annullo ogni buon senso e prendo una sua mano tra le mie. È calda, morbida, profumata.

La accarezzo sfiorandola leggermente con la punta delle mie dita, per poi portarla alle labbra e posarvi un bacio delicato sul palmo.

Jake resta immobile.

Mi faccio più audace e gli circondo il collo con le braccia.

«Non abbandonarmi.» Mi sto comportando da egoista, lo so, ma non posso permettere che mi abbandoni anche lui.

Lo sento fremere, ma le sue braccia restano ferme ai suoi fianchi.

Non risponde al mio abbraccio.

La cosa giusta da fare sarebbe andarmele, lasciarlo libero di vivere la sua vita lontano da me.

Invece mi alzo in punta di piedi per posare le mie labbra sulle sue. Con mano tremante gli accarezzo i capelli e prima che me ne renda conto avverto le sue braccia attorno al mio corpo.

Mi cattura le labbra in un bacio pieno di rabbia e passione.

Rispondo al suo bacio, lasciandomi trasportare dalle sensazioni nuove che Jake mi sta facendo provare con un semplice bacio.

Avverto le sue mani carezzarmi la mia schiena, e non riesco più quasi a stare salda sulle mie stesse gambe.

Mi aggrappo a lui con tutta la forza che possiedo, rendendomi conto che è questo quello che ho sempre anelato.

Edward è solo un punto indistinto nella mia mente.

«Ti amo, Bells» mi sussurra a fior di labbra, per poi prendermi in braccio e portarmi fino alla tenda. «Ti amo più della mia stessa vita. Conosco tutto di te, ti ho vista piangere e ridere, ti ho vista in preda alle tue paure, ti ho vista sognare, sognare lui, ma me ne sono fatto una ragione. Ho accettato di stare accanto a te così, rinunciando a una parte di me pur di saperti felice. Ma non posso continuare. Io voglio te, Bells.»

Le sue labbra stanno tracciando una scia bollente sulla mia pelle, sul viso, sul collo, sul petto. E mai mi sono sentita così viva come in questo momento.

«Voglio una vita con te. Voglio per noi un futuro che lui non potrà mai darti. Voglio essere il padre dei tuoi figli, voglio poterti guardare dormire e svegliarmi accanto a te ogni giorno della nostra vita. Perché ti amo, Bella. E non posso vivere senza di te.»

Non mi tiro indietro a ciò che sta per accadere.

Lascio che le sue mani si muovano sul mio corpo inesperto, e con gesti esitanti mi guida alla scoperta del suo.

Assecondo le sue carezze audaci, desiderosa solo di non separarmi da lui.

Non c’è dolore, solo sorpresa, nel sentirlo dentro di me.

Mi completa, mi fa sentire viva.

Il resto del mondo non conta: ci siamo solo noi due, unici nella nostra perfezione.

 

***

 

I neonati sono stati sconfitti.

Di Victoria non è rimasto che un cumulo di cenere trasportato dal vento.

Dovrei sentirmi euforica: adesso non c’è niente che possa ostacolare il mio cammino; eppure avverto un peso nel cuore, un qualcosa che non mi lascia godere appieno la gioia per la serenità che mi attende.

Osservo i due uomini della mia vita guardarsi come se volessero sbranarsi a vicenda e non so che fare.

Mi sento in colpa, tremendamente in colpa nei confronti di entrambi: ho tradito Edward, ho tradito la fiducia che lui aveva riposto nel nostro amore; e ho ferito Jacob nel modo più crudele possibile.

Sono solo una bambina viziata, che non si accontenta di ciò che ha e desidera l’impossibile.

Dovrei andarmene, allontanarmi da entrambi per il mio e il loro bene, ma so che sono troppo vigliacca per farlo.

«Stai bene, Bells?» mi domanda Jake, riportandomi alla realtà.

Fisso i miei occhi nei suoi ed è come se in quella semplice domanda fosse racchiuso un segreto che solo io posso svelare.

Annuisco, temendo di non riuscire a controllare la mia voce.

Lui mi sorride, e il mio cuore manca un battito.

Per un istante, un folle istante, desidero poter risentire le sue braccia attorno al corpo, vorrei poter accarezzare nuovamente la sua pelle, lasciandomi avvolgere dal suo calore.

Invece mi avvicino a Edward e intreccio le mie dita con le sue.

Per la prima volta, il contatto con la sua pelle di marmo mi dà i brividi.

«Andiamo a casa, Bella.»

Mi lascio avvolgere dal braccio di Edward e insieme raggiungiamo la sua Volvo.

Do un’ultima occhiata al mio sole ed è come se avessi la consapevolezza che, dopo oggi, i nostri destini non si incroceranno più.

 

«Cosa ti preoccupa?» domanda Edward lungo la strada verso casa mia.

Scuoto la testa e sorrido in sua direzione. «Sono solo rilassata» spiego. «Ho la sensazione di poter incominciare una nuova vita, senza più la minaccia di Victoria a oscurarmi il sole.»

«Non dobbiamo dimenticare i Volturi.»

E come potrei dimenticarmi di loro… «Prima o poi verranno a farci visita» ribatto, senza dimenticare il senso della loro venuta.

«Hai cambiato idea? Riguardo al nostro futuro…»

«No, certo che no. Perché?»

Le sue labbra si piegano in quel sorriso sghembo che da sempre amo. «Ho come l’impressione che un giorno o l’altro tu possa scappare via da me e abbandonarmi.»

È la prima volta che lo sento ammettere di temere qualcosa, e in un certo senso questo non può che lusingarmi.

«Io ti amo e ti amerò per sempre» lo rassicuro, ma è come se stessi parlando con me stessa. «Tra non molto ci sposeremo, e io diventerò tua per l’eternità.»

Lo vedo rilassarsi e anche io mi rilasso con lui.

Dovrei parlargli di Jacob e me. Dovrei confessargli quanto accaduto tra noi.

Ma se sarà lui ad abbandonarmi? Come farei a vivere senza di lui?

 

*

 

«Bella! Non sei ancora pronta?»

La voce di Alice è carica di rimprovero, e non ha tutti i torti: dovevamo essere già in città alla ricerca del vestito perfetto per il matrimonio, e invece sono ancora in camera mia, con addosso il pigiama e sul viso un’espressione di puro disgusto.

Devo aver mangiato troppo ieri sera, alla festa organizzata da Charlie.

In realtà eravamo solo io e lui, ma abbiamo preparato per un intero esercito.

«Voglio poter trascorrere una serata con la mia bambina, prima che sia troppo tardi» aveva detto, e io non ho saputo dirgli di no: abbiamo passato la sera a chiacchierare di tutto e di niente insieme, a ricordare il passato, e a domandarci se, dopo il matrimonio, avremmo potuto avere ancora del tempo solo per noi.

Avrei voluto rassicurarlo, dirgli che dopo il tredici settembre sarebbe cambiato solo il mio nome, ma non ci sono riuscita: sicuramente, dopo il matrimonio, non potrò vedere Charlie per molto, moltissimo tempo. Ma come avrei potuto spiegargli il cambiamento che stavo per compiere?

La serata è trascorsa velocemente, tra risate e momenti di malinconia, ma è stato bello.

Peccato che stamattina ne paghi le conseguenze…

«Hai una faccia da far spavento» continua Alice aiutandomi a vestirmi per lo shopping.

Le ho promesso che avrebbe organizzato un matrimonio come più le piace, ma è in momenti come questo che mi pento della mia promessa.

Dopotutto, quello che conta non dovremmo essere solo Edward ed io?

 

Giriamo per i negozi di Port Angeles scegliendo abiti per ogni occasione, e del vestito da sposa neanche l’ombra.

«Alice» la chiamo dopo l’ennesimo completo, «non ti sembra che stiamo esagerando? E poi è quasi ora di pranzo…»

La mia amica mi guarda per un istante confusa, poi sorride imbarazzata.

«Ogni tanto dimentico che sei ancora umana» commenta, incamminandosi verso un fast-food poco distante dalla boutique.

«Ancora per poco» specifico e un senso di vertigine mi coglie all’improvviso nel realizzare che il tempo sta per scadere.

 

«Hai cambiato profumo?» le domando mentre do un morso al secondo hamburger, intingendo una patatina nel ketchup.

Alice mi guarda con un’espressione strana dipinta in volto. «No, è sempre lo stesso.»

Annuisco ma non sono convinta: lei ha sempre avuto un buon odore, mentre ora…

«Qualcosa non va, Alice?» Ha lo sguardo strano, come perso nel vuoto. Come quando ha una visione del futuro. «Cos’hai visto?»

«Tutto bene, Bella» risponde dopo qualche secondo, ma dalla sua espressione non si direbbe. Che mi stia nascondendo qualcosa non ho dubbi. Che si tratti di qualcosa di grave?

Vorrei insistere, ma non riuscirei a spuntarla.

Mi accontento di quella risposta e termino con pochi morsi il mio panino. Ho ancora un po’ di fame, ma mi trattengo: se non riesco a darmi una regolata, l’abito da sposa dovrò comprarlo il giorno prima delle nozze, per essere certa che mi vada…

 

Il pomeriggio passa velocemente, tra una telefonata a Renée e altri due negozi di abiti da cerimonia.

Sono quasi le sette quando rientriamo a Forks.

Come di consueto, raggiungiamo casa Cullen, e anche lì avverto un odore sconosciuto, che mi fa storcere il naso.

Non appena varchiamo la soglia, vengo accolta da tutta la famiglia al completo.

«Salve ragazzi» saluto, ma la voce mi muore in gola nel vedere le loro espressioni tese.

Jasper ringhia e Rosalie ed Emmett sono sul piede di guerra.

Che diavolo sta succedendo?

Cerco Edward con lo sguardo e immediatamente lui mi è accanto.

«Siete da sole?» ci domanda.

Sto per rispondere di sì, ma lui continua quella specie di interrogatorio: «Siete sicure che nessuno vi abbia seguite?»

Guarda me, ma le domande sono per Alice, ne sono certa.

Lei non ha bisogno di parlare, e comunque se anche rispondesse con la voce lo farebbe in modo talmente rapido che non riuscirei ad afferrare una sola sillaba.

«Che succede?» chiedo sempre più preoccupata: prima Alice, ora anche Edward e tutti i Cullen… si comportano in modo strano, molto più del solito.

«Niente di cui tu debba preoccuparti» mi ammonisce il mio fidanzato.

Sto per replicare che tutto ciò che riguarda lui ora coinvolge anche me, ma vengo assalita da un senso di nausea che mi fa perdere il fiato.

«Stai bene, Bells?»

Mi aggrappo a Edward e aspetto che la nausea passi da sola, com’è venuta. Respiro a fondo, ma è come se tutta l’aria respirabile fosse uscita da quella casa.

Credo che anche Edward abbia avvertito qualcosa, perché sento la sua presa attorno a me farsi più salda.

In contemporanea, tutti i sette Cullen annusano l’aria nell’ingresso.

«Riconosci l’odore?» domanda Carlisle al figlio.

«Sì» risponde Edward, «ma ha qualcosa di… diverso.»

«Se quel sacco di pulci è venuto fino a casa nostra senza invito…» inizia Rosalie, con tono minaccioso.

Jasper si muove verso di noi, ma a metà strada fa un passo indietro, sul volto un’espressione di disgusto. «Non c’è motivo per essere tutti così ansiosi» dice, e sono certa che stia usando i suoi poteri per infondere in noi un senso di tranquillità.

Sorrido in sua direzione, ringraziandolo in silenzio.

«Non stiamo nell’ingresso» ci ammonisce Esme, dopo qualche minuto in cui nessuno di loro muove un solo muscolo. «Se vorrà qualcosa, sa dove trovarci.»

Edward mi prende per mano e andiamo verso il salone, seguiti da Alice e Jasper.

«Chi c’è qua fuori?»

Nessuno risponde. Vorrei avere i poteri di Edward per leggere la risposta nelle loro menti!

«Alice, chi c’è fuori?» insisto.

Alice lancia un’occhiata a Edward, come a chiedere il permesso di rispondere alla mia domanda, e questo mi fa arrabbiare: non sono una bambina piccola da proteggere contro tutto e tutti! Avrò pure il diritto di sapere cosa sta succedendo!

Una strana rabbia si impossessa di me, ed ho come la tentazione di urlare e mordere e azzannare tutto ciò che ho a tiro. A partire dai miei amici e dal mio fidanzato.

«Credo che Bella abbia il diritto di essere informata» interviene Jasper. Deve aver percepito qualcosa nel mio umore… e almeno ha più sale in zucca degli altri due!

«Jacob Black» risponde infine Edward.

Al solo sentirlo nominare, inizio a tremare e devo sedermi, se non voglio collassare nel bel mezzo del salone di casa Cullen.

Possibile che ancora mi faccia quest’effetto? Il suo nome dovrà restare un tabù per il resto della mia esistenza?

«Ma il suo odore va e viene» continua Edward. «Come se… come se potesse nasconderlo… come se fosse mischiato ad altro…»

Non capisco granché di quanto sta dicendo, ma la cosa non mi preoccupa: quando sarò diventata una di loro, anche a me basteranno stralci di frasi per capire l’intero discorso; anche io avvertirò l’odore di Jacob, e capirò cosa voglia dire “mischiato con altro”.

Improvvisamente mi viene da piangere, sento la necessita di avere Jake al mio fianco, ma so che è una richiesta che resterà inesaudita. Jacob è chissà dove, là fuori…

Saprà che sono qui? Vorrà dirmi qualcosa? O si limiterà a fissare la casa e a vegliare su di me da lontano?

«Ti riaccompagno a casa» dice Edward, aiutandomi ad alzarmi e circondandomi le spalle con un braccio.

 

Il tragitto è breve e silenzioso.

Né io né lui sentiamo il bisogno di parlare. E a poche settimane dal matrimonio non è una cosa positiva.

 

«Vuoi che venga, più tardi?» mi domanda una volta giunti a casa mia.

«Sì, certo» rispondo, forse un po’ troppo in fretta. Lo guardo: è ancora teso. «Lui è…»

Annuisce. «Non capisco cosa voglia» spiega. «Non riesco a leggere la sua mente, e la cosa è a dir poco frustrante… come fa a non farsi sentire da me?»

Gli accarezzo il volto perfetto e gli poso un bacio sulle labbra.

Il ricordo di altre labbra si fa prepotentemente strada nella mia memoria, e cerco in tutti i modi di allontanarlo.

«Ci vediamo dopo» lo saluto e con pochi passi raggiungo il portico di casa.

Prima di richiudere la porta alle mie spalle mi volto verso il buio della notte, in cerca dei suoi occhi, delle sue labbra, delle sue mani.

In cerca di lui, che mai mi apparterrà.

 

*

 

Sono uno straccio.

Il mio pensiero fisso è rivolto a lui, al mio sole personale.

Quel sole che ha deciso di vegliare su di me nascosto nell’ombra.

Quel sole che ho ferito e che, nonostante tutto, è ancora qua fuori a proteggermi da chissà quale pericolo.

 

I giorni scorrono veloci in un susseguirsi di immagini che non riesco a imprimere nella mia mente: Alice che si fa in quattro per il matrimonio, Charlie che alterna attimi di euforia per il grande evento a momenti di depressione per la mia imminente “fuga da casa”, Edward e i Cullen in agitazione per la presenza di Jacob nelle nostre vite senza che nessuno di noi possa intercettarlo.

«Ma voi non siete esperti nel seguire le tracce?» domando a Emmett mentre aspetto che Esme mantenga la promessa di prepararmi un cheeseburger.

Mi dispiace darle tutto questo fastidio, sapendo che loro non necessitano di mangiare, ma, nonostante siano appena le undici del mattino, non riesco a trattenere la fame.

«Solitamente sì» conferma Emmett, «ma il tuo amico sembra deciso a farci diventare matti.»

«Ma non preoccuparti» interviene Esme, posando davanti a me ben due panini, «sono certa che se lo riterrà necessario, sarà lui a farsi trovare.»

Sorrido e do un morso al pane. «Grazie» dico poi, ricordandomi le buone maniere. «La tensione degli ultimi tempi mi sta facendo uno strano effetto: di solito non mangio così tanto» sento il bisogno di scusarmi, e in effetti mi rendo conto che da qualche settimana mangio decisamente più del normale.

«Se non ti conoscessi bene, giurerei che stai per trasformarti in uno di loro» scherza Emmett, dandomi una pacca sulla spalla, con chiaro riferimento ai ragazzi di La Push.

«Non so» ribatto. «Dici che mi donerebbero i peli sulla schiena?»

Rido della mia battuta, pur rendendomi conto che non è poi così divertente.

Edward ci raggiunge in cucina. Per quanto tenti di nasconderlo, avverto che c’è qualcosa che non va.

«Non capisco a che gioco stia giocando» dice, e sembra esausto, sebbene la sua natura non gli permetta di provare stanchezza. «Sembra scomparso di nuovo» continua, «eppure non può essere andato così lontano.»

Nessuno di noi aggiunge altro.

Non faremmo che ripetere per l’ennesima volta le stesse frasi, e io continuerei a tormentarmi, domandandomi perché mai Jacob non si fa avanti.

Forse mi odia, e non gliene farei un torto… Io stessa mi odio, per quello che ho fatto a lui e a Edward.

Ancora una volta, mi dico che dovrei parlare col mio ragazzo, ma ancora una volta ho paura delle conseguenze.

Chiudo gli occhi e i discorsi dei presenti sembrano solo un brusio di sottofondo.

La mia mente vola all’altro amore della mia vita, all’unico ragazzo a cui, per un breve istante, ho donato tutto di me.

Mi sento abbandonata da lui. Cosa assurda, dal momento che sono stata io ad allontanarlo…

L’ho allontanato dopo aver preso il suo cuore e la sua anima, dopo averli fatti a pezzi, pensando che mi appartenessero per chissà quale diritto divino.

Avrei voluto fosse così.

Avrei davvero voluto poter dire di appartenere a lui e lui a me.

Come due anime gemelle che si cercano e si trovano, per stare insieme tutto il resto della loro vita.

Avverto un calore al petto che solo quando ero con lui ricordo di aver provato, ma lui non c’è.

Il suo volto prende forma davanti ai miei occhi chiusi, e vorrei poterlo toccare di nuovo, vorrei poter accarezzare quelle labbra che non credevo mi sarebbero mancate, vorrei poter condividere ancora una volta i miei sogni e desideri con lui, poter sentire per un’ultima volta il suo odore, quell’odore che, ora me ne rendo conto, mi manca come manca il sole nella mia vita.

Non ho più fame.

Riapro gli occhi nella cucina di casa Cullen.

Emmett ed Esme non ci sono più.

Edward è davanti a me, e mi guarda con un’espressione enigmatica.

«Ho qualcosa che non va?»

«Perché piangi?»

Mi porto una mano al viso per scoprirlo bagnato di lacrime.

Non so che rispondere.

Potrei mai dirgli che piango perché c’è un vuoto in me che lui non potrà mai colmare?

Potrei mai dirgli che piango perché sento l’aria mancarmi ogni volta che penso a qualcuno che non è lui?

Potrei mai dirgli che piango perché, ora lo so, scegliendo lui, stavo dicendo addio a una vita che desideravo e che mai mi apparterrà?

 

*

 

Tre giorni.

Tre giorni al grande evento.

Tre giorni, e sarò la signora Isabella Marie Cullen per l’eternità.

Mi guardo allo specchio e sembra di vedere un fantasma.

Sono più pallida del solito, e da qualche settimana trascorro la maggior parte delle mie giornate a mangiare, per poi chiudermi in bagno subito dopo, in preda a forti nausee.

Non posso ammalarmi proprio ora…

Da qualche giorno, poi, non riesco neanche ad avvicinarmi a casa Cullen.

Ogni volta che ci provo, fatico a respirare, e anche quando sono con Edward la situazione non migliora.

Alice, poi, sembra impazzita: non fa che cercare di vedere il futuro, e ogni volta è più distante che mai. Mi domando che cosa veda di tanto incredibile da volermi allontanare…

In più, le ho dovuto regalare una boccetta del mio profumo preferito, per poter trascorrere qualche ora con lei.

Improvvisamente è come se fossi diventata allergica all’intera famiglia Cullen!

E come se non bastasse, Edward mi dice che l’odore di Jake è sempre più presente e sempre più forte.

Jake… Perché non si fa avanti? Perché non mi cerca?

Qualcuno suona il campanello e mi tocca rendermi presentabile per poter andare ad aprire: Charlie non c’è, e non credo sia il caso ricevere un ospite in pigiama.

Infilo rapida una tuta e mi affretto ad aprire la porta d’ingresso.

Resto imbambolata qualche secondo nel trovarmi di fronte l’ultima persona che avrei immaginato.

«Buongiorno, Bella. Spero di non disturbare…»

Sam Uley mi fissa con un’aria preoccupata, occupando tutto il vano della porta.

«Come mai sei qua?» gli chiedo, dimentica di ogni forma di ospitalità.

«Avevo bisogno di vederti» risponde enigmatico.

Non sarà successo qualcosa?

«Da quanto tempo non vedi Jacob?» chiede a bruciapelo, mentre si accomoda in salotto, sul divano, minuscolo in confronto a lui.

«Dalla battaglia contro Victoria» rispondo. Dovrei dirgli che i Cullen avvertono il suo odore nei paraggi? Molto probabilmente lo saprà già: l’olfatto dei lupi non è da meno di quello dei vampiri…

«Immagino saprai che il suo odore è molto forte, specie negli ultimi tempi» commenta infatti.

Annuisco, e non resisto alla tentazione di chiedere come sta.

«In realtà, non lo sappiamo.»

La sua risposta mi stupisce: non erano loro che potevano comunicare telepaticamente?

«Non è qua, Bella» spiega. «Jacob non è mai rientrato a La Push, dopo lo scontro di due mesi fa.»

«E allora come…» la domanda mi muore in gola.

«Forse dovresti dirmelo tu.»

Non capisco… mi gira la testa e ho bisogno di sedermi.

Sam mi aiuta a distendermi sul divano e mi resta accanto finché non sembro riacquistare un po’ di forze.

Lentamente i pezzetti di un puzzle che non sapevo di dover ricomporre mi si presentano dinanzi, in attesa che sia io a rimetterli insieme.

Senza una parola, lancio un’occhiata al calendario. Oggi è dieci. Dieci settembre.

Chiudo gli occhi e gli ultimi due mesi mi vorticano davanti agli occhi della mente.

Faccio un rapido calcolo e il mondo mi crolla addosso.

Come ho fatto? Come ho fatto a non capirlo subito?

Fino ad ora ho creduto che il ritardo fosse dovuto allo stress per le nozze, e non a…

E poi la fame, insolita per me… e le nausee…

Scuoto violentemente la testa, come se, negandola,  la realtà stessa possa mutare.

Ma la verità è che una parte di me non vuole cambiare le cose…

Sento le lacrime scivolare sulle guance ma non faccio niente per nasconderle.

Mi porto le mani al ventre e un singhiozzo mi esce dalle labbra.

Avverto il calore dell’abbraccio di Sam, ma non è di questo che ho bisogno.

«Va tutto bene, Bells» mi sussurra all’orecchio, ma non riesco a credergli.

Tra tre giorni dovrò sposarmi: dovrò sposare un uomo che non riesco ad avere vicino per via della sua natura, un uomo che odierà mio figlio per il solo fatto di esistere. Un uomo che non doveva entrare così nella mia vita, sconvolgendola senza che potessi far nulla per oppormi.

«Sta arrivando qualcuno» dice poi, staccandosi da me e annusando a fondo l’aria. «Credo sia la veggente.»

Pochi secondi dopo, Alice fa capolino nella stanza.

È preoccupata, lo vedo. E deve aver fatto il bagno nel profumo che le ho regalato.

Oh, Alice!

Alterna lo sguardo da me a Sam e viceversa. «Bella, che sta succedendo?» mi domanda, decidendo infine di ignorare il capo branco e sedendosi accanto a me.

«Alice… mi dispiace, io… è stato solo un…» balbetto, ma non riesco a chiedere scusa.

Non riesco a rinnegare me stessa e quello che, ora lo so, ho sempre provato.

«Non ti vedo più, Bells» spiega, e sono sicura che, se potesse, si unirebbe a me nel pianto.

Apro la bocca più volte, cercando le parole per spiegare qualcosa che è confuso anche a me, ma la spiegazione non esce; mi limito ad abbracciarla più forte che posso, come a volerle dire che, qualsiasi cosa accadrà, lei sarà sempre la mia migliore amica.

Mi allontana da sé quasi con violenza. «Mi hai fatto male.»

È confusa, spaventata.

Sembra che voglia annusarmi.

E ha capito.

«Non era lui» mormora.

Si alza dal divano e si allontana da me.

Mi sento sola, l’unica amica mi ha appena respinta ed è come se fossi sul bordo di un precipizio in attesa di qualcuno che mi dia la spinta.

«Alice» la chiamo, ma non so come continuare la frase, se non con un «Mi dispiace. Avrei dovuto…»

Lentamente si avvicina e mi prende le mani tra le sue. «Non stai per morire» dice, e stranamente avverto sollievo nella sua voce. «Solo… il tuo futuro mi è impossibile da vedere.»

Mi abbraccia e mi sento sollevata che non mi disprezzi per questo.

«Mi hai preso alla sprovvista» ammette, asciugandomi le lacrime. «Ho avuto paura, ma non potrei mai non essere tua amica. Anche se ciò vorrà dire tapparsi il naso ogni volta che verrò a trovare te e la tua famiglia.»

Sorrido, non riuscendo a non pensare che non ci sarà una famiglia: saremo solo io e il mio cucciolo.

«Dovrò parlare con Edward.»

«Capirà» mi rassicura. «Ma dimmi: lo ami?»

Non mi ci vuole molto per capire che non si sta riferendo a suo fratello.

«Sì» rispondo semplicemente, e mi stupisco della facilità con cui la risposta è uscita dalle mie labbra.

Una lacrima scende solitaria a bagnarmi il volto.

Mi guardo intorno, e solo ora mi accorgo che Sam non c’è più.

«Andrà tutto bene» mi promette Alice, e questa volta le credo.

 

*

 

La sveglia suona alle sette in punto.

Mi alzo senza far rumore e inizio a preparare il caffè.

Mi guardo allo specchio, alla ricerca di qualche segno dell’età che avanza.

Non ce ne sono di nuovi, rispetto all’anno scorso, o forse non li vedo io… mi viene da sorridere: ho rinunciato all’eterna giovinezza ben tredici anni fa, ed è come se fosse successo appena ieri.

Non sono pentita delle mie scelte, e ogni volta che arriva questo giorno ripenso a quello che è stato e a quello che avrebbe potuto essere.

In punta di piedi entro nella stanza del mio cucciolo e lo sveglio con un bacio sulla fronte.

«Mamma, altri cinque minuti.»

Sorrido: è tutto suo padre.

«Avanti, giovanotto. O farai tardi a scuola.»

Si stira sotto le coperte e le butta a terra con un calcio.

Si alza e mi stringe in un abbraccio: non ha neanche tredici anni ma è già più alto di me.

Gli preparo la colazione, e dopo mezz’ora il mio ragazzo è pronto per andare a scuola.

«E mi raccomando: non fare a botte con nessuno, almeno oggi!»

«Tranquilla, mamma» mi rassicura, ma non riesco a dar credito alla sua promessa.

Anche ieri aveva promesso di stare calmo, e invece me lo sono visto arrivare a casa con un occhio nero e un labbro spaccato.

Ah… Lupi!

Do una rapida sistemata in giro, quel tanto che basta per rendere il tutto più simile a una casa e non a una tana di lupi, e in silenzio, cercando di non fare rumore, raggiungo la cucina, dove ad attendermi c’è l’aroma del caffè.

Ne verso una tazza e vado in veranda a godere quei minuti di pace prima che tutto il resto del mondo si svegli.

Non ha senso ripensare al passato, lo so, ma oggi più che mai è qualcosa che non riesco a controllare.

Avverto una presenza dietro di me ma non mi volto.

Senza una parola ad accompagnarla, una mano mi porge un muffin ai mirtilli: sorrido all’orizzonte, e inizio a mangiucchiare il dolce.

«Qualche rimpianto?» mi sento domandare, dopo qualche minuto.

«Son passati tredici anni» rispondo. «Non avrebbe senso avere rimpianti, non credi?»

«Lo amavi.»

Non aggiunge altro, non sarebbe necessario.

«Ma amavo anche te» ribatto. «E ti amo più di me stessa… questo conta più di ogni altra cosa.»

Restiamo in silenzio, io con la mia tazza vuota tra le mani, lui in piedi accanto a me, e insieme guardiamo lontano, un punto indefinito, come se solo così fosse possibile scoprire cosa sarebbe accaduto se quel giorno di tredici anni fa non l’avessi trovato ad aspettarmi.

«Come facevi a saperlo?» gli domando a bruciapelo.

«L’ho sempre sperato, Bells» mi sorride, «e in cuor mio sapevo che, un giorno, ci saremmo ritrovato a fare questa conversazione.»

Ricordo ancora quando, sotto lo sguardo attonito dei presenti, lasciai il mio principe e la vita eterna per cercare di afferrare una felicità che anelavo con tutta me stessa ma che avevo paura di raggiungere.

Non è stato facile spiegare il mio gesto, a pochi giorni dal matrimonio; né è stato facile decidere di andare avanti per la mia strada, senza ripensamenti, ma chi mi voleva bene ha saputo accettare la scelta.

E poi lui è arrivato, come sempre. E abbiamo iniziato a camminare insieme verso un futuro disegnato solo per noi.

Ora sono qui, seduta in veranda con l’uomo che amo, ad attendere qualcosa che solo il nuovo giorno potrà regalarci.

Devo smetterla di domandarmi “cosa sarebbe successo se…”: ho rinunciato alla felicità eterna per godere giorno dopo giorno una vita vera, una vita normale, accanto alla mia anima gemella. E al nostro cucciolo.

 

«Il cucciolo è andato a scuola» commento, alzandomi per iniziare la nuova giornata

«Dovresti smetterla di chiamarlo “cucciolo”… se non lo hai notato, è più alto di me quando avevo la sua età.»

«Sei molto orgoglioso di questo, vero?»

«Sarà un capo branco degno di questo nome.»

«Jacob Black! Non ti permetterò di fare di mio figlio una tua copia conforme!»

«Nostro figlio, vorrai dire. E poi lo sai anche tu come funzionano certe cose…»

«Ti odio.»

«Ti odio anche io.»

 

 

***

 

Apro gli occhi di colpo.

Sono solo le sei e venti, e un raggio di pallido sole fa capolino dalla mia finestra.

Mi metto a sedere sul letto e mi guardo attorno, mettendo a fuoco la stanza, familiare e disordinata.

Scendo in cucina, dove mio padre è già ai fornelli tentando di preparare dei pancake.

«Ben svegliata, tesoro» mi saluta, dandomi un bacio in fronte. «Sei nervosa?»

Faccio di no con la testa e vado a sedermi sulla sedia, lasciando la cucina nelle mani di Charlie.

Un’occhiata al calendario e un sospiro esce dalle mie labbra.

«Tra non molto verrà Alice, vero? Sarà meglio sbrigarmi a uscire, se non vorrò essere sommerso da due giovani donne in preda allo stress pre-matrimonio.»

Vorrei potermi unire a lui nello scherzo, ma un vuoto nel petto me lo impedisce.

Ho fatto un sogno, stanotte.

Un sogno talmente vivo da sembrare reale.

Chiudo gli occhi e ripenso al mio sole.

Quel sole che mi ha abbandonata e che non tornerà mai più nella mia vita.

 

Dove sarai, Jacob?

Torna da me, ti prego. Ho bisogno di te, ho bisogno di saperti qui vicino.

Scaccio le lacrime che rischiano di farmi crollare da un momento all’altro e inizio a prepararmi per l’arrivo di Alice, mia migliore amica e futura sorella.

Vorrei che fossi qui. Vorrei poterti dire cosa ho visto.

Perché l’ho vista, Jake. Ho visto la nostra vita insieme e la desidero, più di ogni altra cosa*.

Mi sembra ancora di poter stringere le tue mani tra le mie, di potermi accoccolare contro il tuo abbraccio caldo e rassicurante, e addormentarmi così, in attesa del nuovo giorno per noi e per il nostro cucciolo, un cucciolo che avrebbe avuto i miei occhi, che tanto ami, e la tua forza, la stessa forza che mi ha tirata in salvo più di una volta.

Ma la vita non è un sogno; la vita è qualcosa di diverso, dove i sogni restano tali, lasciando il posto alla realtà.

Abbiamo lottato, e abbiamo perso.

Ma io ho una seconda possibilità, e l’afferrerò perché non sono forte come te.

Sopporterò il vuoto che hai lasciato dentro di me e andrò avanti; e se un giorno saremo di nuovo insieme, non potrò fare altro che inginocchiarmi davanti a te e chiedere il tuo perdono per tutto il male che ti ho fatto.

Tu sei il mio sole, Jake, e io ti amo.

Ma lui è tutta la mia vita.

 

 

Goodbye my lover.

Goodbye my friend.

You have been the one.

You have been the one for me.

 

 

 

***

 

 

*se non ricordo male, questa stessa frase (o qualcosa di simile XD) la dice Bella a Jacob, verso la fine di Eclipse…

 

*

 

Note varie:

Non sono stata pienamente soddisfatta del risultato della fic... c'era sempre qualcosa che non mi convinceva, ma alla fine più di questo non riesco a fare… *stupido cervello, che ha deciso di andare in vacanza anticipata quando non ne aveva l’autorizzazione!*

Poi.

Per quanto mi sforzi, e per quanto lo detesti, il succhiasangue è sempre il punto di arrivo. E va bene, ma prima o poi riuscirò a levarmelo dalle scatoline u_ù

Il “Se fosse…”, la parte non in corsivo, è confuso in modo volontario: dopotutto, è un sogno ^^ (*me spera si era capito, altrimenti dovrà cambiare mestiere O.o)

Sulle date che ho inserito… ehm… ho chiesto consulenza a un’amica, dato che l’ultimo libro mi ha lasciata un attimino insoddisfatta e quindi l’ho totalmente rimosso dalla memoria u_ù Quindi, se i conti non tornano (più che altro, non ricordo quando è stato il matrimonio ^^”) chiedo venia ^^

 

Devo dire un grazie enorme a Kukiness e Saorio per aver indetto il contest "Spicchi di sole" e per il giudizio e i commenti:

 

Punteggi
Trama: originalità e struttura – 4 su 5
Stile narrativo – 8 su 10
Sfruttamento del tema proposto – 5 su 5
Caratterizzazione dei personaggi – 9 su 10
Grammatica e sintassi – 9 su 10
Giudizio personale di Kukiness – 3 su 5
Giudizio personale di Saorio - 4 su 5

Totale - 42 su 50

 

If... è senz'altro una fanfiction molto particolare. È decisamente originale, nel suo svilupparsi tra realtà e fantasia – anche se la struttura a volta rende la comprensione del testo non immediata. Questo mondo parallelo, dove Bella e Jacob riescono finalmente a stare insieme, sembra un po' lo spin-off della famosa battuta di Bella, che dice a Jake di aver visto la loro vita insieme e di averla desiderata con tutta se stessa. Quella di Sailormoon81 è senz'altro un punto di vista originale, dove Bella e Jacob non stanno insieme perché, ad esempio, Edward non c'è mai stato, ma per una serie di circostanze che si inseriscono perfettamente con al trama dei libri e che prendono una piega decisamente insolita. Mi è piaciuta particolarmente la parte dove tutti sono convinti di sentire l'odore di Jake, mentre è il bambino che sta crescendo in grembo a Bella – che la porta a comportarsi un po' più da lupo. Il sogno di Bella è radioso, anche se non privo di rimorsi nei confronti della famiglia Cullen.
Consiglierei un'atmosfera leggermente più onirica, se davvero si vuole dare l'atmosfera del sogno. Il racconto invece sembra davvero plausibile, solo costellato di alcuni “vuoti narrativi” e di salti temporali, che lasciano un po' perplessi fino alla fine. L'idea del sogno è molto buona, consiglierei di rivedere giusto un filo la struttura, in modo da impostarla in modo più preciso.

Kukiness (3 su 5) - Questa è stata senz'altro una storia particolare. Mi sono piaciuti: il finale a sorpresa, che mostra come in realtà Bella abbia scelto Edward; il modo in cui hai reso il sogno della vita insieme di Bella e Jacob, utilizzando uno spunto davvero originale (Bella che rimane incinta di lui e che vive una gravidanza licantropa... davvero ben fatto!); l'introspezione di Bella, che pian piano si rende conto della verità e di quello che vuole davvero, anche se soltanto in sogno. L'unica cosa che non mi ha convinta è la struttura che ha scelto di dare al racconto: per renderla più convincente, personalmente ti consiglierei di rendere più onirica la parte centrale della fantasia di Bella. Non per altro, ma messa giù così è davvero molto verosimile, e i vuoti temporali - dovuti al fatto che si tratta di una dimensione di sogno e non di realtà - sembrano più veri e propri "vuoti" che consapevoli scelte stilistiche. Per il resto, la tua storia è davvero gradevole ed originale :) Complimenti soprattutto per la tua mano nell'introspezione dei personaggi, a mio parere parecchio azzeccata.

Saorio (4 su 5) - Una storia enigmatica. Sei partita da un evento già di per se inesistente per crearne un altro ancora più irreale. Ti devo confessare, però, che ho dovuto scervellarmi abbastanza per capire la giusta struttura della fiction, è abbastanza complicata. Spero di averle dato la giusta interpretazione XD
L’idea generale è buona e originale. Mi piace molto quando viene usato l’effetto “sogno.”
Hai ribaltato un po’ la situazione che è stata creata nella storia originale, invertendo i ruoli che ormai tutti noi conosciamo bene. Non avrei sdegnato se fosse stato raccontato anche il momento in cui Bella rivela la verità ad Edward; sarei stata curiosa di vedere come avresti gestito la situazione; ma questo sarebbe stato più che altro un mio sfizio personale.
Ho apprezzato anche l’aver tirato in ballo più personaggi, coinvolgendo addirittura un Sam Uley a cui hai riservato il ruolo di “Sveglia Bella Addormentata. Un altro piccolo dettaglio che fa notare l’attenzione che, magari, metti per cercare di non cadere nel ovvio e banale.
Rimpianto e malinconia vengono sufficientemente mostrati grazie al tuo sogno, dipingendo la vita che Bella avrebbe potuto avere, ma che si è lasciata sfuggire dalle mani, rifugiandosi in un qualcosa che forse è ancora più irreale. Hai usato un verso della canzone in maniera ingegnosa, riassumendo in tre frasi l’entità della storia.
La tua storia mi è piaciuta sicuramente. Magari dovresti cercare di strutturare meglio la divisione tra sogno e realtà perché così è un po’ faticoso, ma per il resto non ho da ridire niente di particolare. Certo, il finale un po’ di amaro in bocca lo lascia, anche perché la speranza che le cose, finalmente, fossero andate nella maniera giusta (che ci devo fare per me il giusto e divino sono Jacob e Bella assieme u_u) è rimasta fino all’ultimo. Ammetto però, che per tutta la durata della storia, ho sempre sentito puzza di bruciato XD

 

 

E non si deve dimenticare il banner

 

 

Ora aspetto solo i vostri commenti =)

 

Bax, Kla

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: sailormoon81