Le prime luci dell'alba filtravano fra le tende. Mi svegliai come al solito alle sette,
il suono della sveglia quella mattina mi sembrò quasi piacevole, ripensai a
quello che era successo, no non era un sogno Julien mi amava, mi amava sul
serio.
Un
sorriso malizioso si dipinse sul mio volto mentre pensavo a lui, ai suoi
capelli neri, ai suoi occhi color del ghiaccio, così limpidi e profondi, da
affogarci dentro. Pensai al suo corpo. Il suo magnifico, splendido, aitante corpo.
Quel corpo che mi faceva andare in estasi quando facevamo l'amore, quel corpo
che mi teneva ore con gli occhi fissi su di lui, così attraente e
maledettamente sexy.
Affondai
il viso nel cuscino quasi a voler trattenere le emozioni che come un uragano, si
infrangevano violente, lambendo il mio cuore.
Inspirai forte come quando ci si sta
per tuffare da uno scoglio molto alto. Andai alla finestra e ammirai il paesaggio: i parchi, i tetti, le
strade, i viali erano coperti da un
candido manto bianco.
Passando
una mano tra i capelli spettinati mi stiracchiai,
allungando il corpo, proprio
come un gatto, e portando le braccia al cielo. Mi sentivo piena di energia e di
voglia di fare. Mi precipitai all’armadio e spalancai lo sportello, volevo mettere
qualcosa di carino. La mia attenzione fu catturata da un abitino azzurro che
decisi di indossare abbinandoci un bel paio di stivaletti col tacco.
Scesi
al piano di sotto pronta ad affrontare una nuova giornata. L’aroma del caffè
erompeva in ogni angolo della casa, era uno degli odori più rassicuranti che
conoscevo: odorava di radici, di nucleo familiare, di cose vicine.
“Buongiorno mamma” esclamai entrando in
cucina.
“Ben alzata” rispose lei, porgendomi una
tazza fumante.
La
bevvi tutto d’un fiato e sorrisi, la giornata per me iniziava decisamente
all’insegna dell’allegria. A scuola fervevano gli ultimi preparativi per il
ballo di fine anno e di certo il mio contributo sarebbe stato di grand’aiuto.
Avvisai quindi mia madre che sarei rientrata nel tardo pomeriggio, scandendo
piano le parole, quasi a temere che riuscisse a leggere tra le righe il mio
desiderio di stare con lui.
Feci
appena in tempo ad uscire di casa che il mio cellulare cominciò a lampeggiare,
con le mani che mi tremavano dall’emozione lessi il messaggio: “Ti aspetto davanti all’ingresso principale,
fa presto.. mi manchi”
A
stento riuscii a trattenere un grido di gioia, avrei voluto avere le ali ai
piedi per annullare la distanza e precipitarmi all’appuntamento e invece ero
costretta a prendere i mezzi pubblici che a causa della neve circolavano per le
strade ancora più a rilento.
Salita
sul primo tram di passaggio mi avviai alla ricerca di un sedile non occupato.
Dopo averlo trovato mi ci accomodai e accesi l’iPod. Le canzoni passavano
veloci contrariamente al tempo che sembrava non trascorrere mai. Chiusi gli
occhi per riposarmi un momento, ripercorsi il cammino di questi mesi, erano
stati giorni intensi di tristezza, felicità, sorpresa, rabbia, paura.
Guardai fuori dal finestrino, la città era già da
qualche ora pienamente animata nel
suo caotico traffico, il paesaggio scorreva inesorabile sovrapposto dai miei
pensieri e dalla mia immaginazione.
Arsa dal desiderio di rivederlo mi precipitai sul
luogo dell’appuntamento. Julien era lì, bello come il sole d’inverno, perfetto
come solo lui sapeva essere. Portava un semplice paio di jeans e una maglia di
cotone nera indossata sotto alla giacca. I capelli scompigliati dal vento gli donavano
un fascino aggiunto a quel volto già particolarmente splendido.
Mi
buttai tra le sue braccia, già preparate ad accogliermi. I miei occhi scuri si persero
nei suoi, così azzurri e intensi che il cielo stesso, a guardarli, sarebbe
impallidito.
Avvicinò
il suo viso al mio e mi baciò sulle labbra, con dolcezza. Le nostre lingue si
intrecciarono, si assaporarono mentre le persone intorno a noi sparivano nel
nulla. Il suo profumo, il suo tepore, il suo tono di voce, tutto amavo di quel
ragazzo così bello e oscuro che sembrava
un angelo del paradiso.
“Ginevra.. Ginevra!”
Quel
tono familiare mi costrinse a staccarmi da quella bocca sapientemente
disegnata, unica e sensuale.
“M-Marie” proferii con la voce ancora rotta
dal desiderio.
Era
rossa in volto e aveva il fiatone, doveva aver corso.
“Ti ho cercato dappertutto” esclamo
concitata “ non stavo più nella pelle!”
“Cosa è successo” le chiesi “ su parla, non farmi preoccupare”
Fu
allora che la mia amica si accorse della presenza di Julien, interrompendo così
il suo animato racconto.
“Ops.. scusate, non volevo disturbarvi”
cominciò a blaterare “dio che vergogna!”
Marie
era arrossita ancora di più, ma questa volta non era colpa del fiatone.
“Ehm.. lui è Julien.. un mio..”
“Il suo ragazzo” concluse lui.
STUPIDA STUPIDA STUPIDA. Mi sentivo una perfetta imbecille. Avevo
lottato tanto per lui, per questo amore e ora non ero riuscita nemmeno a
definirlo il mio fidanzato.
Lo
guardai mortificata ma lui, volgendomi un sorriso, sembrò capire al volo cosa
stessi provando.
“Ti aspetto in strada” esclamò dandomi
un bacio leggero sulle labbra “ piacere
di averti conosciuto Marie”
Rimaste
sole, Marie colse l’occasione per farmi i complimenti, Julien era davvero un
gran bel ragazzo. Sorrisi compiaciuta, dovevo abituarmi.. avrei sentito spesso
apprezzamenti su di lui.
“Ma torniamo a noi” affermò prendendomi
entrambe le mani “non indovinerai mai
cosa è successo! Stento ancora a crederci.. io e Stephan ci siamo messi
insieme!”
WO-HOOOOOO!!! Emisi un’irrefrenabile
grido di gioia. Le cose avevano cominciato a girare per il verso giusto.
L’abbracciai forte, ero felice per la mia amica, per Stephan, per me, il mio
cuore quasi non riusciva a contenere dentro di sé la gioia di quel momento.
Dopo averle rinnovato ancora una volta i miei
auguri le chiesi di trovare una scusa con gli organizzatori del ballo, non
sapevo quando sarei tornata e al dire il vero poco mi importava!L’unica cosa
importante era stare con lui, assaporare ogni istante e lasciarsi trasportare
dalle emozioni.
Salimmo
sulla jeep e dopo un’ora di strada arrivammo in una piccola radura innevata. Il
sentiero era costeggiato da alberi secolari, possenti e pacifici, che donavano
al paesaggio riflessi naturalmente magici.
Lo
guardai armeggiare con il cambio per poi imboccare una strada sterrata in
salita che portava ad un cottage situato in riva ad un lago ghiacciato.
Lo
fissai con un enorme punto interrogativo in faccia. Lui rise e disse
semplicemente:
“Che te ne pare?”
Continuavo
a non capire, estasiata, ubriaca, stordita da tanta bellezza. Parcheggiammo il
fuoristrada a dieci metri dalla baita e scendemmo. Avanzai qualche passo,
a fatica, con gli stivali che affondavano e la neve che ci si infilava dentro. Anziché
offrirmi la mano, Julien mi sollevò
prendendomi in braccio, con
forza e sicurezza, ridendo insieme.
L’ingresso
mi colpì per la sua semplicità, per passare attraverso la vecchia porta
bisognava chinarsi, tanto era piccola. I segni del tempo decoravano come
tatuaggi indelebili il legno antico di colore scuro.
Varcammo
la soglie e il tempo sembrò fermarsi. Le piccole finestre illuminavano in modo
discreto l’ambiente che era stato sapientemente suddiviso in una camera
matrimoniale, un bagno e un soggiorno/cucina con un grande camino. Il tutto ,
sebbene arredato nell’essenziale, donava un’atmosfera confortevole e calda. Si
notava che era tenuta molto bene nonostante non fosse abitata.
“E’ bellissima” esclamai incantata.
“Era il rifugio di mio padre, il luogo dove
amava pensare, scrivere, sognare un mondo migliore per i suoi figli, un sogno
che, purtroppo non si è mai realizzato.”
“Quel sogno può ancora avverarsi” lo
interruppi io “amore, quel sogno lo
metteremo in pratica insieme”
Lo
strinsi forte e lo baciai tra i capelli morbidi e sottili. Julien mi prese il
viso tra le mani, guardandomi intensamente negli occhi. Il suo sguardo illuminò
il mio cuore, bruciando i miei pensieri.
“Vado a prendere un po' di legna per il
camino” mi disse a fior di labbra.
Rimasta
sola, notai sotto a una panca un paio di coperte grigioverdi arrotolate. Ne
srotolai una e dopo averla battuta con un ramo, sulla porta del rifugio, la
sistemai davanti al focolare. Fu un impresa accendere il camino, nonostante
fuori ci fossero molti ceppi di legno accatastati con cura contro il muro, i
legni più piccoli erano inzuppati di neve che, negli ultimi giorni, era caduta
abbondantemente. Armato di pazienza Julien riuscì ad appiccare il fuoco,
aiutandosi con un po' di paglia accantonata in un angolo della stanza.
Finalmente si levarono delle belle fiamme che riscaldarono l’ambiente.
Ci
accomodammo su quel giaciglio mentre le lingue di fuoco danzavano e si
contorcevano in un abbraccio frenetico.
Anche
i battiti del mio cuore aumentarono al pensiero di quello che stava per
accadere tra noi. Sentii il desiderio impadronirsi dei miei sensi e arrossii
nel constatare che i nostri sguardi parlavano la stessa lingua.
Gli
sollevai la maglietta nera fino alle spalle sfiorandogli la pelle liscia
con la punta delle dita. Le feci
scorrere, andai avanti e indietro posando ogni tanto un lieve bacio a labbra
chiuse sui muscoli che fremevano al passaggio dei miei polpastrelli.
La
sua pelle era calda, bianca e marmorea quasi quanto la mia. Gli sfiorai il lobo
dell’orecchio con la lingua per poi baciarlo a lungo fra i capelli e sulla
guancia. Le mie mani lo accarezzavano ovunque il contatto fosse possibile e mi sfilai
il vestito, nel bisogno irrefrenabile di sentire il calore della sua pelle
sulla mia.
I
suoi occhi turchesi ardevano a pochi centimetri da me. La passione esplose in
un turbine di emozioni. Le nostre bocche continuavano a cercarsi, le lingue si
incrociavano, avide.
Si
sdraiò su di me, sentivo il suo battito, il suo respiro, mentre le sue mani mi
bloccavano la schiena e mi tenevano incollata a lui. Cominciò a baciarmi il
collo, controllato, seducente, come un amante attento e a me sfuggirono una
serie di gemiti mentre lui si faceva strada verso la mia schiena, sganciandomi
il reggiseno. Provai un piacere indescrivibile ed una voglia matta di essere
sua completamente.
La
sua lingua proseguì sul mio busto, tra i seni, scendendo sulla pelle del mio
ventre. Lunghi brividi di piacere percorsero il mio corpo. Ero giunta al
limite, volevo sentirlo muoversi dentro di me, volevo che la nostra unione
fosse totale. Julien sembrò leggermi nel pensiero, ci liberammo rapidamente
degli ultimi indumenti mentre continuavamo a baciarci con passione. E’ così i
nostri corpi si fusero in una stretta dolcissima: era un solo corpo che si
muoveva e danzava a ritmo di una musica magica, la musica dell’amore.
Le
mie mani su di lui, i palmi premuti contro la sua schiena, le dita allargate
sui suoi fianchi mi permisero di accostare il bacino al suo per sentirlo più
vicino. La sua bocca invece continuava a torturare la pelle tenera della mia
nuca e del collo. Sentivo crescere la spirare di piacere, sempre più, fino a
rompere gli argini.
Julien
aumentò ancora il ritmo e con spinte decise raggiungemmo l’apice insieme.
Rimanemmo un attimo fermi, tutti e due, allacciati e sudati, i muscoli ancora
tesi, godendoci le ultime contrazioni e sentendo gli spasmi a mano a mano diminuire.
Poi
crollò al mio fianco poggiando la testa sul mio seno nudo ed entrambi cercammo
di ritrovare il controllo dei nostri respiri.
Avrei
voluto fermare il tempo tra le sue braccia, bloccare le lancette del nostro
orologio e tenere tutte le emozioni di un momento per sempre. Gli accarezzai i
capelli scendendo poi a sfiorargli la spalla con le dita. Ad un tratto Julien
si voltò verso di me, sentivo i suoi occhi che mi fissavano ancora carichi di
desiderio.
“Sei l’amore che credevo non potesse più
esistere”
Quelle
parole mi riscaldarono il cuore. Invertii quindi le posizioni e lo premetti con
la schiena contro il pavimento abbandonandomi su di lui. I miei seni
schiacciati sul suo petto, le mie gambe che lo avvolgono, le mie labbra che lo
baciano.
“Mi ami davvero?” ansimai.
“Quello che so dell’amore me l’hai insegnato
tu”
Non
mi servì sentire altro per amarci profondamente di nuovo.
Non
ricordo per quanto tempo rimasi addormentata ma ci pensò un buon odore di
cucinato a ridestarmi. Julien mi aveva coperto con una trapuntina e messo altra
legna sul fuoco per evitare che prendessi freddo.
Mi
alzai dando sollievo alle braccia che si erano indolenzite e mi arrotolai la
coperta addosso. Avevo ancora le labbra invase dal suo sapore e il profumo
della sua pelle mi inebriava al punto da offuscarmi i sensi.
Mentre
sentivo scorrere l’acqua della doccia mi avvicinai alla cucina. L’odore del
sugo sui fornelli mi ricordò che era quasi l’ora di pranzo. La tavola era già
apparecchiata con piatti, bicchieri e posate ben disposti su di un’allegra
tovaglia pulita ed ancora con le pieghe della stiratura.
Un
tuffo al cuore quando le sue braccia mi
cinsero la vita, sentivo
il suo fiato sul collo. Chiusi gli occhi e sospirai mentre un brivido mi
percorse la schiena, facendomi tremare.
“Ti sei spaventata?” mi chiese.
“No.. no, ho avuto solo una strana
sensazione” dissi “come se qualcosa
all’improvviso dovesse succedere”
“Shh..” mi sussurrò facendomi voltare verso di lui “non devi aver paura di nulla”
Annuii
cercando di rispondere al suo sorriso.
Dopo
essermi docciata e rivestita ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. Per
essere un ragazzo dovevo ammettere che sapeva cucinare molto bene. Julien mi
raccontò che veniva qui per pensare, per isolarsi dal resto del mondo e che era
la prima volta che condivideva questo luogo con qualcuno.
Mi
fece piacere constatare che cominciava a rendermi partecipe della sua vita e
delle sue abitudini.
Tornati
in città ci fermammo a prendere un gelato, volevamo prolungare lo stare insieme
quanto più era possibile.
“Ti va di accompagnarmi al ballo di fine
anno?” gli chiesi flebile.
Julien
incrociò le braccia e fece finta di pensare.
“Ok” esclamò poi.
Gli
buttai le braccia al collo e prima che potesse dire qualcosa incollai le mie
labbra alle sue. Julien ricambiò il bacio e stringendomi forte a sé sussurrò:
“Ti amo”
Rincasai
col cuore colmo di progetti e nuove speranze. Avrei voluto gridare al mondo
quanto ero felice. Scoppiai a ridere e cominciai a saltellare per la casa
quando ad un tratto sentii il campanello suonare. Feci un sussulto, forse
Julien si era dimenticato di dirmi qualcosa. Mi precipitai alla porta d’ingresso
con le gambe che mi tremavano e il respiro che mi mancava dall’emozione.
Ma
il mio sorriso si spense alla vista del ragazzo che mi stava di fronte. Era alto e snello, con gli occhi grigi e i
capelli castani. Indossava un paio di jeans blu, una camicia nera sbottonata e
scarpe da ginnastica dello stesso colore.
“A-Antonio!” esclamai con un misto di
sorpresa e scortesia.
“Ginevra, sei proprio tu?” enfatizzò lui
“non riesco a credere ai miei occhi..
sei-sei semplicemente bellissima!”
Sgranai gli occhi guardandolo incredula quando all’improvviso lui mi abbracciò, così, senza un perché. Istintivamente mi divincolai da quella presa, indietreggiando. Che ci faceva qui? Cosa voleva da me? Perche mi aveva cercato? Mille domande si succedevano nella mia mente, ritenendo quell’incontro portatore di sventure.
Devilgirl89: Ciaooo Domy! Che bello leggere nuovamente una tua recenzione. Davvero la tua amica si è fidanzata con un bel francese? Sono contentissima per lei. E' sono felice di constatare che la mia storia continua ad appassionarti come il primo giorno. Visto che rapida? Questo capitolo mi si è materializzato in tempo record! Che ne pensi? Fammi sapere. Ciaooo
Miki 91: visto che le tue minaccie sono servite a qualcosa, ho postato presto eh? Non credo riuscirò mai a ripetermi hihihi. Spero che almeno il capitolo non sfiguri.. Che te ne pare?
lucyette: ecco il nuovo chappy, spero che la novita' non sia andata troppo di traverso, ma sai all'improvviso ho pensato che un po' di bel MADE IN ITALY poteva contribuire a mettere tutto in subuglio. Hihihi Aspetto con ansia il tuo parere al riguardo.
rossa_na ciaoooo, eccomi gia' di ritorno, ovviamente ti ringrazio per la bellissima recensione, come farei senza i tuoi commenti? Riesci sempre a cogliere i punti salienti del capitolo. E di qusto che dici? Puo' andare??
jessikina_swan: ecco un nuovo aggiornamento, non pensavo di riuscir a postare cosi' rapidamente ma per fortuna la fantasia mi ha aiutato (stavolta) a far bella figura. Ora son io che aspetto la tua opinione in proposito. Fammi sapere.
vanessaacullen_ grazie tante per i complimenti. Le tue parole mi lusignano sempre. Per quasto capitolo ho evitato ascia e bastone hihiiihh. Ho postato in fretta. Che ne pensi? Ti piace?? Mi raccomando fammi sapere.
ilovedward_90: eccomi qui in attesa di uno dei tuoi temi, non sai quanto mi fa piacere leggere cio' che pensi della mia storia, mi aiuta a scrivere meglio e forse anche piu' rapidamente. Ovviamente ti ringrazio per i complimenti. Sei troppo buona. A presto.