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Autore: Ellens    22/06/2010    7 recensioni
Emma Owens è una giovane ragazza che, stanca della solita routine in paese, decide di trsferirsi a Londra
Trova un appartamento poco invitante in uno dei sobborghi della grande città, dividendolo con due strane coinquiline.
Ma la vita è lunga, il tempo della convivenza è tanto, e presto l'amicizia avrà i sopravvento.
Dal primo capitolo
- Ciao, sei la nuova inquilina?-
- Sì, e tu?- Speravo, sentivo, che mi avrebbe risposto: sono la donna delle pulizie.
- Sì-
I miei sogni andarono in frantumi come un bicchiere caduto dal 45° piano di un palazzo in di New York.
- Piacere... Emma. Emma Owens-
- Come quello delle olimpiadi?-
- Ehm, sì, come quello- annuii convinta.
Di che stava parlando? Quali olimpiadi? Io manco sapevo che fosse il calcio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiusi la porta della camera alle spalle

Capitolo 2

Gertrude

 

 

 

Mi chiusi la porta della camera alle spalle.

Ero sconcertata, se non di più.

Sembravano due tipe a posto, dal telefono, davvero, sembravano due persone garbate, educate e bla bla bla.

Be', ragionando, io sembravo ricca sfondata.

Ma non è la stessa cosa.

No, assolutamente.

Una delle due aveva i capelli blu!

Blu, cavolo, blu! Mica gialli, o neri, o grigi, no, blu!

 

" Va be', dai, su col morale, sono solo capelli"

" Sì, lo so Gertrude, ma blu è davvero devastante"

" Mica te la devi sposare"

" Sì, lo so, ma t'immagini svegliarsi la notte, andare al bagno e magari trovarsela davanti?"

" Be', non li vedresti, meglio"

"..."

" Hai finito di parlare con la tua voce interiore?"

" Sì, ciao, Gertrude"

 

Dovevo smetterla, però.

Parlare da soli era un conto, ma confrontarsi con una vocina nella propria testa, di nome Gertrude, era preoccupante.

Tanto.

 

- Emma, noi usciamo- Andreea aveva fatto capolino dietro la porta.

- Certo, ciao ciao-

 

La porta si chiuse e il silenzio piombò nell'abitazione.

 

- Sììììììììì, Sìììììììììììììììììì, S-O-L-I-T-U-D-I-N-E. Solitudine, solitudine, solitudine, solitudine! Aahahahahah!- sembravo pazza.

 

Iniziai ad andare in giro per la casa urlando "solitudine".

Sembravo Laura Pausini.

Entrai in cucina, e iniziai a levarmi le scarpe e lanciarle in aria.

- Solitudine, solitudine-

Via la gonna.

- Solitudine, solitudine-

Via la giacca.

- Solitudine, solitudine-

Via la camicetta.

- Solitudine, solitudine-

Rimasi in mutande e reggiseno.

Feci un salto acrobatico da far invidia ai tipi olimpionici, mi girai verso la finestra e urlai " SONO SOLAAAAAAAAA"

Quando riaprii gli occhi, che fino a quel momento avevo tenuto ben sigillati per non guardare ciò che c'era nel lavandino, mi trovai un bambino di 5 anni dall'altra parte della finestra, nel palazzo accanto, che mi guardava estasiato.

 

- Josh, Josh, JOOOOOOOOOOSH, vieni a vedere! C'è una femminuccia con le tette come quelle della mamma! Ma le sue sono più belle! E' nella casa accantooooo-

Mi schiantai a terra.

Oddio.

Oddio.

Oddio.

Ora i miei vicini avrebbero pensato che ero una pazza maniaca pervertita che cercava di adescare bambini piccoli.

Oddio.

 

" Te lo dicevo sempre, io, di non ballare nuda davanti alle finestre!"

"Zitta, Gertrude"

 

* * *

 

Il pomeriggio del mio arrivo, decisi di andare a cercare lavoro.

Mi ero laureata da 3 mesi in legge, il che non mi lasciava una gamma molto ampia di lavori.

Ciò che più m'interessava era diventare avvocato.

 

Quando presi la metropolitana, restai per ben dieci minuti impalata, ad osservare il design dei biglietti.

Non ero mai uscita dal paesello in cui ero nata, e ciò implicava che non avevo mai visto un biglietto della metropolitana.

Estasiata, lo infilai nella bocca di quel coso che li catturava e poi te li ridava, e restai ad ammirare come il mio fantastico pezzetto di carta non fosse cambiato, finchè una tipa, da dietro, non mi disse "Imbecille, ti muovi""

 

Quel piccolo trenino tenero e dolce mi portò in pochissimo tempo allo studio legale in cui volevo entrare.

Quando, venti minuti dopo, capii che lo studio non era un negozietto che si chiamava " Da Bob", piccolo quanto la mia camera, ma una grandissima struttura, un isolato più avanti, che si chiamava " "Bob & Co.", mi esaltai.

 

Stavo per entrare, quando il mio tacco 15 cm s'incastrò nel buco del tombino.

Una donna mi passò accanto, guardandomi impietosita.

- Aaah, questi tacchi, ahah, sono delle scomodità assurde. Ma poi, non portarli è davvero poco di classe- le dissi convinta.

Lei, di rimando, mi guardò offesa, e passò avanti.

Ai piedi, aveva delle paperine.

 

Iniziai a strattonare il piede.

Potevo farcela, davvero.

"Tira! Uno, due, tre, tira! Uno, due, tre, tira! Sì, ma tira forte, dai!"

"Gertrude, devi stare zitta"

" Ma per sostegno morale"

"Quando torniamo a casa facciamo i conti"

Oddio, ero impazzita, avevo appena detto alla mia vocina interiore che l'avrei messa in punizione, una volta a casa.

" Sì, credo anch'io che tu sia un po' deficiente"

- Gertrude, taci-

Ops, avevo parlato ad alta voce.

- Si sente bene, signorina?-

A quanto pareva, non ero stata l'unica ad accorgermene.

- Oooooh, sìì, l'auricolare, sa? Grande invenzione-

Alzai lo sguardo per guardare in faccia il mio interlocutore.

Restai ammaliata.

Era... Era... Era un figo assurdo.

Cioè, era alto, aveva i capelli castani come il cioccolato, gli occhi azzurri e un sorriso che... che... ti accecava come la torcia con le pile con i coniglietti rosa. Quelle della pubblicità, là, Duracel.

- Sicura?-

- Non tanto-

- Ha bisogno d'aiuto?-

Oh, era anche gentile.

- Magari-

S'inginocchiò, mi afferrò la caviglia, e tirò.

Il tacco, finalmente, si liberò da quel cacchio di tombino inutile.

In compenso, la caviglia mi si era demolita. Evviva.

 

- Grazie, davvero. Sono Emma Owens, sono qui per un incontro di lavoro-

- Ah, Owens come quello delle...-

- Non so chi sia, comunque sì-

Il tipo rise. Oh, com'era bello.

- Piacere. James Davies. Avvocato divorzista-

- Sfascia-famiglie?-

Il tipo mi guardò malissimo poi, accennando un sorriso, si allontanò.

Ops.

 

* * *

 

Bussai alla porta.

Il mio datore di lavoro era lì, dietro quella lastra di legno.

Uao.

 

-Avanti-

Entrai dentro con un sorriso smagliante, che mi si spense appena vidi che, dietro la scrivania, con aria austera, c'era una donna.

Quella donna.

La tipa con le paperine.

Ops numero 2.

 

- Ah, salve. Lei è?-

- Emma Owens-

- Ah, come quello delle Olimpiadi-

Eh che cazzo! Ma qui passavano il tempo a guardarsi le Olimpiadi? Era la mia unica carta per riabilitarmi ai suoi occhi.

- Oh, sì, certo. Gran bell'uomo, vero? Due occhi azzurri stupendi-

- Era di colore-

- Ah-

Qualcuno bussò alla porta.

L'uomo figo entrò senza attendere risposta.

- Brianne, avrei bisogno di chiederti una cosa riguardo a un caso... Ah, salve-

- Sì, lei è Emma Owens. E' qui per un colloquio di lavoro-

- Già conosciuta-

- Bene... allora, dimmi-

Mi alzai un attimo - Ho bisogno di andare in bagno. Mi sa dire dov'è?-

- La prima porta a destra-

- Grazie-

Scappai via per il corridoio. Quando arrivai al gabinetto, mi ficcai dentro e mi osservai allo specchio. Avevo i capelli rossi spettinati, il trucco sbavato e un aspetto orribile.

Secondo i miei calcoli, il posto era mia.

"Certo, come no"

" G-E-R-T-R-U-D-E-"

 

 

Salveee :)

Allora, ho postato già il secondo capitolo perchè 1) lo avevo già pronto xD 2) tra un po' partirò, quindi ci tengo a non lasciarvi per due mesi o di li con due o tre miseri capitoletti insipidi, 3) mi sentivo ispirata xD

Spero che questo vi piaccia.

 

Elly_Lily_Herm: ciaoo!! Sono felice che la storia ti piaccia :) A me il nome Emma piace tanto *_* Spero che recensirai anche questo capitolo :)

_SiL_: salveee xD Che si diceee? xD Quanto tempooo xD Ok, evitiamo -.-"

Non ho molto da dirti, cara, tanto ci si sente su msn xD Ti voglio beneee

 

Spero di trovare altre recensioni. Grazie a chi leggerà e cestinerà, comunque, almeno mi avrà dedicato del tempo v.v

 

Caramella_rosa_gommosa

 

 

 

 

   
 
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