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Autore: Meiko    23/11/2003    3 recensioni
Questa è un'impostazione generale, forse il prologo di una nuova storia. Dipende tutto da voi! Legolas incontrerà una fanciulla molto speciale, una fanciulla che gli darà pace e amore...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata durante una dOmenica pomeriggio, mentre pensavo all’arrivo del terzo film del signore degli anelli.
Spero che vi piaccia!
Meiko

Il suo canto si spargeva a macchia d’olio tra le ombre di quelle che apparivano ora come alte pareti di fortezze inespugnabili, ora come alti e saggi alberi, ora come fiumi luminosi, la cui acqua fresca dissetava i viaggiatori, che non udivano altro che il sussurrare del vento, che dolce e gentile rinfrescava le loro membra dall’afosa giornata, oppure che li faceva rabbrividire al freddo dell’inverno.
Nessuna l’aveva mai vista.
Nessuno parlava di lei.
Antiche leggende narravano di lei come un elfo saggio e gentile, nato e morto solo per amare e aiutare le creature di quella Terra a lei così cara.
Figlia di Irmo e di Este, da cui ha imparato l’arte della medicina e del riposo.
Principessa dei sogni, essere leggendario che viveva al limitare del Bosco d’oro, o nello sgorgare di sorgenti, oppure nel soffiare del vento tra le cime di montagna.
Molti dicono di averla vista, pochi ne hanno avuta la certezza.
Nessuno di essi, però, ha avuto il coraggio di guardarla negl’occhi.
Qual è la sua vera dimora? Nessuno lo sa.
Si sa solo che la sua veste è ricamata di stelle di Varda, i suoi capelli sono spesso accarezzati dalle mani di Manwe, e la sua voce si unisce spesso a quella di Vàna o di Nienna.
Si narra che nei suoi occhi vi si può vedere il futuro di qualunque creatura della Terra di Mezzo, e che la sua voce può scuotere la terra.

Chi sei veramente, principessa dei sogni?
Cosa vorrai, ora, mentre passeggi nei verdi prati, cantando allegra melodie antiche in Quenya?
Cosa cerchi, mentre corri e giochi a nascondino tra gli alberi di reami boscosi?
Cosa guardi, mentre dall’alto di montagne fissi le città degli uomini?
Sei venuta al mondo per donare gioia o dolore?
Sei venuta al mondo per dare sollievo o stanchezza?
Canta, con le tue melodie, ciò che il destino scrive a questa terra che ami.
Parla, con il tuo sussurrare leggero, ciò che Mandos e la sua sposa, Varie, annunciano a questa terra.
Questa terra che tu non vorresti morire.
Questa terra che tu non vorresti sfiorire.
Questa terra che tu ami…

Questo è il canto che ogni viaggiatore canta, prima di dormire, assieme a melodie che narrano storie tristi o allegre, mentre il fuoco muore nella notte fredda, mentre le stelle illuminano l’oscurità.

Tanto agognata sei, tra noi elfi.
Tanto cercata sei, tra noi immortali.
Noi che non conosciamo riposo.
Noi che vogliamo vederti e salutarti.
Invitandoti a ballare e a cantare nenie della nostra gente, con la dolce Nessa.
Noi ti sentiamo ridere tra gli alberi, ma il nostro sguardo si posa su erba verde.
Ti sentiamo gridare dall’alto di montagne, ma non vediamo che le rocce e la neve.
Sussurri nel vento, ma non vediamo che aria.
Ascolta questo canto, dolce principessa.
Dicci il tuo nome.
Facci ammirare i tuoi occhi.
Cullaci con le tue melodie.
O, dolce principessa!

-Chi è?-
Legolas si voltò, Aragorn lo fissava con aria curiosa, prima di allora mai aveva sentito canto più dolce e pure più triste di questo, mentre Gimli ronfava come un orso in letargo.
La battaglia al fosso di Helm era stata vinta, e mai come allora gli uomini e il nano aveva provato tanta stanchezza.
Anche Legolas avvertiva quella sensazione di pesantezza nel suo corpo, qualcosa che lo invitava a sedersi e a riposare, a chiudere e…
No…
Non sarebbe riuscito a dormire, non poteva.
Avrebbe chiuso gli occhi, si sarebbe riposato.
Ma mai avrebbe potuto ammirare la bellezza della principessa…
L’elfo sorrise cordiale all’amico, nel quale leggeva in quelle labbra tanta tristezza e malinconia, Legolas lentamente si metteva seduto, seguito dall’uomo, che lo guardava ansioso e preoccupato.
-Chi era la dama di cui pregavi con tanta tristezza, nel tuo canto, amico mio?-
-…colei che pregavo…è la principessa dei sogni…figlia di Lorien…e della sua sposa Este…
Ella è a te amica, Aragorn, perché è colei che protegge il sonno dei viaggiatori e di qualsiasi creatura.
Ella ti è anche amica, perché conosce le arti curative.
Voi uomini, i nani, persino gli hobbit forse…l’avranno vista, magari senza accorgersene…
Ma noi elfi…noi figli prediletti…non abbiamo mai avuto l’onore di ammirare la figlia dei Valar, la loro figlia più cara, persino Melkor stesso la teme…-
Aragorn ascoltava meravigliato, cercando, nei meandri dei suoi ricordi, il giorno in cui aveva incontrato, o visto di sfuggita, quella dolce figura, che cantando con voce soave cullava il suo sonno, facendolo incontrare con la dama Undomiel
Legolas fissò un punto nel tramonto davanti a se, il sole era ormai calato, e il cielo era dipinto di fuoco e acqua, la rosa del tramonto stava ormai chiudendo i suoi petali caldi, mentre il velo freddo della notte andava ad oscurare i cielo, le stelle impigliate nella sua trama brillavano con forza.
-Amico mio, non ascoltare la mia preghiera. Riposati, perché domani all’alba dobbiamo partire-
-Legolas, mellon nin (amico mio), spero e prego con te perché tu possa incontrare almeno una volta la dama di cui tu canti con tanto desiderio-
e così dicendo, il futuro sovrano di Gondor andò a dormire, mentre Legolas continuava a pattugliare la zona, anche se il suo fisico e il suo spirito erano stanchi.
Stanchi di tutte quelle battaglie, stanchi di tutti quei morti.
Non si poteva evitare la guerra, è vero, ma per un momento Legolas desiderò ardentemente poter addormentarsi, allontanarsi da quel mondo, per poter correre libero tra gli alberi del suo amato Bosco Atro.
E magari poter ammirare la dama dei sogni, la principessa, chiamata anche viaggiatrice, perché si narrava che non si trovava mai due volte nello stesso posto, perciò trovarla era impossibile.
Pensando a questo, Legolas si mise a sedere sotto la radice di un grande albero, che come una madre affettuosa nascondeva la vista del Luminoso stanco e silenzioso da estranei.
Non seppe quanto tempo passò, ma Legolas era certo che fosse notte fonda, quando sentì un canto in lontananza, e una timida luce fare breccia tra le fronde dell’albero.
Con una freccia incoccata, l’elfo si alzò in piedi, avvicinandosi silenzioso e attento alla luce, che proveniva verso dove Aragorn e Gimli riposavano.
L’elfo, lentamente, si avvicinò, e alzò lo sguardo, rimanendo meravigliato.
Avvolta da un’aura di luce, una dolce dama, vestita di bianco e d’argento, si era chinata su Gimli e Aragorn, sfiorando quest’ultimo con una carezza, mentre dalla sua voce provenivano melodie antiche, in Quenya.
I suoi capelli erano in parte sciolti, liberi, mentre in parte erano adornati in treccine decorate di un filo d’argento, ed era come se le stelle fossero state legate in quel filo, che faceva risplendere il nero ebano dei capelli, e il candido volto gentile, le guance leggermente arrossate, come se si fosse fermata dopo una lunga corsa, o dopo una danza allegra.
Ad un tratto, la fanciulla si alzò di scatto, voltandosi verso l’elfo, spaventata, e l’arco di Legolas cadde con un rumore silenzioso sull’erba.
Vedeva…tutto…
Tutta l Terra di Mezzo…tutte le creature che vi abitavano.
Vedeva monti, prati, fiumi, colline, villaggi, fortezza, boschi.
Vedeva Bosco Atro, vedeva i regni degl’elfi e degli uomini, quelli dei nani e i villaggi degl’hobbit.
Tutto questo, in quelle due iridi scintillanti, il cui colore ricordava la vastità delle praterie di Rohan, il dolce rumoreggiare del Mare, lo scorrere di fiumi, lo scintillare degl’alberi del Bosco D’oro.
La fanciulla rimase in piedi, a fissare spaventata e stupita quella creatura, un elfo, un suo fratello, dai lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri, e l’aria stanca, di chi è stanco nello spirito, dopo aver visto cadere sotto le sue frecce e le asce nemiche tanti essere all’apparenza senza volto e senza nome.
Legolas ammirò la Dama, la sua candida veste era decorata di fili argentei e dorati, senza maniche, lasciandola libera di muoversi, leggera come l’aria, e luminosa come il sole.
I due si fissarono ancora, prima che Legolas facesse un passo, e lei si allontanasse, fermata dal sussurrare dell’elfo.
-Dartho!Aglareb un avo avv bado- (Aspetta! Splendida creatura, non te ne andare)
la fanciulla fermò i suoi passi, fissando incuriosita l’elfo, prima di parlare, la sua voce pareva lo sgorgare di sorgenti di montagna, come la brezza di primavera sui prati in fiore, come il canto di dolci voci.
-Man le?- (chi sei?)
-Im Legolas Greenleaf-
la fanciulla lo guardò colpita, prima di sorridere dolcemente, intorno a lei sembrava essersi rischiarato il mondo, mentre faceva un timido inchino nei confronti del principe.
-Aaye, ernil Legolas. Elen sila lumenn’omentielvo- (Salve, principe Legolas. Una stelle brilla nell’ora del nostro incontro)
Legolas fece un inchino imbarazzato, ammirando ancora lo splendore degl’occhi di quella fanciulla, facendo qualche passo intimidito, mentre lei lo guardava con occhi tranquilli, sereni, sembrava che il dolore e la guerra non avessero mai incontrato quelle iridi.
-Chi siete, luminosa dama, nei cui occhi ho visto l’immensità del cielo e la bellezza della Terra di Mezzo?- lei sorrise ancora.
-Sogno è il mio nome, mio principe. Maur mi chiamo, e a Lorien ed Este sono figlia-
Legolas rimase sbalordito, davanti ai suoi occhi aveva la principessa dei sogni, colei che nessun elfo potrebbe mai incontrare, ora stava parlando sorridendo a lui.
Chinò leggermente il capo, mettendo una mano sul cuore in segno di rispetto, continuando a parlare.
-E ditemi, lisse aranel (dolce principessa), perché i tuoi passi ti hanno portato qui, dove non c’è che guerra e sofferenza?-
il sorriso di Maur si fece più spento, mentre i suoi passi la portarono di nuovo verso Aragorn, una mano sfiorò il volto del bel uomo.
-E per lui che sono qui. L’erede di Isildur era stanco, e a lungo aveva desiderato rivedere la Dama di Granburrone. Io l’ho accompagnato nel suo cercare…-
-Dunque, sono vere le leggende, che narrano che voi accompagnate i viaggiatori e le creature addormentate nel viaggio del sonno-
-Si, sono vere. Ma perché, mio principe, sento tristezza nella vostra voce, quando avete parlato di sogni?-
la fanciulla si era avvicinata a Legolas, che ammirava quella figura, ammantata di luce, prima di abbassare il capo, tristemente.
-Perché, mia signora, solo coloro che conoscono il segreto dei sogni possono vedervi. Io è da molto tempo che desideravo incontrarvi, affascinato dalle storie e dai canti che si sentivano alla mia reggia-
lei arrossì lievemente, imbarazzata, chinando il capo, lo scintillare del filo d’argento illuminava i capelli neri come la notte.
-Ora mi avete trovata, sire Legolas. Ditemi, perché mi avete cercata?-
Legolas rimase interdetto da quella domanda, e scosse il capo imbarazzato.
-Non l’ho so nemmeno io, mia signora, so solo che da molto tempo vi cercavo-
-Allora siete voi che sento spesso cantare la preghiera degl’elfi a me-
Maur osservò attenta le iridi celesti di Legolas, vedendovi dentro tanta stanchezza.
Nonostante fosse un elfo, anche Legolas poteva provare la spossatezza dopo tutto il dolore che aveva vissuto. –Mio caro e dolce elfo, tu mi hai cercata, e io voglio ricompensarti per la tua costanza. Seguimi, ti porterò in un mondo dove non vivrai altro che pace e riposo-
E così dicendo, fece sedere Legolas a terra, e inginocchiandosi di fronte a lui, lo baciò dolcemente sulle labbra.
Le labbra della principessa sapevano di vento, di calore, di serenità, di dolcezza…
E Legolas sentì la sua anima perdersi in un limbo di luce.
Riaprendo gli occhi, vedeva solo luce, e la figura di Maur che gli tendeva la mano.
Con timidezza, l’elfo prese quella mano, e si fece condurre oltre quella luce, dietro di lui sembrava che la stanchezza si fosse fermata, no riuscendo più a seguire l’elfo in quel viaggio, Maura gli sorrideva con gentilezza, accompagnandolo oltre la luce.
Un grande prato, immenso, che si fermava solo alla linea dell’orizzonte, di un colore verde brillante.
Legolas vide Maura ridere e iniziare a correre, come una bimba felice, come una fanciulla senza pensieri, solo libera, voltandosi a guardare l’elfo, invitandolo a seguirla.
Legolas, con un sorriso di gioia, iniziò a seguire la fanciulla, cercando di afferrarla, perdendosi nella vastità di quel prato, tra le risate di lui e di Maur, i cui capelli liberi avvolgevano la sua figura, e i suoi occhi brillavano con forza, come se le stelle più belle di Varda fossero state prese dal cielo e messe in quelle iridi.
La sua veste era azzurra e bianca, mentre i suoi piedi nudi correvano nel prato, era come se il vento la portasse via, seguita da Legolas, che per la prima volta si sentiva leggero, senza pensieri, ormai le sue membra non erano più stanche dalla guerra o dai morti.
Ad un tratto, Legolas afferrò dolcemente per la vita Maur, che rise allegra, lasciandosi sollevare in alto, per poi voltarsi verso Legolas, e guardarlo in volto, baciandolo poi sulla fronte.
I due si guardarono a lungo negl’occhi, Legolas ammirava felice e sereno quel volto così pulito e bello, una bellezza fresca come acqua di ruscello, e calda come il sole del mattino.
Maur si perse nelle iridi celesti di Legolas, per la prima volta nella sua lunga vita si sentiva veramente felice, e senza pensarci baciò le labbra dell’elfo, che dopo un attimo di stupore rispose con dolcezza, stringendo a se la dama, accarezzandole la schiena e stringendola a se, una mano s’intrecciò nei suoi capelli.
Si sdraiarono sull’erba, accoccolandosi abbracciati, a fissare la vastità del cielo, Maur accarezza una ciocca di capelli d’oro di Legolas, il principe baciava il capo della fanciulla, che dopo un momento si voltò a guardarlo, baciandola ancora.
-Legolas…melin le…-(Legolas…ti amo…)
-Inye melin le…Maur-(anch’io ti amo, Maur)
la fanciulla sorrise, lasciandosi accarezzare una guancia, per poi sospirare triste, mettendosi seduta ad ammirare il bel volto.
-Cosa vi turba, mia dama?-
-Legolas…temo che questo nostro amore…non abbia radici…en futuro…-
Legolas si mise seduto, fissando con sofferenza il volto di Maura imperlato di lacrime cariche di dolore.
-Io…non potrò starvi accanto…ma…io…io voglio restare insieme a te, Legolas…-
-Maur…io non so cosa dire…non c’è modo per poterti avere con me? Solo in sogno potrò avervi?-
la fanciulla lo guardò, scuotendo il capo, asciugandosi le lacrime, per poi accarezzarlo.
-Legolas…trova in un altro elfo questo mio volto…innamorati di quest’elfo…non di me-
-No! Non voglio! Maur…-
Legolas l’abbracciò, lei non riusciva a smettere di pianger per la tristezza.
-Io amo solo te, Maur. Aspetterò tutta l’eternità, pur di averti qui con me-
-Legolas…-
l’elfo la baciò, prima di farla sdraiare a terra.
Così bella…e lui si era innamorato di lei…
Lei, ad un tratto, asciugò le lacrime, accarezzandogli le labbra.
-Legolas, aspettami…canta la mia preghiera…io verrò sempre da te…e un giorno…sono sicura…che resteremo insieme…l’ho visto nei tuoi occhi…-
Maur sorrise, per poi baciare Legolas su una guancia, mentre lui sorrideva triste, annuendo.
-Ti attenderò…non preoccuparti…canterò sempre per te, ogni notte…e poi andremo insieme a Valinor- -Si…si…te l’ho prometto…-
i due si abbracciarono ancora, per poi baciarsi, e amarsi nella luminosità di quel sogno…

Quando Legolas si svegliò, si trovò di nuovo nell’accampamento, il sole stava per sorgere.
Si guardò intorno, stupito e speranzoso, per poi sorridere, mentre vedeva una dolce dama sorridergli, prima di correre via.
L’elfo si voltò, Aragorn stava per svegliarsi, e gli sorrise felice, stupendo l’uomo.
-Che vi è successo, amico mio? Sembra che abbiate visto la dama-
-Si, Aragorn, l’ho vista…e il mio cuore appartiene a lei…-
l’uomo lo guardò sorpreso, per po sorridergli, svegliando poi Gimli, mentre Legolas chiudeva gli occhi, l’immagine di Maur sorridente lo avrebbe sempre accompagnato del suo viaggio verso l’Ultima guerra.

(Non è granché, lo so, però lo trovo abbastanza carino. Aspetto commenti, grazie! Meiko)

  
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