A goccia a
goccia…
Il caldo è terribile.
Non mi da tregua.
Non riesco a dormire, non riesco a fiatare.
Non ho nessuno con cui parlare, con cui condividere le mie
angosce.
La mia unica
consolazione è il sonno che non viene.
Mi alzo, provo a bagnarmi il volto e mi ristendo.
Le gocce scendono sul mio viso accaldato. Un brivido
percorre la zona non appena cadono giù, a goccia a goccia tutto passa.
Una dolce carezza, ma dura poco.
Il mio volto è di nuovo asciutto.
Nuove gocce però scendono dai miei occhi.
Sono diventato un debole.
Disperazione…
Non pensavo che mi sarei sentito così, quando tu non ci
saresti stato, Ryuzaki.
Manca qualcosa dentro me.
Manchi tu…
Nell’afoso inferno dei miei pensieri, spalanco gli occhi.
Imperscrutabile è la tua figura.
E poi la tua voce mi assorda…
“Tu mi hai ucciso.”
Post Scrittum: ho voluto aggiungere questo capitolo per fare
da collante al successivo. È breve, ma ha un doppio significato. Il caldo afoso
non è solo il reale caldo estivo, ma sono anche i sensi di colpa che si fanno
più forti man mano che il tempo passa e
nemmeno l’acqua, il chieder scusa,
basta. Spero vivamente che l’abbiate
capito senza la mia spiegazione. Ora che sapete come si sente Light, nel
prossimo capitolo leggerete della sua fine. Ringrazio per essere giunti fin qui
e per i commenti lasciati.
Un abbraccio per salutare la morte e un bacio per richiamare
la vita.
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