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Autore: Pan_z    23/11/2003    11 recensioni
Piccoli attimi, in un limbo dimenticato da Dio, in cui ti chiedi che scopo ha la tua vita. Come chiamare una Rosa, immutata nel fluire del tempo e nella solitudine di un uomo senza speranza.. Leggete e Recensite! Grazie!^_^
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il nome della Rosa

(Attimi di solitudine)

Stat rosa pristina nomine,

nomina nuda tenemus


* * *

A Ly, Strekon e Kiara.

A Ludovica un po’ di meno.

* * *





Sento freddo.
Tanto freddo.
Mi chiedo se posso provare freddo. Adesso.
...
Me lo chiedo veramente, come se fosse davvero importante. Non lo è.
Lo so benissimo.
...
Era solo per intrattenere la mia mente. In verità, non so cos’ altro fare. Morirei dalla noia. Se potessi, riderei del mio sarcasmo. E’ quello che ho sempre fatto..
Perché non potevo fare altro. Ero solo un povero idiota.
E’ quello che sono stato.. ? Oh, si, probabilmente si. Ma, forse, non sono mai stato tanto idiota da dirlo agli altri.
...
Ma gli altri l’ hanno capito. Loro. Non sono sciocchi come me. Sono superiori. Ah, certo, ora ricordo. La teoria evoluzionistica. Che grande stronzata.

‘Ehi, Remus! Senti questa. Fra qualche decennio non saremo più come prima’ ‘E perché?’ ‘Semplice! Perché l’ autostima mista a pseudo-paranoia ci porterà a un passo dal paradiso.’

Ora mi chiedo il perché. E il silenzio mi risponde. Sarà perchè, in realtà, non ho domande da porre; sarà perché qui non c’è nessuno. Non c’è niente. La mia anima vaga sperduta.
Oh, mio Dio, salvami da questo! Inutili sentimentalismi umani. Io? Io non sono umano. Di certo non sono come loro. Loro. Muggles, Mudblood, Maghi. Ho diviso la mia vita in tre uguali fette, qualche tempo fa. Ho diviso la mia vita in tre surrogati di essa, come in uno specchio rotto. Qui non centra la sfortuna. Eppure in ognuna di esse ha piantato le proprie radici, neanche l’ acqua è più pulita.

Odio questo posto.
Odio questo silenzio.

Che qualcuno mi risponda, dannazione!
Ma non c’è nessuno.
……
……
Cosa stavo dicendo sulla mia vita?
L’ ho divisa nei tre quarti di un intero –che è più che una chimera, ed ho pensato che, alla fine, ho mangiato tutta la torta. Non mi è rimasto più nulla.

E’ davvero questo che mi perseguita?
Ho affidato la mia vita ai problemi dell’ esterno. Ora, vorrei riaverla indietro.
Va bene, la spedizione punitiva è conclusa.

Cos’è? Un ritorno al passato?

Black! Potter! Siete in punizione!

Vorrei che finisse. Mi sembra di vederci: noi due, lì con Hagrid. La Foresta Proibita tutta per noi.
Per noi. Aspettando trepidanti di vedere sbucare dal folto degli alberi lo scintillio di un Unicorno. Vederci ridere dalla gioia.
Ma adesso dove sei?
Mi chiedo chi debba esserci.
… E’ tutto confuso.
Vorrei non essere qui.
… Perché sono solo… Il buio, la solitudine, la nostalgia, il macabro sarcasmo. Ci sono, io no.
Ho freddo. Posso averne? Me lo chiedo di continuo.
Ma qui non c’ è nessuno. Nessuno a cui domandarlo. Il vento soffia, mi pare quasi di sentire gli echi dei tempi passati.
Maradeurs, mi sussurra. Bel nome. Vorrei complimentarmi con la persona che lo ha inventato.
Ma qui non c’è nessuno. Nemmeno Dio.

FOTTUTO BASTARDO!
Vienimi a prendere, se ne hai il coraggio! Avanti! Scendi dal trono nel tuo piccolo angolo di Paradiso e metti piede nell’ inferno! Ed è strano. Perché di solito si racconta ai bambini di tante fiamme, di disperazione. Io qui vedo solo il bianco accecante delle pareti. E odo ira. La mia? Bè, se ci sono io.. In fondo, non ci sono. Come non c’è la notte, non il giorno. Non esiste acqua. Sarei dovuto morire da un pezzo, almeno sentirne solamente il bisogno.. sto bene, questo mi basta.
MI BASTA?!
No che non mi basta! Vorrei avere risposte! Risposte da nessuno.

Non ho mai provato tanta desolazione in vita mia. Nemmeno quando è morto il mio migliore amico e io sono stato spedito lì.. dove? Doveva essere stato un luogo orribile. Probabilmente è così.
Provo rabbia. Contro coloro che mi hanno rilegato qui. Figli di puttana, uno per uno. Se potessi ricordarmi i loro nomi, gli punterei la bacchetta contro senza pensarci due volte.
O forse ci penserei.
Non sono affari miei, che se la sbighino loro. Li vorrei vedere, cadere al suolo come tante mele mature, vedere il loro sangue spargrsi attorno a i loro corpi martoriati. Come godrei.
Ma la verità è un’ altra. Si, la verità non è mai come sembra. È infida come una sgualdrina mentre s’ intrufola silenziosamente nel letto di qualche povero disgraziato in cerca di un divertimento. Per una sola notte. Rimpiango quelle notti. Oh, se le rimpiango. Perché qui non c’è nessuno che mi tenga compagnia. La mia solitudine in quella che credo sia la notte, mentre immagino le stelle e i miei pantaloni si macchiano indelebilmente. Mi faccio schifo.
.. Vorrei che fosse diverso..
...
Lo voglio davvero? Vorrei non sentirmi sporco. Oh, andiamo! Siamo uomini. Sono un uomo. Non perdiamoci in discorsi sulla virilità e sul masochismo perverso, o sull’ idea di concetto razionale della società.
Siamo uomini tutti. Uguali.
Una rosa è pur sempre una rosa..
......

I giorni passano, il tempo scorre. Fluisce come il miele da un alveare. Così morbido.. così dolce.. posso ricordare il suo sapore.. ? Lo sto chiedendo a te, brutto stronzo, che ti nascondi nell’ ombra della mia scomparsa! Perché, lo sento, non sono più tanto solo..
.. c’è qualcuno.. Non so se devo ringraziare Dio per questo. Forse è male. Come non lo è più la solitudine. Mi ci stavo abituando. Ora.
TIC-TAC
Il tempo corre avanti e indietro nel bianco luminoso che mi circonda.
TIC-TAC
Interrompe il silenzio surreale di questo mondo.
TIC-TAC-TIC-TAC
...
Non voglio ringraziare nessuno per questo.
Voglio solamente.. rompere.. quel.. maledetto.. orologio..

Forse sono realmente pazzo. Oh, potrei scrivere una trattato su questo: ‘Come diventare matti. Teorie sul riconoscerlo’. Potrei mettere da parte un bel gruzzoletto. Ma qui a cosa serve?

Fallo per te stesso, Siri.

Certo, lo farei anche ma.. Ci sarebbe qualcuno disposto a leggere? A *pagare*? La risposta è così eloquente. Balza sotto gli occhi di tutti.
Tutti, ho detto? Perché, in fin dei conti, siamo uguali. Il tutto è il niente, la società si evolve, mentre la terra sotto i loro piedi viene arsa dalla guerra, viene corrosa in battaglia, viene cosparsa di sangue.
Si crede sempre di combattere per il bene, vero?
Siamo completamente e unicamente uguali. Dio, uno di questi giorni, qualcuno dovrebbe farti presente che hai sbagliato i tuoi calcoli nel modellare l’ uomo e la donna. A parte quei piccoli –oh, bè, a volte anche insignificanti- particolari che ci distinguono, dentro siamo fatti della stessa pasta. L’ essere perfetto ha commesso un errore. Tana per me, che tu possa marcire sul tuo trono di smeraldi nell’ alto del tuo Eden.

Si racconta che il mondo è stato creato in sette giorni.
Cielo, Terra, Acqua, Fuoco ecc.. poi ha creato noi, perché si sentiva solo. Ci potevi risparmiare tante sofferenze.. e invece..
.. invece, Dio, sai che è successo?
E’ successo che gli opposti si attraggono, e i simili si respingono. Ci hai messo uno contro l’ altro, per versare lacrime e sangue. Spillandoci ogni singola goccia di un sentimento effimero che per ultimo tentava di lasciare la sua dimora.
Speranza.
CI HAI TOLTO TUTTO!
E ora.. io vago in questo universo senza inizio e senza fine. Gli altri? Che si fottessero tutti, a me non importa.
Qualcuno deve avere scritto su un libro una frase geniale. Qualcun’ altro deve avermela recitata. Ora solo ne comprendo il significato. Perché?
...
Perché prima non avevo provato questo. Non ero stato escluso dalla mia stessa vita. Avevo ancora da mangiare una fetta di torta. Era al cioccolato. Ora non c’è nulla.
Un vuoto sconfinato..
.. Se raccontassi questo a loro, non mi crederebbero.
O si?
Una rosa è una rosa è una rosa.
Una rosa che piange sangue. Il nostro sangue. Il mio credo di averlo perso. Come la speranza..

Sono precipitato giù. Più passa il tempo, meno ricordo. Cosa dovrei ricordare? Non lo so, esattamente.
Servirebbe a qualcosa?
Tic, tac, tic, tac.
Parlo con un essere immaginario. Anche l’ orologio che sento, non esiste. Voi non lo sentite, vero? Io non sento più nulla. Ora, non voglio precipitare più in basso crogiolandomi in riflessioni poetiche e melense, ma..
.. vorrei che qualcuno mi aiutasse..
.. qualcuno, ad esempio, che c’è dietro quel velo. Al di là della barriera.

Vedo ombre. Vedo luce, ombra. Sento voci. Non mi parlano.
Vorrei che lo facessero. Qui non c’è ancora nessuno. Sono davvero impazzito. Cosa dicevo sull’ essere fatti della stessa pasta? Ah, si. Dio, ci sei? Sei in ascolto? No. No che non ci sei. Per noi non ci sei mai. Per me, almeno. Perché tu sei l’ Onnipotente e io un dannato?
Cammino sul filo di un rasoio. La mia vita è la corrente elettrica delle rovine di una città distrutta.
C’è un velo, a pochi centimetri dalla mia mano. Non ho il coraggio di sollevarlo. Ho bisogno di aiuto.
.. aiutatemi..
Dietro il velo, c’è una rosa. Custodita in un luogo prezioso. È la rosa con cui Dio ci ha forgiati tutti. Tutti uguali. Dentro, forse anche fuori. Perché esistono ancora quelle stronzate sull’ avere un gemello nel mondo, no? Vorrei che il mio gemello- se davvero esiste- alzasse il velo. Perché è quello che lui vorrà fare, giusto? Salvarmi. Abbiamo tutti un comune denominatore. E non ci siamo accorti che il Creatore è un architetto che cerca di bilanciare un’ equazione. Noi siamo i suoi termini.
.. un’ infinita parte nello spazio circostante..

La rosa. Il gioiello dell’ umanità, come raccoglitore delle nostre anime. Sporche.
Perché siamo uguali.
Come il nome di una rosa. Come il nome della speranza.
Una rosa è pur sempre una rosa.
Nel nome di questo, allora, c’è nessuno che voglia aiutarmi?
.. Forse no..
Perché è il destino che governa le nostre azioni. Siamo dannatissimi umani, carne, pelle, ossa.
Ma penso che ci sia solo un nome per una rosa.
Una rosa che odora di insanità.
Una rosa maleodorante, libidinosa, orrenda..
.. ma pur sempre una rosa.
Denominatore comune della società. Anche senza che nessuno alzi il velo.
...
...

Sento freddo.
Mi chiedo sempre più spesso se sia normale. Come direbbero loro. Loro. Gli stessi che denigrano ogni forma di impudicizia, di quel pudore che si perde tra le loro lenzuola sporche, della morte che è un fiume in piena nelle loro vene dissanguate.
Perché se entri un bar per gay, ti sei autoproclamato ‘dell’ altra sponda’? Non capisco.
In verità, non capisco la società. E, se il mondo è stato costruito su questi ideali del cazzo, allora non capisco questo Mondo. Mi sembra che prima non fosse così..
Ma tutto si evolve. Tutto va avanti, senza respiro, lasciandoti morire. Perché è inevitabile. Qualcuno direbbe che è fatidico. Qualcun’ altro griderebbe che è destino, alzando le mani al cielo come segno di sconfitta. Il destino non esiste.
Neanche questo posto esiste! Siamo noi che programmiamo il nostro futuro, non il destino oppure quel Dio a cui abbiamo affidato la nostra anima. No. Noi siamo il destino. Siamo noi che edifichiamo la nostra vita sulle bugie, sulla menzogna di una verità che non esiste, ed incolpiamo il frutto dell’ illusione ottica di un presente migliore per le nostre sconfitte.
Noi siamo.
Ed io, forse, non sono più. Sempre più distante dalla barriera al confine dell’ orizzonte. Sempre più solo. Unicamente incapace di versare lacrime, aspettando trepidante che qualcuno mi aiuti. C’è da chiedersi se voglio veramente essere aiutato..

Non lo so, non lo ricordo.
Se qualcuno mi aiutasse, sarebbe tutto uguale, come adesso, come ieri, come domani.
Tutto uguale, giorno dopo giorno, nella mia intimità perduta. Nella mia ombra sconfitta dalla luce, nella mia mente, e nel mio non essere nessuno. Lo sono qui. Niente. Lo sarei al di là del velo. Il nulla che ammazza il tempo, camminando a ritroso, come tutto non è più sulla retta via.
Allora dove sono?

Non ho più la mia rosa, simbolo della vita.
Gli altri sono andati via. Qualcuno è oltre il velo. Io sono oltre il velo. Dove, non lo so.
Lo chiederei, ma sono solo.

Per l’ amore di Dio, dove sono
Sento freddo. Cammino su una lastra di ghiaccio, ma non ha importanza. Ciò che è veramente importante sembra essere svanito. Una di quelle cose sono i miei ricordi.
Ma, in fondo, neanche quelli hanno importanza. Chi ha bisogno di esistere?

Dov’è la mia rosa?
Dov’è quella fottuta stronzata dell’ uguaglianza dei nomi?
Una rosa è una rosa è una rosa.
Vorrei chiamarla a me, ma non saprei come. Vorrei chiederle come si chiama, per imparare a riconoscermi. Un po’, imparare ad andare avanti. Senza nessuno. Perché alcune cose non cambiano. C’è sempre solitudine.
C’è sempre vuoto incolmabile. Dovunque.
Anche nelle lacrime di un bambino che piange. Anche nella risata di un ragazzo. Anche nella pazzia di un uomo.

C’è dolore, però quello riesce a nascondersi nell’ anima.
C’è la follia e, mi dispace, quella non riesco a lavarla via dalla faccia. E’ penetrata in me con una violenza silenziosa. Io non sono stato capace di reagire.

Alcune cose non cambiano, neanche per volontà del fluire del tempo. Né per l’ amore che gli esseri umani provano.
Sono quegli elementi che sono alla base dell’ orgoglio e della dignità, per non lasciarsi andare ancora di più.
Ed è qualcosa che rimarrà immutata, non per me, non per gli altri, neanche per se stessa. Per il dovere di esistere.
E non è una semplice rosa che predica l’ evoluzione della specie, lasciandosi dietro le grida di angeli tumultuosi, lasciandosi cadere nelle mani del destino, e senza saperlo diventare schiava.
...
Non c’è più libertà neanche nella vita, se la rosa non è autodeterminazione. Se la masturbazione non è automiglioramento. Se la rabbia non è autolesionismo sporco.
Perché tutto cambia. Alcune cose vanno avanti. Alcune cose mutano.
...
Lo sentite questo? Forse no. Io invece si, e non perché sono speciale, diverso, ma perché ho imparato ad ascoltare.
Non sono più schiavo della rosa.
Non più schiavo del tempo e della società.
Ora, seppure non esisto..
.. sono schiavo del silenzio.
Perché ho scoperto che esiste qualcosa che sa mantenere i segreti come la rosa. Ma la rosa è bugia.
Ed ora il silenzio è il custode della mia pazzia.
Lo sentite questo? No.
Ripensandoci, non sono come voi. Non sono dove siete voi. Io non sono voi! –Dio, non siamo troppo uguali, allora-
Io sono speciale, sono infetto. Eppure, a me basta.
Non sono umano, perché qualsiasi cosa che stia qui non lo è. Ed ora, non importa. Non m’ importa neanche più di sentire freddo. Sarò padrone di questa mia non-essenza. Perché? Ancora me lo chiedo.
... Sono schiavo di questo silenzio insopportabile, mentre loro soffrono il rumore e la morte. Mentre io godo di piccoli attimi di pace.. solo perché sono oltre il velo..




NdA:Em.. eccoci qui.. Ehi, chi ha tirato un pomodoro? E quello è.. una bomba?!?!?! *Booooooommmmm!!!!!*
Cough.. Cough.. /Me sopravvissuta/ ragazzi datemi la possibilità di spiegare.. Dunque, questa storia è mediocre, orribile, inconclusiva, lo so anche da me, ma sentivo da dentro il cuore il desiderio di scrivere qualcosa su Sirius, perché ci mancava davvero poco che mi mettessi a piangere negli ultimi capitoli di Hp&OoP T__T Qst fic è incentrata sul caro Black-oltre-il-velo, privo di ogni ricordo. Ecco, ho pensato che fosse rinchiuso in una specie di limbo, solo, senza sapere *veramente* di essere morto. Probabilmente vi sarete rivoltati a leggere una roba del genere, ma ringrazio chiunque abbia avuto lo stomao di ferro di arrivare fino in fondo invece di chiudere il documento Word dopo le prime tre righe. Il titolo ‘Il nome della Rosa’ e suddetta citazione sono state prese dall’ opera di Umberto Eco, che mi ha appassionato tantissimo, e dico grazie anche alla persona che me ne ha consigliato la lettura. Come già detto all’ inizio, dedico la fic a Ly a Kiara e a Strekon perché sono le mie figure totem, in quanto scrittori eccellenti e persone meravigliose, e alla mia amica Ludovica. (hai visto? Alla fine non mi sono dimenticata di te!^_^)
Poi, per ultimo, voglio aggiungere –a tutti i lettori dell’ altra mia fic Tutto è fatidco- che il capitolo 6 è in fase di elaborazione in quanto ho perso tutti i miei dati quando ho formattato il computer e ho perso quindi anche l’ originale del cap (12 pagine buttate al vento.. T____T). Ora lo sto riscrivendo cambiando alcune parti, e il mio ritardo è dovuto a questo ma anche alla scuola che mi sta massacrando. Ragion x cui, perdonatemi se potete anche per questa..em fic.
Penso di aver finito. Aspetto commenti, eh?^^ (Pan_z@inwind.it) Ah, me ne stavo dimenticando! Sirius Black (Per mia grande sfortuna..T__T) appartiene a J.K.Rowling e svariate case editrici quali Scholastic, Salani, Wb ecc.. Ora ho davvero finito. Suerte
Pan_z
  
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