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Autore: Mimi18    23/06/2010    6 recensioni
«Se davvero vuoi che rimanga tua spettatrice durante l’ascesa al trono,» iniziò inarcando un rosso sopracciglio e avvicinando il naso a quello del capitano, «sappi che dovrai darti una regolata, o mi ritroverò a trent’anni con i capelli bianchi!»
[Rufy/Nami ~]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

So close yet so far

[Dedicata alla persona che sopporta ogni mia singola fissazione.

Alla mia morosa illegittima (?), Hilly.

Ti detesto con tutto il cuore. (L)]

 

 

You’ll catch me whenever I fall ~

Rufy strinse forte il labbro inferiore, inghiottendo poi il sapore ferruginoso del sangue. Le ferite che tempestavano il suo corpo emaciato bruciavano come il sole sopra la sua testa; sembravano rodergli la carne come acido e mutilare la sua figura più di quanto già non fosse.

Era sempre stato bravo a mascherare il dolore, Rufy: bastava garantire di stare bene, perché, in fondo, essendo vivi, lui si sentiva effettivamente bene. Certo, c’erano le ferite che dolevano ancora e le ossa rotte, ma ogni volta che si rialzava dal campo pensava di trovarsi ad un centimetro in meno dal suo sogno, il One Piece.

«Questa volta ti sei ridotto ad un ammasso di carne morta, capitano,» sospirò Nami da un punto indescrivibile sopra di lui, la voce che cercava di essere acida ma che non riusciva a nascondere completamente una nota di preoccupazione.

Rufy non era mai stato attento ai dettagli, ma l’udì quel velato rimprovero che tanto sapeva di materno e qualcos’altro. Aprì un occhio pesto, piegando le labbra spezzate in un ghigno: «Il Re dei Pirati deve sempre dimostrare di essere il migliore!» Esclamò con il solito tono sognatore, mentre Nami roteava gli occhi e gli pizzicava un braccio dispettosa.

«Se davvero vuoi che rimanga tua spettatrice durante l’ascesa al trono,» iniziò inarcando un rosso sopracciglio e avvicinando il naso a quello del capitano, «sappi che dovrai darti una regolata, o mi ritroverò a trent’anni con i capelli bianchi!»

Nami ignorò palesemente la risata divertita del moro, seguita da un attacco di tosse con tanto di sangue; si limitò a mettersi più comoda, lasciando che la testa di Rufy scivolasse leggermente sulle sue gambe affusolate.

«Ci proverò,» le promise non appena si fu ripreso, guardandola di sottecchi e non cancellando quel sorriso divertito dal viso. Fece finta di ignorare il «Pirati» masticato tra i denti di Nami, mentre quest’ultima pensava quante volte ancora avrebbe passato metà della sua giornata con gli occhi appannati, disinfettando le ferite di Rufy e stringendo le bende più del dovuto.

 

 

 

This moment is perfect, please don’t go away ~

Nami scostò l’ennesima ciocca di capelli rossi che le cadde di fronte al viso, succhiando il pennello che teneva tra le mani e osservando con criticità la mappa tenuta saldamente ferma sul tavolo da boccette di inchiostro, libri di Robin e un piatto incrostato di riso.

Di fronte a lei, Rufy se ne stava con la testa ciondolante appoggiata alla mano, guardandola curioso e interessato; seguendo con particolare attenzione le linee sottili tracciate sulla carta dalle mani veloci e abili della giovane; mangiando ogni singolo oggetto che attirava l’attenzione di Nami.

«Rufy,» esordì proprio la ragazza cogliendolo di sorpresa, la voce stanca di chi lavorava ormai da ore. Vide gli occhi del ragazzo riflettersi nei suoi nel momento esatto in cui lo chiamò, il cuore malizioso che iniziava ad accelerare. «Mi stai disturbando. Non riesco a lavorare con…con te»

Il capitano sbatté le ciglia un paio di volte, assemblando per bene quelle parole nella sua testa. Non appena ebbe finito, un’espressione di chiara ignoranza si poteva leggere benissimo sul viso abbronzato.

Nami avrebbe voluto sbattergli qualsiasi cosa le fosse capitato tra le mani in faccia e, magari, fargli anche un po’ male.

«Perché?» Domandò proprio Rufy quasi offeso; in fondo, lui era il capitano! Non poteva certo cacciarlo via quando meglio credeva solamente perché le dava fastidio, insomma.

Fece per aprire nuovamente la bocca quando Nami sbatté con forza una mano sul tavolo, la tempia che pulsava e gli occhi che non promettevano nulla di buono. Trattenne a stento un sorriso compiaciuto quando Rufy si alzò fischiettando e sudando freddo, le mani intrecciate dietro la nuca.

«Io…vado a fare compagnia ad Usop, sì, buon lavoro!» Disse scomparendo dietro la porta con una velocità tale che Nami non si trattenne dal ridere. Si lasciò cadere di peso su una sedia, portandosi poi una mano al cuore in subbuglio.

«E mi chiede pure perché, quell’idiota di un capitano!»

 

 

 

Look for the girl with a broken smile ~

Arlong era riuscito a distruggere tutto ciò che Nami aveva creato con una piccolissima pallottola, sparata di fronte ai suoi occhi da mocciosa e quelli poco più maturi di Nojiko.

In quel momento, anche se di problemi ne aveva avuti tanti, capì che la vita non era tutta rosa e fiori. Non aveva tempo da sprecare a correre tra le piante di mandarino e a rubare libri con il sorriso sulle labbra, come se fosse una cosa in fondo giusta – beh, servivano per il suo sogno.

Non aveva chiuso in un cassetto quel sogno, l’aveva solamente accantonato in un angolo remoto della sua mente, per concentrarsi più sulla felicità rubata del suo villaggio e a mantenere una facciata fredda di fronte a quel bastardo di Arlong. O almeno, questi erano stati i suoi piani prima di incontrare Rufy.

Pensava davvero che fosse come tutti gli altri, pronto ad uccidere e a fare razzia di ogni cosa, proprio come quelli che avevano ucciso Bellmer a sangue freddo. Invece, lui si era rivelato solamente uno stupido, con un sogno assurdo.

Diventare il Re dei Pirati, che mera illusione. Voleva solcare i mari e con lui non viaggiava nemmeno una navigatrice degna di tale nome, come avrebbe potuto esserlo lei.

Eppure, quello stupido ragazzino testardo era riuscito a scalfire quella corazza ghiacciata che Nami aveva posto insistentemente intorno a sé. Non aveva fatto nulla di particolare, era rimasto silenzioso a guardarla seduta a terra con una spalla sanguinante, il naso gocciolante e probabilmente la sua espressione più brutta.

Nami aveva iniziato a sentirsi nuovamente accettata nel momento in cui Rufy aveva poggiato il suo amato cappello sul suo capo, coprendole il viso bagnato di lacrime e promettendole che l’avrebbe aiutata. E così aveva fatto.

Ora, quello stupido ragazzo era divenuto il suo capitano ed era più vicino di qualsiasi altro a divenire il Re dei Pirati. Quando ripensava a quanto aveva considerato assurdo quel sogno, Nami si dava dell’ingenua: Rufy aveva la stoffa del pirata più pirata che ci fosse, anche se si limitava a prendere a pugni solo i bastardi e a farla preoccupare per la sua incolumità per la metà del tempo.

 

 

 

Ask her if she wants to stay awhile ~

A dire il vero, fare quello con Rufy le sembrava una cosa assurda.

Nami tratteneva sempre gli occhi chiusi quando si baciavano, lasciando che le mani esitanti ed inesperte di lui andassero a toglierle le varie magliette attillate che sempre indossava, non senza qualche mugugno nei momenti in cui esse si impigliavano al reggiseno – ossia quasi sempre – o quando il ragazzo non riusciva a farle uscire la testa, e rimanevano minuti con Rufy rosso per lo sforzo e Nami con le braccia in aria, imbarazzata e incerta se ridere o meno.

Sentire quelle mani callose così abituate alla battaglia sfiorarle il fianchi con dolcezza mista ad una richiesta di permesso, arricciava le sue labbra rosse in una smorfia di piacere. Non sapeva come gli altri uomini si comportassero, ma di certo quasi nessuno aveva la pazienza di Rufy.

Anche mentre erano l’uno all’interno dell’altra, uniti in un dondolio stonato, sembrava tutto strano e assurdo. Eppure, aveva quel profumo di giusto che portava Nami a bussare ormai ogni notte alla porta del capitano, un po’ della sfacciataggine che la contraddistingueva scomparsa, ma che ritornava quando lui le apriva e si faceva da parte per lasciarla entrare. In quei momenti, Nami si sdraiava sul letto ed attendeva che lui spegnesse la luce, per poi fremere quando le molle cigolavano, sotto il peso del corpo di Rufy che si appoggiava al suo.

Anche se ora avevano trent’anni e non erano più bambini da un pezzo, rimanevano sempre gli stessi, con i sogni mezzi realizzati. Soprattutto Rufy, che non aveva ancora perso la sua ingenuità ma che riusciva a fare l’amore con lei come se fosse una cosa naturale, dettata dall’istinto, mentre Nami pensava di aver solo forzato le cose.

Quando poi si addormentava al suo fianco, assumeva l’espressione di sempre, allacciandosi alla sua vita magra in una muta richiesta a restare un altro po’, anche solo per fargli da cuscino.

Fare quelle cose con Rufy le pareva assurdo, eppure...

 

 

 

 

 

N/a

Vengo ad infangare anche questo fandom, me ne dispiaccio. L’unico motivo che mi ha portato qui è rappresentato dalla carenza di RuNami, che sono la mia coppia preferita in One Piece, anche se irrealizzabile – e va bene così, tanto ho la tastiera dalla mia.

La fic si svolge in un futuro alternativo, probabilmente quando Rufy è ormai vicino al raggiungimento del suo sogno. Perché saranno ancora insieme, sì.

Forse potrete trovare Rufy OOC nella prima, ma devo dire di averlo visto leggermente più serio negli ultimi tempi. Oppure, diciamo che è serio solamente perché non vuole che Nami si preoccupi.

La scena del cappello dovevo metterla: ancora oggi è in assoluto una delle scene dei manga che preferisco, dato che è carica di un sacco di significati – amorosi o di amicizia che siano, ne è carica. U_U

Per quanto riguarda il titolo della seconda flash, è un controsenso, lo so, ma Nami anche se non riesce a fare quello che dovrebbe, vorrebbe che Rufy rimanesse con lei. Sic, perché lo ama. :.D

Spero solamente che vi sia piaciuta almeno un po’. Graditi sono i commenti, sappiatelo. ;D

Mì.

   
 
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